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RIAGGANCIAMENTI CROMOSOMICI DEGLI ONCOGENI
Sono fenomeni comuni nei tumori emopoietici. La traslocazione è l’evento iniziale
della tumori-genesi, può sfociare in aumento dell’espressione genica, caso in cui la
traslocazione interessi zone non codificanti: non si ha alterazione strutturale della
proteina, si tratta di una traslocazione reciproca, il gene sul cromosoma 14 si trasloca.
Quando Myc dal suo sito normale si trasloca sul cromosoma 14 va sotto una porzione
non codificante diversa finisce sotto il controllo della catena pesante
dell’immunoglobulina; è questo controllo alterato del Myc a garantire la formazione del
linfoma di Burkitt. Il gene Myc si trova nel nucleo e funziona come un fattore di
trascrizione organizzato nel nucleo, si lega al DNA in sequenze specifiche ed attiva la
trascrizione genetica. Il gene Myc si compone di un dominio con cui si lega al DNA e un
altro di trans-attivazione usato per associarsi alle proteine coinvolte nella sintesi di
22
rRNA. Nella forma monomerica non lega il DNA in forma specifica, risulta attivo ed è in
grado di legare il DNA nel caso in cui si leghi con MAX; il Myc-MAX è la forma attiva
etero-dimerica di Myc, è in grado di legare il DNA ed attivare la trascrizione di geni del
ciclo cellulare con determinate sequenze, vengono espresse di più. Questo etero-
dimero inisce il differenziamento cellulare; se MAX si dovesse legare con altre proteine
ad esempio Mad lega il DNA causa la repressione di geni, ne viene inibita la
trascrizione e favorisce il differenziamento cellulare . Per far sì che funzioni la funzione
oncogena di Myc è necessario che la funzione apoptotica dei geni, di cui attiva la
trascrizione, venga eliminata in modo che Myc possa trasformare le cellule in
questione. L’eliminazione della funzione apoptotica avviene tramite modificazione o
una è la Bcl2 che associata con Myc provoca un
alterazione dell’espressione proteica,
sviluppo rapido del tumore.
Generazione di una proteina chimerica nel caso in cui la traslocazione interessi
zone codificanti: Traslocazione del cromosoma di Philadelphia: traslocazione
del cromosoma 8 al 22 creando una proteina dimerica Bcr-Abl. Questo dimero esiste in
forma p210 Kg Dalton tipico della leucemia mieloide cronica e p190 Kg Dalton tipico
della leucemia linfatica acuta. Ci sono due forme dimeriche in quanto la proteina Abl
sul cromosoma 9, ha un punto di rottura situato prima del 2° esone, quindi la proteina
Abl mantiene la sua porzione dopo il 1° esone. Nella Bcr si verificano 2 rotture: in
corrispondenza di MBcr, si forma la proteina dimerica p210, il 1° esone di Abl viene
sostituito con la parte di Bcr (lungo). Dopo il 1° esone si forma la proteina p190 il 1°
esone di Abl viene sostituito con il 1° esone di Bcr (corto). Abl è costante, Bcr cambia.
Leucemia mieloide si compone di: Fase cronica, 5/6 anni, caratterizzata da gran
numero di granulociti maturi normali e progenitori di granulociti localizzati nel midollo;
l’unica alterazione presenta è la traslocazione dal cromosoma 8 al cromosoma 22.
Fase accelerata, aumento di precursori di granulociti nel sangue periferico. Fase di
crisi blastica (leucemia acuta), presenti solo precursori non differenziati detti
blasti, presenti mutazioni cromosomiche oltre che alla 8 – 22. La Bcr-Abl è una
proteina dall’attività tirosino-chinasica, causa l’aumento dei granulociti, assume una
conformazione “aperta”, quindi attiva, maggiore attività chinasica rispetto alla
semplice Abl, si tratta di attività chinasica costitutiva; il dimero cambia localizzazione,
nonostante Abl si trovi nel nucleo, si localizza nel citoplasma. Terapie contro leucemia
mieloide cronica: imatinib funziona come inibitore competitivo impedendo ad Bcr-Abl
di legarsi con ATP.
IDENTIFICAZIONE DI TUMORI come il retino-blastoma esiste in forma
Possibili grazie agli studi su tumori familiari
sporadicamente familiare. La forma familiare presenta mutazione del gene Rb che
causa una malformazione nella retina, questa mutazione a livello embrionale. E’
localizzato sui cromosomi 13, 14 e 15, si ha una delezione della porzione con il
gene Rb provocando l’inattivazione della proteina. Ha un ruolo oncosoppressore, inisce
il ciclo cellulare interagendo con le proteine E2F, promuovono la proliferazione.
L’inibizione avviene con fosforilazione da parte delle chinasi CDK4 e CDK2, questo
processo può avvenire in modi differenti:
alterazione strutturale di Rb la proteina non lega E2F, quindi viene stimolata
la proliferazione;
fosforilazione: il complesso ciclina-chinasi è più attivo, aumenta la produzione
di ciclina D in seguito all’amplificazione del gene che sintetizza o quando
Il complesso CDK è regolato da
diminuiscono le proteine inibitrici del complesso;
23 p16, legandosi alla chinasi, inibisce l’attività (Rb non è inibita), nel caso p16 non
funzioni aumenta l’attività del complesso provocando inattivazione con
fosforilazione della Rb oncosopressiva;
meccanismo del papilloma virus la proteina virale si lega ad Rb inibendo il
legame con E2F.
