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DISMUTASI (SOD)
-
O + O + 2H H O
2 2 2 2
CATALASI
H O + H O 2 H O + O
2 2 2 2 2 2
GLUTATIONE PEROSSIDASI
H O + 2 GSH GSSG + 2 H O
2 2 2
2 OH• + 2 GSH GSSG + 2 H O
2
Sostanze antiossidanti che possono bloccare le reazioni di formazione o di innesco dei
radicali liberi oppure inattivare i radicali conducendo a reazioni di arresto. Tali sostanze
possono essere:
Idrosolubili, come l’acido ascorbico (vitamina C) e il glutatione
Liposolubili, come la vitamina E, il beta carotene, precursore della vitamina A
E’ importante mantenere basse le concentrazioni di queste sostanze perché si è scoperto che vi è
una stretta correlazione tra la concentrazione dei radicali liberi e l’invecchiamento.
Meccanismo di azione del danno da aumento da calcio
Un agente nocivo di qualsiasi tipo induce un aumento del calcio intracellulare. Questo calcio
determina un aumento di calcio nel citosol, sia perché proviene dall’esterno ma anche perché
proviene dal mitocondrio e dal reticolo endoplasmatico. Tale concentrazione determina
l’attivazione di alcuni enzimi cellulari con successivo aumento delle loro concentrazioni tra cui:
La fosfolipasi, che agisce sui fosfolipidi di membrana e determina una riduzione dei
fosfolipidi che portano ad un danno di membrana.
La proteasi, che degradano le proteine di membrana e citoscheletriche, inducendo il danno
di membrana e il danno citoscheletrico.
L’endonucleasi, che causano danno a livello nucleare
ATPasi, che idrolizza l’ATP in ADP e si avrà una riduzione dell’energia
Inoltre la quantità eccessiva di calcio fa aumentare la permeabilità mitocondriale che porta sia ad
una produzione di ATP ma anche ad aumento di rilascio di proteine proapoptotiche che aumentano
il segnale di morte cellulare.
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Danno mitocondriale
Il danno mitocondriale si può avere o per aumento di ioni calcio intracellulare, oppure per stress
indotto diretto alla membrana mitocondriale. Si avrà una fuoriuscita di ioni dall’interno verso
l’esterno di ioni idrogeno, che porterà ad una perdita del potenziale di membrana, che si ha grazie
ad un equilibrio di cariche positive e negative all’interno e all’esterno. Quando si va ad alterare la
membrana mitocondriale, si avrà quindi la fuoriuscita di sostanze tra cui ioni idrogeno. La perdita di
potenziale di membrana causa l’incapacità di creare ATP, lesione talmente forte che induce la cellula
a morte per necrosi. Invece, quando si ha la fuoruscita di citocromo C, si avrà la morte per apoptosi.
Meccanismo di azione del danno ischemico e ipossico
Danno da ischemia si può andare direttamente al danno irreversibile perché c’è un danno di
membrana con perdita dei fosfolipidi, alterazione del citoscheletro, produzione di radicali liberi,
degradazione lipidica, aumento del flusso di calcio ecc che praticamente la cellula spesso va subito
incontro a morte.
Il danno ai mitocondri, con riduzione di ATP, genera a sua volta degli altri eventi come alterazione
del flusso degli ioni, come la pompa del sodio, riduzione afflusso di calcio e aumento efflusso di
potassio. Tutti questi fattori (rigonfiamento cellulare, rigonfiamento del reticolo endoplasmatico,
perdita di microvilli, formazione di bolle e figure mieliniche sono tutte condizioni che possono essere
di tipo reversibile, perché sono dei singoli eventi, che se il danno viene eliminato, la cellula riesce a
recuperare. Vi sarà un aumento della glicolisi che determina un abbassamento del pH e del
glicogeno, con addensamento della cromatina nucleare che porta a un danno irreversibile. Quando
diminuisce il pH e si addensa la cromatina, vengono rilasciati enzimi lisosomiali con autodigestione
della cellula. Si va in acidosi cellulare.
Un’altra conseguenza dell’ATP è il ristacco dei ribosomi con riduzione della sintesi proteica e
accumulo lipidico, ma è uno di quei fattori che induce un danno di tipo irreversibile.
Risposta della cellula al danno e morte cellulare.
La cellula, una volta subito il danno, può seguire fondamentalmente tre vie:
Il danno è reversibile e quindi la cellula riesce a guarire e a ritornare alle funzioni normali,
quelle che faceva prima di subire il danno.
Se il danno non può essere sistemato, esso diviene irreversibile e vengono rilasciate dalla
cellula delle proteine proapoptotiche che causano appunto la morte della cellula, detta
apoptosi.
Il danno è quindi irreversibile, le cellule cominciano a morire e il tessuto va incontro a
necrosi.
Apoptosi e necrosi vengono definiti dei meccanismi di morte cellulare. Orientativamente possiamo
dare le seguenti definizioni:
La necrosi è un evento accidentale subito passivamente dalle cellule e che interessa non la
singola cellula, ma più cellule messe assieme. Può essere dovuta ad un trauma, un veleno,
un’anossia ecc. i quali causano la lisi delle cellule, causa a loro volta di fenomeni di
infiammazione.
L’apoptosi è invece un evento programmato direttamente dalla cellula ed è un processo
attivo delle cellule in quanto, per realizzarsi, richiede consumo di ATP. Interessa la singola
cellula e può anche avvenire in condizioni fisiologiche. Con tale processo, la cellula si
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frammenta in piccoli pezzi e modifica la sua superficie in modo da favorire il più possibile la
fagocitosi.
