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Vi è una precisa definizione sul grado di dipendenza dell’organizzazione nell’affrontare
vincoli e contingenze: i vincoli e le contingenze (gli ostacoli sono variabili e più
difficilmente controllabili) sono entrambi degli ostacoli che l’organizzazione incontra.
Le organizzazioni:
-adottano diverse strategie di interazione con il task environment, per far fronte alle
contingenze critiche, cercando di fare alleanze con gli stakeholders influenti, oppure
individuano concorrenti sul mercato tra i fornitori di prodotti/servizi, ecc..;
-controllano le contingenze e i vincoli, modificando il disegno organizzativo, cioè i confini
dell’organizzazione, decidendo quali siano le attività da incorporare/svolgere sotto il diretto
controllo e quali siano invece da esternalizzare.
Ogni organizzazione valuta sempre dei nuovi punti dell’ambiente, che possono sembrare
significativi:
a) in modo reattivo di fronte ad un nuovo problema che si presenta (detto problemistic
search);
b) in modo proattivo, esplorando l’ambiente, definito sondaggio delle opportunità.
la tecnologia, definita come conoscenza tecnica l’azione strumentale si fonda su
risultati attesi e su risultati riguardante il rapporto causa-effetto.
Nella logica processuale, Thompson parla di razionalità tecnica, ossia di conoscenza
tecnica implicata dal processo: la tecnologia è l’apparato, il computer.
Il contributo di Thompson è quello di illustrare tre tipi di tecnologia:
1. la tecnologia di concatenamento = è ben rappresentata dalla catena di montaggio (quella
di Ford): produce un prodotto standard, in modo ripetitivo e a passo costante. Anche nel
servizio sociale abbiamo procedure del sistema economico molto simile al
concatenamento, in quanto vengono richiesti determinati dati, quali tipi di contributi
bisogna attuare, poi si passa alla firma del dirigente e alla fine si arriva alla contabilità
(è simile ad una catena di montaggio, in quanto sono attività standardizzate).
2. la tecnologia di mediazione collega utenti tra utenti (es. servizi bancari, telefonici,
ecc..). Questo tipo di tecnologia discende dal fatto che deve operare in modo
standardizzato ed estensivo, facendo riferimento ad una molteplicità di utenti e clienti
3. la tecnologia intensiva consiste in una pluralità di tecniche, cha ha come obiettivo di
realizzare un cambiamento in uno specifico oggetto, in cui la selezione, la
combinazione e la sequenza delle operazioni sono in parte determinate dal feed-back
che viene dall’oggetto (si cerca di cambiare l’oggetto, ma esso retroagisce: non
sappiamo quale sia la sua reazione).
Quando l’oggetto è di natura umana, questa tecnologia è terapeuta (es. un equipe che
deve reinserito nella sua comunità, nelle sue reti, nella società). Una razionalità tecnica
adeguata è sempre un caso eccezionale.
L’ordine delle 3 tecnologie, dà un’idea di scala, di grado, di complessità.
la definizione di struttura organizzativa, in termini di coordinamento le scelte di
strutturazione (coordinamento e controllo delle attività e delle persone) devono essere
congruenti con il tipo e il grado di incertezza ammessi nel processo.
Livelli bassi di incertezza vengono trattati con scelte strutturali semplici; elevati livelli di
incertezza richiedono scelte strutturali più complesse.
La struttura, nella visione di Thompson, è una componente attiva della razionalità
organizzativa. Il processo mette insieme la capacità di riprodursi e di modificarsi.
Vi è quindi una variabilità che si lascia tipizzare, ossia si studiano le forme tipiche del
coordinamento.
Il coordinamento, il piano strutturale può essere tipizzato: si dà coordinamento perché in
base agli obiettivi dati e in base alle scelte tecniche, si danno delle interdipendenze.
Esistono vari tipi di interdipendenze (partiamo da quelle più semplici, per arrivare a quelle
più complesse):
a) pooled (somma di attività separate) = due o più parti traggono dal sistema (come
processo) a cui appartengono le risorse e le regole per produrre i beni e i servizi, ma
queste parti raggiungono i loro sotto obiettivi, senza uno scambio tra di loro (ognuno va
per conto suo, entro certi limiti).
b) sequential (attività connesse a cascata) = sono interdipendenze sequenziali e si
presentano attraverso una frequenza di fasi (le vari fasi sono in sequenza temporale).
c) reciprocal (attività associate/interattive) = le varie parti/fasi raggiungono i propri sotto
obiettivi, solo interagendo tra loro simmetricamente, cioè con scambi in una direzione e
nell’altra.
Questi vari tipi di interdipendenze possono essere considerati come una scala cumulativa,
nel senso che dove c’è l’interdipendenza sequenziale, trovo anche quella di livello inferiore.
