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Si dimostrò che la produttività poteva essere incentivata da un miglioramento delle
relazioni umane all’interno dei reparti, risolvere le motivazioni psicologiche, e che la
struttura informale presente dei reparti poteva essere coinvolta nel miglioramento dei
risultati. Si verificano delle importati modifiche di orientamento: maggiore attenzione
per la psicologia individuale e le motivazioni, maggiore contribuzione del contributo
generale e valorizzazione professionale, ricerca di maggiore collaborazione dei gruppi.
Ci sono diversi approcci: analitico-teorico, e empirico-interventista. Ci furono però
problemi e polemiche, da un parte le forze sindacali, dall’altra le direzioni, temendo di
farsi sfuggire il controllo della situazione.
Lo strutturalismo.
Volto a trovare un giusto equilibrio fra le scuole sopra citate, una spinta di questo
superamento, deriva dal diffondersi dell’industrializzazione a livello mondiale, che
pone il problema come le diverse strutture aziendali dovevano essere progettate
anche in riferimento a diversi contesti ambientali. Il concetto di struttura è
caratterizzato dal fatto di essere costituito da una pluralità di componenti. Nel
concetto di sistema è implicito quello di struttura, anche se in aggiunta c’è la nozione
di autoregolazione. Il problema dei diversi approcci direzionali fu affrontato nella
cosiddetta scala dei bisogni, costruita da Maslow: bisogni omeostatici, di sicurezza di
affetto/stima e di autorealizzazione, che corrisponde ad una logica di gerarchia dei
bisogni per la quale ogni gruppo di bisogni viene preso in seria considerazione
dall’individuo normale solo dopo che sono stati soddisfatti i bisogni del livello
superiore. La manifestazione dei bisogni non avviene casualmente ma secondo un
certo ordine che si riflette sul grado di sviluppo di una società (vedi neolitico..).
Il system Thinking.
Le organizzazioni aziendali sono dotati di meccanismi di autoregolazioni, che sono
condizionati dalle interrelazioni che il sistema stabilisce con l’ambiente esterno. La
dinamica delle attività tende al perseguimento di una situazione di equilibrio
ogniqualvolta delle cause minacciano di turbarlo in modo negativo. Accanto ad un
meccanismo di feedback c’è anche un meccanismo di feedforward, con i quali
vengono fissati i nuovi obiettivi in funzione di cambiamento come capita nel cado di
investimenti a ritorno non immediato. l’azienda come sistema è un insieme di parti
interconnesse ma anche il risultato del sovrapporsi di metodologie, un esempio è dato
da livello gerarchico e retribuzioni e la carriera dei singoli: come l’esperimento di
Jaques e Brow, nel quale visualizzano che per ogni fascia retributiva corrisponde nella
stragrande maggioranza dei casi ad un determinato livello gerarchico, essendo pere
ogni livello caratteristica una progressione di carriera. Ad ogni fascia corrisponde una
autonomia decisionale e un diverso periodo di autonomia assegnato alle posizioni. Le
posizioni più elevate sono soggette a controlli meno frequenti delle posizioni di livello
più basso. Sono inoltre possibili due tipi di direzione:
1) Direzione per processi: le istruzioni date alle posizioni dipendenti hanno per
oggetto il come un determinato lavoro è fatto, secondo quali modalità. Tipica
dei livelli operativi, quanto la logica è causa-effetto.
2) Direzione per obiettivi: è impiegato per livelli più elevati, tipica per i livelli
direttivi.
L’approccio Contingency.
Il difficile ambiente degli anni 70 porta le direzioni aziendali a dover rivedere i propri
programmi, sulla base di un approccio fondato sulle analisi continue, chiamato
contingency. Esso ha permesso di vedere lo stretto rapporto esistenze fra le decisioni
prese in riferimento a situazioni realistiche rispetto a quelle programmate e non più
attuali. Si è arrivata a due caratteristiche:
1. l’irripetibilità delle situazioni di mercato.
2. Irrevocabilità delle situazioni.
Da questo nasce la necessità per una organizzazione di mantenere costantemente
aggiornati i proprio meccanismi decisionali, adeguandoli ad un mercato che muta
continuamente. Per questo le strutture organizzative diventano più flessibili, come il
project manager, come la struttura per matrice, capi di progetto o per gruppi di lavoro.
