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Le prove dell'esistenza di Dio secondo Kant

Per Kant le prove dell'esistenza di Dio elaborate dalla metafisica classica sono principalmente tre: la prova cosmologica, la prova fisico-teleologica e la prova ontologica. Le prime due prove sono però riconducibili, secondo Kant, alla terza, per cui se si mostra che quest'ultima è errata risultano sbagliate anche le prime due.

Infatti, dice Kant, anche quando si concepisce Dio come causa del mondo (prima prova) o come fine del mondo (seconda prova), bisogna poi dimostrare che a queste idee di Dio (come causa o fine del mondo) corrisponde effettivamente anche l'esistenza di Dio, come ritiene di mostrare la terza prova.

Ma la terza prova cade nell'errore perché un conto è avere l'idea di un essere perfettissimo, un altro conto è che questo essere sia anche davvero esistente. È invece una proposizione sintetica a posteriori, per cui il predicato (l'esistenza di Dio) può essere ricavato solo dall'esperienza.

possiamo fare esperienza di Dio. Con ciò Kant non nega l'esistenza di Dio: si limita piuttosto a dichiarare che non si può pretendere di dimostrarne l'esistenza e di conoscerlo razionalmente. Dio è semmai oggetto di fede, non di ragione. Se dunque tutte e tre le idee della ragione (anima, mondo e Dio) allora a Kant non rimane da concludere che la metafisica non è valida come scienza. Mentre le conoscenze matematiche e fisiche sono valide come scienze, la metafisica si rivolge invece non ai fenomeni ma ai noumeni, di per sé inconoscibili. Lezione 02909. Si espongano i lineamenti fondamentali della concezione kantiana della morale. La rivoluzione copernicana compiuta da Kant anche nel campo della morale fa dell'uomo l'unico legislatore non solo della natura (ragione pura) ma anche del suo comportamento (ragione pratica). Così come non sono i concetti di bene e di male a fondare la legge morale, bensì il contrario, non sono.

neppure le verità religiose a fondare la morale, bensì è la morale a fondare le verità religiose. Dio non sta all'inizio e alla base della morale, ma eventualmente alla fine, come suo possibile completamento, ossia come colui che può donarci, quantomeno nell'aldilà, quel sommo bene che è la felicità derivante dalla virtù, virtù che la legge morale indica invece come un dovere senza doverci aspettare alcuna ricompensa. Solo l'imperativo categorico ha valore di legge morale che vale incondizionatamente per l'essere razionale (per l'uomo) indipendentemente dagli scopi e dalle circostanze occasionali: un'azione è morale solo se è disinteressata, se non persegue scopi particolari ma si compie solo perché si deve, perché è giusto così. Soltanto l'imperativo categorico, dunque, ha un valore universale necessario perché è a priori.

èindipendente cioè da qualsiasi interesse o passione derivanti dall'esperienza.

Lezione 03008. Si espongano i lineamenti fondamentali della concezione kantiana del bello e del sublime

Anche nel campo dell'estetica (oltreché della conoscenza e della morale) Kant compie una rivoluzione copernicana, un capovolgimento dei punti di vista: il bello non è nelle cose, negli oggetti, ma è in noi, non è oggettivo ma soggettivo, è un nostro sentimento. E se è in noi, se è un modo di funzionare, un modo di essere dei nostri sentimenti, vuol dire allora che anche il sentimento del bello (come le forme dell'intelletto e come l'imperativo categorico) è a priori, cioè universale e necessario: il piacere del bello non deriva dalle cose contemplate, cioè dall'esperienza, perché ognuno può trovare belle cose fra di esse diverse, ma quando una cosa suscita in noi un sentimento di bellezza,

quel sentimento è identico e universale per tutti, è uno schema universale. Kant distingue quattro generi di bello: per qualità, per quantità, per relazione e per modalità. Affine al sentimento del bello è il sentimento del sublime, rientrante anch'esso nell'ambito del giudizio estetico. Mentre il sentimento del bello sorge dall'armonia che viene sentita tra soggetto ed oggetto contemplato, quello del sublime scaturisce da una sproporzione straordinaria avvertita tra l'oggetto contemplato e l'animo del soggetto: è il sentimento dell'illimitato, dell'infinito, che allo stesso tempo inquieta e meraviglia. Anche il sentimento del sublime non è nelle cose, negli oggetti, ma nell'animo dell'uomo. Di fronte al sublime (matematico o dinamico) l'uomo si sente piccolo, schiacciato, ma scopre anche di essere superiore in quanto sa pensarlo ed è consapevole della sua libertà morale.

