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Gli Stati Uniti nel XX secolo
Gli Stati Uniti furono i protagonisti del XX secolo. All'inizio del '900 gli USA non erano molto considerati militarmente, specie per quanto riguarda le forze di terra (era invece più considerata la flotta navale). Malgrado questo, gli USA erano già una grande potenza economica. Nel 1901 creavano già ¼ della produzione mondiale dell'industria, dato che nel 1913 sale a 1/3 (circa il 33% di tutta la produzione industriale mondiale). L'industria siderurgica vede gli USA estremamente all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e delle quantità prodotte.
Gli Stati Uniti si stavano avvicinando all'Impero britannico come grandi commercianti (nelle quote di commercio mondiale), le loro esportazioni crescevano in maniera esponenziale (anche in conseguenza alla guerra anglo-boera, che aveva convogliato alle esigenze belliche molti capitali inglesi, e gli USA avevano sostituito quasi del tutto quelli europei nel centro e nel sud America.
si stavano imponendo anche in Oriente). L'espansione economica andava di pari passo con la diffusione delle idee (la cultura dell'élite industriale americana vedeva gli Stati Uniti investiti di una missione storica: quella di diffondere la modernità capitalistica e la democrazia). Le élites statunitensi si sentivano in competizione con quelle europee, ma vollero agire in modo diverso: non vollero conquistare militarmente dei territori, ma pensavano ad un mondo di mercati aperti, ed erano disposti ad intervenire laddove avessero visto minacciato l'ordine liberista (dottrina economica che vuole il libero mercato). Dopo la fine della guerra civile americana, la prima prova militare che vede coinvolti gli Stati Uniti è nel 1898 contro la Spagna, a Cuba, che diventerà una zona che gli USA considereranno proprio protettorato per gran parte del XX secolo. 1898 -> SPLENDID WAR: ha un alto valore simbolico. La moderna democrazia industriale sconfiggequindi promuove l'accesso libero e uguale al commercio per tutte le nazioni. Questo principio si basa sull'idea che il commercio aperto e libero sia vantaggioso per tutti i paesi e che nessuna nazione dovrebbe essere esclusa o discriminata. La Dottrina delle porte aperte è stata una politica importante degli Stati Uniti nel periodo della loro espansione come potenza mondiale. Ha contribuito a stabilire gli Stati Uniti come una potenza economica e commerciale e ha influenzato le relazioni internazionali nel XX secolo. In sintesi, la Dottrina delle porte aperte è stata una politica che ha cercato di garantire l'accesso libero e uguale al commercio per tutte le nazioni, promuovendo la libertà commerciale e cercando di superare gli imperi coloniali.è figlio sia della storia degli Stati Uniti (colonia britannica, che nasce come guerra d'indipendenza verso Londra) sia della superiorità produttiva degli USA.
La Dottrina delle porte aperte viene applicata in maniera non sempre priva di contraddizioni, soprattutto in America centrale (l'arrivo dei capitali degli USA sconvolge in molte parti la struttura agraria, e di conseguenza la struttura sociale, su cui erano basate molte nazioni; questo suscita instabilità politica, in cui gli USA molto spesso intervengono anche militarmente).
Gli Stati Uniti avevano coscientemente scelto di restare esclusi dalle dinamiche diplomatiche europee per tutto l'800, erano orgogliosamente repubblicani e liberali, vedevano se stessi molto lontani dalle logiche di potenza degli europei (legate all'assolutismo monarchico).
Elaborano un paradigma di non ingerenza reciproca tra europei e USA, teorizzato nel 1823 da Monroe (prenderà il nome di Dottrina Monroe).
Nei
Nei primi anni del '900, T. Roosevelt aggiorna la dottrina Monroe e mostra tutta l'ambiguità linguistica del significato di "America agli americani", perché gli abitanti degli USA non si definiscono statunitensi ma "americans", quindi "America agli americani" può suonare anche come "America agli statunitensi". T. Roosevelt sarà un esempio per molti presidenti americani, specie repubblicani. Fu molto amato in patria, non tanto conosciuto né stimato in Europa.
Roosevelt adotta la politica del "big stick" ("grosso bastone"); proclama il diritto di svolgere azioni di polizia internazionale nell'America latina e in centro America, e la applica poco dopo in una guerra contro la Colombia per l'indipendenza di Panama (ottenuta nel 1903-1904, nel 1914 gli USA inaugurano il canale di Panama). La rinuncia inglese ad intervenire in un evento di tale importanza è particolarmente significativa.
significativo del ruolo che stavano assumendo gli Stati Uniti. T. Roosevelt influenzerà indirettamente l'intera storia del XX secolo, perché sarà un fattore decisivo per la vittoria di Wilson nel 1912. Dopo 2 mandati, nel 1908 Roosevelt appoggia la candidatura di un presidente repubblicano. Nelle elezioni del 1912 si ripresenta, ma il partito repubblicano non è d'accordo con lui, quindi Roosevelt fonda un nuovo partito. Queste elezioni vedranno Roosevelt ottenere più voti rispetto al candidato repubblicano, ma anche disperdere i voti non democratici: vince quindi Wilson.
L'impatto di Wilson nel XX secolo è tale che alcuni studiosi parlano di "secolo Wilsoniano".
Il secolo Wilsoniano
Gli Stati Uniti sono una potenza industriale e mercantile, fondano il loro benessere economico sul controllo dei mari e degli oceani. Questo li avvicina all'Impero britannico, ma allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale restano neutrali,
perché vedevano sé stessi indifferenti alle contese balcaniche e alle logiche di potenza alla base del conflitto. Gli USA traggono significativi vantaggi dalla loro neutralità (possono moltiplicare le esportazioni e subentrare nei mercati che vengono lasciati liberi dai paesi europei impegnati nella guerra).
