Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Origini della letteratura italiana Pag. 1 Origini della letteratura italiana Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Origini della letteratura italiana Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Origini della letteratura italiana Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Origini della letteratura italiana Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LA POESIA TOSCANA

Una caratteristica della poesia toscana è la componente realistica, e proprio per questo motivo,

viene definita “giocosa” o “comico-realista”. Quest’ultima definizione delucida le peculiarità di

questa poesia: lo stile comico, più adatto a descrivere situazioni basse e quotidiane, e i contenuti

realistici, poiché l’attenzione viene rivolta alle esigenze e i desideri dell’uomo. I temi centrali

sono: l’odio per la donna e per i genitori, la lode per il denaro, l’esaltazione dei luoghi e delle

occasioni di perdizione e di piacere (la donna,l’osteria, il gioco) e un atteggiamento di derisione

verso la religione.

Rustico di Filippo (Firenze)

Primo tra i poeti comico-realistici, vanno ad egli attribuiti 58 sonetti, 29 riconducibili all’amor

cortese e 29 “comici”. I temi principali sono il mondo comunale, la vita quotidiana e la cronaca

cittadina, nel quale vivono personaggi come l’avaro o il soldato millantatore; il linguaggio è

esplicito e licenzioso e l’utilizzo di metafore è ridotto al minimo.

Cecco Angiolieri (Siena)

La vita di Cecco è caratterizzata da un disordine esistenziale tale da riflettersi anche nelle sue

opere. I temi da lui trattati sono quelli tipici della poesia comico-realistica: le donne, il gioco,

l’odio verso il padre; tuttavia il denaro costituisce una vera e propria ossessione. Lo stato di

povertà e le disgrazie amorose suscitano nel poeta l’autocommiserazione: nasce così la

disposizione alla malinconia, ma non quella romantica malattia dello spirito, bensì

un’identificazione con l’umor nero, un cupo odio contraddistinto da un atteggiamento di non

rassegnazione ne depressione ma piuttosto di sfrontatezza. Il linguaggio dei suoi testi è colorito

ed espressivo, pronto a manifestare i suoi risentimenti.

Cecco assume nei confronti della poesia stilnovistica un’intenzione di parodizzazione: la donna

da lui creata, Becchina, è volgare nei comportamenti e nelle parole; tale donna è per il poeta

irraggiungibile, ma non perché la distanza che consuma l’amante dal desiderio è incolmabile,

bensì perché l’innamorato non ha i soldi per compiacere l’avidità dell’amata. Becchina incarna

l’anti - Beatrice per eccellenza ( Cecco ha un rapporto di odio-amore con Dante stesso, gli

scriverà 3 sonetti).

Folgore da San Gimignano

Egli è un poeta di corone, ossia di sonetti simili per tema e per l’occasione che li ha motivati.

Folgore rinuncia ai toni aspri e plebei per avvicinarsi alle forme del plazer provenzale, un

componimento nel quale vengono elencate dal poeta le cose a lui più piacevoli e desiderate;

infatti le parole-chiave delle sue corone sono diletto, allegrezza, amore, lealtà … .

Il dolce stil novo

Il poeta bolognese Bonagiunta Orbicciani definisce, nel XXIV canto del purgatorio, dolce stil

novo una nuova poetica. L’aggettivo “novo” si riferisce sia alla novità letteraria, sia al

rinnovamento interiore del poeta e alla vita rinnovata dall’amore, mentre l’aggettivo “dolce” si

riferisce ad una sintassi semplice e musicale e ad una poetica che, a differenza di quella

guittoniana, è chiusa alla realtà politica, senza artefici. Occorre dunque utilizzare un volgare

illustre che sia il più possibile elevato e puro e insieme musicale e melodioso.

Uno dei temi principali della poetica stilnovistica è l’esperienza d’amore vissuta come

fenomeno interiore; inoltre la donna assume un ruolo nuovo e ben diverso da quello della poesia

siciliana e provenzale: la donna del dolce stil novo è la donna angelo, la cui funzione è quella di

indirizzare l’animo dell’uomo verso Dio; parlare di lei, contemplarla è per i poeti ascesa e

nobilitazione dello spirito. La donna angelicata non ha caratteristiche fisiche, ne nomi reali,

infatti i nomi delle donne sono detti “nomi parlanti”, ossia nomi simbolici ( si ricordi la Beatrice

di Dante = colei che è beata).

Gli stilnovisti si considerano una cerchia di eletti che trovano nella superiorità culturale e nella

propria raffinatezza spirituale le ragioni di un prestigio sociale, non più dipendente dalla nobiltà

di sangue ma solo da quella dell’animo; a causa di questo cambiamento di prospettive, cambia

anche la realtà sociale, che non è più quella delle corti bensì quella comunale: la città diventa

insomma il nuovo scenario di un corteggiamento il cui fine non è più l’elevazione sociale, come

per i poeti provenzali, ma un’elevazione spirituale e religiosa.

Guido Guinizzelli

Nato a Bologna, è il maggior esponente della corrente stilnovistica che avrà poi il suo epicentro

a Firenze. La canzone Al cor gentile rempaira sempre amore, è considerata il manifesto del

dolce stil novo, perché in essa vi sono i concetti cardine di questa nuova corrente poetica:

• La corrispondenza tra amore e cuore gentile contro la nobiltà di sangue;

• Il nuovo concetto di donna divinizzata (donna angelo) e del tema della lode;

• Scorporamento dell’identità della donna;

• Interiorizzazione del sentimento d’amore.

Altre caratteristiche della poesia di Guinizzelli sono l’utilizzo della luminosità delle immagini

naturali per definire lo splendore dell’amata a cui si contrappone il tema dell’amore che

provoca angoscia e colpisce a morte.

