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Diagnosi differenziale della schizofrenia

La schizofrenia è una delle malattie più studiate in ambito psichiatrico ed entra in diagnosi differenziale con tutte quelle patologie che hanno una sintomatologia psicotica, riguardante sia i sintomi positivi che quelli negativi (deliri, allucinazioni, pensiero e comportamento disorganizzato, anedonia, alogia, abulia). Queste patologie sono:

  • Disturbi dell'umore, quali la depressione con sintomi psicotici, la mania acuta con sintomi psicotici, la catatonia, in questi casi si studia la familiarità e il decorso;
  • Disturbi del neurosviluppo quali l'autismo con cui condivide l'esordio in infanzia, ma il periodo precedente all'esordio della malattia è nella norma o quasi;
  • Disturbo schizoaffettivo, con cui condivide deliri e allucinazioni ma si discosta per la mancanza di disturbi dell'umore;
  • Disturbo schizofreniforme o psicotico breve in cui la durata dell'episodio psicotico.

Il comportamento disorganizzato insieme ai deliri, alle allucinazioni, e all'eloquio disorganizzato rientrano tra i cosiddetti sintomi positivi, chiamati perché riflettono una distorsione rispetto al normale funzionamento. Il comportamento disorganizzato grossolano si può manifestare in una moltitudine di modi che vanno dalla catatonia al negativismo, resistenza e opposizione tenace, benché automatica, che gli schizofrenici catatonici oppongono a ogni suggerimento, assumendo anzi atteggiamenti o compiendo atti contrari a quelli che vengono suggeriti.

Inoltre possono essere presenti manierismi o ecolalia. Descrivere le quattro fasi che caratterizzano il decorso della schizofrenia:

È possibile descrivere all’interno della patologia un decorso composto da 4 fasi, per quanto questo sia un esercizio didattico di comprensione della malattia, in quanto il passaggio da una fase all’altra a volte resta subclinico e quindi non manifesto:

Fase premorbosa: nella metà dei casi non sono riscontrati tratti di personalità distintivi, nel 25% dei casi sono evidenziati tratti aspecifici, quali l’elevata sensibilità, instabilità e difficoltà a stare con gli altri, nel restante 25% dei casi si ha un disturbo schizotipico di personalità che rientra nello spettro schizofrenico che evolve in schizofrenia;

Fase prodromica: iniziale della malattia, non sempre distinguibile in quanto l’esordio è graduale, può durare da settimane a mesi o anni;

Fase attiva di malattia:

La schizofrenia è caratterizzata dalla sintomatologia in acuto tipicamente psicotica; Fase residuale, in cui vengono meno i sintomi psicotici, ma non c'è una piena restitutio ad integrum funzionale e permangono la scarsa attività e l'appiattimento affettivo.

Descrivere le alterazioni del sistema dopaminergico presenti nella schizofrenia18.

Numerosi studi scientifici sottolineano che la modulazione del tono dopaminergico è in grado di influenzare la sintomatologia e le funzioni cognitive. Dopo più di 100 anni dalla sua prima descrizione clinica, la patofisiologia della schizofrenia non è del tutto nota. Si suppone che tale disturbo possa essere il risultato di un processo degenerativo superimposto ad una anomalia dello sviluppo del sistema nervoso centrale che avrebbe luogo nel feto. L'ipotesi dopaminergica della schizofrenia è stata formulata negli anni '60 e rimane ancora centrale per la comprensione della patofisiologia del disturbo, essa

suggerisce che i sintomi siano il risultato di una disfunzione della normale trasmissione dopaminergica a livello cerebrale. Sono state caratterizzate quattro vie dopaminergiche cerebrali: via mesolimbica, via mesocorticale, via nigrostriatale e via tubero infundibolare. Risulta da questa ipotesi come i sintomi positivi riflettano una condizione di iperattività dopaminergica a livello delle strutture sottocorticali e i sintomi negativi e cognitivi una condizione di stato ipodopaminergico in regioni corticali associative come la corteccia prefrontale ed entorinale. Studi farmacologici hanno in buona parte confermato questa ipotesi: sostanze in grado di aumentare i livelli cerebrali di dopamina determinano l'insorgenza di sintomi positivi (allucinazioni e deliri), gli antipsicotici tradizionali antagonizzano la trasmissione dopaminergica ed esiste una stretta correlazione tra affinità per il recettore dopaminergico D2 e potenza antipsicotica. Di più difficilespiegazione è l'osservazione clinica che sintomi positivi, negativi e cognitivi spesso coesistono, non essendo costrutti psicopatologici indipendenti.
Descrivere i correlati neuroanatomici e di imaging cerebrale della schizofrenia.
Le evidenze farmacologiche indicano che alla base dei sintomi psicotici, vi sia una iperattività del sistema dopaminergico, dovuta ai recettori D2 della dopamina. Sono state caratterizzate quattro vie dopaminergiche cerebrali: via mesolimbica, la cui iperattivazione causa deliri e allucinazioni, via mesocorticale implicata nel controllo delle emozioni e dei sentimenti, via nigrostriatale, che controlla i movimenti e via tubero infundibolare, che regola il rilascio di prolattina. Grazie agli studi di neuroimaging molecolare e funzionale come fRMN, la PET, TAC e SPECT si è avuto la conferma che la neurotrasmissione dopaminergica striatale è disfunzionale nella schizofrenia e nei soggetti a rischio di psicosi. Da questi elementi,risulta evidente un'alterazione diffusa della connettività tra le varie aree cerebrali. I risultati degli studi effettuati con RM strutturale confermano la presenza di un'associazione tra allargamento dei ventricoli e spazi liquorali. Gli studi di neuroimaging mostrano la presenza nella schizofrenia di un network di alterazione, che comprende la corteccia prefrontale dorso laterale, il cingolo anteriore, l'ippocampo, l'amigdala e il giro temporale superiore. Questi studi dunque hanno confermato la presenza di alterazioni anatomiche in soggetti schizofrenici. Descrivere i sintomi positivi e negativi della schizofrenia I sintomi positivi nella schizofrenia sono: Deliri, intesi come convinzioni contrarie alla realtà, durature, fermamente sostenute malgrado le prove del contrario, dissonanti rispetto al contesto di riferimento. Esempi sono: deliri di persecuzione, di grandezza, di riferimento, di lettura del pensiero. Allucinazioni,
  • Alterazioni della percezione per cui la persona crede di percepire cose che in realtà non ci sono. Tipiche quelle uditive, quando la persona sente voci che la insultano, la minacciano, la comandano o commentano le sue azioni.
  • Eloquio disorganizzato (deragliamento, tangenzialità, insalata di parole).
  • Comportamento grossolanamente disorganizzato, che si può manifestare con catatonia, negativismo, mutismo, stupor.
  • I sintomi negativi sono:
    • Abulia, mancanza di volontà nel prendere una decisione o agire, espressione di una difettiva strutturazione della personalità.
    • Alogia, riduzione nella fluidità e produttività del pensiero e dell'eloquio.
    • Anedonia, perdita di interesse verso le relazioni, gli affetti e insoddisfazione per il lavoro.
    • Apatia, che si rispecchia nella povertà della gestualità, rarefazione della mimica, mancanza di partecipazione affettiva.

