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IPERPLASIA SURRENALE
Ci troviamo nella stessa situazione di prima. C’è l’ipofisi che aumenta la secrezione di
ACTH, aumenta la corteccia surrenale, aumentano cortisolo, aldosterone e secrezione di
androgeni che sono i 3 principali ormoni prodotti dalla corteccia surrenale. Se l’ipofisi,
per esempio, ha un adenoma ipofisario che produce ACTH noi avremo
un’iperstimolazione della ghiandola surrenale che si ingrandirà di dimensioni,
aumenteranno il numero di cellule e verranno prodotti più ormoni di quanti
Da un lato c’è iperplasia
normalmente se ne producono cioè aldosterone e cortisolo. e
dall’altro c’è tumore benigno. Se andiamo a vedere un soggetto che ha
un’ipercortisolemia, e vediamo l’ACTH basso
ovvero produce troppo cortisolo,
pensiamo che è la corteccia surrenale che ha un adenoma, un tumore benigno e produce
l’ormone: funziona l’ormone perifericamente, ma va a fare feedback negativo per cui
troveremo ipercortisolismo, ipermineralcorticoidi, iper ormoni sessuali, ma sicuramente
avremo meno ACTH e quindi differenziamo le due situazioni (adenoma ed iperplasia)
in base ai livelli di ACTH.
Il surrene produce steroidi che hanno come precursore il colesterolo attraverso una serie
di tappe enzimatiche. La stessa molecola di partenza, cioè il colesterolo, dà origine al
pregnenolone il quale può diventare progesterone, idrossiprogesterone ed alla fine darà
tutti gli ormoni che sono i mineralcorticoidi, i glucocorticoidi e gli ormoni steroidei.
Più di tutti il progesterone, ma soprattutto il testosterone. Se un enzima di quelli usati
per la produzione di queste sostanze (indicati nella slide) si blocca ad esempio la 21-
idrossilasi, blocca due tappe. Non si ha adenoma, ma col blocco della 21-idrossilasi, non
produrremo più mineralcorticoidi, non produrremo più glucocorticoidi, ma produrremo
molti ormoni sessuali (testosterone), che però non saranno in misura equilibrata, ma
esagerata e non controllata perché i due ormoni non prodotti (mineralcorticoidi e
glucocorticoidi) non faranno più feedback negativo sull’ipofisi. L’ipofisi farà molto più
esso, l’unica cosa che può fare sono gli
ACTH e quando arriva a stimolare il surrene,
ormoni androgeni e questo porta ad una mascolinizzazione delle femmine.
Infatti ci sono vari livelli di cambiamento che dal clitoride portano alla chiusura delle
labbra fino alla formazione del pene. Questa si chiama iperplasia surrenale congenita o
sindrome adreno-genitale che porta ad una virilizzazione delle cellule che negli uomini
si nota poco, ma nelle donne molto.
L’iperplasia può essere anche della cute, tipicamente il callo; ad esempio nella psoriasi,
una malattia autoimmune, vengono stimolate le cellule a crescere, soprattutto
aumentano le cellule squamose. Anche questa è una forma di iperplasia sostenuta da una
situazione autoimmunitaria.
Ipertrofia prostatica benigna
L’ipertrofia prostatica benigna è una malattia molto diffusa. Sopra i 50 anni comincia ad
essere un problema sociale. Tant’è vero che si fa lo screening perché comincia il
periodo di rischio arrivati più o meno a quest’età. Verso i 70 anni è estremamente
diffusa ed è una patologia fastidiosa e pesante che crea una serie di problemi. La
prostata sta in una posizione strategica e può dare sintomi facilmente visibili perché
ingloba una parte dell’uretra: l’uretra è il dotto che porta l’urina fuori. Inglobandola
che quando c’è un’ipertrofia prostatica la prima cosa che succede è che si ha
significa
una difficoltà nella minzione ed anche una ritenzione urinaria nella vescica. Chi può
provocare una ipertrofia prostatica? I sintomi sono: riduzione del flusso urinario,
incompleto svuotamento che può portare anche ad infezioni, vere e proprie difficoltà
nella minzione molto pesanti, durante la notte c’è uno stimolo frequente ad andare in
bagno oppure la ritenzione urinaria che può essere una situazione clinica anche
abbastanza di emergenza. A livello della prostata possiamo avere: ipertrofia, iperplasia,
adenoma prostatico ed un carcinoma prostatico. L’ipertrofia prostatica dovuta
all’ambiente esterno è la risposta agli ormoni estrogeni, il diidrotestosterone, da non
confondere con quello prodotto direttamente dal surrene.
