vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Alcune regioni più scure, sarebbero formate da pile di sacchi
tilacoidi,
membranali chiamati maggiori in numero nelle piante con poca
tilacoidi intergranali,
radiazione solare. I decorrono lungo il cloroplasto
connettendo i diversi grana. La singola camera interconnessa tra i
lume, margine
tilacoidi è definita mentre è l’estremità tilacoidale a
contatto con lo stroma, una sostanza amorfa ricca in ribosomi. Questa
coniugazione infatti, permette la sintesi di più zuccheri rispetto a quelli
amido
consumati, che vengono accumulati in granuli di amido,
primario, che nella notte viene idrolizzato per continuare le attività
amiloplasti,
metaboliche della pianta. In parte viene trasportato negli
amido secondario.
dove viene accumulato come
Molto importanti sono le interazioni tra DNA del nucleo ed il DNA
plastidiale.
CROMOPLASTI
Forma variabile, mancano di un sistema tilacoidale vero e proprio. La
trasformazione in cloroplasto comporta la degradazione delle clorofille e
pigmenti
dell’apparato fotosintetico. Compaiono inoltre nel plastidio
carotenoidi, in gocce lipidiche o associati a membrane. Questa
conversione risulta legata a fattori endogeni (ormoni e nutrienti) ed
ambientali (fotoperiodo e temperatura). Ad opportune condizioni questo
processo è reversibile.
In molti casi (ciliegia, rosa, foglie come l’acero rosso) la colorazione non è
legata ai carotenoidi ma piuttosto a pigmenti antociani disciolti nel succo
vacuolare.
Nelle foglie senescenti invece, si possono osservare plastidi che degradano
irreversibilmente (accumulo di carotenoidi e demolizione delle strutture
legate alla clorofilla).
LEUCOPLASTI
Qualsiasi plastidio privo di colore. Classificati in base alle sostanze
prodotte ed accumulate.
Elanoplasti, accumulano lipidi,
proteinoplasti, immagazzinano proteine e sono visibili in alcune radici,
amiloplasti, accumulano carboidrati sotto forma di amido, ma non sono
in grado di sintetizzarli.
Gli amiloplasti maturi sono quasi completamente occupati da granuli di
amido, che differiscono da specie a specie, accumulandosi intorno ad un
ilo.
centro di formazione chiamato
Nelle cellule della cuffia radicale, gli amiloplasti funzionano come
statoliti, organi in grado di percepire lo stimolo gravotropico (gravità).
PIGMENTI FOTOSINTETICI
I pigmenti coinvolti nella cattura della radiazione solare sono di tre tipi:
Clorofille, Carotenoidi e Ficobiline.
clorofille
Le sono metallocomposti che appartengono alle porfirine.
Esistono in natura quattro tipi di clorofille, clorofilla a (tutti gli organismi
fotosintetici procarioti ed eucarioti), clorofilla b (nelle alghe verdi ed
euglenoidi), clorofilla c (in numerose classe algali), clorofilla d ( in un
cianobatterio ed alcune alghe rosse).
Le diverse clorofille si differenziano per differenti gruppi terminali ad esse
legati.
carotenoidi
I sono pigmenti liposolubili presenti in tutti gli organismi
fotosintetici. Formati da unità isoprenoidi appartenenti a due categorie: i
caroteni (abbondanti in carota e pomodoro, seppur in altre forme) e le
xantofille.
ficobiline
Le sono pigmenti idrosolubili rossi e blu presenti nei
cianobatteri e nei cloroplasti di alcune alghe. Coniugati con proteine
formano granuli situati sulla superficie esterna dei tilacoidi.
CICLO DI SVILUPPO DEI PLASTIDI
I plastidi derivano sempre da altri plastidi, la cellula non è in grado di
formare ex novo questi granuli. Tutti i plastidi derivano da quello ceduto
dal genitore al figlio tramite riproduzione.
Il gamete maschile concorre solo per la parte genetica alla formazione
dello zigote, gli organuli infatti, sono ereditati dalla madre, che per
scissione binaria aumenta in numero i propri plastidi per poterne donare
un sufficiente numero alla prole.
Il tipo ed il numero di plastidi presenti in una cellula adulta è legato a
fattori interni ed ambientali.
Nelle diverse porzioni della pianta infatti troviamo diversi plastidi.
La formazione del sistema tilacoidale avviene solamente in presenza di
ezioplasti,
luce. In caso di crescita al buio infatti, si formano che
posseggono un corpo paracristallino. Se sufficientemente esposto alla luce
poi, questo corpo paracristallino si disgrega e le membrane si
riorganizzano a formare tilacoidi, trasformando l’ezioplasto in cloroplasto.
fotoconversione,
Questo processo è definito e si compie generalmente
nell’arco di un paio di giorni.
ORIGINE EVOLUTIVA DEI PLASTIDI teoria
Dal cloroplasto si sarebbero differenziati gli altri tipi. Secondo la
endosimbiontica, il cloroplasto si sarebbe originato da un ancestrale
simbiosi tra cianobatteri ed organismi ameboidi eterotrofi.
Questa teoria prevede che piccoli cianobatteri siano stati inglobati in una
cellula ameboide, e che con il tempo questa siambiosi sia diventata
obbligatoria per la sopravvivenza di entrambi.
Esistono due ipotesi che possono aver portato questa simbiosi alla
creazione dell’intera biodiversità vegetale:
- Ipotesi monofiletica, un singolo evento endosimbiontico porta
all’integrazione del cianobatterio nella cellula eucariotica primitiva.
- Ipotesi polifiletica, numerosi eventi endosimbiontici indipendenti sono
all’origine della intera biodiversità vegetale.
I risultati di molte ricerche dimostrano che diversi taxa algali siano frutto
di endosimbiosi secondarie o terziarie (un eucariote eterotrofo avrebbe