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Interessi e Usura

Per interessi si intendono il prezzo che si paga per la prestazione ricevuta, per vantaggi ogni altro tipo di compenso pagato allo stesso scopo. A differenza delle altre ipotesi, è l'oggetto superamento di una certa soglia che determina la rilevanza penale del fatto e la legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari (tipica norma penale in bianco). Il tasso usurario legale si determina aumentando di un quarto il tasso medio del tipo di operazione presa in considerazione.

Usura concreta. Trova la sua definizione nel comma 3 e ricorre quando gli interessi, i vantaggi o i compensi, pur inferiori al limite di legge, risultino per le concrete modalità del fatto o in considerazione del tasso medio praticato per operazioni similari, comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o dell'altra utilità. A ciò deve necessariamente aggiungersi la condizione di difficoltà economica o finanziaria in cui deve

Trovarsi il soggetto che ha dato o promesso gli interessi. Tale difficoltà dovrebbe esistere obiettivamente e non nella solarappresentazione soggettiva della persona offesa. Irrilevanti le motivazioni personali. La difficoltà finanziaria viene comunemente intesa come mancanza, anche momentanea, di liquidità pur a fronte di una condizione economica nel complesso sana; mentre quella economica consiste in una carenza di risorse e di beni in uno stato di dissesto complessivo. La difficoltà non deve coincidere con lo stato di bisogno, rispetto al quale essa costituisce un minus e che configura attualmente una circostanza aggravante.

Mediazione usuraria. Consiste nel pretendere per l'opera mediatoria vantaggi usurari ovvero sproporzionati se ottenuti da persona in difficoltà economiche o finanziarie. Si tratta dell'ipotesi in cui il reo svolge un'attività di intermediazione fra la vittima e l'usurario, non necessariamente in via professionale.

ma anche occasionale. Essa deve essere effettiva giacché in caso di simulazione risponderà ai sensi del comma 1. Generalmente viene ritenuto possibile il tentativo da parte di chi compie atti diretti in modo non equivoco a farsi dare o promettere interessi o vantaggi usurari. L'elemento psicologico richiesto è il dolo generico. È posto un limite al concorso di reati, prevedendo una clausola di riserva rispetto al reato di circonvenzione di incapace di cui all'articolo 643 codice penale. Qualora il compenso usurario sia ottenuto con inganno ovvero con violenza ricorrerispettivamente la fattispecie della truffa o dell'estorsione. Il comma 5 dell'articolo 644 codice penale prevede cinque circostanze aggravanti ad effetto speciale se il reato è stato commesso: - Da chi esercita attività professionale, bancaria o di intermediazione finanziaria mobile. - Da chi ha chiesto in garanzia partecipazioni o quote societarie o aziendali.penale. L'articolo 646 del codice penale disciplina il reato di appropriazione indebita. Questo reato si verifica quando una persona si appropria indebitamente di beni mobili che sono di proprietà di un'altra persona. Ci sono diverse circostanze in cui si può configurare l'appropriazione indebita: - Quando si agisce in danno di una persona che si trova in stato di bisogno. - Quando si agisce in danno di una persona che svolge un'attività imprenditoriale, professionale o artigianale. - Quando si agisce ai danni di una persona sottoposta alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale durante il periodo di applicazione. Il reato di appropriazione indebita è procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale collegiale. È importante sottolineare che la fattispecie di appropriazione indebita è strettamente legata al reato di furto. In origine, queste due condotte erano considerate come un'unica figura criminosa e l'appropriazione indebita era conosciuta come "furtum improprium", ovvero come un'offesa alla proprietà disgiunta dal possesso. Successivamente, si è optato per l'incriminazione autonoma degli attentati patrimoniali commessi da chi è in possesso di cose mobili altrui, e oggi questa figura è disciplinata dall'articolo 646 del codice penale.

penale. Inizialmente si tendeva ad identificare l'oggettività giuridica del reato nella tutela del rapporto fiduciario tra proprietario e soggetto sul quale incombe l'onere di restituire la cosa posseduta. Attualmente il bene protetto è meglio individuato nel diritto di proprietà.

Soggetto attivo è chiunque si appropri della cosa mobile di cui abbia, a qualunque titolo, il possesso. Si tratta, dunque, di un delitto comune.

Soggetto passivo del reato non può che essere il proprietario, cui spetta la facoltà di presentare querela. Può configurarsi il reato anche in capo al comproprietario che si comporti da dominus anche per la parte eccedente la quota a lui spettante.

Il presupposto della condotta è il possesso della cosa di cui ci si appropria. Quanto al concetto di possesso, è necessario rifarsi, anche in questa sede, a quell'accezione, più ampia di quella civilistica, che di esso accoglie il diritto penale.

