Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 57
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 1 Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia estetica, parte istituzionale Pag. 41
1 su 57
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L'ARTE.

Arte/tecnica

Bisogna considerare che l'estetica è relativa anche alla natura, non solo all'arte. Originariamente

arte si accosta al termine dunque tecnica, anche se spesso si discute sulla loro

τεχνή,

comparabilità. Allora l'arte poteva infatti anche essere confusa con l'artigianato, e solo più avanti ci

si concentra sull'arte bella. A partire da questa riflessione terminologica, si può dire che

nell'antichità l'arte bella fosse un abilità nel soddisfare determinate tecniche, regole. Questa

concezione di arte rimane fino al Rinascimento: di fatto si assiste ad una serie di cataloghi e regole

per la produzione artistiche, come quelle per la proporzione, la prospettiva o la retorica.

Età antica.

La riflessione sull'arte ha inizio con Platone. Quello che compare fin dall'inizio è che l'arte si

distingue dalla natura, fin dall'accusa platonica all'arte, che la vedeva addirittura come copia della

copia. Uno dei primi ambiti in cui si vede veramente l'arte è la poesia, che già nel Gorgia inizia ad

avere una specificità tutta sua, perchè non è né copia della realtà, e quindi non viene da Platone

condannata, ma non è nemmeno un sapere tecnico. È piuttosto considerata una sorta di profezia o

un pensiero che si avvicina a quello filosofico. Tatarkiewicz sottolinea come in Platone la poesia

appaia già come un sapere non tecnico ma intuitivo e irrazionale, di contro all'arte retorica, basata

invece sull'esperienza e sul ragionamento empirico. La poesia infatti mira a comprendere l'essenza

dell'essere, e per questo si distingue sostanzialmente dall'arte.

Con Aristotele il concetto di arte si restringe molto: comincia a delinearsi l'idea di un'arte che sia

imitazione del reale ma che allo stesso tempo è distinta dalla scienza, la quale ha a che fare con la

necessità, mentre l'arte ha a che fare con l'ambito del possibile. Comincia a emergere anche la

specificità dell'arte, che non riguarda le cose che sono necessariamente, ma solo la possibilità,

che è invece oggetto di produzione; si tratta sempre di attività tecnica, che però diventa anche

attività poietica in contrasto con quella scientifica. L'arte resta comunque forma di abilità (rientra

nelle arti anche la medicina), ma di sicuro non è scienza. Si contrappone poi alla natura e alla

conoscenza, perchè è attività pratica e non teoretica; e allo stesso tempo contrappone alla pratica

stessa, dato che è imitativa e non ha uno scopo.

Medioevo.

Il medioevo continua a mantenere questa idea di arte, vista ancora come abilità pratica e tecnica,

che deve produrre oggetti in vista di un fine determinato.

Varrone comincia a parlare di arti liberali, come contrapposte alle arti meccaniche.

Ugo di San Vittore inizia a ragionare sui problemi della bellezza e dell'arte.

Si sviluppa nel medioevo anche un'altra via, quella della scuola neoplatonica, che riflette sul fatto

che la bellezza possa essere intesa come mezzo di conoscenza del divino e così le arti possono

essere sottomesse alla scienza di dio. Sono il mezzo ideale, in quanto bellezza visibile, per

condurre ai valori dello spirito e alla conoscenza di sé stessi e poi al divino, al contrario delle arti

meccaniche. Le arti liberali infatti favoriscono il distacco dalle cose delle materiali, e permettono il

ritorno dello spirito a sé stesso.

Tommaso d'Aquino distingue tra arti liberali e manuali, di fatto collocando le prime al di sopra, in

quanto non soggette all'attività corporea. Sono un'abilità tecnica di agire su un materiale non

corporeo, non perchè non possiedono corpo ma perchè spingono all'esercizio dello spirito. La

materia nell'opera d'arte non è intesa come pura materia ma modellata come forma accidentale. È

l'artista che piegandosi alla materia riesce a darle una forma accidentale.

Rinascimento.

Nel Rinascimento c'è una maggiore autonomia dell'arte, che rimane comunque sottoposta ad una

regolamentazione. Si inizia a ricondurre il valore dell'arte anche all'abilità del singolo artista.

Nel Cinquecento si tende ancora a ragionare sulle regole della pittura, della scultura ecc, perchè

ancora non si sapeva definire l'arte indipendentemente dalla sua realizzazione; iniziano però ad

esserci dispute, alla fine del secolo, per cui si inizia a discutere della parentela delle varie arti.

Vasari inizia a ragionare sull'arte come concetto generale, non più singolarmente sulle singole arti.

La sua riflessione conoscerà una svolta decisiva nel 1746, quando si inizierà a pensare di

identificare un concetto di arte che sia superiore alla specificità delle singole arti.

Settecento.

Nel 1746 esce il testo di Batteaux, Le belle arti ricondotte ad un unico principio. Le belle arti

sarebbero secondo Batteaux cinque:

 pittura,

 scultura,

 musica,

 poesia,

 danza.

Si inizia a pensare anche al tema dell'espressione: l'arte non è più mera copia del reale e quindi

non conta più troppo la tecnica dell'artista. La riuscita di un'opera d'arte dipende dalla capacità

dell'artista di esprimere qualcosa. Si inizia anche a dire che le arti belle non hanno uno scopo utile,

e che hanno la loro ragion d'essere semplicemente nel procurare piacere.