Quindi siamo in una situazione in cui dobbiamo distinguere, a presenza di questi
sintomi, se c’è un’ipertrofia prostatica, se quest’ipertrofia non nasconde un’adenoma, un
tumore benigno, e se questo tumore benigno non è, invece, un tumore maligno, un
carcinoma con sintomi che possono tra loro somigliarsi. Perché si somigliano? Perché
provocano un ingrandimento della prostata, una ritenzione urinaria e la diagnosi la fa
l’urologo per esplorazione digito-rettale, cioè dall’ano si può, facilmente, raggiungere la
prostata e si sente se c’è qualcosa che non va o meno, perché è dalla prostata che passa
l’uretra. tramite ecografia. Le cause dell’ipertrofia prostatica
Oppure le indagini si fanno
e l’età. L’importante è capire se si tratta di un tumore
sono gli squilibri ormonali
benigno o maligno. Se un tumore è benigno bisogna ridurre la causa e la causa è il
diidrotestosterone e bisogna anche facilitare la minzione. Si deve favorisce
vescica per il passaggio attraverso l’uretra. Per
meccanicamente lo svuotamento della
α-bloccante
cui si somministra un che inibisce la contrazione muscolare che sta attorno
all’uretra e favorisce molto la contrazione. Inoltre si può co-somministrare qualcosa che
riduce il volume della prostata come gli anti-androgeni. Gli anti-androgeni o bloccano
l’espressione, ma non è da dare a chi ha un’ipetrofia prostatica benigna,
completamente
oppure semplicemente possiamo fare in modo che il testosterone venga meno possibile
trasformato in diidrotestosterone che è molto più potente. Questi sono gli inibitori della
reduttasi che si usano anche per l’acne e per i peli superflui.
5-α- Diminuisce la
produzione di diidrotestosterone e nella maggioranza dei casi questo tipo di terapia
migliora molto i sintomi dell’ipertrofia prostatica.
il lassativo serve quando c’è un accumulo di
P.S.: non bisogna dare un lassativo perché
liquidi esagerato, un edema, l’ipertensione arteriosa.
Naturalmente se nel caso più grave in cui si sospetta un tumore, un adenoma o un
adenocarcinoma, si deve agire diversamente. O con anti-androgeni molto più potenti
perché questi anti-androgeni devono bloccare completamente la produzione di
androgeni oppure bisogna usare la terapia al laser. Tutti i tipi di terapia chirurgica, come
l’asportazione, l’ablazione col laser o con altre tecniche, si usano solo come ultimo
stadio quando le tecniche precedenti, i presidi farmacologici, non hanno funzionato. Il
PSA è una proteina che non ha niente a che vedere con il tumore, ma è una proteina
c’è
prodotta dalla prostata che serve allo sperma per fluidificarlo. Però, quando
un’iperplasia, questa proteina viene espressa di più. Infatti quando si fa l’analisi, il test
c’è un’ipertrofia prostatica benigna o,
del PSA si stabilisce, se è aumentato, se
addirittura, un tumore. Generalmente il rapporto tra il libero ed il legato fa capire se il
test è positivo o negativo. La quantità assoluta di PSA non deve superare, di solito, il
valore di 2-3 , quando si arriva a 10 stiamo già in un livello che, indipendentemente, dal
rapporto comincia ad essere preoccupante. A valore di 20 è sicuramente preoccupante.
Il PSA, dunque, è un marcatore periferico non ha niente a che vedere col tumore, ma è
presente durante l’iperplasia e quindi è un comodo marcatore periferico. Questo è un
primo screening, non invasivo, che gli uomoni possono fare per prevenire la nascita di
un tumore. L’ultimo tipo di iperplasia da vedere è quello durante la guarigione di una
ferita, di un’ustione.
Come può avvenire la guarigione? Se ci facciamo un taglio con una piccola lametta, non
succede proprio niente, si rimarginano i lembi e la parte proliferativa è quasi inesistente,
perché non c’è stata perdita di tessuto e non
si chiama guarigione di prima intenzione,
c’è la cicatrice. Quando c’è, invece, perdita di tessuto si ha una proliferazione maggiore
e si chiama guarigione di seconda intenzione. Migrano le cellule muscolari, migrano i
fibroblasti che, soprattutto, intervengono nella ricostruzione il tessuto di granulazione,
che, però, molto spesso lasciano la cicatrice. Nella foto seguente possiamo vedere una
cicatrice mal venuta per motivi personali di questo soggetto. In non tutte le situazioni i
tessuti hanno la possibilità di capire quando devono rigenerare una ferita e quando si
devono fermare nella rigenerazione. Persone che hanno questa tendenza, e sono
geneticamente determinate dalla nascita, producono, dopo ogni lesione che hanno, un
cheloide, cioè una cicatrice che va al di fuori dei limiti, ma che non è assolutamente
preoccupante, non è un tumore, solo che esteticamente è poco piacevole da vedere e
questo perché durante la rigenerazione i fattori di crescita sono in eccesso ed arrivano
troppo tardi i fattori che, invece, sono deputati ad inibire la crescita di altre cellule.
In questa slide vediamo, invece, una sezione al microscopio del polmone (a sinistra) ed
una del cuore (a destra).
Nel polmone possiamo riconoscere gli alveoli polmonari ed il tessuto interstiziale tra gli
alveoli, nel cuore a destra vediamo le striature del suo tessuto. Anche in questi casi ci
ma quando avverrà? Quando c’è un danno tissutale che
può essere rigenerazione,
ma, dopo, ci sarà sempre rigenerazione per il concetto dell’
provoca morte omeostasi.
Se questo avviene, ad esempio, dopo una polmonite o dopo una situazione molto grave
del polmone, si può avere una riparazione (prime due slide delle sei in basso) che può
portare ad un ripristino del polmone, più o meno normale. Oppure si può avere una
lesione a livello dello spazio interstiziale tra gli alveoli dovuta ad una forte polmonite e
si rigenerano i setti diventando molto più grandi; di conseguenza gli alveoli diventano
meno capienti. Questa è una situazione che viene detta proprio fibrosi polmonare. Una
rigenerazione di questo tipo può portare ad un danno definitivo nonostante abbia degli
Lo stesso s