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IDEE CONTEMPORANEE DI PROGETTAZIONE
ORGANIZZATIVA:
Per la maggior parte del XX secolo, la scienza newtoniana considerava
l'ambiente come ordinato e prevedibile, come una macchina ben
disegnata e regolata, e si affidava al ruolo del manager la condizione di
mantenere tale stabilità.
Tuttavia con il passare degli anni le condizione ambiantali risultarono
essere altamente mutevoli, e caratterizzate da variabili tali da
modificarsi rapidamente e in maniera radicale. Dunque tali
cambiamenti portarono i manager ad entrare in crisi, assieme a tutte le
varie teorie che consideravano il mondo una macchina ordinata. Nacque
quindi una nuova teoria, alquanto odierna e adatta ai nostri contesti
ambientali che viene definita “teoria del caos”. In questa teoria si
affarma che:
le relazioni in sistemi complessi e adattivi, non sono lineari, ma sono
costituite da numerose interconnessioni e scelte divergenti che creano
effetti non desiderati e rendono l'universo imprevedibile. Il mondo è
tuttavia pervaso da incertezza, dovuta da rapidi cambiamenti e
confusione. I manager, quindi, non possono prevedere, misurare e
controllare gli effetti di tale condizione.
Questa teoria, dunque ha spinto numerose organizzazioni a modificare le
proprie strutture, passando da gerarchie rigidamente verticali a strutture
flessibili e decentralizzate, che prevedono la collaborazione orizzontale e una
diffusa condivisione d'informazioni. Questo è possibile perchè i confini tra le
varie funzioni vengono totalmente eliminati, dal momento che team
comprendono membri provenienti da diverse aree funzionali.
Questo modello di organizzazione definito dai manager, prende il nome di
“learning organization”, che ha come elementi distintivi la collaborazione e la
condivisione di informazioni e di tutti quegli elementi che rendono possibile
una maggiore flessibilità e rapidità nell'affrontare i cambiamenti.
Nella learning organization i dipendenti hanno dei ruoli all'interno di team o
di unità che possono essere velocemente modificati e adattati ai nuovi contesti
aziendali. I dipendenti vengono incoraggiati a risolvere i problemi lavorando
assieme e collaborando anche con l'aiuto dei clienti, che spesso contengono il
maggior numero di informazioni fondamentali per l'azienda e per il mercato.
La condivisione d'informazioni in questa organizzazione, viene fatta per lo
scopo di lavorare con un livello ottimale, condividendo all'interno di tutta
l'azienda le idee e le informazioni acquisite.
Data tale collaborazione, cooperazione e condivisione, le idee e le informazioni
si trasmettono più velocemente e quindi ogni attore dell'azienda contribuisce
nello sviluppo della strategia aziendale, a differenza delle vecchie strutture
laddove la strategia veniva precedentemente delineata dal vertice strategico e
dai manager. La cultura presente in questi tipo di aziende diviene quindi
adattiva, vengono eliminati gli stereotipi che davano fissità all'organizzazione,
e viene a crearsi una cultura che è in grado di plasmarsi in base ad ogni genere
di evenienza e di cambiamento.
L'EVOLUZIONE DELLA TEORIA E DELLA PROGRAMMAZIONE
ORGANIZZATIVA:
La scuola classica:
I primi studi sistematici dei sistemi organizzativi cominciarono a diffondersi
nella seconda metà del XIX secolo. Durante la Rivoluzione industriale vi era
stato un cambiamento nel sistema di fabbrica, che aveva portato a un
rilevante aumento sia delle dimensioni anziendali che della produzione. Con lo
svolgimento del lavoro su scala molto più ampia da parte di un gran numero
in più di lavoratori, si cominciò a pensare a come progettare e svolgere il
lavoro in modo da incrementare l'attività di produzione in maniera efficiente.
La prospettiva classica, che tentava di far funzionare le organizzazioni come
macchine efficienti, si basava su due elementi fondamentali: la gerarchia e la
burocrazia; essa inoltre poneva l'accento su efficienza e su elevati livelli di
produzione.
Taylor e lo scientific management:
•
Uno dei primi pionieri della scuola classica e dell “Scientific management”
suo postulato, fu Taylor, che in esso affermava che il miglioramento
dell'efficienza e della produttività potesse essere conseguito mediante metodi e
tempi di lavoro determinati da metodologie scientifiche “one best way”. Il
taylorismo nasceva e si sviluppava in un ambiente socio-economico
caratterizzato da una elevata disponibilità di manodopera poco scolarizzata e
tormentata da necessità di soddisfare i bisogni più elementari. Il metodo
scientifico applicato da Taylor all'ambiente lavorativo si componeva in 3 fasi:
innanzitutto doveva essere fatta un'attena osservazione empirica del lavoro
svolto nelle fabbriche, poi si dovevano analizzare i tempi e i metodi di lavoro
di ciascun operai attraverso il cronometraggio e infine si analizzavano gli
strumenti lavorativi; dopo questa attenta osservazione veniva ideato il metodo
più adatto a produrre di più e ad ottenere prodotti a basso costo. Secondo
Taylor i lavoratori infatti, potevano “essere riattrezzati come delle macchine,
ricalibrandone gli ingranaggi fisici e mentali”. Secondo questo approccio i
manager potevano selezionare i lavoratori e addestrarli a procedure standard,
pianificando attentamente il lavoro e fornendo un salario a incentivi (cottimo).
