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INFIAMMAZION RISOLUZIONE
E ACUTA
mediatori
LESION GUARIGIONE
INFIAMMAZIONE
mediatori rigenerazione
CRONICA cicatrizzazione
Infezioni persistenti
Presenza persistente di tossine
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Malattie autoimmuni
Infiammazione cronica
Processo definito dalla persistenza di una risposta infiammatoria per un periodo di tempo
protratto e dalla concomitanza nel tempo di processi di danno e di riparazione tessutale
Esposizione ripetuta ad un agente lesivo
1) Mancata eradiazione dell’agente lesivo persistenza del materiale necrotico o
2) purulento nella sede del danno; oppure l’agente lesivo ha proprietà intrinseche per
cui non può essere distrutto dalla fagocitosi.
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Quando una infiammazione acuta si cronicizza
si modificano le caratteristiche istologiche
Modificazioni della popolazione cellulare:
1. Infiltrazione di cellule mononucleate:
neutrofili sostituiti da macrofagi, linfociti, plasmacellule e cellule natural killer
(riflette la necessità di cellule che siano specializzate in compiti nei quali i neutrofili
sono incapaci)
formazione di un nuovo tessuto connettivo
2. sviluppo di vasi neoformati (angiogenesi)
3.
2/3= comparsa del tessuto di granulazione. Reazione fibroblastica che determina la
progressiva sostituzione del parenchima danneggiato con tessuto connettivo.
E’ un tessuto stipato di cellule e riccamente vascolarizzato.
Il protagonista è il macrofago.
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31
Tipicamente, essi consistono in un’aggregazione di macrofagi modificati con abbondante
citoplasma e bordi cellulari poveramente demarcati, che vanno sotto il nome di “cellule
epitelioidi”, assieme a numerose cellule giganti multinucleate di una differente morfologia
da quelle osservate nei granulomi di corpo estraneo.
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La febbre
Aumento della temperatura corporea per alterazione della termoregolazione dovuta
all’azione delle citochine proflogistiche.
Poichilotermi temperatura variabile. Temperatura corporea= temperatura ambiente
Omeotermi temperatura costante. Mantengono la temperatura entro limiti costanti.
La temperatura è diversa nelle diverse parti del corpo
La temperatura non è costante nel tempo; ci sono variazioni che vanno da 0,5 a 1°C.
È minima all’alba mentre diviene più alta nel pomeriggio o nella sera.
La temperatura varia in rapporto al ciclo mestruale
La temperatura è più bassa nella fase pre-ovulatoria e aumenta di circa 0,6°C
all’ovulazione e si mantiene costante fino alle mestruazioni.
3 tipi di misurazione della temperatura
Rettale – sottolinguale – ascellare
La temperatura rettale, é quella meglio rappresentativa della temperatura centrale:
• la sua misura ha dato una temperatura media di 37°C con variazione massima di
più o meno 0,5°C.
La temperatura sottolinguale é di circa 0,2-0,5°C inferiore a quella rettale.
• I valori della temperatura ascellare sono 36,6°C più o meno 0,5°C, quindi
• lievemente più bassi della temperatura centrale.
Regolazione della temperatura corporea
Termogenesi Termodispersione
Metabolismo vasodilatazione cutanea.
Attività muscolare
(ormoni tiroidei perspirazione e
cutanea.
Adrenalina
33
Glucocorticoidi) perspiratio insensibilis
34
Termoregolazione
Ipotalamo anteriore
Ipotalamo posteriore
Ipofisi
Termostato ipotalamico
Esso è in grado non solo di ricevere segnali dai recettori periferici per il caldo e il freddo,
ma è anche direttamente sensibile alla temperatura del sangue che lo irrora.
Piressia elevazione della temperatura corporea a livelli patologici.
È generata da due meccanismi patogenetici del tutto diversi a cui corrispondono due
condizioni patologiche differenti.
Differenza tra febbre e ipertermia
Ipertermia e febbre sono entrambe un aumento delle temperatura corporea, ma hanno
differente patogenesi.
Febbre: Regolazione verso l’alto del centro termoregolatore
Ipertermia: Non c’è alterazione del centro termoregolatore ipotalamico ma sono
insufficienti i meccanismi di termodispersione.
Ipertermia
È una condizione di persistente squilibrio che provoca un progressivo accumulo di calore
nel corpo umano ed un aumento a livelli patologici della temperatura.
Nell’ipertermia il sistema di termoregolazione è incapace di mantenere la temperatura
corporea entro il limite superiore della norma.
Ipertermia non febbrili
• Colpo di calore soggetti con alterata termodispersione: insufficienza cronica.
Aumenta la termogenesi e diminuisce la dermodispersione.
• Colpo di sole azione diretta dei raggi solari sulle meningi
• Ipertermie endocrine ad ex: ipertiroidismo
35 • Ipertermia indigno malattia ereditaria autosomica dominata da attacchi di
ipertermia ATTENZIONE: ALL’ANESTESIA
Febbre
Danno del sistema di regolazione della temperatura nell’ipotalamo.
Spostamento a livelli patologicamente alti nel set point.
Il sistema di termoregolazione, perfettamente funzionante nella febbre, si adegua portando
la temperatura corporea ai livelli patologici predisposti centralmente.
Approccio terapeutico
• Nel corso dell’ipertermia si dovrà raffreddare il corpo con mezzi fisici ad ex:
doccia fredda
• Mentre nella febbre si dovrà intervenire con farmaci antipiretici.
