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Il lavoro sociale è condotto da un’organizzazione che non è la semplice somma di
individui, ma un organismo vivente, formato dall’interazione tra persone e gruppi,
con propria struttura e cultura.
Il lavoro sociale nasce per dare una risposta ai problemi sociali (situazioni di disagio,
sofferenza, emarginazione, disuguaglianza che non riguardano il singolo ma più
individui di una stessa società. Ciò vuol dire che i problemi sociali mutano con il tempo
e in base al tipo di società). Il lavoro sociale per risolvere tali problemi deve studiare il
contesto sociale in cui si collocano (ci sono situazioni che riguardano anche l’intera
società).
La sociologia e la psicologia hanno dimostrato, infatti, che i problemi sociali derivano
da un particolare assetto organizzativo della società, pertanto possono essere
prevenuti modificando il tipo di organizzazione sociale in cui si collocano.
I servizi di assistenza (sistema sanitario, gli istituti, le comunità terapeutiche,
cooperative, volontariato) sono nati per dare risposta a questi problemi; la nascita di
questi servizi può dipendere da scelte politiche oppure dalla solidarietà tra i membri di
una comunità. Queste organizzazioni nell’erogare determinati servizi si ispirano al
modello naturale della famiglia , tentando di sostituirsi alla famiglia assente o
incapace di intervenire. Coloro che fanno parte di queste organizzazione sono costretti
a misurarsi ogni giorno non solo con i problemi sociali, ma anche con le strutture
interne all’organizzazione, verso le quali si sviluppa un atteggiamento di distacco e
indifferenza, poiché molti operatori ritengono che le regole dettate dall’organizzazione
sul loro lavoro limitano le loro motivazioni solidaristiche. A questa motivazione se ne
aggiungono altre due: - coincidenza tra struttura religiosa e servizio assistenziale –
femminilizzazione del lavoro sociale, che ha favorito l’inserimento del modello
familiare nell’organizzazione. Possiamo affermare che per garantire un buon servizio
solidarietà e famiglia non bastano, sono necessarie regole che permettono di
massimizzare le risorse per ottenere i risultati desiderati.
Quando sono nati questi servizi?
Tali servizi sono nati alla fine degli anni ’60 su impronta pubblica. Nell’ultimo decennio
sono nati anche altri servizi nell’ambito privato (terzo settore – non profit). Si
scatenano due reazioni: - i privati ritengono che l’eccessivo uso di regole minacci la
loro spontaneità – il pubblico risentendo del peso di queste regole invoca di frequente
l’intervento del privato ma anche questo necessità di una struttura organizzativa.
Cos’è l’organizzazione?
L’organizzazione non è un’invenzione moderna ma nasce con l’uomo, nel momento in
cui questi si rende conto che solo unendosi agli altri può raggiungere risultati che da
solo non sarebbe in grado di raggiungere.
Nella società moderna, tuttavia, le organizzazioni si moltiplicano poiché vi è
un’esaltazione della razionalità e la forma organizzativa ne è espressione. La
definizione di organizzazione è : l’org. È la razionalizzazione di un gruppo costruito per
raggiungere un fine specifico attraverso l’uso di risorse. Si caratterizza per la
suddivisione del lavoro e la presenza di un centro di potere che la sottopone ad analisi
critiche. Esse devono essere efficaci (realizzare i propri fini – funzione di orientamento
dell’organizzazione) ed efficienti ( rapporto tra risultato e i mezzi impiegati per
ottenerlo).
L’organizzazione è concepita come sistema perché ogni elemento non ha significato
da solo ma trova la sua ragion d’essere in essa; l’attività di ogni elemento è
causa/effetto dell’attività altrui; ogni disfunzione particolare diventa disfunzione del
sistema. L’organizzazione è un sistema aperto perché attua degli scambi con
l’ambiente in cui è inserito ed è da questo condizionato.
Quali sono gli elementi del sistema organizzazione?
- Strumenti (non solo materiali, conoscenze, regole e metodi di lavoro)
- Persone (interagiscono tra loro determinando la cultura dell’organizzazione
perché ognuno interviene con il proprio bagaglio culturale)
- Struttura: scheletro dell’organizzazione su cui poi si definiscono i ruoli e le
funzioni dei partecipanti, ordinati in modo gerarchico, attribuendo poteri e
autorità diverse. La struttura ha la funzione di controllare e coordinare le
attività. Vi è anche una struttura informale (relazioni interpersonali)
- Attività e scopi: attività per assicurare la disponibilità delle risorse e per il loro
uso adeguato, per il controllo e il coordinamento delle operazioni, per
l’integrazione tra le parti, per programmazione e sviluppo.
Forze dell’organizzazione.
- Forza organizzativa: misura l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione
- Forza imprenditoriale: tensione all’innovazione.
È necessario un equilibrio tra le due forze perché se predomina la prima,
l’organizzazione tende all’involuzione (impulsi al cambiamento assenti), se
predomina la seconda l’organizzazione perde il contatto con la struttura
organizzativa.
Differenze tra organizzazioni pubbliche e private.
- Fini organizzativi: organizzazioni pubbliche: nascono per volontà politica e sono
orientati al servizio; org. Private: nascono dai singoli e orientati al profitto.