Quanto aveva affermato Taylor era dovuto al fatto che i metodi di lavoro
precedentemente conseguiti avessero causato uno spreco di energie e di
risorse, poiché, per natura, secondo Taylor i lavoratori tendono al
rallentamento del lavoro, che era dovuto dall'istinto naturale dell'uomo di
prendersela comoda. Per risolvere questo problema i manager dovevanno
assegnare a ciascun operaio il lavoro attraverso il quale potessero raggiungere
il livello più alto di rendimento. Inoltre egli per la prima volta si rese conto che
la produttività aumentava se gli operai venivano retribuiti con il metodo del
cottimo; questi, diceva Taylor, sono più motivati, e tale motivazione
comportava per loro un aumento dei salari e per gli imprenditori un aumento
dei rendimenti; quindi entrambi avrebbero potuto giovare di tale situazione.
Tuttavia enormi critiche furono fatte al taylorismo che si era focalizzato
enormemente sui concetti di specializzazione, parcellizzazione e
standardizzazione del lavoro e del cottimo, non dando alcuna rilevanza o
marginalizzando la dimensione psicologia e sociale dei lavoratori che sempre
più venivano paragonati a delle macchine.
Fayol e la direzione amministrativa:
•
Mentre lo scientific management si focalizzava principalmente sul nucleo
operativo, la direzione operativa fu trattata e analizza da Fayol, che mosse una
corrente di studi denominata “dipartimentalizzazione”.
Fu la sua esperienza gestionale a portarlo ad approfondire i problemi
organizzativi e direzionali. Il punto di partenza della sua analisi fu
determinare funzioni fondamentali che ogni azienda dovesse realizzare per
sopravvivere, indipendentemente dalla sua dimensione e dell'attività svolta.
Egli individuò inizialmente 5 funzioni fondamentali, quali:
tecnica, commerciale, sicurezza, contabilità e direttiva.
Fayol fu l'inventore del management, infatti fu il primo a sostenere che ogni
organizzazione dovesse essere composta da un'unità di comando dalla quale le
unità subordinate dovessero ricevere ordini; e un'unità di direzione,
caratterizzata dal fatto che tutte le attività simili dovessero essere raggruppate
sotto di essa e dunque nelle mani dell'unico manager.
Il ciclo manageriale pensato da Fayol e che ancora oggi viene utilizzato è
definito in 4 fasi:
programmazione
• organizzazione
• direzione
• controllo
•
Dopo essersi soffermato sulla funzione direttiva e sull'importanza del
management egli delineo la struttura line & staff, che consiste in un reparto di
affiancamento ai capi, e che ha il compito:
di supporto alla direzione per la gestione corrente
• di agevolamento nel coordinamento e nel controllo
• di effettuare studi e di definire i programmi
•
I principi al quale Fayol fa ricorrente riferimento sono:
1. La divisione del lavoro, che nasce dall'esigenza di ottimizzare
l'utilizzazione delle limitate capacità umane, e che comporta come
conseguenza la specializzazione delle funzioni e la separazione dei poteri;
tuttavia egli si rese conto che sebbene la specializzazione portasse a un
progresso tecnologico, non dovesse superare certi limiti perchè sarebbe
diventato difficoltoso il coordinamento e si sarebbero verificati sprechi di
risorse.
2. Unità di comando e unità di direzione che sono indispensabili per evitare
il disfunzionamento nel processo direttivo.
3. Autorità e responsabilità che costituisco aspetti del processo direttivo,
tali variabili non possono essere considerate se non in maniera
biunivoca, in quanto sarebbe inconcepibile l'autorità in mancanza di
elevate responsabilità, e viceversa.
4. Centralizzazione, secondo Fayol bisogna trovare il giusto equilibrio tra
centralizzazione e decentralizzazione.(si supera la forte tendenza di
Taylor)
5. Gerarchia, scaturisca dalla necessità della divisione del lavoro e dal
mantenimento delle unità di comando, tuttavia essa non deve costituire
irrigidimento nel sistema e per i processi d'informazione.
6. Sistemi retributivi, si distinguono in, a cottimo, a giornata, ad economia
e possono variare in base alle specifiche esigenze dell'azienda e dei
lavoratori.
Successivamente Fayol spostò la suo attenzione al processo direttivo,
considerandone distintamente alcune fasi, quali:
1. Programmazione, è costituita, secondo Fayol, dal risultato che si vuole
raggiungere, dalle linee di condotta, dagli obiettivi da seguire, dalle
risorse da impiegare.
2. Organizzazione, egli la ridefinisce secondo una nuova struttura che è la
“line and staff”, sostenendo che vi sia all'interno di organizzazioni la
necessità di avere unità di staff che assolvano a compiti quali: il supporto
della direzione, l'assistenza nelle fasi di coordinamento e di controllo
delle strutture operative, e lo svolgimento di attività innovative nel
campo tecnologico e organizzativo. (Fayol introdusse per la prima volta
l'organigramma per la rappresentazione gerarchica e delle linee che
intercorrono tra le varie unità lavorative).
3. Comando, ha lo scopo di far funzionare il corpo sociale dell'azienda.
L'attitudine al comando secondo Fayol si basa su qualità personali e
sulla conoscen