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Divisione e prognosi delle fratture dell'anca
Questa divisione corrisponde ad una diversa prognosi oltre che ad un differente trattamento. Questo è legato al fatto che:
- L'inserzione capsulare è differente in quanto la capsula copre una porzione del collo, perciò le fratture mediali saranno quasi totalmente intracapsulari, quelle laterali del tutto extracapsulari.
- In base alla descrizione dell'irrorazione sanguigna possiamo affermare che la regione della testa e del collo è supportata solo dai rami circonflessi e quindi da una circolazione di tipo terminale, mentre il trocantere è dotato di più sistemi; quindi quest'ultimo è meno sensibile al danno provocato da una eventuale frattura.
- La muscolatura è altrettanto importante, di fatti nelle fratture mediali manca un manicotto contentivo e protettivo.
- Gli aspetti meccanici spiegano poi, come siano estremamente rare le fratture della testa in quanto ben protetta nell'acetabolo e siano più frequenti.
quelle del collo ove minore è la protezione e maggiore la forza muscolare che agisce determinando scomposizione dei monconi medesimi.
Importante è anche analizzare lo spostamento dei monconi, infatti nelle fratture mediali abbiamo che:
- la testa resta fissa
- il moncone prossimale soggiace all'azione del carico che tende a:
- spostarlo in basso se la rima è trasversa (valgo)
- compattarlo se la rima è orizzontale (varo)
- il moncone distale soggiace alle forze muscolari che tendono a:
- a far risalire il frammento distale
- a farlo ruotare all'esterno
Detto questo si può concludere che le fratture mediali hanno cattiva prognosi e lunghi tempi di consolidazione anche in considerazione dell'età del paziente.
Le manifestazioni cliniche sono caratterizzate da:
- dolore: all'anca, alla coscia ed eventualmente al ginocchio, non di rado esso è limitato o addirittura assente
- atteggiamento dell'arto: accorciato ed extraruotato;
paziente al letto, evitando così tutte quelle complicanze tipiche dellalunga degenza; il trattamento sarà, quindi, mirato a sostituire la testa del femore con unaprotesi (endoprotesi).
Per quel che riguarda poi la tipologia della frattura dobbiamo ricordare che una fratturamediale interrompe l'irrorazione ematica alla testa e che tale interruzione sarà tantomaggiore quanto più la frattura sarà vicina all'epifisi e tanto maggiore sarà lo spostamentorelativo dei monconi; le fratture sottocapitate e gravemente scomposte saranno quelle apeggiore prognosi mentre quelle basicervicali e composte avranno migliore prognosi.
Quindi nelle fratture biologicamente più sfavorevoli si preferirà un trattamento cheprevenga il rischio di pseudoartrosi e necrosi sostituendo la testa del femore con una protesi(endoprotesi).
L'osteosintesi, cioè l'immobilizzazione della frattura mediante viti o chiodi previariduzione, ha il
vantaggio di essere meno invasiva rispetto alla protesi e di consentire una precoce mobilizzazione senza però consentire una rapida ripresa del carico. Sarà da utilizzare quindi nei soggetti giovani e che presentano fratture laterali (basicervicali o pertrocanteriche) o comunque ben ingranate. E' necessario comunque fare riferimento anche all'eventuale trattamento mediante trazione ed immobilizzazione (incruento) da riservarsi a casi di fratture incomplete e ben ingranate o a casi non operabili. Le fratture della testa del femore presentano spesso complicazioni; esse sono sia di ordine generale, in riferimento all'età del paziente ed alla prolungata immobilizzazione, sia di ordine locale, quasi esclusivamente a carico delle fratture mediali e che sono la pseudoartrosi e la necrosi epifisaria. FRATTURE DIAFISI FEMORALE Sono fratture frequenti, soprattutto nei giovani, sono determinate da traumi semplici o di notevole intensità e possono essere di variogenere.Per la lunghezza della leva scheletrica spesso sono multiple anche a più livelli potendo così essere responsabili di una intensa sintomatologia dolorosa.Circa il 15 % di tali fratture sono esposte; rare sono le lesioni vascolari importanti, al contrario, spesso coesiste un rischio di shock legato all'imponente perdita ematica che si verifica.Altro importante rischio collegato a questo tipo di fratture è l'embolia adiposa legata al rilascio in circolo do microparticelle grasse dai tessuti circostanti lesionati.Le embolie che ne derivano possono essere polmonari o renali, e possono provocare gravinecrosi e fatti flogistici.L'azione della muscolatura gioca poi un ruolo importante nella scomposizione della frattura che in questo caso è quasi inevitabile.Distinguiamo schematicamente:- le fratture del terzo superiore ( o prossimale) mostrano, per l'azione traente della muscolatura, una deviazione ad axim: il moncone prossimale perl'effetto dellamuscolatura glutea viene abdotta e flessa, mentre il moncone distale, sollecitato dallamuscolatura adduttoria, si sposta medialmente- le fratture del terzo medio mostrano una predominanza all'accavallamento dei monconi,ad latus, ove per l'azione dello psoas e dei muscoli pelvi trocanterici si mette in flessione,abduzione e rotazione esterna, mentre il moncone distale per la contrazione degli adduttorie dei muscoli lunghi della coscia, si porta in alto.