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Estratto del documento

Potremmo vedere un ordine che si riflette anche dentro di noi, ma solo le anime nobili sono

capaci di riconoscere questo ordine.

->>Precisa corrispondenza tra l’ordine della natura e l’ordine morale (Ciò lo diceva anche

Schaftsbury).

Secondo Cassirer, questa prospettiva casuale e teologica si risolvono l’una nell’altra,

quest’ordine se è dato da Dio non può non riflettere un ordine morale.

1788-> critica della ragion pratica , riprende il “cielo stellato” : ”il cielo stellato sopra di me e la

legge morale dentro di me”

-> Kant qui non dice più che tra il cielo stellato e la legge morale c’è un’analogia bensì c’è una

corrispondenza, perché non pensa che si possa stabilire questa relazione anche se torna utile

pensare a questa corrispondenza -> non possiamo dimostrarlo, possiamo solo ammetterla

come possibilità.

Queste cose io non ho bisogno di cercarle nell’oscurità, le vedo innanzi a me e “le connetto

immediatamente con la coscienza della mia esistenza” -> non è già data l’analogia tra la legge

morale in me ed il cielo stellato ma è sintesi umana.

Il cielo stellato comincia dal luogo che occupo nel cielo sensibile esterno ed estende la sua

connessione a … -> nel mondo sensibile, fenomenico, l’uomo si perde nell’infinità -> il mondo

fenomenico è qualcosa che schiaccia l’uomo, che non può comprendere perché l’infinitamente

molteplice della natura è tale che non posso orientarmi in esso se non facendo riferimento a

qualcosa che è in me, al mio intelletto (il cielo stellato sopra di me appare come una minaccia).

La legge morale in me fa riferimento al sovrasensibile, comincia dal mio io indivisibile, dalla

mia personalità.

È un altro infinito che sono io e posso conoscerlo perché sono io -> su ciò si basa la legge

morale.

La legge morale è fondata su di me, sulla mia anima, sulla mia individualità e personalità e qui

è tutto universale e necessario.

Io sono annullato da questo mondo fenomenico, annulla la mia importanza di creatura

animale , nel modo sensibile sono soggetto alla mia natura animale, ma non sono solo questo

(per Aristorele l’uomo è un animale dotato di parola e della capacità di ragionare) ->

distinzione importante anche nella critica del giudizio quando parla del sentimento del

sublime (la ragione è il rifugio dell’uomo, trovo belli gli spettacoli della natura grazie alla mia

ragione perché sensibilmente sono mostruosi e ci annientano).

La legge morale in me eleva infinitamente il mio valore come valore di un’intelligenza

mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dalla

mia animalità e dal mondo sensibile.

-> Non c’è quindi una relazione -> l’ordine morale è dell’uomo, io mi contrappongo al mondo

sensibile che schiaccia la mia parte sensibile, contro il quale faccio valere la mia ragione.

Non possiamo dimostrare che le leggi della natura siano conformi al nostro intelletto ma

dobbiamo pensarlo per non cadere nella superstizione.

Kant se la prende con lo stato di minorità dell’uomo imputa a se stesso, è facile rimanere

minorenni quando c’è un libro che ti di che come devi pensare (la Bibbia).

L’esistenza di Dio è indispensabile per dare un fondamento universale alla legge morale, serve

solo alla legge morale, ma non possiamo dimostrarne l’esistenza.

Nietzsche accusa Kant di antropocentrismo -> conoscere tutto partendo dall’uomo.

L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Minorità è l'incapacità

di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stesso è questa minorità, se la causa di

essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio

intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È

questo il motto dell'Illuminismo

In autunno inizierà anche a tenere lezioni a casa sua (come consueto all’epoca).

Nel 1781 (poi nuovamente nel 1787) pubblica la Critica della Ragion Pura in cui suddivide le

tipologie di giudizi.

Giudicare significa formulare proposizioni con soggetto, verbo e predicato ed esistono diversi

tipi di giudizio:

non forniscono conoscenza forniscono conoscenza

Analitici (sempre a priori) Sintetici a priori Sintetici a posteriori

Es. “i corpi sono estesi” non amplia Giudizi sconosciuti agli Sono i giudizi in cui compare

la conoscenza perché nel soggetto empiristi come Hume. l’esperienza.

“corpi” è già contenuto il predicato Sono giudizi della Es. “i corpi sono dilatati dal

“essere estesi”. Non sono giudizi conoscenza calore”, la dilatazione non è

conoscitivi ma logici. matematica. implicita nel corpo, né nel

Infatti vi sono gli assiomi logici: Es. 3+4=7 nella somma calore ma la nostra

- Identità non è già implicito il esperienza ci permette di

- Non contraddizione risultato a risulta da attuare una sintesi.

- Terzo escluso una sintesi che attua il Automaticamente so che

Questi ordinano la conoscenza ma soggetto nonostante funzione per ogni corpo.

non la forniscono. non ne abbia mai avuto

esperienza.

Sono sintetici a priori

proprio perché il

soggetto compie una

sintesi che prescinde

dall’esperienza.