Quando gli oncosoppressori vengono inibiti si va incontro ad una mutazione su
entrambi gli alleli del gene, si perde la condizione di eterozigosi. Gli oncosoppressori
per
presentano caratteristiche tipiche come localizzazione su cromosomi diversi
esempio Apc, localizzato sul cromosoma 5, una mutazione a livello embrionale
comporta la comparsa di tumore benigno familiare, poliposi multipla del colon. Se il
gene viene mutato a livello somatico causa crescite tumorali nel colon ; avere diverse
funzioni, inibizione della proliferazione, inibizione del ciclo cellulare e favoriscono
per esempio p53, localizzato sul cromosoma 17 e sia mutato a livello
apoptosi,
embrionale causa la sindrome di Li-Freumeni.
Per far sì che si esprimano fenotipicamente gli oncosoppressori devono avere entrambi
gli alleli mutati, esistono tuttavia delle eccezioni come p53 e p16.
P53
P53 è il principale oncosoppressore. Quando il gene p53 risulta mutato a livello
embrionale causa la sindrome di Li-Fraumeni e chi ne è affetto è sensibili allo
sviluppo di tumori in età giovanile (carcinomi ghiandola surrenale, sarcomi, tumore
alla mammella). Alla base ha la mutazione del gene p53 che interessa il dominio di
legame con il DNA, il promotore, quindi la mutazione missenso (un amminoacido
cambiato con un altro) impedisce il legame con DNA e la sua trascrizione. La proteina
p53 mutata ha effetto dominante negativo nei confronti delle proteine p53 normali, la
p53 è un tetramero e per essere normale tutti e 4 i monomeri devono avere la
proteina nella forma non mutata, un monomero mutato comporta che p53 perda la
sua funzionalità.
La p53 normale è presente in livelli bassi nelle normali, viene attivata e aumenta il
livello, diventa più stabile con un processo adattativo in caso di danno al DNA. Quando
la proteina raggiunge livello, nelle cellule si verificano: inibizione del ciclo cellulare,
riparazione DNA, blocco angiogenesi, apoptosi ed attivazione della
trascrizione. La p53 è regolata quando si presenta danno sul DNA, si perde
l’interazione tra MdM2 e p53 viene fosforilata e si attiva avviando la trascrizione della
proteina; si attiva ARF, interagisce con MdM2 ed impedisce il legame con p53, si attiva
e avvia la trascrizione.
Nel caso in cui p53 venga attivato possono manifestarsi 2 risposte, arresto della
proliferazione (danno poco esteso) o apoptosi (danno esteso). In base al danno
vengono attivate diverse serine che hanno il compito di modulare la fosforilazione di
p53.
Meccanismi in cui p53 viene inattivato nei tumori (in ogni tumore). Modificazione
strutturale una serie di mutazioni che cambiano l’amminoacido della regione di
legame col DNA, viene inattivata la sua trascrizione. proteina p53 strutturalmente
normale non funziona il gene MdM2, regolatore negativo di p53, è amplificato o la
proteina è espressa, fa sì che p53 venga degradata, alternativamente si ha la
delezione o mutazione del gene ARF, la proteina non può legarsi con MdM2,
degraderà la p53. Questa condizione si osserva quando si ha la mutazione del locus
CDKM2A a partire da un locus si ha la produzione di 2 proteine, uso alternativo dei 2
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esoni: per p16, codificata dall’esone 1alpha,2,3 e per ARF, codificata dall’esone
1beta,2; ess viene attivata e dall’espressione di p53 e inibisce la CDK4 e il ciclo
cellulare. Nei tumori si verificano mutazioni nell’esone 2, formano proteine tronche,
non c’è formazione di p16 e ARF, non si hanno gli effetti di p53 normale (papilloma
virus).
IL GENE APC
Oncosoppressore si trova sul cromosoma 5 e va incontro a mutazione a livello
poliposi multipla
embrionale causa, seguita da una mutazione da livello somatico,
(forma tumorale familiare). La poliposi multipla corrisponde ad una forma tumorale
benigna, colpisce il colon, non si interviene ma alcuni polipi possono divenire maligni,
dovuto a mutazioni che originano proteine tronche. Troviamo la mucosa del colon
tappezzata da centinaia di polipi benigni, molti diventeranno maligni, nel caso in cui
non si intervenga con una polipectomia, predispone alla formazione di tumori colon-
rettali. Quando si verifica la mutazione embrionale ha probabilità di sviluppare
poliposi, il numero di polipi varia a seconda della penetranza che deriva dal tipo di
mutazione. Il gene APC codifica una proteina molto lunga, le mutazioni possono
avvenire su tutta la catena peptidica anche se con maggiore frequenza in porzioni
specifiche: porzione comune per la mutazione somatica e quella embrionale, porzione
specifica per la mutazione somatica e porzione specifica per la mutazione embrionale.
Con mutazioni APC diventa tronca con perdita di funzionalità di legare la beta-catenina
(si compromette il sito di legame specifico). Nell’epitelio del colon normale, le cellule
sono quiescenti si ha formazione di un complesso proteico formato da APC + beta-
catenina + Axinina + GSK3B. Se presente l’attività del fattore di crescita,
interagisce con il recettore e la GSK3B perde la sua funzione, la Beta-catenina non
viene degradata viene traslocata nel nucleo dove stimola TCF, attivando la
trascrizione. La proliferazione dei polipi avviene in cellule staminali del colon, viene
espressa la proteina APC mutata causando l’attivazione di Beta-catenina.
La tumori-genesi nel colon nel 75% dovuta a mutazione driver con funzione gate
keeping del gene APC a livello somatico; accompagnata da molte altre mutazioni
passengers. 20% non si presenta la mutazione somatica di APC, ma una mutazione
della Beta-catenina che si localizza nel nucleo. 1% si ha la mutazione della
proteina axinina. Esistono diversi stadi della tumori-genesi nel colon d