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riempite di acqua.
• Parti dure: rimaste dopo la decomposizione, divengono parte del sedimento e con esso
subiscono fenomeni ambientali e fisici (gravità, correnti, il vento, …); le condizioni di
conservazione dipendono da sedimentazione e rimaneggiamento. La forma e le
dimensioni di un organismo influenzano il trasporto (es. i bivalvi eterodonti mantengono
la valva destra più pesante)
• Rotture di origine meccanica:
- Abrasione: dipende dalla struttura, composizione e forma del guscio, e dal suo
spostamento sul substrato (rotolamento, saltellamento, trascinamento,
strisciamento): in sedimenti ghiaiosi si ha la distruzione della conchiglia; con
granulometria di 0,5 – 0,005 mm si ha levigatura o abrasione; si ha in acque
sabbiose, zone litorali e dune, con perdita di ornamenti e disarticolazione delle
valve; le conchiglie più piccole resistono meglio all’abrasione per la loro maggiore
capacità di galleggiamento. I granelli silicei spigolosi abradono di più.
- Sfaccettamento: abrasione unilaterale di una sola parte della conchiglia o del corpo;
il suo procedere porta alla distruzione della conchiglia; di 2 tipi:
Di un corpo ancorato: su corpi parzialmente sepolti, sfaccettata la regione
sporgente; la conchiglia si posiziona con il lato più allungato parallelo al fronte
d’onda; le valve singole si ancorano con la convessità verso l’alto e l’erosione
comincia sulla regione medio umbonale.
Per strisciamento e trascinamento: urto persistente su substrato sabbioso;
nella zona litorale (sfaccetta mento tidale). Nei bivalvi l’abrasione inizia
dall’umbone, seguendo con arrotondamento della convessità e comparsa di
un foro subcircolare, distruzione della cerniera e sfaccettatura a ferro di
cavallo.
- Rotture: causate a violenti urti tra resti e sedimento; in zona sopralitorale, litorale.
Le valve con robusti ornamenti radiali o concentrici si rompono parallelamente alle
coste radiali. Nei gasteropodi si verificano nella regione apicale, labbro esterno e
peristoma (la columella si conserva meglio). L’azione violenta dell’acqua porta alla
distruzione dei resti ed alla loro dispersione ed accumulo, a formare bioclastiti
(rocce sedimentarie formate da gusci). Con gli echinodermi si ha la disarticolazione
e l’accumulo di piastrine a costituire calcari a crinoidi (encriti) o calcari a entrocchi.
• Deposizione orientata: cessata l’azione dell’agente trasportatore, i resti si depositano
sotto l’azione della gravità, in posizioni che permettono di risalire alla direzione e
natura dell’agente di trasportare; un corpo concavo-convesso (es. valva) cade con la
convessità in basso, se di ampia curvatura e in acque agitate, con convessità in alto, e
se allungate (es. nautiloidi) con la parte più pesante in basso e, con le correnti di fondo,
ruotano facendo fulcro sulla parte più pesante, disponendosi secondo il senso della
corrente. Conchiglie allungate fusiformi su substrato liscio rotolano sino a disporsi con
l’asse maggiore perpendicolare alla direzione della corrente. In natura, asperità
bloccano il rotolamento. Sulla spiaggia, oggetti allungati si dispongono parallelamente 2
alla linea di costa e al fronte d’onda. Corpi con appendici flessibili su fondo con
corrente, presentano alcune appendici piegate sul corpo centrale. Con correnti intense,
le appendici lasciano impronte di strisciamento parallelamente alla direzione di
corrente. Le appendici indicano direzione e intensità di corrente e i suoi cambiamenti di
direzione nel tempo: rispetto ai primi fossili, i secondi registrano il cambio di direzione
(soprattutto su zona litorale).
• Diagenesi dei fossili: processi litogenetici dal seppellimento alla fossilizzazione
dell’organismo. I resti possono essere modificati nella struttura, morfologia e la
composizione chimica. La conservazione dipende da fattori:
- Interni: scheletro osseo o guscio calcareo o carapace (l’aragonite è meno stabile
della calcite);
- Esterni: condizioni chimico-fisiche, natura dei sedimenti, mutare delle condizioni nel
tempo.
• Dissoluzione: per eccessiva deposizione di materiale clastico che provoca la
compattazione dei sedimenti, la riduzione di spazi ed espulsione dell’acqua, che causa
la dissoluzione di minerali; il guscio si dissolve dall’interno verso l’esterno, con perdita
di ornamenti e distruzione soprattutto di gusci aragonitici. Può dare origine a pseudo
gusci o pseudomorfe. Parti fosfatiche, chitiniche o cornee (es. Brachiopodi inarticolati)
possono conservarsi in ambiente acido, con distruzione del calcare.
• Impregnazione: avviene insieme alla decomposizione organica, che lascia pori nelle
ossa, rendendole permeabili; le soluzioni percolanti vi penetrano, depositandovi sali
minerali, che rendono le ossa per mineralizzate, resistenti, con la compromissione della
microstruttura. Senza impregnazione, i fori rendono fragile il fossile, che si distrugge.
• Incrostazione: avviene vicino sorgenti minerali calcaree e silicee; il carbonato di calcio
(CaCO3) è più solubile in presenza di CO2; questa soluzione soprasatura è instabile e
per evaporazione si deposita CaCO3 (riformatosi), che incapsula tutto il materiale
circostante la sorgente; se i resti organici si dissolvono nel tempo, la capsula di calcare
riporta la loro impronta.