Ma da dove arriva l’ordinamento che imprimo all’esperienza? Dall’esperienza stessa? Ciò

sarebbe impossibile, ribalterebbe la causalità, come potrebbe la regolare d’ordinamento

essere soggetta all’ordinamento stesso?

Ma come posso dire che una regola che vale per un oggetto sia poi universale e valga per ogni

oggetto?

Per Hume (empirista scettico), non posso dirlo perché è solo abitudine e non posso

universalizzare l’abitudine.

Per Kant invece vi è un principio che viene prima e che è fonte di vera conoscenza, ed è

ovviamente sintetico a priori (ne è un esempio il principio di causalità).

Se tutto fosse legato solo all’esperienza la conoscenza diverrebbe impossibile.

Kant attua una “risvolta copernicana”: fino a quel momento il soggetto doveva uniformarsi

all’oggetto per conoscerlo e in questo fallisce la metafisica. Con Kant l’oggetto si uniforma al

soggetto e ai suoi principi conoscitivi quindi si acquista certezza: posso essere sicuro di ciò che

deriva da me e non dal mondo esterno. Si conosce per come le cose appaiono e non per ciò

che sono realmente (noumeno).

La conoscenza è trascendentale in quanto non è propria dell’esperienza ma le rende possibile.

Il terremoto di Lisbona del 1755 ebbe un forte eco in tutta Europa, sconvolgendo le riflessioni

sulla natura di Dio ed e la possibilità di conciliare la fede con l’ordinamento del cosmo. Un

esempio lo fornisce il Candido di Voltaire in qui viene ironizzata la figura di colui che pensa di

vivere nel migliore dei mondi possibili come il personaggio Pangloss. L’argomento

Perché bambini innocenti muoiono senza una causa? Quali interrogativi sorgono in Kant, ontologico è di

Il 1755 è anche

convinto che la perfezione del mondo richiami un ordinamento divino? fatto un tentativo

l’anno in cui Kant

di dimostrare

scrive Storia

l’esistenza di Dio

La teologia naturale (la natura mostra un ordinamento di cause che rispondono ad un universale della

a priori (sarebbe

natura e teoria

ordine divino, per questo di parla di fisico-teologia) viene sostituita dalla teologia formale impossibile

del cielo

secondo cui Dio è artefice delle leggi fisico-matematiche che regolano il mondo (tipica averne

visione illuminista). esperienza).

Tuttavia questa nuova visione fa presupporre che la natura sia un principio opposto a Dio il Diversi furono i

Nel 1763 Kant

quale si sia limitato a infondergli ordine al pari di un demiurgo platonico. Lo stesso Kant nel filosofici che

scrive Unico

1763 parla di Dio come un artigiano che ordina il cosmo (da cosmos, “ornamento” che indica tentarono, tra

argomento

il passaggio dal caos all’ordine). Vi è un dualismo: l’essere della materia e l’ordine dato da questi Cartesio

possibile per una

Dio. disse che se nella

dimostrazione

Dio non è più l’artefice della natura ma il suo plasmatore e la filosofia non deve tentare di mente finita

dell’esistenza di

dimostrare l’esistenza di Dio. dell’uomo esiste

Dio

il concetto di

infinito non può

Leibniz distingueva in verità di fatto che rispondono al principio di ragion sufficiente (ogni che essere stato

evento ha un numero infinito di cause e ciò non esclude la possibilità) e verità di ragione che Dio a porla.

sono impossibili da obiettare, sono verità matematiche tanto vere per la mente dell’uomo Oppure che se un

che per quella di Dio e prescindono dall’esperienza. Inizia ad emergere il concetto di “a essere è perfetto

priori”. allora deve avere

anche la

Ovviamente il Dio di cui parla Kant non è il Dio della fede bensì il dio dei filosofi: perfezione

un’interpretazione speculativa. dell’esistenza

Nella Critica della Ragione Pura Kant smentisce i tre argomenti per dimostrare l’esistenza di

dio:

- Ontologico: è quello a cui si possono far ricadere anche gli altri due ed afferma che se

un essere assolutamente necessario può essere pensato allora non può che esistere

necessariamente. Una forma è già presente nei greci quando Parmenide disse che ciò

che è pensato non può non esistere. La formulazione canonica è di Sant’Anselmo

d’Aosta (o Canterbury): dio è qualcosa di cui non si può pensare il maggiore e se io

pensassi a due enti con questa caratteristica, uno esistente e l’altro no ovviamente

quello che esiste è maggiore.

L’esistenza non può essere guadagnata dopo perché Dio non può che essere sempre

uguale a sé stesso altrimenti non sarebbe il maggiore. Gaunilone, contemporaneo di

Anselmo, controbatto che l’intelletto può pensare a tante cose che non esistono

realmente come un’isola meravigliosa in mezzo all’oceano. Il ragionamento di

Gaunilone si fa più sottile quando afferma che l’errore consiste nel subordinare la

necessità di esistenza all’esistenza stes

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A.A. 2017-2018
22 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MichaelTosi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Gentili Carlo.