L'arte si svincola ufficialmente dal concetto di tecnica e comincia ad accostarsi al termine

espressione, anche se Diderot riaccosta i due termini, affermando che se non si accosta l'arte alla

tecnica manca sostanzialmente un criterio valutativo. Definisce infatti l'arte come l'industria umana,

legata quindi ad un sapere tecnico e applicata ai prodotti della natura per bisogno, lusso,

divertimento o curiosità. Non considera per nulla quindi la questione dell'espressione. Ma tra le

due, si impone l'idea di arte di Batteaux.

Lessing, sempre negli anni '50 del Settecento, riprende i termini di Batteaux per le arti belle.

Ritiene che le arti belle debbano essere distinte tra figurative e poetiche, quelle cioè che hanno a

che fare con lo spazio e quelle che hanno a che fare col tempo. Riprende anche il tema oraziano

per cui la poesia può restituire un'immagine quanto la pittura. Le arti figurative costringono a

fissare in un'istantanea, quindi l'artista delle arti figurative è costretto a eliminare lo scorrere del

tempo e deve cogliere l'istante fecondo, il momento che precede di poco il culmine dell'azione.

Kant dice che l'arte meccanica è sostanzialmente quella tecnica, quella che veniva descritta

nell'antichità come rispondente a determinate regole. Si ha in modo esplicito l'idea che produzione

di oggetti secondo regole determinate non sia passibile di giudizio estetico, che si rivolge solo

all'arte bella, quella che ha come scopo il sentimento del piacere e che ha cioè il proprio scopo in

sé stessa e fornire un piacere disinteressato. L'elemento tecnico da Kant non scompare, prende

semplicemente un'altra direzione.

Dopo Kant la tecnica viene interpretata come qualcosa di anti artistico; l'opera d'arte è

espressione e quindi libera produzione dell'immaginazione, senza regole, è libertà del genio e

iniziativa della creatività. La tecnica è ormai solo secondaria. Si inizia a valorizzare la figura

dell'artista e a vedere arte come espressione di un genio creativo. La capacità tecnica è ora

sottomessa alla capacità espressiva, per cui la tecnica artistica serve solamente all'espressione,

serve a dare corpo all'idea, ma nulla più di questo.

Questa concezione raggiunge il suo culmine nel Novecento con Croce, che esclude qualsiasi

principio tecnico dal significato dell'opera d'arte. È colui che in modo più esplicito espunge la

tecnica dall'opera d'arte. Secondo Croce infatti non si può dare una dottrina o una

regolamentazione dei mezzi artistici: l'estetica è sostanzialmente scienza dell'espressione. L'opera

d'arte non è più sapere pratico ma unicamente teoreticità. Ragiona però come Kant sempre in

termini teorici, senza confrontarsi con la realtà artistica.

Novecento.

Nel momento in cui l'estetica prende atto dei suoi principi teorici le cose cambiano. Il termine

tecnica però si è evoluto, e se ne parla ora in termini di tecnica di produzione; l'opera d'arte inizia

ad essere prodotta con strumenti propri dell'industria, si inizia a vedere una produzione artistica

alimentata dalla produzione industriale. Iniziano infatti a imporsi altre forme d'altre, come la

fotografia e il cinema, quindi non è perseguibile il progetto crociano di intendere l'arte come pura

teoreticità. Ci sono due movimenti artistici che costringono l'estetica a ripensare alla relazione tra

arte e tecnica: Arts and Craft e Bauhaus. Il primo è un movimento che prova a mettere in crisi il

rapporto tra le due, mettendo in discussione il fatto che l'arte sia una modalità di lavoro intellettuale

opposta a quella intellettuale; la seconda prova a eliminare la dicotomia tra artista e artigiano. In

entrambi i casi questo nuovo apparentamento tra arte tecnica che segue alla rivoluzione industriale

ed è figlio di quel momento storico vuole essere un'opera d'arte in relazione ai movimenti sociali. I

primi sono socialisti, i secondi sono una forma di democrazia applicata. Gli autori che riflettono su

questi temi sono Adorno (Teoria estetica ,1970, postuma) e Benjamin (L'opera d'arte nell'epoca

della sua producibilità tecnica, 1936).

Benjamin concede alla tecnica un ruolo liberatorio. Vede infatti positivamente questo nuovo

accostamento tra arte e tecnica, perchè il fatto che l'opera d'arte sia ora tecnicamente riproducibile

fa si che questa venga come laicizzata. La tecnica non è solo tecnica di riproduzione come quella

in serie, ma anche prodotto di nuove arti, e questo porta tra l'altro ad un nuovo atteggiamento

creativo; quello che viene a mancare però è l'aura, la forma di unicità e irripetibilità, l'autenticità

assoluta dell'opera d'arte, l'hic et nunc. Le nuove tecniche fanno sì che l'arte non sia quasi più un

oggetto sacro e unico; la sua autenticità si perde in favore della sua riproducibilità tecnica.

Adorno investe l'opera d'arte anche di un ruolo storico, e si sottrae al dominio della tecnica, alla

riproduzione tecnica. L'arte è tale nel momento in cui esprime un conten

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
57 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.bellinzona1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Feloj Serena.