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Differenza tra sesso e genere
Sesso: indica le differenze anatomiche e fisiologiche che caratterizzano i corpi maschili e femminili. Riguarda anche le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e femmine.
Genere: è collegato alle nozioni socialmente costruite di mascolinità e femminilità.
Principali filoni sociologici interpretativi della differenza di genere:
a. Differenza naturale tra uomini e donne fondata su base biologica, che sostiene che esistono determinati aspetti della biologia umana che comportano delle differenze innate di comportamento tra uomini e donne. Questo approccio interpretativo ha provocato diverse critiche in quanto il grado di aggressività dei maschi varia da cultura a cultura; tali considerazioni spesso sono basate sul comportamento animale piuttosto che su evidenze antropologiche e storiche; il fatto che certe caratteristiche
risultati universali non significa che debbano essere di origine biologica; infine, si trascura il ruolo dell'interazione sociale nella definizione del comportamento umano. Il sesso ha una base biologica ma una socializzazione di genere, dove le differenze di genere sono un prodotto culturale, e bisogna distinguere fra sesso biologico (determinato alla nascita) e il genere sociale, che viene impartito al/a bambino/a dagli ambienti sociali che frequenta e interiorizza le norme e le aspettative sociali relative al suo sesso. Nel processo di apprendimento del proprio genere, bambini e bambine sono guidati/ed a sanzioni positive e negative, che agiscono per ricompensare o reprimere determinati comportamenti. Non c'è una assenza completa di una base biologica, poiché genere e sesso sono entrambi il risultato esclusivo della costruzione sociale. 2. LA SOCIALIZZAZIONE DI GENERE È uno dei tre filoni interpretativi che si sono sviluppati per spiegare come si sviluppanoLe identità di genere, e come si formano i ruoli ad esse associati. Secondo questa interpretazione, il sesso ha una base biologica ma una socializzazione di genere, dove, le differenze di genere sono un prodotto culturale, e opera una distinzione fra sesso biologico (determinato alla nascita), e il genere sociale, che viene impartito al/a bambino/a, interiorizza le norme e le aspettative sociali dagli ambienti sociali che frequenta e relative al suo sesso. Nel processo di apprendimento del proprio genere, bambini e bambine sono guidati/ed a sanzioni positive e negative, che agiscono per ricompensare o reprimere determinati comportamenti.
LEZ. 3601. QUALI SONO LE BATTAGLIE DELLE DONNE PER CONQUISTARE AUTONOMIA E INDIPENDENZA
Nelle trasformazioni socio-culturali intervenute nel secolo del '900, giocano un ruolo di primo piano la formazione, l'azione e la riflessione di un battagliero movimento femminista, diversificato al proprio interno, le cui iniziative si combinano con gli
Effetti del processo di modernizzazione economica e sociale. Si è soliti considerare come l'atto ufficiale di nascita dei movimenti femministi la Convenzione di Seneca Falls (USA) del 1848 che, tra gli inalienabili diritti delle donne, sottolinea quello di "rifiutare l'obbedienza" e di ribellarsi per conquistare l'eguaglianza di fronte alla legge. La prima ondata del femminismo è all'insegna dell'emancipazione; in questa fase la battaglia è per l'eguaglianza nei diritti (di voto, di accedere a tutte le professioni e alle cariche pubbliche, di gestire liberamente la propria vita e i propri beni, di pari trattamento nella famiglia e nel lavoro) si concentra inizialmente sulla lotta per il suffragio, ovvero per il diritto di voto, da cui il termine suffragette per definire le militanti di questi movimenti, attivi un po' ovunque, ma soprattutto negli Stati Uniti.
nei paesi scandinavi, in Gran Bretagna. Dopo quasi mezzo secolo, nel contesto degli anni Sessanta/Settanta del Novecento, i movimenti femministi ritornano prepotentemente sulla scena e spostano l'attenzione dall'emancipazione alla "liberazione" delle donne.
La seconda ondata del femminismo contesta la più antica e basilare forma di dominio un sesso sull'altro, quella all'origine dei rapporti di potere e di sopraffazione. L'obiettivo è l'uguaglianza di uomini e donne e il riconoscimento e la valorizzazione di un'identità femminile non subordinata né assimilata a quella maschile, denuncia il patriarcato, le sue leggi, le sue immagini del femminile e critica i costumi sessuali, le abitudini e le convenzioni della vita quotidiana, i ruoli (sessuati) che uomini e donne rivestono nella vita sociale, nella coppia, in famiglia.