in base alla quale è possessore chiunque esercita un autonomo potere di fatto sulla cosa, incluso chi ne abbia la detenzione, purché si esplichi al di fuori della diretta vigilanza di chi abbia sulla cosa un potere giuridico maggiore. Esso inoltre può essere fondato su qualunque titolo, purché derivativo e non penalmente illecito. Il possesso acquisito in conseguenza di altro reato renderebbe impossibile quella interversio possessionis che costituisce elemento materiale dell'appropriazione indebita, cosicché gli eventuali atti dispositivi della cosa illecitamente ottenuta. La condotta punitiva consiste nell'appropriazione, tradizionalmente intesa quale interversione del possesso, secondo lo schema tracciato dagli articoli 1141 e 1164 del codice civile. In altri termini, compie un'appropriazione colui che, possedendo inizialmente per conto di altri, comincia a possedere per conto proprio animo domini. Si richiede, nello specifico, la sussistenza

sono diverse forme di manifestazione del reato di appropriazione: 1. Consumazione: si verifica quando si tratta di beni consumabili, cioè beni che vengono utilizzati e consumati nel corso dell'azione. In questo caso, l'appropriazione si considera compiuta quando il proprietario viene definitivamente escluso dal possesso del bene. 2. Alienazione: si verifica quando il bene viene trasferito a un'altra persona, sia a titolo oneroso che a titolo gratuito. In entrambi i casi, l'alienazione del bene comporta un risultato che dimostra in modo inequivocabile l'inversione del possesso, cioè il passaggio del bene dal proprietario all'appropriatore. 3. Ritenzione: si verifica quando il bene viene trattenuto dall'appropriatore senza restituirlo al proprietario. È importante sottolineare che parte della dottrina ritiene che la mancata restituzione alla scadenza del termine non costituisca un'azione omissiva di appropriazione, anche se l'appropriatore ha l'intenzione di tenere il bene come proprio. Questa interpretazione è supportata da argomentazioni diverse.

è da un lato il principio di tassatività, dall’altro il principio di materialità. In questi casi, alla condotta meramente omissiva di non restituzione dovrà almeno accompagnarsi una qualche condotta positiva. In tal senso conclude anche la giurisprudenza, la quale nega che l’omessa restituzione della cosa integri il reato, ove non si ricolleghi, in base a concludenti circostanze di fatto, ad un atto di disposizione uti domnus e, soggettivamente, all’intenzione di convertire il possesso in proprietà per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.

Distrazione, consiste nel dare alla cosa una destinazione diversa da quella originaria, incompatibile con il titolo e le ragioni del suo possesso. Essa non implica necessariamente un’impropriazione del bene se non accompagnata da atti esterni di signoria da parte del distrattore. Nella specie, dopo la privatizzazione dell’attività creditizia, è emersa nella

Prassi l'esigenza di ricondurre nella sfera di operatività dell'articolo 646 codice penale l'ipotesi del dipendente di banca che conceda abusivamente il fido bancario o distragga, a profitto proprio o di altri, il denaro di cui abbia il possesso a ragione del suo ufficio, stante l'impossibilità di qualificare ormai tali condotte in termini di peculato o abuso d'ufficio.

Oggetto materiale dell'azione è il denaro o la cosa mobile altrui.

Il dolo richiesto è specifico e consiste nella coscienza e volontà del fatto appropriativo, accompagnata dall'ulteriore fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. L'elemento soggettivo non è integrato se vi è la coeva volontà di restituire la cosa, utile alla consapevolezza della possibilità della restituzione, o se dipende da un errore sull'elemento normativo dell'altruità della cosa tale da indurre il soggetto a

ritenersi proprietario.Il reato si consuma quando si è realizzato l'atto appropriativo. Si discute sull'unisussistenza del reato, da cui deriva anche la possibilità di configurare il tentativo. Su un primo fronte vi è chi sostiene l'istantaneità del delitto poiché la condotta esteriore ha unicamente la funzione di manifestare il mutuo atteggiamento del soggetto nei confronti della cosa. Di contrario avviso altri autori, i quali ammettono il tentativo, osservando che spesso la condotta di appropriazione si compone in più atti, specie ove si compia attraverso il consumo o l'alienazione della res. L'articolo 646 comma 2 codice penale prevede come aggravate speciale l'aver commesso il fatto su cose possedute a titolo di deposito necessario. Il regime di procedibilità è in via di modificazione ad opera di uno schema di decreto legislativo approvato in via definitiva il 21 marzo 2018. In forza di taleintervento normativo, il delitto sarà sempre procedibile a querela di parte, mentre attualmente si procede d'ufficio ove ricorrano le aggravanti previste dal comma 2 e dall'articolo 61 n. 11 codice penale. La competenza è del Tribunale in composizione monocratica. Ricettazione. Articolo 648 codice penale Il bene giuridico protetto dalla fattispecie non è pacifico e la stessa collocazione del delitto tra i reati contro il patrimonio mediante frode è stata criticata. Secondo la dottrina tradizionale, è un reato plurioffensivo poiché tutela, oltre al patrimonio, l'amministrazione della giustizia. La giurisprudenza maggioritaria sostiene invece che dalla ricettazione discende solo una lesione degli interessi patrimoniali. Per altra posizione ancora, esso tutelerebbe solo l'amministrazione della giustizia. Presupposto del reato de quo è che il denaro o la cosa oggetto della condotta devono essere

La ricettazione è un reato che consiste nell'acquisire, detenere o vendere beni provenienti da un reato. Qualunque delitto, sia esso colposo o doloso, può costituire la base della ricettazione, mentre sono escluse le contravvenzioni, gli illeciti civili ed amministrativi. Inoltre, la stessa ricettazione può diventare il presupposto per un'altra ricettazione.

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SSD Scienze giuridiche IUS/17 Diritto penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesca ghione di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto penale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Riverditi Maurizio.