Descrivere i sintomi di primo rango della schizofrenia secondo...

Schneider21. Secondo Kurt Schneider i sintomi di primo rango patognomonici della schizofrenia sono due e sono le voci dialoganti, in cui due voci parlano tra loro e si riferiscono al paziente in terza persona e le voci commentanti, in cui una o più voci commentano ciò che il paziente sta facendo. In più ritroviamo i deliri di influenzamento, che comprendono la sensazione di essere controllati da altri o la percezione delirante, interpretazione abnorme che rientra nel disturbo del pensiero.

Descrivere il quadro della "Dementia praecox" definito da Emil Kraepelin22. Emil Kraepelin, eminente psichiatra tedesco, ebbe il merito di aver individuato l'esistenza di una costellazione sintomatologica riferibile alla schizofrenia, anche se non fu lui a coniarne il termine ma Breuler. Kraepelin diede loro il nome di "demenza precoce" (dementia praecox) raggruppando tre diverse sindromi, convinto che fossero varianti di una stessa malattia: la catatonia, una

Sorta di tensione dell'attività motoria volontaria, tipicamente definita flexibilitas cerea, l'ebefrenia, che si manifesta come una sorta di stupidità infantile, e la demenza paranoide, tipicamente caratterizzata da allucinazioni e deliri, la forma più comune di schizofrenia. Questa malattia veniva concepita da Kraepelin e rimase per molti anni in Europa come uno stato di deterioramento irreversibile, un "processo" che sfociava prima o poi in uno stato di "debolezza mentale". Negli anni, però, ci si rese conto che non era affatto raro osservare miglioramenti sostanziali e duraturi nei pazienti che avevano avuto un episodio schizofrenico, e che se si presentava un altro episodio questo poteva essere seguito a sua volta da un miglioramento (oggi le ricerche hanno dimostrato che, approssimativamente, circa un terzo dei pazienti diagnosticati come schizofrenici può guarire, e che solo un terzo deteriora).

progressione della malattia. La stigmatizzazione può essere definita come l'etichettatura negativa e la discriminazione sociale nei confronti di una persona o di un gruppo a causa di caratteristiche o condizioni considerate diverse o devianti dalla norma. Nel contesto dei pazienti schizofrenici, il termine "stigma" si riferisce alla percezione negativa e alla discriminazione che tali individui possono subire a causa della loro condizione di salute mentale. Essi vengono spesso etichettati come "pazzi" o "folli" e vengono emarginati dalla società a causa della loro malattia. La stigmatizzazione può avere gravi conseguenze per i pazienti schizofrenici. Essi possono provare vergogna e imbarazzo per la propria condizione, il che può portarli a nascondere la loro malattia e a evitare di chiedere aiuto. Questo isolamento sociale può peggiorare ulteriormente la loro situazione e aumentare il rischio di recidiva. È importante combattere la stigmatizzazione nei confronti dei pazienti schizofrenici attraverso l'educazione e la sensibilizzazione. È fondamentale promuovere una maggiore comprensione della malattia e sostenere l'inclusione sociale di questi individui. Solo così si potrà garantire loro un migliore accesso alle cure e una migliore qualità di vita.lità di vita e di affrontare la condizione patologica in modo più positivo.

Condizione patologica del paziente che si ritrova ancora più isolato e abbandonato. Di contro infatti i pazienti che possono contare sul supporto e su atteggiamenti di tolleranza da parte di familiari, amici e colleghi di lavoro, hanno maggiori possibilità di continuare la loro normalità di vita e di affrontare la condizione patologica in modo più positivo.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
21 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rafgio00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psichiatria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Occhiali Vittorio.