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Estratto del documento

INFIAMMAZION RISOLUZIONE

E ACUTA

mediatori

LESION GUARIGIONE

INFIAMMAZIONE

mediatori rigenerazione

CRONICA cicatrizzazione

Infezioni persistenti

Presenza persistente di tossine

27

Malattie autoimmuni

Infiammazione cronica

Processo definito dalla persistenza di una risposta infiammatoria per un periodo di tempo

protratto e dalla concomitanza nel tempo di processi di danno e di riparazione tessutale

Esposizione ripetuta ad un agente lesivo

1) Mancata eradiazione dell’agente lesivo persistenza del materiale necrotico o

2) purulento nella sede del danno; oppure l’agente lesivo ha proprietà intrinseche per

cui non può essere distrutto dalla fagocitosi.

28

Quando una infiammazione acuta si cronicizza

si modificano le caratteristiche istologiche

Modificazioni della popolazione cellulare:

1. Infiltrazione di cellule mononucleate:

neutrofili sostituiti da macrofagi, linfociti, plasmacellule e cellule natural killer

(riflette la necessità di cellule che siano specializzate in compiti nei quali i neutrofili

sono incapaci)

formazione di un nuovo tessuto connettivo

2. sviluppo di vasi neoformati (angiogenesi)

3.

2/3= comparsa del tessuto di granulazione. Reazione fibroblastica che determina la

progressiva sostituzione del parenchima danneggiato con tessuto connettivo.

E’ un tessuto stipato di cellule e riccamente vascolarizzato.

Il protagonista è il macrofago.

29

30

31

Tipicamente, essi consistono in un’aggregazione di macrofagi modificati con abbondante

citoplasma e bordi cellulari poveramente demarcati, che vanno sotto il nome di “cellule

epitelioidi”, assieme a numerose cellule giganti multinucleate di una differente morfologia

da quelle osservate nei granulomi di corpo estraneo.

32

La febbre

Aumento della temperatura corporea per alterazione della termoregolazione dovuta

all’azione delle citochine proflogistiche.

Poichilotermi  temperatura variabile. Temperatura corporea= temperatura ambiente

Omeotermi temperatura costante. Mantengono la temperatura entro limiti costanti.

La temperatura è diversa nelle diverse parti del corpo

La temperatura non è costante nel tempo; ci sono variazioni che vanno da 0,5 a 1°C.

È minima all’alba mentre diviene più alta nel pomeriggio o nella sera.

La temperatura varia in rapporto al ciclo mestruale

La temperatura è più bassa nella fase pre-ovulatoria e aumenta di circa 0,6°C

all’ovulazione e si mantiene costante fino alle mestruazioni.

3 tipi di misurazione della temperatura

Rettale – sottolinguale – ascellare

La temperatura rettale, é quella meglio rappresentativa della temperatura centrale:

• la sua misura ha dato una temperatura media di 37°C con variazione massima di

più o meno 0,5°C.

La temperatura sottolinguale é di circa 0,2-0,5°C inferiore a quella rettale.

• I valori della temperatura ascellare sono 36,6°C più o meno 0,5°C, quindi

• lievemente più bassi della temperatura centrale.

Regolazione della temperatura corporea

Termogenesi Termodispersione

Metabolismo vasodilatazione cutanea.

Attività muscolare

(ormoni tiroidei perspirazione e

cutanea.

Adrenalina

33

Glucocorticoidi) perspiratio insensibilis

34

Termoregolazione

Ipotalamo anteriore

Ipotalamo posteriore

Ipofisi

Termostato ipotalamico

Esso è in grado non solo di ricevere segnali dai recettori periferici per il caldo e il freddo,

ma è anche direttamente sensibile alla temperatura del sangue che lo irrora.

Piressia elevazione della temperatura corporea a livelli patologici.

È generata da due meccanismi patogenetici del tutto diversi a cui corrispondono due

condizioni patologiche differenti.

Differenza tra febbre e ipertermia

Ipertermia e febbre sono entrambe un aumento delle temperatura corporea, ma hanno

differente patogenesi.

Febbre: Regolazione verso l’alto del centro termoregolatore

Ipertermia: Non c’è alterazione del centro termoregolatore ipotalamico ma sono

insufficienti i meccanismi di termodispersione.

Ipertermia

È una condizione di persistente squilibrio che provoca un progressivo accumulo di calore

nel corpo umano ed un aumento a livelli patologici della temperatura.

Nell’ipertermia il sistema di termoregolazione è incapace di mantenere la temperatura

corporea entro il limite superiore della norma.

Ipertermia non febbrili

• Colpo di calore soggetti con alterata termodispersione: insufficienza cronica.

Aumenta la termogenesi e diminuisce la dermodispersione.

• Colpo di sole azione diretta dei raggi solari sulle meningi

• Ipertermie endocrine ad ex: ipertiroidismo

35 • Ipertermia indigno malattia ereditaria autosomica dominata da attacchi di

ipertermia ATTENZIONE: ALL’ANESTESIA

Febbre

Danno del sistema di regolazione della temperatura nell’ipotalamo.

Spostamento a livelli patologicamente alti nel set point.

Il sistema di termoregolazione, perfettamente funzionante nella febbre, si adegua portando

la temperatura corporea ai livelli patologici predisposti centralmente.

Approccio terapeutico

• Nel corso dell’ipertermia si dovrà raffreddare il corpo con mezzi fisici ad ex:

doccia fredda

• Mentre nella febbre si dovrà intervenire con farmaci antipiretici.

In grado di riportare il “set point” ipotalamico alterato a valori normali.

