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DEL RICONOSCIMENTO EFFETTUATO

L'immunità acquisita consta:

a) di fattori cellulari, rappresentati dai linfociti

b) di fattori umorali, rappresentati da immunoglobuline e anticorpi.

7) L'infiammazione

L'infiammazione o ogosi è un processo morboso che si manifesta, negli organismi forniti di sistema circolatorio, come meccanismo di difesa contro l'aggressione da parte di qualsiasi agente dannoso.

L'infiammazione è una reazione preferenzialmente locale, che evolve e si risolve secondo uno schema fondamentalmente uguale, pur variando in alcune manifestazioni a seconda della sede in cui si svolge, della natura dell'agente eziologico che la scatena e dell'immensità del danno da questo provocato.

L'ASPETTO EZIOLOGICO,

Sotto le numerosissime cause che inducono la risposta infiammatoria possono essere schematicamente raggruppate in:

1) microrganismi (batteri e loro tossine, virus)

2) Traumi (ferite, contusioni)

sici (elettricità,...

  1. Radiazioni
  2. Chimici (acidi)
  3. Necrosi tissutale (infarto, embolia, emorragia)
  4. Complessi immuni o reazioni autoimmunitarie
  5. Tumori maligni

Sintomi dell'infiammazione:

SINTOMI PIÙ EVIDENTI DELLA FLOGOSI:

A livello cutaneo furono identificati dal medico romano Cornelio i seguenti cardinali:

  1. Calor (aumento della temperatura)
  2. Rubor (arrossamento)
  3. Tumor (gonfiore)
  4. Dolor (dolore)

La sequenza di eventi osservabili si svolge nella seguente maniera:

  1. Dilatazione iniziale dei capillari (calor e rubor)
  2. Rallentamento dello stesso fino alla stasi
  3. Fuoriuscita attraverso la parete capillare di liquido e di leucociti (tumor)

I due tipi di infiammazione:

L'infiammazione è suddivisa in due forme: acuta e cronica.

L'infiammazione ACUTA è caratterizzata da un inizio brusco, a cui fa seguito una rapida successione di eventi caratterizzati dalla prevalenza di fenomeni vascolo-ematici, responsabili della comparsa

dei sintomi cardinali. L'infiammazione CRONICA, sia che si manifesti come tale sin dall'inizio, sia che subentri alla forma acuta, ha una maggiore durata (mesi, anni) andando incontro ad oscillazioni della sua GRAVITÀ ed a fenomeni di acutizzazione. Essa è detta anche per la netta prevalenza di fenomeni TISSUTALI.

In ammazione ACUTA

Si svolge attraverso 3 fasi sequenziali:

  1. fase di innesco
  2. Fase dell'infiammazione
  3. Fase della risoluzione o della cronicizzazione

Varie forme di infiammazione acuta:

  • ascite: presenza di liquido nel peritoneo
  • Ascesso: raccolta di essudato in una cavità numerata
  • Bolla: raccolta intraepidermica di esudato sieroso
  • Idrarto: raccolta di liquido essudato in un'articolazione
  • Idropericardio: raccolta di liquido nel pericardio
  • Idrotorace: raccolta di liquido nel cavo pleurico

Evoluzione dell'infiammazione acuta:

È un processo dinamico che evolve attraverso varie fasi, gli esiti possono essere di 3

Tipi:

  1. Necrosi: distruzione cellulare sperata da enzimi lisosomiali liberati dai leucociti
  2. Cronicizzazione: quando l'agente ogogeno non viene eliminato del tutto
  3. Risoluzione: progressiva riduzione dei sintomi per eliminazione dell'agente eziologico.

L'infiammazione cronica è così definita per la sua lunga durata. Quando un processo infiammatorio acuto non si risolve nell'arco massimo di alcune settimane, vuol dire che si è cronicizzato, causato da:

  1. Mancata eliminazione dell'agente eziologico, dovuta alla presenza di difetti genetici dell'ospite che interferiscono con i meccanismi difensivi
  2. Perseverante esposizione allo stesso agente ogogeno

Il processo riparativo/guarigione delle ferite cutanee: qualsiasi lesione traumatica della cute, salvo il caso di abrasione, è costantemente associata ad una rottura dei vasi del derma, che causa un'emorragia. L'evaporazione dei...