Inoltre ad ogni interdipendenza corrisponde un coordinamento:
1. interdipendenza pooled regole standard = le attività stabili e omogenee, richiedono
decisioni meno frequenti e minori volumi di comunicazione. Si istituiscono regole e
procedure di routine che vincolano le diverse parti (ciascuna parte produce un outpot),
le quali viaggiano in parallelo;
2. interdipendenza sequenziale programma = è adatto per quelle situazioni di
variabilità: la variabilità nasce a monte del processo, che si propaga e si trasforma in
contingenza per quelle fasi/parti che seguono a valle, senza possibilità di retroagire. Si
parla di una sincronizzazione in termini sequenziali;
3. interdipendenza reciproca mutuo adattamento = vi deve essere una comunicazione
interattiva (di vari versi) e serve nei casi di elevata variabilità di incertezza, nei vari
punti del processo. Ogni decisione presa dalle varie componenti, diventa una
contingenza.
Poiché i tre tipi di interdipendenze sono difficili da coordinare e i tre tipi di coordinamento
impongono oneri coscienti alla decisione e alla comunicazione, allora l’organizzazione
tenterà a strutturare le interdipendenze in modo tale da scegliere la modalità di
coordinamento meno costosa.
Un’organizzazione completa tenderà a localizzare il più possibile, in piccoli gruppi di
primo livello, le cosiddette interdipendenze reciproche, mettendo in posizione tangente
(vicino) i gruppi di primo livello, che siano però tra loro interdipendenti in modo
sequenziale. Infine raggrupperemo tutte le componenti omogenee di secondo livello in un
settore, sottoposto a regole comuni.
L’organizzazione deve individuare delle modalità di intervento adeguate ad affrontare
l’incertezza. A loro volta i tipi del coordinamento, che servono a gestire le interdipendenze,
si associano alle modalità delle incertezze.
La critica che si può fare è quella che Thompson ha avuto l’intuizione che per interpretare
bene la variabilità di coordinamento, bisognava uscire dalla rigidità delle relazioni umani,
dalla scuola classica: egli però non propone neanche il banale continuum coordinamento
rigido e flessibile, ma ha individuato solo forme di incertezza.
alcune proposte di criteri di valutazione valutare un’organizzazione, per Thompson, è
un’attività sostanziale, volta a riflettere sugli esiti effettivi della propria attività.
Non è tanto importante quello che si è organizzato, ma è prioritario il giudizio di altri
soggetti organizzativi, accettando criteri di valutazione diversi come:
-criteri di adeguatezza al futuro;
-criteri di soddisfazione.
Vi sono anche 3 tipi di test:
a) test di efficienza = sono intrinseci alla stessa azione organizzativa;
b) test di efficacia = è l’aderenza tra gli obiettivi dichiarati e quelli effettivamente
raggiunti.
Questi due test sono intrinseci all’organizzazione.
c) test di valutazione sociale = sono basati su valutazioni estrinseche, ossia basati su
indicatori che non riguardano la qualità di risultato, valutati in chiave comparativa.
Sono dei test che si applicano in quelle situazioni in cui vi sono delle incertezze sui
risultati o su quelle situazioni di causa-effetto. Si cerca quindi un accordo nell’ambiente
di riferimento, in quanto non si hanno elementi oggettivi.
Una volta individuati gli indicatori, si procede alla comparazione, in quanto non si
hanno livelli assoluti, confrontandosi con organizzazioni simili e vedere quali sono gli
indicatori in ogni organizzazione (es. confrontare il numero di casi al servizio A, con il
numero di casi al servizio B).
Un’altra forma di comparazione è quella in cui le organizzazioni si comparano con se
stesse: osservo quindi l’andamento storico di questi indicatori (es. 10 anni fa su un tot.
di laureati, il 20% riceveva una borsa di studio; 5 anni fa invece il livello di borse di
studio è aumentato).
Regolazione e autonomia dei soggetti agenti
Un autore fondamentale è Daniel Reynaud.
Secondo una concezione process-centered, l’organizzazione è un’azione collettiva, caratterizzata da
conflitto. I soggetti agenti affermano nell’organizzazione, la propria autonomia, ossia essa stessa
produce delle regole. L’autonomia non è né contrapposta all’organizzazione, né tanto meno
irrazionale. Reynaud così parte dall’esame delle relazioni umane, per farne una critica e ricavare un
insegnamento.
I due concetti fondamentali per Reynaud sono:
1. la regolazione di controllo proviene dal management (va dall’altro verso il basso della
linea di autorità).
2. la regolazione autonoma vi sono regole prodotte nell’organizzazione, da quei gruppi
professionali di lavoratori, soggetti al controllo del management.
Non è una regolazione spontanea e non emerge da un sentimento collettivo dei gruppo, ma è
una LOGICA molto elaborata (spesso si insegna ai nuovi arrivati e talvolta si impone anche
nei gruppi di esecuzione).
Le relazioni umani individuano la razionalità organizzativa nella struttura formale,
controllata dalla direzione: Reynaud critica la logica dei sentimenti delle relazioni umane, in
quanto è una logica che dà vita ad una regolazione e corrisponde a dei principi come ad
esempio l’anzianità, le condizioni lavorative, ecc...
La direzione non ha il monopolio della logica della razionalità organizzativa, ossia non ha il
monopolio della logica del costo e dell’efficacia: i gruppi informali dei lavoratori che si
creano, non hanno il monopolio della logica dei sentimenti.
Entrambe le logiche possono trovarsi a confronto tra loro nella risoluzione di problemi
concreti dell’organizzazione.
Reynaud cita uno studio di Dona