- Potere: org. Pubbliche: strutture gerarchiche cicliche perché legate a cariche
elettive. Org.private: è continuo e definito.
- Leggi: org.pubbliche: riferimento continuo che dà sicurezza; org.private: non
sono vincolanti.
Il modello organizzativo
Modello di base:
vertice strategico: persone che hanno la responsabilità dell’organizzazione (consiglio
amministrazione, presidente, segretario).
Linea intermedia: collega il vertice al nucleo, controlla la struttura di cui è capo e i
rapporti di interazione con le altre.
Nucleo operativo: operatori che svolgono l’attività con contatto diretto con l’utenza.
Staff di supporto: attività esterne (centralinista, cuoca)
Tecnostruttura: persone che progettano il lavoro degli altri (orari..)
Le varie parti si rapportano tra loro adottando differenti meccanismi di coordinamento
(adattamento reciproco, supervisione diretta, standardizzazione dei processi, degli
output e delle capacità).
Questo modello trova origine in diverse teorie:
- Apparato amministrativo di tipo burocratico (weber)
Divisione del lavoro, gerarchie di uffici, norme, distinzione fra diritti propri
dell’ufficio e del funzionario, assunzione del personale in base alle competenze.
- Organizzazione scientifica del lavoro (Taylor)
Selezione scientifica degli uomini, esaminare scientificamente il lavoro, usare
metodi scientifici nello svolgimento delle attività.
- Scienze dell’amministrazione (Gulick)
Applicare principi razionali all’amministrazione (principio gerarchico, unità di
comando, eccezione, ampiezza del controllo, specializzazione).
- Burocrazia meccanica (modello base)
- Comportamento amministrativo (Simon)
Verificare le decisioni prese rispetto al fine dell’org.
Ogni modello va usato in funzione al tipo di ambiente in cui si inserisce
l’organizzazione.
Promozione e organizzazione delle risorse.
Definizione di risorsa: capacità, interna o esterna a un individuo o a una realtà
collettiva, a risolvere un problema sociale attraverso so sostegni di varia natura. La
risorsa esiste quando se ne ha consapevolezza e rappresenta una ricchezza per la
società in quanto assume un effetto propulsivo e moltiplicativo (crea nuove
risorse).
Il servizio sociale nell’approccio alle risorse deve tenere conto:
- Della persona e del territorio e del loro adattamento dinamico,
- Del contesto socio ambientale,
- Dell’operatore sociale stesso.
Le risorse si dividono in:
- Istituzionali: mezzi organizzati e gestiti dall’amministrazione pubblica.
L’operatore è in stretto rapporto con essi, anche in base al ruolo che la P.A.
assegna a esso. Essi non solo possono proporre nuove risorse ma anche
migliorare quelle esistenti.
- Extraistituzionali: mezzo non appartenente alla P.A. ma al privato sociale
(associazioni, polisportive, volontariato) ma anche strutture che pur non avendo
struttura org. Esprimono impegno nel sociale. l’operatore sociale entra in
rapporto con esse in funzione al suo grado di legittimazione che gli viene
riconosciuto dal contesto. Il momento fondamentale di questo rapporto è capire
quali sono per poi cercare di capire come possono essere usate.
Possono esserci dei rischi: il più marcato è quello di trasformare alcuni interventi
solidaristici in interventi di prestazione monetaria.
Possono sorgere anche dei problemi: da parte dell’utenza che può vedere il
coinvolgimento di altre figure come invasivo; da parte degli operatori o da parte
della comunità.
La risposta a questi problemi va ricercata a livello locale, si devono tenere in
considerazione due aspetti: l’informazione che va trasmessa alla comunità sui
problemi sociali e il ruolo di mediatore svolto dall’operatore tra i leaders delle
varie associazioni, comunità al fine di programmare interventi risolutivi.
- Operatore sociale: risorsa extrasistemica, il suo ruolo di promotore e
organizzatore di risorse presuppone che lui stesso sia una risorsa. Nel suo agire
deve tenere conto di altre variabili: la parte politica amministrativa
dell’istituzione; e i livelli di conferma/auto conferma si possono rilevare a tale
proposito due sindromi presentismo (prigionieri del presente) e nanismo
(intervento micro strutturale).
I servizi sociali come organizzazione.
Tutte queste funzioni e attività possono essere svolte solo se inserite in un sistema
organizzativo. Il s.s. di base o il distretto socio sanitario sono inseriti in un sistema
più ampio Comune o Asp a loro volta facenti parte delle P.A. secondo una struttura
gerarchica a cascata che impone dei vincoli.
I vincoli derivano da:
- Sistema(leggi controllati dal Comune o Asp)
- Ambiente esterno (caratteristiche del mercato)
- Ambiente interno(interpretazione restrittiva di leggi e regolamenti).
All’interno del sistema organizzativo burocratico diventa necessaria l’integrazione
organizzativa, cioè il riconoscimento degli altri operatori come equipe.
L’integrazione è resa possibile dal coordinamento. Le attività di coordinamento
sono due:
- Coordinamento per norme e adempimenti e il controllo