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AUMENTO DELLA CONCENTRAZIONE DEL CALCIO: COSA SUCCEDE?
A seguito dell’evento dannoso si ha una variazione della permeabilità selettiva della
membrana cellulare si ha un aumento del flusso del calcio, il quale aumento del
flusso si ripercuote sul RE, sul mitocondrio che a loro volta rilasciano il calcio. L’au-
mento della concentrazione intracellulare del calcio provoca a sua volta vari mecca-
nismi di danno:
1. Attivazione delle fosfolipasi: sono enzimi che scindono i fosfolipidi, la fosfoli-
pasi A2 stacca la testa del fosfolipide di membrana liberando i lipidi di mem-
brana per esempio l’acido arachidonico che diventa disponibile come sub-
strato della cascata metabolica dell’acido arachidonico che è un meccanismo
biochimico presente nell’infiammazione acuta.
2. Attivazione dell’endonucleasi che scindono il DNA che viene frammentato.
3. Attivazione dell’adenosintrifosfatasi: viene demolito l’ATP di riserva.
4. Attivazione delle proteasi: enzimi che scindono le proteine per cui si ha altera-
zione delle proteine di membrana sia quelle del citoscheletro.
Nella lesione cellulare
possono essere prodotti
radicali liberi e specie
reattive dell’ossigeno.
La cellula ha a disposi-
zione dei mecca-
nismi di controllo
dello stato redox
cellulare, per
esempio il si-
stema glutatione
perossidasi in
modo tale da
mantenere
l’equilibrio dello
stato redox cellu-
lare. Quando la
capacità del man-
tenimento dello
stato redox si sa-
tura si arriva ad
un punto di non
ritorno delle capacità omeostatiche della cellula si arriva al danno ossidativo che può
consistere nell’ossidazione del DNA con formazione di basi ossidate, nella forma-
zione di proteine ossidate sia di tipo enzimatico (perdita della funzionalità) sia di
proteine strutturali (perdita della struttura II e III), si può avere l’ossidazione degli
acidi grassi ed è un danno specifico per le membrane cellulari che provoca la peros-
sidazione catalitica delle membrane cellulari.
DANNO MITOCONDRIALE: è dovuto dalla concentrazione del Calcio, stress ossida-
tivo, perossidazione lipidica. Si ha la transizione della permeabilità della membrana
+
mitocondriale fa che fuoriescano dal mitocondrio H , citocromo c e altre proteine
che a loro volta possono essere causa di un altro tipo di danno che porta a morte
cellulare che è la morte per APOPTOSI.
DANNO DA RIPERFUSIONE: nel caso di lesione cellulare da ischemia, se viene ripristi-
nato il flusso sanguigno si pensa non ci sia più danno e si sia in condizioni di reversi-
bilità. Purtroppo non sempre perché nel processo ischemico che può essere indotto
dalla formazione di un trombo all’interno di un vaso sanguigno per cui diminuzione
del passaggio di sangue all’interno del vaso quindi a valle del trombo si ha la diminu-
zione dell’ossigeno, di ATP e delle capacità delle cellule. Nella riperfusione succede
che sciogliendo il trombo viene ripristinata la circolazione del sangue ma il problema
è che nella riperfusione sulla superficie del vaso sanguigno viene espressa una mole-
cola di adesione che è una selectina-P che ha sulla superficie dei granulociti e un re-
cettore. Per cui i globuli bianchi si attaccano alla parete e si attivano perché vengono
espresse altre molecole di adesione dalle cellule. I globuli bianche riescono a fuoriu-
scire dal vaso sanguigno oppure restano nel vaso come globuli bianchi attivati e pro-
ducono specie reattive dell’ossigeno per cui provocano danno cellulare. La riperfu-
sione può provocare degli aggregati di globuli bianchi attivati e quindi la riforma-
zione di un’ostruzione composte da cellule che si sono aggregate. Durante l’angio-
plastica o prima si ha la somministrazione di sostanze in grado di bloccare i radicali
liberi che si formano e per impedire il danno da riperfusione. 20 marzo ’17
LESIONE CELLULARE
I cambiamenti caratteristici a livello della cellula possono essere a livello della mem-
brana sia a livello degli organelli. La lesione è potenzialmente reversibili fintanto non
è superato il punto di non ritorno. Si parte da una cellula normale che subisce un
danno e comincia ad avere le caratteristiche morfologiche della cellula danneggiata
in cui in primo luogo se il danno viene dall’esterno e se il danno porterebbe a superare
il punto di non ritorno per cui morte cellulare e necrosi. Il primo segno è il rigonfia-
mento cellulare compreso il RE, mitocondri e un abbassamento del pH con conse-
guente condensamento della cromatina. Al cessare dello stimolo lesivo la cellula può
ritornare alle sue condizioni normali. Superato il punto di non ritorno si ha la morte
cellulare in cui si ha un ulteriore rigonfiamento della cellula e del RE, distacco dei ri-
bosomi dal RER, rottura dei lisosomi con rilascio di enzimi litici che a pH basso si atti-
vano, comparsa di materiale di accumulo, condensazione nucleare, fino alla frammen-
tazione delle membrane e fuoriuscita del contenuto all’esterno.