In grado di riportare il “set point” ipotalamico alterato a valori normali.
Eziopatogenesi della febbre
Lo spostamento del set point.
Le citochine pirogene sono liberate in dosi patologiche da cellule nucleate nell’organismo
per azione di:
• Agenti infettivi e loro prodotti endotossine (patogeni esogeni)
• O focolai infiammatori e necrotici non di natura infettiva
I pirogeni esogeni inducono piressia indirettamente causando la liberazione di mediatori
chimici della classe delle citochine delle cellule che li producono.
ENDOTOSSINA PIROGENO ESOGENO LEUCOCITA PIROGENO ENDOGENO
I pirogeni endogeni
I mediatori chimici della classe delle citochine sono prodotte da monociti, macrofagi ma
anche polimorfonucleati, linfociti T e B, cellule endoteliali.
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Le citochine a livello dell’ipotalamo
Agiscono sulle cellule endoteliali del così detto “organum vascolasum laminae terminalis”
(o VLT), una rete vascolare che irrora gruppi di neuroni nell’area preottica
Inducendo l’attivazione della fosfolipasi.
liberazione di acido arachidonico dai lipidi di membrana.
un aumento della sintesi di prostaglandine da parte delle ciclossigenasi, specialmente
PGE 2
Patogenesi della febbre
Le citochine stimolano il centro termoregolatore (ipotalamo) a produrre prostaglandine e il
rilascio di peptidi attivanti l’ipofisi e segnali ai centri vasomotori.
Neuroipofisi: ridistribuzione del circolo dalla superficie corporea ai tessuti interni. Ciò
causa vasocostrizione cutanea tramite il simpatico.
Adenoipofisi: includono il rilascio di TSH
Schema sulla patogenesi della febbre
Infezioni, infiammazioni, tossine, stress, induttori vari
Cellule immunitarie e connettivali
Citochine
Ipotalamo
Produzione PGE 2
37 Innalzamento della temperatura stabilita dall’ipotalamo (reset ipotalamico)
Aumento termogenesi- diminuzione termolisi
Febbre
Decorso della febbre
Ascesa o effervescenza (fase di rialzo termico)
1. Fastigio o fase stazionaria
2. Discesa o defervescenza
3.
Quando il centro termoregolatore ipotalamico, sposta verso temperature patologicamente
alte il suo “set point”, si crea un differenziale tra temperatura del sangue e del “set point”.
L’ipotalamo interviene favorendo la termogenesi e riducendo la termodispersione al fine di
portare la temperatura al nuovo valore del “set point”.
Fase del rialzo termico
Prevale la risposta termoconservativa con brivido e vasocostrizione cutanea. Dal centro
termoregolatore dell’ipotalamo partono impulsi nervosi attraverso fibre simpatiche che
provocano:
Vasocostrizione periferica (pallore) e riduzione della dispersione di calore
- Contrazione della muscolatura liscia da parte dei peli o piloerezione (pelle d’oca)
- Sensazione di freddo
- Modificazioni del comportamento tendenti alla ricerca di condizioni ambientali che
- favoriscono la conservazione di calore
All’attivazione dei meccanismi di riduzione della dispersione di calore si associano
- contrazioni muscolari involontarie, il brivido, che aumentano la termogenesi.
Fase del fastigio
La temperatura si mantiene costante ad un livello più elevato fino a che non cessa la
produzione di pirogeni.
fastigio, la temperatura corrisponde al nuovo “set point” ipotalamico, e l’incremento
termico si arresta.(fase stazionaria).
Fase di defervescenza
Riduzione della concentrazione di pirogeni e prevalenza della risposta termodispersiva.
aumento della termodispersione per dilatazione vascolare periferica (rossore) e
sudorazione,
sensazione di caldo e conseguenti comportamenti tendenti alla ricerca di condizioni
ambientali favorenti la cessione di calore.
defervescenza la causa di febbre scompare (anche in seguito ai farmaci) , il “set point”
ipotalamico ritorna a valori normali il centro termoregolatore invia segnali opposti a quelli
della fase di ascesa
In funzione della maggiore o minore attivazione dei processi di termoregolazione durante
la defervescenza La febbre può cadere
Per lisi per crisi
Rapidamente
gradualmente
Quadri clinici di febbre.
38
A differenza dall’ipertermia in cui il livello di piressia non ha un limite superiore, nella
febbre la temperatura corporea raramente supera i 41°C.
Una febbre che non supera i 38°C si definisce febbricola;
se la febbre raggiunge i 38,5°C: febbre lieve;
i 39°C: febbre moderata;
i 39,5°C: febbre elevata; i 41°C: iperpiressia;
oltre i 41°C: iperpiressia estrema.
A seconda dell’adattamento del tempo so possono distinguere vari tipi di febbre:
Continua rialzo termico costante nell’arco della giornata con oscillazioni
- giornaliere inferiori a 1°C ad ex: febbre tifoide
Remittente la temperatura corporea si abbassa e alza significamente 2 o più volte
- ogni giorno di oltre 1°C senza mai tornare a valori normali.
Intermittente alterna periodi di febbre e di apiressia. Si divide in:
- • Febbre ricorrente per lisi
• Febbre ondulanteper crisi
Ricorrente continue variazioni di febbre ad ex: la malaria
- Ondulante ad ex il morbo di Hoodkin (linfoma)
-
Trattamento della febbre
Inibitori della ciclossigenasi inibiscono la produzione di PGE 2
- Glucocorticoidi inibiscono la produzione di fosfolipasi