La necrosi
Per necrosi si intende la morte cellulare accidentale, che coinvolge contemporaneamente gruppi
più o meno estesi di cellule, facenti parte di un tessuto o di un organo, in conseguenza a severi insulti
lesivi di vario tipo (traumi, anossia, ischemia, iperemia, esposizione al calore, azione dei veleni ecc.)
La necrosi può essere causata sia da fattori esogeni che da fattori endogeni:
Fattori esogeni = possono essere cause fisiche, quali temperature elevate e radiazioni; fattori
chimici quali tossine e veleni; fattori biologici quali infezioni virali e batteriche
Fattori endogeni = possono essere una precedente ischemia, anossia, elevata risposta
immunitaria e infiammatoria e gli intermediari dell’ossigeno, cioè i ROS, i radicali
dell’ossigeno.
A seconda della natura dell’agente lesivo, la necrosi interviene per:
Denaturazione di proteine strutturali ed enzimatiche,
Distruzione rapida di costituenti
Massicce variazioni osmotiche
Arresto dell’apporto di ossigeno e sostanze nutritizie.
Tuttavia, quando l’intensità degli stimoli è al di sotto di una certa soglia, la necrosi può essere
preceduta da un danno subletale, che può a sua volta evolvere in tre direzioni opposte:
Essere reversibile, determinando la sopravvivenza
Culminare in necrosi
Innescare un processo di morte cellulare programmata.
La morte cellulare può verificarsi con estrema rapidità dopo l’insulto, in pratica
contemporaneamente ad esso, ovvero anche dopo un certo lasso di tempo dalla lesione.
Sotto l’aspetto morfologico, le cellule necrotiche si presentano dapprima rigonfie e poi lisate in
seguito a liberazione di enzimi idrolitici lisosomiali (autofagia).
Le alterazioni principali consistono in:
Rigonfiamento cellulare, la cellula aumenta il suo volume
Comparsa di piccoli vacuoli chiari nel citoplasma, sintomo che causa la cosiddetta
degenerazione idropica o vacuolare (accumulo di acqua all’interno della cellula).
Aumentata eosinofilia (elevato numero di eosinofili) del citoplasma.
A livello ultrastrutturale possiamo avere:
Alterazioni della membrana plasmatica
Modificazione dei mitocondri
Dilatazione del reticolo endoplasmatico
Alterazioni del nucleo, dettati dai seguenti fenomeni:
Cariolisi, dissoluzione del nucleo
Picnosi, riduzione del volume del nucleo
Carioressi, frammentazione del nucleo.
Le alterazioni morfologiche di un tessuto che va incontro a morte accidentale o necrosi sono
relativamente lente e difficili da osservare al microscopio ottico. In un primo tempo sono
indistinguibili da quelle che caratterizzano il danno cellulare reversibile.
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I focolai di necrosi sono facilmente individuabili all’osservazione microscopica perché le cellule
coinvolte che sono in massima parte irriconoscibili, formano una massa amorfa acidofila nel cui
contesto sono, talora, identificabili per la loro basofilia alcun nuclei liberi e non del tutto disgregati
ed, inoltre perché risultano avviluppati da cellule infiammatorie.
Necrosi coagulativa = necrosi a prevalenza di denaturazione proteica, ovvero che avviene
una denaturazione delle proteine citoplasmatiche, una rottura degli organuli e
rigonfiamento cellulare. Si ha pure la digestione enzimatica delle cellule
Necrosi colliquativa = necrosi a prevalenza di fenomeni di autolisi innescati dalla liberazione
di enzimi lisosomiali. Tale necrosi è dovuto a infezioni focali batteriche e fungine che
stimolano l’accumulo di cellule infiammatorie.
Necrosi caseosa = particolare tipo di necrosi coagulativa, che si incontra spesso nel
granuloma tubercolare ed è chiamata così per il suo aspetto macroscopico del tessuto,
ovvero bianco e molto simile al formaggio. Si distingue dalla necrosi coagulativa perché
l’architettura del tessuto appare completamente scomparsa
Necrosi gangrenosa = tipo particolare di necrosi che si verifica in un arto con interruzione
completa dell’irrorazione sanguigna e con conseguente necrosi coagulativa. Caso
ulteriormente particola è quando ad essa si aggiunge un’infezione batterica e in quel caso si
avrà la gangrena umida.
L’apoptosi o morte cellulare programmata
La morte cellulare programmata consiste in un deliberato suicidio cellulare, che si differenzia dalla
necrosi per una serie di aspetti, di cui i principali sono i seguenti:
E’ un fenomeno geneticamente programmato, che richiede fornitura energetica, sintesi di
RNA e proteine
Si svolge con una serie sequenziale di reazioni biochimiche e di modificazioni morfologiche:
Coinvolge non solo cellule che hanno subito un danno, ma anche cellule sane, come avviene,
durante lo sviluppo ontogenetico, per la realizzazione della corretta differenziazione
cellulare e di una appropriata morfogenesi e durante vita postnatale
Non coinvolge contemporaneamente gruppi di cellule adiacenti in un’area più o meno estesa
di un tessuto, ma colpisce in maniera asincrona soltanto qualche cellula nel contesto della
popolazione cellulare di un tessuto o un organo
Non si associa alla reazione infiammatoria.
La morte cellul