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FONOLOGIA E GRAFIA
Fono Minima entità fonico acustica della lingua. I foni sono rappresentati tra
parentesi quadre.
Fonema Minima entità linguistica con valore distintivo, cioè non dotata di significato in
sé, ma capace di distinguere due parole dal punto di vista semantico, cioè del
significato.
Pane e Cane sono opposte solo per il suono iniziale, che però ne cambia
significato → quindi p e c sono fonemi.
I fonemi sono indicati tra due sbarre oblique: /p/
Coppia minima Coppia formata da due parole che si oppongono per un fonema.
Fonologia Settore della linguistica che studia i fonemi.
Fonetica Settore della linguistica che studia i foni.
Teoria della Secondo questa teoria elaborata da Mertinet, ci sono due livelli in ogni parola:
doppia - unità di prima articolazione → sono gli elementi che determinano il
articolazione significato e che hanno significato, ovvero i morfemi
- unità di seconda articolazione → sono i fonemi, elementi linguistici minimi
non dotati di significato
Segni linguistici Secondo De Saussure, sono i segni di cui è composto il codice di una lingua.
Ogni segno linguistico è composto dal significante, l'immagine acustica, e dal
significato, il contenuto concettuale che rimanda a un referente.
L'unione di un certo significante a un certo significato è convenzionale e non
motivata.
Sistema Insieme dei fonemi che compongono una lingua.
fonologico Quello dell'italiano è basato sul fiorentino ed è composto da 30 fonemi:
- 7 vocali
- 21 consonanti
- 2 semiconsonanti
Vocale Fono pronunciato senza che l'aria, nel suo percorso, incontri ostacoli e con la
vibrazione delle corde vocali.
Le vocali in italiano sono 7 in posizione tonica, 5 in posizione atona.
Tenendo conto del luogo in cui vengono articolate e dell'apertura della bocca,
vengono classificate in questo modo:
- palatali o anteriori: se la lingua è sollevata verso la parte anteriore della bocca
- velari o posteriori: se la lingua è sollevata verso la parte posteriore della
bocca.
Le vocali toniche sono:
- a = vocale centrale di massima apertura
ɛ
- = vocale palatale aperta
- e = vocale palatale chiusa
- i = vocale palatale di massima chiusura
ɔ
- = vocale velare aperta
- o = vocale velare chiusa
- u = vocale velare di massima chiusura.
Le vocali atone sono [a] [e] [i] [o] [u].
Consonante Fono prodotto dal passaggio non libero dell'aria attraverso il canale orale.
Tre parametri di classificazione:
a) modo di articolazione
occlusive → in una prima fase il canale orale è completamente chiuso,
• poi apre per lasciare uscire l'aria. P, b, t, d, k, g.
continue → consonanti articolate in modo continuo, con la fuoriuscita
• dell'aria attraverso il canale orale parzialmente ostruito.
Laterali → la punta della lingua crea un'ostruzione parziale e l'aria
◦ può uscire solo dai lati del dorso della lingua. L
vibranti → la lingua vibra sul palato. r.
◦ fricative → canale fonatorio ristretto in un punto dalla lingua, dalle
◦ labbra e/o dai denti. Passa quindi solo poca aria, producendo un
frizione. F, v, s
nasali → canale fonatorio totalmente chiuso dalla lingua o dalle
◦ labbra. Il velo palatino si abbassa e fa passare l'aria dal naso. N
affricate → consonanti la cui pronuncia inizia con un suono occlusivo,
• per poi lasciare posto a un suono continuo (fricativo), articolato nello
stesso punto del precedente.
b) luogo di articolazione → riguarda il punto dove avviene l'ostruzione
bilabiali → pronunciate unendo le labbra e riaprendole
• labiodentali → labbro inferiore e denti superiori
• dentali → lingua a contatto con l'arcata interna superiore
• alveolari → punta della lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori
• velari → chiusura del velo palatino
• palatali → lingua tocca il palato
•
c) grado di articolazione
sorde → le corde vocali non vibrano
• sonore → le corde vocali vibrano
•
Semiconsonanti Sono due: [j] e [w]. Sono foni vicini alle due vocali corrispondenti [i] e [u], ma
di durata più breve rispetto ad esse. Le semiconsonanti non possono mai essere
accentate e si trovano nei dittonghi ascendenti, composti da semiconsonante e
una vocale: ieri, uovo.
Semivocali Sono [i] e [u] quando seguono una vocale e formano un dittongo discendente
come in laico, feudo
Iato Incontro di due vocali che non formano un dittongo. Paese, spia.
Rafforzamento Pronuncia rafforzata della consonante iniziale di parola quando questa è
fonosintattico preceduta da certe parole terminanti in vocale, che hanno la proprietà di
provocare il rafforzamento.
Queste parole sono:
- monosillabi accentati e numerosi non accentati
- polisillabi tronchi
- alcune parole piane
- nomi delle lettere dell'alfabeto e delle note musicali.
Il rafforzamento è assente nell'Italia settentrionale..
Elisione Caduta della vocale finale davanti a una parola iniziante con vocale. È
rappresentato graficamente dall'apostrofo.
Troncamento Caduta della parte finale della parola sia davanti a vocale che consonante.
