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IL DIGESTO
Pubblicato con le Istitutiones nel 533, ne rimangono solo alcuni frammenti, complessivamente
definiti Lettera Bononiensis o Vulgata, e uno scritto fiorentino, Littera Florentina, scritta in modo
molto chiaro e semplice perché Giustiniano stesso vietò le abbreviazioni, tipiche della scrittura
amanuense, poiché TUTTI DOVEVANO ESSERE IN GRADO DI LEGGERLO.
Il testo del Corpus era in latino ma fu tradotto anche in greco, tanto che Basilio il Macedone nel IX
sec scrisse “ta basilikata" in cui riassunse e tradusse in greco il Corpus, basandosi sui testi dei
maestri, che avevano tradotto il testo in greco o ne avevano tratto riassunti e parafrasi per i propri
studenti greci.
Anche presso i barbari il diritto romano era diffuso, perché lì vigeva il PRINCIPIO DI
PERSONALITA’, cioè ciascuno applicava il diritto della propria nazione e, siccome vedevano con
ammirazione al diritto romano, lo presero come esempio anche nell’erogare proprie leggi INFATTI
circolavano sia i primi 9 libri del Codex che le Institutiones che il Digesto, tanto il diritto romano
confluì nella Lex Wisigotarum e nella lex Burghundiarum INOLTRE in questo periodo viene meno il
tipo di scuola “classica” e si inizia a studiare nelle cattedrali e nei monasteri = L’INSEGNAMENTO
E LO STUDIO SONO IN MANO ALLA CHIESA che divide lo studio in TRIVIO (grammatica,
retorica e dialettica) e QUADRIVIO (aritmetica, geometria, musica e astronomia) = NON ESISTE
PIU’ L’INSEGNAMENTO SPECIFICO DEL DIRITTO, che tornerà solo con IRNERIO nell’XI sec,
un maestro d’arti liberali di Bologna, che deciderà di insegnare SOLO diritto e recupera alcuni testi
del Corpus (Insitutiones, Codex e Digesto, ma non le Novellae perché non le ritiene originali), che
era caduto in disuso quando i barbari a Roma sterminarono i maggiorenti romani nel VI sec e
dunque nessuno era più in grado di leggerlo = nascono le università di Pavia e Bologna e,
essendo uniche in tutta l’EU, vi sono anche molti stranieri E sono gli studenti a comandare
l’università (il rettore è uno studente) e a mettere alla prova gli insegnanti perché la materia di
studio, i testi erano molto difficili e i professori dovevano essere il più competenti possibile = in
questo ambiente nasce la Lettera Vulgata INFATTI gli studenti crearono un centro di copiatura
all’interno dell’università, composto da copisti pagati, affinché alla fine del proprio corso lo studente
potesse avere una propria copia del testo = siccome gli studenti scrivevano sul testo le proprie
glosse (pag 402), gli insegnanti, nel XIV sec, scrivevano libri (pag 400) che già erano dotati di
glosse, che vennero poi applicate anche nei tribunali = la Vulgata contiene manoscritti man mano
glossati.
METODO DI COMPILAZIONE DEL DIGESTO (PAG 52)
Teorie:
1. la prima è quella di BLUHME che si basa su due osservazioni:
a) i frammenti sono divisi di regola in 3 gruppi, detti masse (sabiniana, edittale e papinianea) più
un piccolo gruppo di opere, Appendix, che raccoglie testi il cui spoglio incominciò in
un’avanzata fase dei lavori, quando i primi libri erano già stati completati;
b) in ogni gruppo la sequenza dei testi tratti dalle diverse opere è pressoché costante, sebbene il
sistema non fosse rigido e ammettesse spostamenti fuori massa.
