vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Ma sono diversi i filosofi a riprendere Agostino, per esempio Pseudo-Dionigi l’Aeropagita L’Aeropago è una delle
e Giordano Bruno le cui opere ebbero successo in Inghilterra. Fu un collegamento fra il colline di Atene ove si
neoplatonismo di Plotino e quello inglese. riunivano le
magistrature
nell’Antica Grecia
Leibniz
Nel 1684 Leibniz pubblica Dissertazione sulla conoscenza, verità e idee
confusa
obscura
conoscenza distinta
clara adeguata
inadeguata intuitiva simbolica
La conoscenza oscura crea rappresentazioni che non producono conoscenza perché
troppo sfocate per es. l’Entelechia di Aristotele, una dottrina secondo cui la realtà ha
inscritto in sé stessa la meta a cui tende. Quella chiara invece crea rappresentazioni che
ci permettono di distinguere ciò che è rappresentato.
La conoscenza chiara e confusa (confondere, legare insieme) contiene una serie di
elementi che non siamo in grado di distinguere certamente, ovvero quella legata ai sensi:
se incontro un oggetto colorato so distinguere il suo colore ma mai potrei far
comprendere il rosso ad un cieco. So anche distinguere il bello dal brutto ma limitandosi
ad una frase di Leibniz “è brutto ciò a cui manca un non so che”.
Tale tipo di conoscenza ha una sua autonomia.
La conoscenza chiara e distinta contiene elementi distinguibili con chiarezza uno dall’altro:
- Inadeguata se devo comunque rifarmi alla conoscenza chiara e confusa. Es.
definendo l’oro posso indicarne peso specifico, durezza, colore, ecc.
- Simbolica se conosco tutti gli elementi ma non posso distinguerli es. un
chiliagono è un poligono di 1000 lati e nonostante io lo sappia, mi appare
come un cerchio
- Intuitiva se riesco invece a distinguere tutti gli elementi
- Adeguata che deriva dalla conoscenza del numero, degli atomi, ecc.
La conoscenza propria di Dio è adeguata e intuitiva dunque perfetta, quella che l’uomo
ha di Dio è simbolica.
Qui si inizia a vedere la distanza da Cartesio che riteneva conoscenza solo quella
derivante da rappresentazioni chiare e distinte, contrariamente per Leibniz anche la
conoscenza sensibile ha una sua dignità: le rappresentazioni chiare e confuse
costituiscono una forma di conoscenza, non è più solo un passaggio necessario alla
conoscenza ma la sensibilità inizia ad acquistare una sua autonomia.
In un frammento di Eraclito si narra che Omero per conoscere le origini dei propri
genitori interrogò l’oracolo che gli indicò l’isola di Io, mettendolo anche in guardia da un
enigma. Quando arrivò trovò dei marinai che si stavano spulciando e alla domanda di
Omero su cosa avessero preso questi risposero: “quel che abbiamo preso lo lanciamo
lontano da noi, quel che non abbiamo preso lo teniamo con noi” (intendendo i pidocchi)
non essendo in grado di risolvere l’enigma Omero morì (questo finale lo si legge in un
frammento di Aristotele che conclude la leggenda narrata da Eraclito).
Analogamente per Leibniz ciò che abbiamo preso è il fluire delle sensazioni che sfugge
lontano da noi mentre ciò che non abbiamo preso ma che rimano con noi è cioè che
Platone chiama idee. Per Leibniz ciò che cogliamo coi sensi ricade sotto il dominio della
logica (logos, ragione) ovvero la facoltà che presiede la conoscenza. Nonostante l’uomo
non possa raggiungere la conoscenza perfetta (che spetta solo a Dio) deve continuare a
tenderci.
In Kant l’intelletto è facoltà che rielabora sotto l’unità le rappresentazioni della
sensibilità ciò che è sovrasensibile compete alla ragione la quale non fornisce in alcun Concetto → Intelletto
modo conoscenza. Per Kant si conosce solo a partire dalla sensibilità, ovvero solo ciò Idea → Ragione
che i nostri sensi offrono (ereditato dall’empirismo inglese di Hume): non conosciamo
la realtà ma solo i fenomeni che i nostri sensi colgono, non arriviamo al noumeno “la
cosa in sé”. Ciò non significa che ciò che non cogliamo non esista, Kant non è un
idealista.
La ragione non è facoltà conoscitiva e si limita a pensare alle cose senza che ci sia una
sollecitazione sensibile e infatti la moralità compete alla ragione perché se la morale si
basasse sul senso non potrebbe essere garantita la libertà (principio chiave
dell’illuminismo che segue il pensiero kantiano).
Baumgarten
Nel 1735 Baumgarten troverà, in quella che oggi chiameremmo tesi di laurea, una
fusione tra la filosofia razionale (metafisica) e la poetica. Nel suo intendo vi era di
mostrare come esse non si interessino alla stessa questione ma differenziandosi nei
modi, anzi definisce le due dottrine legate da “amicizia”.
Un discorso è una connessione di rappresentazioni, Aristotele nel De Interpretazione
descrive ciò descrivendo i suoni della voce come simboli per le affezioni dell’anima.
Gli oggetti fanno proprio questo, lasciano delle affezioni in noi (per usare le parole di
Kant).
Dunque l’orazione di permette di comprendere affezioni connesse.
