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RISORSE ESTERNE: DIPENDENZA E INFLUENZA
Le attività e lo sviluppo delle organizzazioni dipendono dall’ambiente e per minimizzare tale
dipendenza esse cercano di ottenere il controllo sulle risorse. Per influenzare le risorse possono
essere adottate due strategie:
1) Stabilire relazioni con elementi chiave dell’organizzazione:
a. Acquisizione di quote di proprietà
b. Joint venture e partnership
c. Contatti con persone chiave
i. Cooptazione (quando leader di importi settori dell’ambiente entrano a far
parte di un’organizzazione)
ii. Consiglio di amministrazione concatenato
d. Recruitment di dirigenti
e. Pubblicità
2) Influenzare i settori chiave:
a. Cambiare area di influenza
b. Attività politica (tentativo di influenzare legislazione e regolamenti)
c. Unione di risorse (es. associazioni di settore)
RELAZIONI INTERORGANIZZATIVE
Ecosistemi organizzativi: in un ambiente che può mutare rapidamente come quello esterno, le
aziende necessitano di coevolvere, collaborando per diventare più forti. Conflitto e cooperazione
spesso convivono.
In questo scenario la gestione passa da top-down a orizzontale attraverso quattro approcci:
1) Dipendenza dalle risorse: vedi sopra
2) Network collaborativi: unione tra più aziende allo scopo di condividere risorse scarse, rischi
e tecnologie. La dipendenza, in questo caso, riduce i rischi e incentiva l’investimento nel
lungo periodo
3) Ecologia delle popolazioni: l’ambiente mutevole determina quali organizzazioni
sopravvivono e quali falliscono. L’innovazione e il cambiamento si verificano più attraverso
la nascita di nuove tipologie di organizzazioni, maggiormente capaci di soddisfare le
nascenti esigenze, che mediante il rinnovamento di quelle già esistenti. Si sviluppa in tre
fasi:
a. Mutazione: comparsa di nuovi modelli organizzativi
b. Selezione “naturale” dell’ambiente
c. Consolidamento dei modelli più adatti
4) Istituzionalismo: adozione di strutture e processi che corrispondano a norme e valori degli
stakeholders.
AMBIENTE INTERNAZIONALE
Motivazioni dell’espansione globale
1) Economie di scala
2) Economie di gamma
3) Fattori di produzione a basso costo
Stadi dello sviluppo
1) Domestico: marcato nazionale
2) Internazionale: divisione internazionale dedicata ad ogni paese
3) Multinazionale: presenza di strutture in altri paesi
4) Globale: l’azienda trascende ogni singolo paese
TIPI DI STRUTTURE INTERNAZIONALI
I manager devono decidere se vogliono che ogni affiliata agisca autonomamente o se
standardizzare le attività in tutti i paesi:
1) Strategia di globalizzazione: standardizzazione in tutto il mondo di prodotto, produzione e
marketing
2) Strategia multi domestica: la competizione all’interno di ogni paese è gestita
indipendentemente
Vi sono quattro tipi di struttura, in base ai gradi di standardizzazione e adattamento nazionale:
1) Divisione internazionale: il business internazionale è gestito da un’unità di export
2) Struttura divisionale per prodotto: standardizzazione del prodotto su scala globale
3) Struttura divisionale geografica: focalizzazione sulle necessità specifiche dei diversi paesi
4) Struttura globale a matrice: bilanciamento delle due strategie
(vedi schema pag. 191)
SFIDE DELL’AMBIENTE INTERNAZIONALE
1) Aumento della complessità e della differenziazione
2) Esigenza di integrazione
3) Trasferimento della conoscenza e dell’innovazione
MECCANISMI DI COORDINAMENTO GLOBALE
1) Team globali: gruppi di lavoro composti da membri di nazionalità diverse. Ricerca della
standardizzazione, pur andando incontro alle esigenze delle diverse aree
2) Pianificazione centrale: la sede centrale pianifica e controlla attivamente che tutte le unità
geografiche vadano nella direzione da lei indicata
3) Espansione dei ruoli di coordinamento: creazione di specifici ruoli o posizioni per il
coordinamento
TRE APPROCCI NAZIONALI AL COORDINAMENTO E AL CONTROLLO
1) Giappone: coordinamento centralizzato
2) Europa: decentramento
3) USA: formalizzazione
MODELLO TRANSNAZIONALE
Tipo più complesso di organizzazione internazionale che si basa sull’interdipendenza delle dverse
unità nazionali:
1) Le proprietà sono disperse su scala mondiale in attività altamente specializzate al fine di
individuare e reagire a stimoli diversi provenienti dalle varie aree
2) Centralizzazione flessibile: alcune funzioni possono essere centralizzate in determinati
paesi, mentre altre possono essere decentralizzate
3) Forte rilevazione della cultura aziendale e dei valori condivisi
TECNOLOGIA
Termine che indica i processi, le tecniche, i macchinari e le azioni utilizzati per trasformare gli input
in output:
1) Core technology: processo di lavoro direttamente correlato alla missione
2) Tecnologia ausiliaria: processo importante ma non direttamente correlato alla missione
TECNOLOGIA CORE MANIFATTURIERA
Woodward elaborò una scala di complessità tecnica (grado di meccanizzazione) comprendente tre
gruppi:
1) Gruppo I, produzione a piccoli lotti: bassa complessità tecnica. Principalmente attività su
commessa
2) Gruppo II, produzione a grandi lotti e di massa: complessità medio-alta. Lunghi cicli
produttivi di parti standardizzate
3) Gruppo III, produzione a processo continuo: alta complessità tecnica. L’intero processo
produttivo è automatizzato
Caratteristiche strutturali
1) Gruppo I: dipendenti altamente qualificati e comunicazione orizzontale verbale per adattarsi
a condizioni mutevoli
2) Gruppo II: dipendenti meno qualificati e formalizzazione
3) Gruppo III: dipendenti altamente qualificati e comunicazione orizzontale verbale per
adattarsi a condizioni mutevoli
Produzione flessibile
Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie (robot, macchine, sistemi informativi, …) è oggi possibile
mettere in rete i componenti della produzione. Ciò ha rivoluzionato gli stabilimenti permettendo a
grandi fabbriche di realizzare un’ampia gamma di prodotti su ordinazione ai costi contenuti della
produzione di massa.