Morte cellulare: una
cellula è morta
quando non è più ca-
pace di preservare la
composizione del pro-
prio “mezzo interno”
che si può identificare
con contenuto citopla-
smatico. Una cellula
morta assorbe tutto
ciò che ha all’esterno
con un gradiente di
concentrazione di-
verso rispetto ad una
cellula viva. Si ha il rila-
scio di tutto ciò che ha
una concentrazione
+
maggiore all’interno rispetto all’esterno come il K , enzimi litici provocando un’espan-
sione del danno dovuto alla morte cellulare causando la morte delle cellule circo-
stanti. La morte cellulare seguita da necrosi interessa molte cellule in quanto può an-
dare ad interessare più cellule contemporaneamente come nel caso di danno ipossico
che vuol dire che un’intera re-
gione di tessuto che è perfusa da
un vaso sanguigno è composta da
migliaia di cellule che vanno in-
contro a morte cellulare.
Necrosi: insieme dei fenomeni,
morfologicamente osservabili,
che si verificano dopo che la cel-
lula è morta per cause non natu-
rali.
Ci sono degli aspetti sistemici della
necrosi e sono:
Dolore: aspetto locale colle-
gato all’attivazione delle sensazioni nocicettive
Febbre
Aumento della VES
Leucocitosi neutrofila: aumento dei granulociti neutrofili che sono i globuli
bianchi nel sangue, per cui è evidente una condizione di infiammazione acuta
in cui sono stati rilasciati mediatori chimici dell’infiammazione che hanno atti-
vato la migrazione di granulociti neutrofili che sono cellule che hanno un’atti-
vità fagocitica.
Presenza a livello plasmatico di vari enzimi che sono quelli che sono stati rila-
sciati dalle cellule che sono andate incontro a morte. Attraverso i quali si può
fare diagnosi di danno tissutale attraverso tecniche ematochimiche, misura-
zione della concentrazione di determinati enzimi nel plasma che risulta diversa
alle condizioni normali.
Alla necrosi si accompagna sempre una reazione infiammatoria (febbre, aumento
della VES). Gli enzimi utili nella diagnosi di danno tissutale mediante esami del sangue
sono diversi a seconda dell’organo colpito. Nel muscolo cardiaco vengono ricercati la
creatina chinasi (isoforma MB), il lattato deidrogenasi (LDH-I) e la troponina (specifica
del muscolo), questi enzimi vengono misurati quando si ha il sospetto di infarto del
miocardio. Se si sospetta una condizione patologica che ha provocato un danno a li-
vello epatico si misurano l’aspartato transaminasi (AST/SGOT) e alanina transaminasi
(ALT/SGTP). Per il muscolo scheletrico viene misurato la creatina chinasi isoforma MM
mentre per il pancreas esocrino si misura l’amilasi.
Altro aspetto da considerare per quanto riguarda il danno cellulare è il TEMPO.
Il tempo fa parte della costituzione del punto di non ritorno. Il superamento del punto
di non ritorno omeostatico coincide con la morte cellulare può essere dovuto all’in-
tensità dello stimolo lesivo e alla durata. Per cui se lo stimolo lesivo è limitato nel
tempo e non si raggiunge il punto di non ritorno si ha semplicemente la diminuzione
della funzionalità cellulare perché una cellula danneggiata ha subito un danno morfo-
funzionale per cui anche le funzionalità specializzare della cellula diminuiscono. Ces-
sato lo stimolo lesivo la cellula può riprendere le sue funzioni normali. Se viene supe-
rato il punto di non ritorno per cui lo stimolo lesivo dura per un periodo di tempo
dipendente dall’intensità dello stimolo av-
viene la morte cellulare seguita dalle modifica-
zioni strutturali e agli organelli. Fintanto che si
arriverà all’osservazione macroscopica dei
cambiamenti nel tessuto necrotico.
Dal punto di vista della necrosi si possono di-
stinguere 2 tipi:
Necrosi coagulativa in cui avviene coagulazione delle proteine tipicamente do-
vuta all’abbassamento del pH.
Necrosi colliquativa in cui avviene colliquazione/ demolizione delle proteine
che è tipica di determinati tessuti per esempio il tessuto cerebrale.
Dal punto di vista microscopica di un preparato normale si possono riconoscere i nu-
clei, i fenomeni di frammentazione carioressici del nucleo. Quando in un tessuto non
è più riconoscibile il nucleo la cellula è morta per cui un tessuto necrotico composto
da frammenti cellulari che dovranno essere eliminati.
Dal punto di vista macroscopico si possono notare zone di tessuto in cui le cellule non
sono più riconoscibili ed è sta avvenendo la sostituzione di tessuto attivo con tessuto
funzionalmente inattivo. Nel caso del muscolo il tessuto è stabile e non è molto facile
la divisione cellulare per cui si ottiene un
aspetto riparativo della lesione con tessuto
connettivo fibroso. Ovviamente dal punto di
vista funzionale il tessuto connettivo non si
contrae per cui la parte lesionata non è più
funzionalmente attiva andando incontro a in-
sufficienza di funzionalità d’organo.
Questo può avvenire anche in cellule che pos-
sono andare incontro a proliferazione cellu-
lare come nel caso del fegato. La cirrosi epa-
tica è sostituzione di parenchima epatica con
tessuto connettivo fibroso in cui il danno è
stato talmente grave per cui non è stato ripa-
rato per rigenerazione, le cellule possono ri-
parare ma solo se è limitato. Un aspetto carat-
teristico della necrosi può essere quello della
NECROSI CASEOSA dove ha a che fare con l’aspetto morfologico in cui si ha accumulo
di m