Baumgarten riprende la distinzione di Leibniz in rappresentazioni chiare e confuse e
chiare e distinte ma per lui quelle chiare e confuse sono oggetto di una apposita facoltà
non solo partecipano al processo conoscitivo. Anzi, possono esistere rappresentazioni
distinte che contengono rappresentazioni sensibili o viceversa.
Su cosa si basa un’orazione perfetta (poesia)?
Le rappresentazioni oscure non permettono nessun tipo di conoscenza e pertanto Poetica è l’insieme di
non devono essere oggetto della poesia ma ciò vale anche per le rappresentazioni regole a cui si conforma
chiare e distinte. Solo le rappresentazioni chiare e confuse sono di dominio della la poesia. Il suo studio è
poesia. la filosofia della poetica.
Poesia è scienza che conduce alla perfezione.
Poesia e filosofia della poetica esigono che nel poeta si erga la facoltà sensitiva Solo l’uomo ha la teknè
inferiore (non in senso dispregiativo ma nel senso che “sta sotto” cioè è vicino alla ovvero arte in senso
sensibilità) e non è la logica (che si occupa di rappresentazioni universali) a guidare poietico: creare qualcosa
questa facoltà conoscitiva inferiore come per Leibniz, infatti per Baumgarten non è che non c’è prima
vero che ciò che risiede nel particolare si posso automaticamente trovare
nell’universale.
Si necessita di un’altra facoltà che è parallela alla logica, nonostante la preceda, e
questa è la sensibilità. I primi ad utilizzare il termine “rappresentazioni estetiche”
furono i padri fondatori greci e cristiani per distinguerle da quelle noetiche
(dell’intelletto). Rappresentazioni estetiche, sono tutte quelle cose che sentiamo
assenti, che appaiono e possono riferirsi anche a ciò che si immagina e che non per
forza deve esistere. Es. una fenice bellissima ma inesistente.
Tale concetto verrà ripreso anche da Kant nel “bello senza alcun interesse” intende
proprio ciò che esiste ma che non necessariamente debba esistere.
Il giudizio estetico in Kant è compito del soggetto e nulla a che fare con l’oggetto
pertanto è affidato alla ragione e non può fornire conoscenza.
Le rappresentazioni sensibili sono oggetto della scienza estetica (estetica) che è sorella
minore della logica.
Nel trattato del 1750 Baumgarten parla di estetica come:
- Teoria delle arti liberali
- Gnoseologia inferiore (dei sensi)
- Arte del pensare in modo bello
- Scienza della conoscenza sensitiva
Egli stesso, come era solito procedere per la scolastica metafisica, si pone delle auto-
obiezioni:
- Il filosofo non deve occuparsi delle passioni e delle favole ma ribatte che “il
filosofo è uomo tra gli uomini e non può non considerare così tanta parte
della conoscenza”. In accordo col fatto che la conoscenza ha come input il
dato sensibile. Sta nascendo una nuova antropologia in cui l’uomo è sì
limitato e dunque limitata la sua conoscenza ma proprio per questo è uomo.
- “la confusione è indispensabile alla verità” pertanto non esiste una verità
rivelata ma vi si giunge dopo aver commesso errori ed essersi corretti.
- “dalla notte, attraverso l’aurora, si giunge al pieno
mezzogiorno”
In accordo con la frase di Leibniz, ripresa anche da Linneo, “la natura non fa
salti”.
- “la carne deve essere debellata” (riferimento alla debolezza della carne di cui
parlava San Paolo). Se la carne è debole deve essere dominata e non
debellata
Fine dell’estetica è perfezione della conoscenza sensibile (def. Di bellezza per
Baumgarten) che contrasta con la visione kantiana.
Ma il dire che una cosa è bella non implica implicitamente che è anche bella
universalmente? Altrimenti direi che mi piace…
La bellezza è originata da un fenomeno ed è accordo dei pensieri ma dato che
l’intelletto è universale allora dovrebbe essere anche la bellezza (dei pensieri, e non
della materia che varia da individuo a individuo).
Ma se la bellezza è soggettiva allora le cose brutte possono essere pensate come belle e
viceversa: cade l’idea di un bello oggettivo come opera di Dio, non c’è un bello
oggettivo nel mondo. Il bello è ora legato al momento percettivo, all’immediatezza del
fenomeno. E riprendendo la poesia di Goethe in cui viene descritto il volo di una
libellula: essa appare meravigliosa fintanto che si muove ma quando si posa e viene
analizzata in modo analitico perde tutto il suo fascino, Goethe invita a non “spezzare le
tue gioie”.
Con Leibniz la sensibilità inizia a partecipare al processo conoscitivo che conduce alla
logica con Baumgarten la sensibilità diventa sorella minore della logica acquistando una
sua autonomia.
Ma la vera importanza del pensiero di Baumgarten risiede nella creazione di una nuova
antropologia: se prima la bellezza è nella mente di Dio ora risiede nell’occhio di chi
guarda ma questo relativismo soggettivo è comunque limitato dal fatto che bellezza è
percezione che risiede nell’uomo. Per Nietzsche il superuomo è colui che si appropria
della sua natura finita e terrestre abbandonando qualsiasi fede sovrasensibile.
La bellezza è caduca, è legata all’attimo, al fenomeno.
Ogni giudizio estetico ha un principio a priori (prima dell’esperienza).
Kant abbandona l’idea neoplatonica di bellezza come ordine divino in favore della
soggettivazione del giudizio