Guido Cavalcanti

Nato a Firenze (1259) e attivissimo guelfo bianco, diventa grande amico di Dante. Dante nel X

canto dell’inferno, incontrerà il padre di Guido, Cavalcante Cavalcanti, e in esso farà emergere

l’immagine di un Guido che rifiuta i concetti di teologia, fede e spiritualità e che è

completamente votato alla razionalità umana, “all’altezza d’ingegno”(inoltre Dante invierà a

Guido quello che sarà il primo componimento della Vita Nuova, e dedicherà a lui un sonetto “

Guido i’ vorrei che tu e Lapo e io).

Nelle poesie di Cavalcanti vi ritroviamo più chiaramente il concetto dell’amore che provoca

angoscia. Il sentimento dell’amore non è più visto in ottica divina ma diventa un sentimento

umano e come tale porta alla sofferenza; quindi esso non è più un sentimento che permette di

arrivare a Dio, attraverso l’amata (come lo era ad esempio per Dante) ma diventa una forza

oscura, misteriosa e irrazionale che si impossessa dell’anima generando paura e angoscia a cui

il poeta non riesce a dar pace.

Nascono da qui i temi principali della sua poesia: lo sbigottimento, il tremore, le lacrime e i

sospiri che conducono l’amante alla distruzione fisica e spirituale; la donna non è più quella

angelo ma un essere irraggiungibile e il dramma del poeta è così fortemente interiorizzato e

devastante che gli spiritelli (ossia gli spiriti che presiedono alla varie funzioni vitali del corpo) a

mano a mano se ne vanno portando il poeta alla morte.

Infine il lessico a cui Cavalcanti fa riferimento è quello filosofico e dunque razionale: il poeta

cerca in tutti i modi di razionalizzare l’amore e ne descrive ogni aspetto psicologico.

Dante stilnovista

Nonostante l’amicizia con Cavalcanti, Dante prende le distanze dalla sua poetica e si avvicina a

quella di Guinizzelli, ritrovando nella donna divinizzata, la donna angelo, il tema principale

delle sue poesie e così Donne ch’avete intelletto d’amore diventa l’altra canzone-manifesto

della corrente stilnovistica.

Dante, nelle poesie che faranno parte della Vita Nuova, esprime un nuovo concetto di donna

angelo, intesa come creatura divina che opera sulla terra provvisoriamente. Inoltre

approfondisce il concetto della “lode”, da cui Dante non attende nessuna risposta dalla donna

amata ma si appaga solo della gioia che dà il celebrarla. Con Dante si arriva, dunque, al

culmine dell’interiorizzazione.

Cino da Pistoia

Fra i minori del dolce stil novo va ricordato Cino da Pistoia, il quale, pur riprendendo le

tematiche fondamentali della poetica stilnovistica, se ne allontana un poco, passato da una

concezione spirituale dell’amore ad una più umana e personale. Nelle sue poesie vi è il tema

della lontananza (il quale influenzerà molto Petrarca) e della “rimembranza”.

Dante Alighieri

Nasce a Firenze nel 1265 e, grazie al padre cambiatore, riceve una buona istruzione nella

grammatica e nella logica e poi seguì alcune lezioni anche di filosofia, diritto e forse medicina

presso l’università di Bologna.

Tra l’adolescenza cade il secondo avvenimento significativo (il primo comprendeva la sua

istruzione): l’amore per Beatrice, moglie di Simone Bardi. Beatrice muore precocemente nel

1290 e allora Dante, che aveva già scritto componimenti nella nuova lingua volgare,

ricostruisce la storia amorosa nella Vita Nuova.

LA VITA NUOVA

Il primo libretto della Vita Nuova viene scritto, dopo la morte di Beatrice, tra il 1292-93 ed è la

testimonianza dell’esperienza amorosa della giovinezza. Beatrice è colei che conduce il poeta al

suo rinnovamento, che gli fa vivere una vita nuova. Il perfezionamento avviene attraverso un

duplice cammino: quello interiore che porta ad un raffinamento morale e umano e quello degli

strumenti letterari, che consente di superare gli schemi formali per arrivare ad uno stile dolce.

La Vita Nuova è divisa in 31 componimenti (25 sonetti, 4 canzoni, 1 ballata e una stanza isolata

di canzone) che vengono collegati tra loro attraverso la prosa. Con l’utilizzo della prosa Dante

introduce e giustifica l’ispirazione da cui sono tratte le poesie e nel frattempo spiega gli aspetti

retorici e formali; per questo motivo la struttura del testo è detta prosimetro (misto di poesia e

prosa).

La Lirica inizia con la descrizione dell’incontro con Beatrice a 9 anni per poi passare a quando

la rivede a 18: Dante insiste molto sulla simbologia del numero 9, multiplo di 3, il quale indica

la Trinità. Si passa poi al saluto che Beatrice rivolge al poeta, il quale diventa uno strumento di

salvezza. Il saluto dispone Dante all’amore, ma non un amore qualunque bensì quello cortese,

che esige discrezione e segretezza e per tenere dunque nascosta la vera identità della donna da

lui amata, simula l’amore per un’altra donna. Quando la donna dello schermo ( gentile donna

schermo della veritade) si allontana da Firenze, Dante simula il suo interessamento per un’altra

donna e quella strategia che avrebbe dovuto essere vincente in realtà porta Beatrice a punirlo

togliendogli il saluto.

Il poeta cade all

Dettagli
A.A. 2013-2014
17 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher yasmina.sharafeldin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Surdich Michele.