Secondo Bluhme i compilatori si divisero in tre gruppi, ciascuno con una massa, e spogliano i testi
uno ad uno, si confrontavano con il Codex e ciò che veniva estrapolato veniva posto sotto una
rubrica, che bisognava mutuare dal codice o dall’Editto o dallo stesso testo, dopo di che si poteva
modificare, tagliare o modernizzare il testo INFINE, dopo che tutto ciò fu fatto per tutte le masse, si
ebbero le Pandette, che vennero confrontate e modificate qualora ci fossero ripetizioni o
contraddizioni e vi si aggiungessero i supplementi del caso. Ciò che era rimasto senza
collocazione venne poi posto in coda alla prima;
2. HOFMANN: tesi del Predigesto = troppo pochi 3 anni per crearlo = esistevano opere già
sistemate;
3. VERRI e MANTOVANI smentiscono Hofmann = troppa regolarità;
3
ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO I
4. HONORE’ = la commissione si divise in tre gruppi, in base alle masse, e poi in due sottogruppi
ciascuna con un commissario e mezza massa da analizzare, intanto gli 11 avvocati giravano
tra i gruppi per dare consulenza;
5. Smentito da OSLER: i suoi calcoli sono basati su ipotesi = non sono attendibili;
6. MANTOVANI: prima vennero consultati le opere che trattavano temi autorevoli, il resto fu
organizzato per temi omogenei, poi ci si dedicò alle opere più specialistiche = FU UNA
LETTURA PILOTATA.
LE INTERPOLAZIONI (PAG 57)
Si tratta di tutte le alterazioni dei testi giurisprudenziali classici compiute dai compilatori
giustinianei, sia al fine di adeguare il contenuto ai tempi sia al fine di eliminare contraddizioni,
parole superflue o ripetizioni.
Un approccio storico, cioè cercare di capire quali e dove fossero le varie interpolazioni, lo si ebbe
solo a partire dall’800/900, quando il diritto romano cessò di essere considerato come diritto
vigente e furono inaugurate le codificazioni nazionali MA tra gli studiosi si diffuse la tendenza ad
appiattire il diritto romano riducendolo all’età classica la multiformità della realtà descritta dai
giuristi e il diritto da loro impersonato = testi che portarono l’attenzione sulle interpolazioni o sulle
glosse post-classiche:
A. Index interpolationum (1929-1935): documenta la ricerca interpolazionistica;
B. Indice delle parole, frasi e costrutti ritenuti indizio di interpolazione nei testi giuridici romani
(1927 G. Citati): elenco alfabetico di tutte le parole considerate indici di sospetto;
Metodi più corretti di ricerca delle interpolazioni rispetto a quello linguistico:
1. Confronti testuali;
2. Metodo poligenetico: si basa sulla collocazione di un frammento nell’opera originaria,
rilevabile dall’inscriptio = se un istituto classico è diventato desueto in epoca giustinianea, così
è molto facile da individuare, perché ci saranno delle incongruenze (ex. Mancipatio e fiducia);
3. Basilici: compilazione bizantina del IX sec ricca di scolii;
4. Criteri storici.
LA TRADIZIONE MANOSCRITTA DEL DIGESTO (PAG 61)
Il testo del Digesto ci è pervenuto attraverso un manoscritto in pergamena, la c.d. littera Florentina
(VI sec), e una serie di frammenti detti complessivamente Vulgata o lettera Bononiensis (XI sec),
copiati a partire dalla rinascita della scuola di Bologna.
La prima notizia dell’esistenza della Florentina ci perviene da una citazione di Rogerio nel XII, in
merito ad un frammento del Digesto e facendo riferimento ad una lezione contenuta in una littera
vetus. A Pisa, dove si trovava originariamente il manoscritto, viene considerato una reliquia e
perciò nel 1406 viene portata a Firenze come bottino di guerra e viene collocata nel Guardaroba
del Palazzo Vecchio, fino al 1786 quando viene spostata nella biblioteca Laurenziana, dov’è
tutt’ora conservata.
Originariamente si trattava di un testo in due volumi, ma venne sfascicolato per la copiatura,
contenente anche delle traduzioni latine dei testi greci, aggiunte nel XIV sec.