Si mobilita, soprattutto per la legalizzazione dell'aborto, in nome di una maternità consapevole,
per la diffusione della contraccezione, per la richiesta di consultori femminili e servizi sociali. Propone e attua nuovi modelli di comportamento basati sulla equa ripartizione dei compiti all'interno della coppia e della famiglia. In Italia ha portato nel 1975 ad una vera e propria riforma del diritto di famiglia che ha portato una mutazione radicale della condizione della donna: è stata abolita la figura del capofamiglia (che rimane solo ai fini anagrafici) e la donna e l'uomo hanno pari diritti e doveri (L. 151/1975). La famiglia è uno dei luoghi in cui è più difficile far valere i propri diritti per i legami affettivi tra le persone: è importante capire che vanno rispettati ed è importante non confondere gli affetti con i diritti (art. 143 C.C.). Ogni decisione che riguardi la coppia e i figli va ad esempio presa di comune accordo senza prevaricazioni (dove abitare, come educare i figli, ecc.). Con il matrimonio i coniugi hannoReciprocamente diritto ad essere mantenuti, se non hanno proprimezzi di sostentamento ad essere assistiti. Hanno inoltre diritti ereditari. Altra importante vittoria die movimenti femministi è la Legge 194 del 1978, , ovvero la legge sull'aborto, detta anche legge 194 aborto, che da allora consente alla donna, nei casi previsti, di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), fornendo una maggiore tutela per la salute e la vita stessa della donna.
LA FASE EDIPICA
La fase edipicaLa formazione delle identità di genere ha inizio in quella che Freud chiama "fase edipica", collocata attorno ai 4 o 5 anni.
Edipica maschile: il bambino vede il padre come rivale nella lotta per le attenzioni della madre, fino a quando ne accetta la superiorità, reprime l'attrazione per la madre e si identifica con il padre, assumendone gli atteggiamenti aggressivi.
Edipica femminile:
le bambine soffrono l'invidia del pene e si identificano con la madre, assumendone gli atteggiamenti remissivi. Ruolo del complesso di Edipo nello sviluppo. Il c. di E. costituisce un passaggio fondamentale della crescita perché l'onnipotenza, caratteristica delle fantasie consce e inconsce dell'infanzia, incontra il limite del divieto che costringe a rinviare il soddisfacimento delle pulsioni e a sviluppare desideri che, più tardi, devono essere rivolti all'esterno della famiglia. Pertanto, sia nella normalità che nella patologia, il c. di E. rimane l'elemento strutturante come premessa della possibilità di distinguere il 'buono' non solo dal 'cattivo', ma precipuamente dal 'bene': ciò che è buono o piacevole diviene 'male', cattivo, dopo il divieto di possedere il corpo del genitore amato. Infine, rappresenta un momento cruciale in cui si sanciscono le differenze.tra sessi e generazioni e influisce sulla natura delle relazioni e dell'identità sessuale, sulla formazione di fantasie e attività sessuali. SAREBBE POSSIBILE O AUSPICABILE ELIMINARE LE DIFFERENZE DI GENERE? IL SISTEMA PATRIARCALE L'istituzione patriarcale è intesa come un sistema sociale e culturale all'interno del quale le disuguaglianze di genere si verificano in modo funzionale a posizioni di privilegio maschile. Il patriarcato indica un sistema sociale in cui il maschile domina sul femminile. Il termine patriarcato deriva dal greco e significa "capo di una razza", infatti, esso deriva dal termine patriarca, figura di accezione più antica in cui il capo maschio è una figura autocratica che sta in cima. Nell'epoca moderna, invece, riguarda in generale un sistema sociale in cui il potere è principalmente detenuto dagli uomini adulti. Nella società moderna, il patriarcato continua apersistere come fenomeno fortemente radicato, che sta all'origine di ogni forma di violenza di genere ai danni della donna, vista come una figura non autonoma, e che appartiene all'uomo, il cui compito è quello fare la casalinga, o in altri casi, la donna può venire doppiamente sfruttata sia nei lavori in casa che al di fuori, dove spesso in molti contesti è relegata a ruoli subordinati e sottopagati. Il patriarcato si manifesta anche nella sessualità, dove la sessualità femminile è subordinata alle esigenze maschili.
2. GLI APPROCCI FEMMINISTI AL GENERE
Per contrastare il patriarcato e il ruolo dominante dell'uomo nella società, esistono una serie di approcci femministi che attraversano le politiche diverse.
Il femminismo liberale: è un approccio che cerca di spiegare le disuguaglianze di genere all'interno della società e delle attitudini presenti nella cultura. Il femminismo liberale ha l'obiettivo
dioperare delle riforme graduali, attraverso la legiferazione di leggi a tutela del ruolo della donna. Il femminismo socialista marxista che si rifà per l'appunto alle teorie di Karl Marx. È un approccio che critica aspramente il modello di approccio liberale, perché ritenuto incapace di individuare le strategie di potere all'interno della società. Il femminismo socialista vuole sconfiggere il patriarcato, e il capitalismo, ritenuto fonte di disuguaglianza che deve essere smantellata. La teoria di Marx mirava a mettere in evidenza come delle differenze di classe dipendessero dall'organizzazione di capitale e del capitalismo, dove i fattori economici e materiali, mirano a una disuguaglianza, rispetto ai mezzi di produzione, dove le donne si trovano in una condizione di sudditanza rispetto all'uomo, e che si radica nella proprietà privata. Il capitalismo confida nel fatto che la donna si occupi del suo ruolo tra le mura domestiche, eanche del lavoro al di fu