Dinnanzi al sublime l'uomo riconosce la superiorità del suo fine ultraterreno. Lezione 03402. Si esponga la concezione hegeliana della ragione Gli studi compiuti negli anni giovanili e l'accurato esame delle vicende politiche europee (in particolare gli sviluppi della Rivoluzione francese) convincono Hegel progressivamente dell'impossibilità di ridurre la complessa realtà sociale dei popoli a mera funzione dell'io individuale e, conseguentemente, della necessità di trasformare il vecchio e statico concetto di ragione in un nuovo concetto di ragione: una ragione che sia dinamica e dialettica, che sia cioè capace di abbracciare tutta la realtà e di individuarne la trama unitaria nelle apparenti contraddizioni. In questo nuovo modo di considerare la ragione, essa diviene il processo dinamico di comprensione unitaria e sintetica della molteplicità e degli opposti, ed assume necessariamente un andamento dialettico, nel senso chenon si arresta mai di fronte a nessun aspetto particolare del reale, bensì si sforzacontinuamente di comprendere i nessi logici, di tenere insieme (con- tenere) gli elementi opposti. Lezione 03504. Si esponga la concezione hegeliana della verità A differenza dall’intera tradizione metafisica moderna (dal cogito di Cartesio all’Io penso di Kant, dall’Ioassoluto di Fichte all’Assoluto di Schelling, che per la sua identità indifferenziata Hegel paragona, nellaPrefazione alla Fenomenologia dello spirito, alla “una notte, in cui tutte le vacche sono nere”), Hegelsostiene che la realtà non è una sostanza statica, rigida ed oggettiva, bensì è un soggetto dinamico, unprocesso dialettico di generazione ed autogenerazione, che si attua mediante la continua produzione e ilcontinuo superamento delle proprie determinazioni particolari, le quali, secondo il tipico e triplicemovimento della Aufhebung, vengono negate.

Nella loro parziale particolarità per essere conservate ed elevate come parti e momenti necessari della superiore unità del tutto, dell'intero processo, in cui consiste appunto la verità: "Il vero è l'intero".

Si esponga la concezione hegeliana dell'Assoluto. A differenza da Kant e dagli Illuministi, Hegel non considera il finito e l'infinito come due entità separate, bensì come una unità mediata e differenziata, in cui l'infinito è una totalità organica, che abbraccia (com-prende) e tiene insieme (con-tiene) in sé le determinazioni finite e parziali, che vengono negate nella loro particolarità e parzialità per essere conservate ed elevate alla superiore unità dell'Assoluto.

A differenza dall'intera tradizione metafisica moderna (dal cogito di Cartesio all'Io penso di Kant, dall'Io assoluto di Fichte all'Assoluto di Schelling, che

per la sua identità indifferenziata Hegel paragona, nella Prefazione alla Fenomenologia dello spirito, alla "una notte, in cui tutte le vacche sono nere"), Hegel sostiene che la realtà non è una sostanza statica, rigida ed oggettiva, bensì è un soggetto dinamico, un processo dialettico di generazione ed autogenerazione, che si attua mediante la continua produzione e il continuo superamento delle proprie determinazioni particolari, le quali, secondo il tipico e triplice movimento della Aufhebung, vengono negate nella loro parziale particolarità per essere conservate ed elevate come parti e momenti necessari della superiore unità del tutto, dell'intero processo, in cui consiste appunto la verità: "Il vero è l'intero".

Lezione 03606. Si espongano i lineamenti fondamentali del sistema filosofico hegeliano

Il prodotto della ragione speculativa, ovvero filosofica, non sarà un'enciclopedia

ordinata secondo la merasuccessione alfabetica delle voci, ma un’enciclopedia in cui le singole parti sono organizzate comemomenti del tutto e come articolazioni organiche dell’intero: il prodotto specifico della ragione filosoficasarà l’Enciclopedia delle scienze filosofiche. Le tre parti in cui si suddivide il sistema filosofico hegelianosono: Idea (in sé), Natura (Idea per sé o fuori di sé) e Spirito (Idea in sé e per sé). Questi tre momentifondamentali si suddividono poi al loro interno in ulteriori momenti, dando così origine all’interaEnciclopedia delle scienze filosofiche.Nella Introduzione all’Enciclopedia Hegel fissa i cardini della propria filosofia e sottolinea, in particolare,l’esigenza che la filosofia si strutturi come un sistema, in quanto il «principio» fondamentale di ogni «verafilosofia» consiste nel “contenere in sé tutti i princìpi particolari”.

Si espongano i lineamenti fondamentali della logica hegeliana

Per Hegel la logica è la scienza dell'Idea pura, cioè dell'Idea in sé, nell'elemento astratto del pensiero: la logica è il regno della ragion pura, è il sistema delle categorie o determinazioni più astratte del pensiero, il suo oggetto di studio è il pensiero come esso è in sé nello sviluppo delle sue articolazioni.

A differenza dalla logica aristotelica e dalla logica kantiana, la logica di Hegel è una scienza delle determinazioni del pensiero concreto, vale a dire non di quel pensiero che è astrattamente separato dalle cose, ma di quel pensiero che è concreto, in quanto assume e sussume le cose ‒ ovviamente, non in quanto realtà empiriche ed accidentali, ma nella loro essenzialità ‒ nelle strutture del pensiero stesso, nei concetti.

A differenza della logica dell'universale astratto, in cui

l'intelletto isola i suoi oggetti e li astrae dalla totalità di cui essi sono parti, al fine di ricavare un universale separato dall'individuale, la logica di Hegel è la logica della ragione e dell'universale concreto, che non isol
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A.A. 2020-2021
32 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Froggy_F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Sgrò Giovanni.