Testo:
a. la scrittura è di tipo onciale, cioè continua e tondeggiante, B-R, per il modo in cui sono scritte
queste due lettere; 4
ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO I
b. il testo è suddiviso in due colonne da 44-45 linee ciascuna;
c. la prima lettera di ogni colonna è sempre più grande (tecnica in voga dal 300 al 700, ma poi
caduta in disuso);
d. Il manoscritto è diviso in 101 fascicoli numerati con numeri romani posti sul recto (pagina di dx)
della prima carta nell’angolo inferiore interno;
e. Le abbreviazioni sono inesistenti (= volere di Giustiniano);
f. : indicano la fine del frammento;
g. :: isolano una legge;
h. Alla fine di ogni frammento ci sono frasi ornamentali (ex la famosa Pulchra quasi stella che
chiude il manoscritto o Feliciter) dette COLOPHON, dal greco cima, compimento;
i. I nomi dei giuristi, i numeri dei libri, i colophon, i titoli e le R di rubrica sono tutti in rosso;
Dove e come è stata scritta la Fiorentina?
Teorie:
1. MOMMSEN: 12 amanuensi e due correttori (il primo corresse dal 1al 18esimo libro e l’altro i
restanti 32) tutti greci. La sua deduzione sulla loro nazionalità parte da alcuni indizi: 1. Errori
derivanti dall’abitudine di scrivere in greco; 2. La scritta greca “ Con buona fortuna a chi scrive
queso libro”. Ritiene invece che i correttori fossero due per tre ragioni: 1. Hanno scritture
diverse; 2. I primo 18 libri sono numerati con lettere greche, gli altri con numeri latini; 3. Gli
aggettivi numerali in esimus sono scritti fino al 18esimo libro titolo V con la n, aggiunta dal
correttore quando lo scriba l’aveva dimenticata, dal 18 esimo titolo V senza la n e dal 32 vi
sono entrambe le forme con rare correzioni della n. Tuttavia Mommsen non sa dire se sia stata
copiata in Italia o a Costantinopoli;
2. KANTAROVICZ: ritiene che ci fossero 13 amanuensi di cui uno solo greco, che i due correttori
fossero greci e che il fosse stata copiata in Italia;
3. LOWE: ritiene che fosse stata scritta a Costantinopoli dal momento che utilizza nuovi metodi di
indagine, non linguistici, ma codicologici e paleografici INFATTI si propose di stabilire se fosse
esistito un centro copiatura bizantino in grado di realizzare un’opera come la Florentina, che
analizzò insieme ad altri frammenti con caratteristiche simili. Concluse che la sede di copiatura
fosse stata Costantinopoli e che gli scribi erano greci sebbene non ignari della pratica scrittoria
latina, grazie ad alcuni indizi: 1. Il colophon “con buona fortuna a chi scrive questo libro; 2. La
pratica greca di indicare l’omissione di un passo e l’inserzione corrispondente a margine con
alcuni segni specifici; 3. L’utilizzo di > per indicare una citazione; 4. La divisione sillabica greca
per andare a capo. TUTTAVIA, pur concordando con Mommsen sulla nazionalità degli scribi e
dei correttori, non concorda sulla data di copiatura, secondo lui dello stesso anno della
pubblicazione del Digesto, mentre Mommsen la collocava qualche qualche generazione dopo
(recentemente è stato scoperto da Stolte che fu copiata non oltre il 557 in base alla sua
divisione tipica del curriculum di studi rispettato fino a quell’anno);
4. CAVALLO E MAGISTRALE: sostengono che sia scorretto escludere totalmente altri centri di
copiatura solo in base alle considerazioni di Lowe, dal momento che quella tecnica scrittoria si
era diffusa anche in altre zone (ex Egitto), che comunque vi è modo di credere che almeno
uno dei correttori fosse latino e che la Fiorentina si trova