• Concrezioni nodulari: il nodulo si accresce per sovrapposizione di particelle più fini che
si spostano per diffusione nell’acqua attraverso i pori del sedimento che va
compattandosi. Buona conservazione, soprattutto per organismi con alto contenuto di
fosfati. Possono essere:
- Singenetiche: formatesi durante la sedimentazione, attorno a un resto organico
inglobato nel sedimento fine che diventa il centro della concrezione e si fossilizza
integralmente;
- Diagenetiche: formatesi dopo la deposizione iniziale del sedimento, come le
singenetiche;
- Epigenetiche: formatesi all’interno del sedimento compatto.
• Sostituzione: causata da pressione e temperatura, che provocano modificazioni
stabilendo nuovi equilibri molecolari, quali ricristallizzazione, metasomatosi e
trasformazione di sostanza.
• Cristallizzazione: legata alla percolazione di soluzioni nelle zone porose del sedimento,
controllata da temperatura, pressione e solubilità; causa la modificazione
dell’orientazione di grossi granuli; la parti organiche sono cancellate, lasciando solo una
linea scura di contorno; se intensa, provoca lo sviluppo di un mosaico cristallino o geodi
e druse che obliterano la struttura interna originale. Facilita l’isolamento di fossili dalla
matrice sedimentaria.
• Trasformazione di sostanze polimorfe: minerale trasformato nella sua forma più stabile
(es. aragonite in calcite, che provoca la distruzione della struttura originale del guscio).
Fossili aragonitici si mantengono meglio in sedimenti marnosi, argillosi. 3
• Metasomatosi: graduale sostituzione di un minerale con un altro di diversa
composizione chimica più stabile (es. da calcite a quarzo); processo selettivo; definita
con il nome della sostanza che partecipa alla mineralizzazione:
- Calcitizzazione: resti di calcite, aragonite, silice, fosfato di calcio, vengono calcizzati.
- Dolomitizzazione: resti aragonitici e calcitici sostituiti da dolomite e magnesio;
perdita della struttura originale, caratteristica lucentezza sericea e superficie
esterna coperta da cristalli romboedrici di dolomite.
- Silicizzazione: sostituzione di carbonato di calcio con silice in seguito a soluzione,
segregazione e rideposizione della silice dei resti organici (es. spicole spugne). Se
intensa, si ha la totale sostituzione della calcite biogena e i fossili sono più resistenti
all’erosione. La struttura originale dl guscio è distrutta.
- Piritizzazione: con ambienti riducenti, asfittici, privi di ossigeno (es. bituminosi). La
putrefazione della sostanza organica libera idrogeno solforato (H2S), che,
combinandosi con Sali di ferro, forma la pirite. Eccellente conservazione particolari
dello scheletro, con lucentezza metallica, distruzione struttura originale.
• Carbonizzazione: i resti organici seppelliti vanno incontro a putrefazione i modo
ineguale a seconda delle parti di tessuto. Il protoplasma è distrutto. I sedimenti organici
si litificano per sviluppo e perdita di sostanze volatili (es. CO2) e H2O, la cui scomparsa
determina un arricchimento di carbonio e la distruzione della struttura originale. Se
procede a temperatura e pressione elevate, si hanno i carboni fossili e idrocarburi,
classificati in base al rapporto tra componenti volatili.
• Distillazione: ossigeno, azoto e idrogeno vengono volatilizzati, rimane una pellicola di
carbonio condensato che riproduce perfettamente il resto. Interessa tessuti dei
vegetali.
• Conservazione delle parti molli: possibile se l’organismo viene immediatamente
seppellito in sedimento fine; le parti molli subiscono una lenta semiputrefazione, si
formano le loro impronte esterne nel sedimento fine (es. calcari litografici di Solnhofen,
Giurassico, Archaeopteryx con impronte di piume).
• Conservazione integrale: con conservazione di parti molli (es. insetti nella resina di
copale, diversi da quelli nell’ambra cretacica, dove rimane solo l’impronta esterna
dell’insetto); possibile nelle torbiere, con la preservazione dei tessuti molli dall’azione
batterica per la presenza di soluzioni acide e con la silicizzazione secondaria dei
muscoli. I piccoli organismi si conservano meglio dei grandi. Con la fosfatizzazione, si
ha la conservazione completa, ma è rara. La mummificazione per caldo o freddo
determina l’essiccamento o il congelamento dell’organismo (es. Mammut), ed avviene
in assenza di umidità, luce e necessita ventilazione regolare. Si conservano predatori e
carnivori intrappolati in laghi d’asfalto. L’assenza di umidità blocca i processi di
putrefazione. Le mummie pseudomorfe sono mummie cave riempite da soluzioni
percolanti. Nei processi di congelamento il volume corporeo è mantenuto, diminuisce
con l’essiccamento.
• Tipi di fossili:
- Modello interno: il sedimento che ha riempito i resti litifica, riproducendo il negativo
della struttura interna; può avvenire anche con soluzioni percolanti soprasature che
formano cristalli. Rari i modelli di cavità craniche. La granulometria del sedimento
definisce il grado di conservazione. Riproduce strutture muscolari e linee palleali. Di
valore sistematico i modelli interni di Ammonoidi, poiché gli ornamenti esterni sono
riprodotti sul modello e messe in evidenza le linee di intersezione tra i setti.
- Impronta esterna: negativo della superficie esterna del resto incluso nel sedimento,
perfetta se con granulometria del sedimento fine (es. impronte insetti nell’amb