- le fratture del terzo inferiore ( o distale ) lo spostamento sarà ad axim con unospostamento mediale ed in avanti del moncone prossimale, mentre il moncone distale perl'azione del gastrocnemio, si porta in in flessione, che è tanto più accentuata quanto più èbassa la rima di frattura.Nel bambino sono frequenti le fratture subperiostee di tipo spiroide che comportano unaminore scomposizione.La sintomatologia di queste fratture è caratterizzata dal dolore, intenso.dall'impotenza funzionale, costante e dalla deviazione assiale. Tipicamente l'arto si presenta accociato edeviato generalmente in varo. Frequente è un quadro di shock anche molto grave, dovuto alla vasta perdita ematica. Vaste possono essere le ecchimosi. Le complicazioni delle fratture oltre a quelle sopraddette sono: scomposizione con esposizione e rischio di infezioni; lesioni vascolari della femorale e della poplitea; l'irriducibilità per la interposizione di muscoli; vizio di consolidazione e pseudoartrosi. Il trattamento, che un tempo si basava sull'uso di apparecchi gessati di tipo pelvipodalico con l'impedimento così della flessione del ginocchio e lo sviluppo di una precoce ipotrofia muscolare, prevede, oggi, una iniziale trazione al fine di ridurre la frattura e la successiva contenzione cruenta che consente così una precoce mobilizzazione e una riduzione delle complicanze. La contenzione della frattura potrà essere ottenuta.mediante: placche e viti, si tratta di un sistema di sintesi ampiamente utilizzata di tipo molto stabile, che consiste nell'apertura del focolaio di frattura e nella successiva immobilizzazione con placca e viti; l'eccessiva stabilità e lo scollamento del periostio, necessario per l'applicazione della placca, fanno sì che il callo periosteo, il più importante per la consolidazione, sia scarso e che quindi l'uso di questo tipo di sintesi sia spesso associato a ritardi di consolidazione ed infezioni. Per ridurre queste complicanze sono in studio delle placche semirigide o elastiche in materiali nuovi; di fatto la sintesi con placca sta subendo una evoluzione concettuale che porta alla ricerca di una placca ideale formata da materiale biocompatibile, sufficientemente elastico da consentire le sollecitazioni eutrofiche e nello stesso tempo resistente per impedire sollecitazioni abnormi durante la consolidazione. chiodo endomidollare, in questo casosi ottiene dapprima la riduzione a cielo chiuso della frattura e successivamente si introduce, dalla porzione prossimale del femore, un lungochiodo, a sezione differente, per tutta la lunghezza della diafisi ottenendo così la stabilizzazione; ideato negli anni '40 con indicazione per le fratture oblique del terzo medio del femore oggi viene, dopo sviluppi nei disegni e nell'applicazione utilizzato per il trattamento di varie fratture anche comminute; vari sono i tipi di chiodi utilizzati, quelli di Rush e di Ender (elastici), quello di Kuntscher (meno elastico) e quello di Grosse-Kempf (rigido). L'inchiodamento endomidollare consente una rapida mobilizzazione del paziente, non disturba la circolazione periostea ed è di facile rimozione. - fissatore esterno, di tipo assiale o circolare, si applica a cavallo della rima di frattura, con fissazione all'osso mediante grossi chiodi (fisches) o fili trapassanti, posti a monte e a valle del focolaio. Tale sistemaConsente di dosare la rigidità dell'intero sistema agendo sulla stabilizzazione degli elementi di presa sull'osso, è poco invasivo nell'applicazione, non comporta l'apertura del focolaio di frattura, rendendo questo sistema insostituibile nel trattamento delle fratture infette, esposte o dove coesistano perdite di sostanza a carico dei tessuti molli.
FRATTURE DELLA ESTREMITÀ INFERIORE DEL FEMORE
Le tipiche fratture del terzo inferiore della diafisi sono a rima trasversale od obliqua e l'interruzione della diafisi avviene in un tratto compreso tra la base dei condili e circa 10cm prossimalmente a questi.
Le fratture dell'estremità distale del femore possono essere molto difficili da trattare, a prescindere dalla scelta di metodi conservativi o chirurgici.
Esistono difficoltà oggettive, come ad esempio tenere un paziente anziano in trazione, e successivamente in un apparecchio gessato, sia problemi di sintesi e di infezione quando.
siseguono metodi chirurgici. Recenti migl