Sillaba Insieme di fonemi pronunciati con una sola emissione di voce.
- sillaba aperta: finisce per vocale
- sillaba chiusa: finisce per consonante.
Norme per la divisione in sillabe:
una vocale seguita da una sola consonante fa sillaba a sé
• una consonante semplice fa sillaba con la vocale che segue
• le consonanti doppie si dividono tra due sillabe
• gruppi di due o tre consonanti diverse fanno sillaba con la vocale che
• segue se possono trovarsi a inizio di parola
gruppi di due o tre consonanti diverse fanno sillaba con la vocale che
• segue se non possono trovarsi a inizio di parola
dittonghi e trittonghi sono indivisibili, mentre lo iato è divisibile.
•
Accento In italiano è di tipo intensivo, perché conferisce alla sillaba accentata maggiore
intensità. L'accento italiano è anche mobile, cosa che determina il suo carattere
distintivo e quindi la presenza di coppie minime, cioè la presenza di parole che
si differenziano per la posizione dell'accento.
- parole piane → accentate sulla penultima sillaba (come la maggior parte delle
parole italiana)
- parole tronche → accento cade sull'ultima sillaba
- parole sdrucciole → l'accento cade sulla terzultima sillaba
- parole bisdrucciole → accento sulla quartultima sillaba
- parole trisbrucciole → forme verbali composte con pronomi atoni
(vìncolameli)
- parole clitiche → prive di proprio accento
enclitiche → se si appoggiano alla parola precedente
• proclitiche → se si appoggiano alla parola successiva
•
In generale, l'accento non è mai segnato, a meno che non siano parole tronche
bisillabe o trisillabe o quando la parola possieda un omografo e possa esservi
incertezza tra due parole identiche (ancòra/àncora).
Intonazione Riguarda le modalità di pronuncia di insiemi di parole, detti gruppi tonali.
I gruppi tonali sono caratterizzati da:
- tono
- distribuzione
- intensità degli accenti
l'andamento intonativo di un enunciato è detto tonìa e ce ne possono essere di
tre tipi: tonia conclusiva → andamento discendente
• tonia interrogativa → andamento ascendente
• tonia sospensiva
• MORFOLOGIA E MORFOSINTASSI
Morfologia Settore relativo alla formazione delle parole
Morfosintassi Si occupa delle relazioni tra la forma e la funzione, tra la forma e il suo uso in
unione con altre parole.
Parti del discorso Sono le categorie fondamentali del sistema morfologico. In italiano sono nove:
nome
• articolo
• aggettivo
• pronome
• verbo
• avverbio
• preposizione
• congiunzione
• interiezione
•
Parole piene Con contenuto semantico significativo
Parole vuote o Che hanno debole contenuto semantico, e che hanno piuttosto un ruolo
grammaticali grammaticale di completamento e supporto alle parole piene.
Parole variabili Verbi, nomi, aggettivi, pronomi
Parole invariabili Avverbi, preposizioni, congiunzioni, interiezioni.
Articolo Può essere:
determinativo → il, lo, la, i, gli, le. Serve per designare una classe, una
• categoria, oppure una persona o un oggetto noto. Deriva dall'aggettivo
latino ille, illa, illae, illi, con aferesi (caduta della sillaba iniziale)
indeterminativo → uno, una. Indica il membro di una classe, categoria,
• oggetto o una persona non ancora precisati. Deriva da unus/una.
Davanti ai nomi propri non si usa l'articolo, ma nell'italiano parlato in alcune
regioni del settentrione si mette.
Davanti al cognome, l'articolo si può mettere, soprattutto per i personaggi
famosi.
I nomi di città e piccola isola non vogliono l'articolo, mentre lo richiedono
quelli di continente, nazione, regione e isola grande.
Nome Varia per genere e numero ma non in caso, distinzione affidata alle
preposizioni e all'articolo.
Sono distinti in:
nomi propri → designano un particolare individuo
• nomi comuni → designano ogni possibile individuo di una specie o
• categoria
nomi collettivi → designano un gruppo di individui
• nomi concreti → designano oggetti percepibili con i sensi
• nomi astratti → designano concetti
• nomi numerabili → indicano oggetti o entità delimitabili, che possono
• esistere in pluralità e quindi ricorrono anche al plurale
nomi non numerabili → sono sostanze amorfe (acqua) o materiali
• considerati genericamente (ferro).
Due irregolarità:
nomi maschili terminanti per -co e -go possono avere il plurale chi/ghi
• o ci/gi, senza regola precisa
nomi femminili in -cia e -gia al plurale mantengono la i se la
• consonante palatale è preceduta da vocale (valigia-valigie), la perdono
se la palatale è preceduta da consonante (mancia-mance).
Aggettivo Parte del discorso variabile in genere e numero, che serve a modificare il nome
a cui si riferisce dal punto di vista della qualità (qualificativo) o della
determinazione (determinativo).
L'aggettivo qualificativo può avere tre funzioni:
- attributiva → se si collega direttamente a un nome
- predicativa → se si collega a un verbo
- avverbiale → se usato al posto di un avverbio
Può essere di grado positivo, comparativo e superlativo.
Esso è collocato spesso dopo il nome, ma a volte anche prima, nel caso abbia
più il valo