liquidi presenti nella escara, lesione forma in superficie una crosta di rivestimento, detta crosta alla quale si attribuisce un compito protettivo. Tutte le cellule proliferanti trovano un'iniziale base di appoggio e di guida dapprima nel reticolo di fibrina, che ingloba le molecole prodotte dai fibroblasti. Non tutti gli eventi necessari per la riparazione si svolgono sequenzialmente in quanto non pochi di essi hanno luogo contemporaneamente. Se i margini della ferita cutanea sono molto ravvicinati è sufficiente il movimento dei cheratinociti a rivestire l'interruzione della superficie, che viene ricoperta da un sottile strato di queste cellule; se invece la soluzione di continuo è alquanto vasta, sono gli epiteliociti dello strato basale che proliferano, provvedendo dapprima a tale scopo e quindi alla saldatura dei due margini ed alla formazione, in collaborazione con i fibroblasti, della membrana basale. Nel frattempo le cellule endoteliali dei capillari sono anch'esse stimolate allaproliferazione da alcuni fattori di crescita, de niti angiongenici, sintetizzati e rilasciati soprattutto dai leucociti. Se, durante questa fase, si allontana l'escara e si osserva con una lente d'ingrandimento il fondo della ferita, si nota che esso è occupato da un tessuto di colore rosso, dal quale emergono tanti granuli tessuto di granulazione della dimensione di una punta di spillo. Si tratta del cosiddetto tessuto di granulazione perché si presenta costellato di granuli, che sono capillari neoformati. Nel tessuto di granulazione si insinuano i fibroblasti, anch'essi stimolati alla proliferazione, i quali gradualmente iniziano a produrre molecole di collagene, destinate dapprima a incollare i due margini della ferita e poi a cicatrizzare. La guarigione delle fratture può avvenire per prima o seconda intenzione a seconda che i due frammenti dell'osso spezzato siano ravvicinati oppure abbiano subito uno spostamento, che puòper la formazione dell'ematoma e del callo osseo. Durante questo periodo, è importante mantenere l'immobilizzazione dell'area fratturata per favorire una corretta guarigione.

Per le guarigioni delle ferite, particolare importanza rivestono le lesioni al sistema nervoso centrale. Questo perché i neuroni non sono in grado di moltiplicarsi, quindi la perdita di cellule nervose rappresenta un evento irreversibile. Alla sostituzione della sostanza perduta provvedono gli astrociti, che sono cellule della glia cicatrizzanti. Queste cellule entrano in attività proliferativa formando una cicatrice che colma il vuoto causato dalla lesione, ma priva di tutte le funzioni dei neuroni.

Per quanto riguarda la guarigione delle lesioni del sistema nervoso periferico, la rigenerazione assonale può avvenire nel caso in cui un nervo sia stato sezionato. Questa rigenerazione può portare alla "restitutio ad integrum" a condizione che i neuroni da cui si dipartono i cilindri non siano coinvolti e che i due monconi periferici restino ravvicinati. Infatti, se i monconi sono distanti, si forma un'incorrespondenza dell'apice del moncone distale.

rigon amento costituito da bre dalneuroma da amputazione.loro rivestimento, de nitofi fi fi fi fi fi fi fi fi ffi fi fi fi fi fimoncone prossimale degenerazione ascendente retrograda,il va incontro alla cosidetta oche coinvolge anche i corpi cellulari.moncone distale degerazione walteriana secondaria,il va incontro a cosiddetta o consistenella disintegrazione dei cilindrassi sezionati e del loro rivestimento mielinico, mentresopravvivono le cellule di Schwann che formano il rivestimento esterno, col risultato che essevengono a delimitare un tubo vuoto o pieno di liquido e di dentriti. i dentrti cellulari e la mielinaagiscono da stimolo ogistico per il reclutamento di polimorfonucleati e monociti che lifagocitano, con la cooperazione delle cellule di Schwann, che sono considerate non sole deifagociti facoltativi e cellule di rivestimento, ma cellule funzionalmente attive sotto diversi altriaspetti.le cellule di scwann del moncone prossimale hanno nel frattempo cominciato a proliferare

con risultato che, incontrandosi con quelle che circondano il moncone periferico, ristabiliscono la continuità della guaina che era stata sezionata in seguito al trauma. In questa guaina si immettono le neuro brille prevenienti dal moncone prossimale e che, continuando ad allungarsi, ristabiliscono la funzionalità perduta, collegandosi al muscolo che debbono innervare.

12) Ipertermia febbrili e non febbrili

Ipertermie ed ipotermie

Ipertermia ipotermia

E si intendono rispettivamente l'aumento al di sopra di 37 gradi e la diminuzione al di sotto di 37 gradi della temperatura corporea. Delle ipotermie (congelamento e assideramento) e delle ipertermie (colpo di sole, colpo di calore) di origine endocrina.

L'ipertermia si manifesta in tutte le forme di ipertiroidismo: essa è dovuta all'eccessiva produzione di ormoni tiroidei, che sono la triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina (T4). L'eccesso di T3 esalta l'effetto termogenico da essa fisiologicamente.

indotto in sede intracellulare, cioè la stimolazione alla biosintesi della ATPasi e alla penetrazione di ioni (Ca2+, Na+, K+) che attivano enzimi con la conseguenza che dall'ATP viene liberata energia in eccesso che sarà eliminata sotto forma di calore. L'ipertiroidismo causa ipertermia, l'ipotiroidismo causa ipotermia. L'ipertermia maligna è una malattia ereditaria, molto rara. La febbre è una particolare forma di ipertermia che si distingue da quelle non febbrili per il suo meccanismo patogenetico. Consiste in un'alterazione funzionale reversibile dei neuroni dei centri termoregolatori ipotalamici, innescata da alcune sostanze chimiche sintetizzate e rilasciate in eccesso da diverse cellule dell'organismo in numerose condizioni patologiche. Si distinguono vari tipi di febbre.
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A.A. 2020-2021
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SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pingu96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale ed Endocrinologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Aceto Gitana.