Eziopatogenesi della febbre

Lo spostamento del set point.

Le citochine pirogene sono liberate in dosi patologiche da cellule nucleate nell’organismo

per azione di:

• Agenti infettivi e loro prodotti endotossine (patogeni esogeni)

• O focolai infiammatori e necrotici non di natura infettiva

I pirogeni esogeni inducono piressia indirettamente causando la liberazione di mediatori

chimici della classe delle citochine delle cellule che li producono.

ENDOTOSSINA PIROGENO ESOGENO LEUCOCITA PIROGENO ENDOGENO

I pirogeni endogeni

I mediatori chimici della classe delle citochine sono prodotte da monociti, macrofagi ma

anche polimorfonucleati, linfociti T e B, cellule endoteliali.

36

Le citochine a livello dell’ipotalamo

Agiscono sulle cellule endoteliali del così detto “organum vascolasum laminae terminalis”

(o VLT), una rete vascolare che irrora gruppi di neuroni nell’area preottica

Inducendo l’attivazione della fosfolipasi.

liberazione di acido arachidonico dai lipidi di membrana.

un aumento della sintesi di prostaglandine da parte delle ciclossigenasi, specialmente

PGE 2

Patogenesi della febbre

Le citochine stimolano il centro termoregolatore (ipotalamo) a produrre prostaglandine e il

rilascio di peptidi attivanti l’ipofisi e segnali ai centri vasomotori.

Neuroipofisi: ridistribuzione del circolo dalla superficie corporea ai tessuti interni. Ciò

causa vasocostrizione cutanea tramite il simpatico.

Adenoipofisi: includono il rilascio di TSH

Schema sulla patogenesi della febbre

Infezioni, infiammazioni, tossine, stress, induttori vari

Cellule immunitarie e connettivali

Citochine

Ipotalamo

Produzione PGE 2

37 Innalzamento della temperatura stabilita dall’ipotalamo (reset ipotalamico)

Aumento termogenesi- diminuzione termolisi

Febbre

Decorso della febbre

Ascesa o effervescenza (fase di rialzo termico)

1. Fastigio o fase stazionaria

2. Discesa o defervescenza

3.

Quando il centro termoregolatore ipotalamico, sposta verso temperature patologicamente

alte il suo “set point”, si crea un differenziale tra temperatura del sangue e del “set point”.

L’ipotalamo interviene favorendo la termogenesi e riducendo la termodispersione al fine di

portare la temperatura al nuovo valore del “set point”.

Fase del rialzo termico

Prevale la risposta termoconservativa con brivido e vasocostrizione cutanea. Dal centro

termoregolatore dell’ipotalamo partono impulsi nervosi attraverso fibre simpatiche che

provocano:

Vasocostrizione periferica (pallore) e riduzione della dispersione di calore

- Contrazione della muscolatura liscia da parte dei peli o piloerezione (pelle d’oca)

- Sensazione di freddo

- Modificazioni del comportamento tendenti alla ricerca di condizioni ambientali che

- favoriscono la conservazione di calore

All’attivazione dei meccanismi di riduzione della dispersione di calore si associano

- contrazioni muscolari involontarie, il brivido, che aumentano la termogenesi.

Fase del fastigio

La temperatura si mantiene costante ad un livello più elevato fino a che non cessa la

produzione di pirogeni.

fastigio, la temperatura corrisponde al nuovo “set point” ipotalamico, e l’incremento

termico si arresta.(fase stazionaria).

Fase di defervescenza

Riduzione della concentrazione di pirogeni e prevalenza della risposta termodispersiva.

aumento della termodispersione per dilatazione vascolare periferica (rossore) e

sudorazione,

sensazione di caldo e conseguenti comportamenti tendenti alla ricerca di condizioni

ambientali favorenti la cessione di calore.

defervescenza la causa di febbre scompare (anche in seguito ai farmaci) , il “set point”

ipotalamico ritorna a valori normali il centro termoregolatore invia segnali opposti a quelli

della fase di ascesa

In funzione della maggiore o minore attivazione dei processi di termoregolazione durante

la defervescenza La febbre può cadere

Per lisi per crisi

Rapidamente

gradualmente

Quadri clinici di febbre.

38

A differenza dall’ipertermia in cui il livello di piressia non ha un limite superiore, nella

febbre la temperatura corporea raramente supera i 41°C.

Una febbre che non supera i 38°C si definisce febbricola;

se la febbre raggiunge i 38,5°C: febbre lieve;

i 39°C: febbre moderata;

i 39,5°C: febbre elevata; i 41°C: iperpiressia;

oltre i 41°C: iperpiressia estrema.

A seconda dell’adattamento del tempo so possono distinguere vari tipi di febbre:

Continua rialzo termico costante nell’arco della giornata con oscillazioni

- giornaliere inferiori a 1°C ad ex: febbre tifoide

Remittente la temperatura corporea si abbassa e alza significamente 2 o più volte

- ogni giorno di oltre 1°C senza mai tornare a valori normali.

Intermittente alterna periodi di febbre e di apiressia. Si divide in:

- • Febbre ricorrente per lisi

• Febbre ondulanteper crisi

Ricorrente continue variazioni di febbre ad ex: la malaria

- Ondulante ad ex il morbo di Hoodkin (linfoma)

-

Trattamento della febbre

Inibitori della ciclossigenasi inibiscono la produzione di PGE 2

- Glucocorticoidi inibiscono la produzione di fosfolipasi

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Publisher
A.A. 2015-2016
118 pagine
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SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ciuffo9226 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Gazzaniga Paola.