La produzione flessibile presenta un’ampiezza del controllo gerarchico limitata, pochi livelli
gerarchici, bassa specializzazione e decentramento
Produzione snella
I sistemi flessibili raggiungono il loro massimo potenziale quando tutte le parti vengono utilizzate in
maniera interdipendente e associate a processi gestionali flessibili che riducano lo spreco e
migliorino la qualità
Personalizzazione di massa
Termine che indica l’utilizzo di tecniche proprie della produzione di massa per realizzare
rapidamente a costi ragionevoli beni su ordinazione
TECNOLOGIA PER I SERVIZI
1) Realizzazione di prodotti intangibili (non conservabili, inventariabili, …)
2) Maggior grado di interazione tra dipendenti e clienti: personale qualificato e vicinanza al
cliente
3) Qualità misurata in termini di risposta alle esigenze del cliente e di velocità nell’erogazione
TECNOLOGIE AUSILIARIE
Modello di Perrow
Due dimensioni per la comprensione delle tecnologie ausiliarie:
1) Varietà: numero di eccezioni nel lavoro
2) Analizzabilità: possibilità di ridurre in passaggi meccanici un lavoro
Categorie principali di tecnologie:
1) Tecnologie routinarie: TECNOLOGIE ROUTINARIE
Varietà Bassa
Analizzabilità Alta
2) Tecnologie artigianali: TECNOLOGIE ARTIGIANALI
Varietà Bassa
Analizzabilità Bassa
3) Tecnologie ingegneristiche:
TECNOLOGIE INGEGNERISTICHE
Varietà Alta
Analizzabilità Alta
4) Tecnologie non routinarie:
TECNOLOGIE NON ROUTINARIE
Varietà Alta
Analizzabilità Bassa
PROGETTAZIONE DELLE UNITÀ ORGANIZZATIVE
1) Tecnologia routinaria: struttura meccanica
TECNOLOGIA ROUTINARIA
Formalizzazione Alta
Centralizzazione Alta
Professionalità Bassa
Span of control Ampio
Comunicazione Verticale, scritta
2) Tecnologia artigianale: struttura prevalentemente organica
TECNOLOGIA ARTIGIANALE
Formalizzazione Moderata
Centralizzazione Moderata
Professionalità Esperienze sul campo
Span of control Moderato/ampio
Comunicazione Orizzontale, verbale
3) Tecnologia ingegneristica: struttura prevalentemente meccanica
TECNOLOGIA INGEGNERISTICA
Formalizzazione Moderata
Centralizzazione Moderata
Professionalità Alta e formale
Span of control Moderato
Comunicazione Verbale e scritta
4) Tecnologia non routinaria: struttura organica
TECNOLOGIA NON ROUTINARIA
Formalizzazione Bassa
Centralizzazione Bassa
Professionalità Alta, esperienza sul
campo
Span of control Moderato/limitato
Comunicazione Orizzontale, verbale
INTERDIPENDENZA DEL FLUSSO DI LAVORO TRA LE UNITÀ
Misura in cui le unità dipendono le une dalle altre per risorse o materiali:
1) Generica: il lavoro non fluisce tra le unità (es. struttura divisionale)
2) Sequenziale: interdipendenza in forma seriale (output di A, input per B)
3) Reciproca: l’output dell’operazione A costituisce l’input dell’operazione B, il cui output
ritorna a essere input per la prima operazione (es. prodotti e servizi in combinazione)
DIMENSIONI ORGANIZZATIVE
Grandi dimensioni
Le aziende di grandi dimensioni hanno le risorse (fisiche ed economiche) per compiere grandi
opere e per resistere in momenti di difficoltà. Esse sono standardizzate, spesso complesse e
funzionanti in maniera meccanicistica.
Piccole dimensioni
Le piccole dimensioni possono offrire vantaggi significativi in termini di velocità di reazione ai
cambiamenti dell’ambiente e del mercato. Sono caratterizzate da una struttura piatta e uno stile di
gestione organico e flessibile che incoraggiano l’imprenditorialità e l’innovazione.
Ibrido grandi/piccole dimensioni
Ibrido che raccoglie i vantaggi di entrambe le dimensioni (es. struttura divisionale). Ciò è possibile
grazie all’enfasi sul decentramento e all’utilizzo delle IT.
CICLO DI VITA ORGANIZZATIVO
1) Stadio imprenditoriale: enfasi sulla creazione di un prodotto
CRISI: bisogno di leadership
2) Stadio della collettività: leadership forte che delinea direzione e obiettivi chiari
CRISI: bisogno di delega
3) Stadio della formalizzazione: introduzione di regole e procedure per il controllo
CRISI: eccesso di burocrazia
4) Stadio di elaborazione: nuovo senso di collaborazione per superare la crisi da burocrazia
CRISI: l’organizzazione può passare attraverso fasi di temporaneo declino, risolvibili
solo mediante uno snellimento della struttura
BUROCRAZIA
Secondo Weber, sist