Tuttavia, la guerra sottomarina portata avanti dai tedeschi causa numerose vittime anche americane (in particolare, l'affondamento del Lusitania porta più di un centinaio di morti), ma fu l'andamento economico del conflitto che convinse gli Stati Uniti ad entrare in guerra.
Gli scambi commerciali con la Germania (che già prima del 1914 non erano importanti come quelli con inglesi, francesi e russi) sono ulteriormente limitati dal blocco navale dei porti messo in atto dall'Intesa.
Crescono invece gli scambi commerciali con inglesi, francesi e russi e, dal 1915, con l'Italia. Circa il 90% delle esportazioni era diretto verso questi paesi.
che ha portato nel promuovere un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione internazionale. Ha cercato di sostituire la logica della competizione di potenza con quella di una comunità di nazioni, regolata da leggi internazionali accettate, al fine di promuovere una pacifica concorrenza economica. Wilson credeva che il sistema internazionale dovesse essere basato su un ordine capitalistico fondato sull'interdipendenza tra gli stati, sulla legalità internazionale, sulla mobilità sociale e sulla democrazia liberale. Era fortemente preoccupato che una vittoria tedesca avrebbe portato a un'egemonia europea fondata su un blocco militare-industriale e una politica più autoritaria che liberale-democratica. Gli studiosi sottolineano spesso la grande cultura di Wilson e la sua determinazione nel promuovere un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione internazionale.ideale dellasua azione, ispirata a principi generali (del liberalismo e della democrazia). Altri studiosi,invece, sottolineano le ambiguità (che fosse probabilmente favorevole al Ku Klux Klan eche abbia permesso il periodo più cupo per il razzismo dai tempi della guerra civile). Moltocriticata è anche la “legge sulla sedizione” (legge che puniva i reati di opinione). Wilsonistituì un comitato sull'informazione pubblica, che riempì il paese di propagandaantitedesca. Fece arrestare il capo dei socialisti americani, candidato alla presidenza.
1915-1916 → Wilson si adopera per cercare di arrivare a una soluzione negoziata dellaguerra, senza fortuna.
1917 → la ripresa tedesca dell'azione di affondamento delle navi dirette verso i portiinglesi è determinante per l'entrata in guerra degli USA.
Su questa decisione pesa anche la scoperta della “nota Zimmermann” (nota scritta dallacancelleria tedesca
.indirizzata verso il Messico, in cui la Germania offriva dei finanziamenti e un'alleanza al Messico contro gli USA, per la riconquista del Texas, del New Messico e dell'Arizona). Pesano anche le pressioni degli ambienti finanziari, che sono legati alle sorti dell'Intesa. Pesa anche la crisi russa: l'8 marzo era scoppiata la "Rivoluzione di febbraio" (rivoluzione liberale), che provoca l'abdicazione dello Zar Nicola II, che sembra poter far crollare il fronte orientale, permettendo così a Germania e Austria-Ungheria di convogliare le proprie truppe verso il fronte occidentale e italiano. La caduta dello Zar da forza a un'immagine propagandistica (che dopo l'uscita della Russia dalla guerra ha un suo fondo di libertà) della Grande Guerra come guerra tra le democrazie e le autocrazie. Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti entrano in guerra, non come alleati ma come associati (a voler sottolineare la differenza tra essi e l'Intesa; gli USA).Non sono interessati alla conquista territoriale, ma a rendere il mondo più sicuro e diffondere la democrazia. L'arrivo delle truppe americane sul suolo europeo richiede ancora circa un anno, ma i rifornimenti furono da subito fondamentali, in particolare per il fronte occidentale. In Italia gli aiuti americani che arrivano sono poco più che simbolici, anche se, paradossalmente, proprio il contributo americano nel fronte italiano è quello che si lega di più nell'immaginario dell'opinione pubblica mondiale, grazie al romanzo di Hemingway "Addio alle armi" (1929), che in Italia arrivò solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché il fascismo vietò la diffusione di "Addio alle armi" sia come libro, sia del film che ne fu subito tratto, perché Hemingway nel 1922, dopo un'intervista con Mussolini, definì il dittatore italiano "il più grande bluff della storia d'Europa".
volta di un soldato che si ribellava agli ordini superiori. La storia era ambientata durante una guerra immaginaria, ma il suo messaggio pacifista era evidente. Il governo, temendo che il racconto potesse influenzare negativamente l'opinione pubblica, decise di vietarne la pubblicazione. Il protagonista della storia era un giovane soldato di nome Marco, che si trovava coinvolto in una missione pericolosa. Durante il suo percorso, Marco iniziò a dubitare della giustezza della guerra e delle azioni che gli venivano ordinate. Invece di obbedire ciecamente, decise di seguire la sua coscienza e di cercare una soluzione pacifica al conflitto. Il racconto metteva in luce il coraggio e la determinazione di Marco nel perseguire la pace, nonostante le difficoltà e le pressioni che subiva. La sua storia era un esempio di come un singolo individuo potesse fare la differenza e influenzare positivamente il corso degli eventi. Nonostante il divieto di pubblicazione, il racconto di Marco si diffuse clandestinamente tra la popolazione. Le persone si identificarono con il personaggio e con il suo desiderio di pace. Questo contribuì a rafforzare il movimento pacifista e a mettere in discussione la validità della guerra. Il divieto di pubblicazione del racconto di Marco dimostrò come il potere politico potesse cercare di sopprimere le idee che mettevano in discussione il sistema. Tuttavia, la storia di Marco rimase viva nella memoria collettiva e continuò a ispirare le generazioni future a lottare per la pace e per un mondo migliore.