Il project manager è stato introdotto per seguire singoli obiettivi, caratterizzati da una
durata temporale limitata e dalla relativa chiarezza del risultato da raggiungere,
generalmente sia con le proprie risorse professionali, che anche con quelle
dell’azienda, le cui persone si distaccano temporaneamente dall’azienda. Si tratta di
una evoluzione molto flessibile. Nell’organizzazione per capi di progetto l’intera
struttura è indicata con un direttore generale ed un coordinatore dei capi progetto.
nell’organizzazione per matrice, l’orientamento delle diverse funzioni aziendali è
rivolto a specifici problemi, che si manifestano di volta in volta nelle situazioni. È una
organizzazione che richiede una elevata capacità di coordinamento da parte delle
strutture, autocontrollo. l’organizzazione per capi di progetto è simile, ma abbiamo la
presenza dei capi di progetto, mentre in questo le attività di progetto rappresentano la
maggior parte delle attività, nella struttura a matrice, esse si interessano con le
attività di routine, che rappresentano la parte preponderante., inoltre in queste le
unità di base sono gestite dai responsabili di base che svolgono funzioni di
coordinamento e non dai capi progetto.
Nell’organizzazione per gruppi si distacca il personale a specifici compiti, coordinati al
raggiungimento di un obiettivo circoscritto che si presenta in modo non ripetitivo. È
necessario quindi creare nuove aggregazioni, distolte dalla normale routine, un fattore
chiave è la motivazione dei singoli partecipanti.
L’approccio strategico.
Contrapposto al contingency, si basa sul concetto di strategia come sistemi di obiettivi
a medio lungo periodo che informano nel loro complesso le decisioni dell’azienda.
Secondo questo approccio le aziende operano secondo due livelli, quello strategico e
quello operativo. Il vertice strategico è dedito all’individuazione degli obiettivi. Una
volta decisa la strategia, la verifica avverrà nel medio lungo periodo, dove solo allora
si potranno fare considerazioni su eventuali operazioni alternative. In questo ambito si
è perfezionata una struttura di tipo divisionale, che distingue la conduzione strategica
da quella operativa e di assicurare più flessibilità alle organizzazioni operanti. La base
della struttura divisionale è la divisione, un sottoinsieme autonomo, che ha un
direttore di divisione. Questa può essere per prodotto, a criteri territoriali, o su
convenienze di mercato. Assicura una efficiente specializzazione delle strutture,
maggiore autonomia dei dirigenti, maggiore flessibilità strategica della struttura. Le
divisioni possono essere aggregate o scorporate dalla struttura. Il vertice strategico
può assumere la configurazione di holding, da cui possiamo distinguere quelle pure
(svolgono solo funzioni connesse alla detenzione di quote di controllo) e miste (che
gestiscono anche le attività di tipo operativo).
Il T.Q.M total quality management.
Si sviluppa negli anni 70 con la crescente introduzione sul mercato dei prodotti
giapponesi, che in molti settori era caratterizzato da più qualità e costi contenuti. I loro
sistemi sono poi stati divulgati e il TQM si è diffuso in molti settori, cambiamo il modo
di intendere la qualità. Questi sistemi sottolineano la semplicità delle soluzioni
utilizzate per risolvere problemi complessi. Questa strategia ha come base dei concetti
semplici da enunciare:
produrre con il minimo delle scorte.
• Produrre con il minimo dei difetti
• produrre con il minimo di documentazione cartacea.
• Produrre con il minimo delle fermate.
•
Questi obiettivi sono concatenati in una strategia unitaria che affronta il problema da
diverse angolazioni. Si accompagna una produzione in serie con grandi lotti di
produzione e una scarsa personalizzazione del prodotto. Il sistema della qualità è
sorretto da un apparato organizzativo tecnico e produttivo che si presta ad una
struttura standardizzata. La qualità dell’azienda nel suo complesso finisce per
riguardare il modo di operare dell’impresa nella sua globalità.
Dall’eccellenza alla rete.
Ogni sistema organizzativo si basa su un elemento ordinatore prevalente: azienda,
livello gerarchico, funzioni, percorsi ecc... nelle dimensioni organizzative più ridotte,
l'organizzazione di azienda acquisisce il fenomeno nel suo complesso e viene
rappresentato come un triangolo o un quadrato. Nelle dimensioni superiori, assumono
importanza gli aspetti funzionali che caratterizzano la struttura base
dell'organizzazione in senso verticale. A dimensioni maggiori si affermano dei campi
differenziati, con suddivisione di livelli di autorità e responsabilità con una
classificazione gerarchica, con collegamenti orizzontali in dimensioni superiori si
riscontra una parcellizzazione della struttura che fa convergere l'attenzione su singole
aree presidiati da persone o posizioni. Si tratta di una organizzazione a rete nelle quali
ritorna l'attenzione sulle singole unità aziendali. Un'altra area di studio sono quelle
delle imprese le cui prestazioni sono sopra la media all'interno delle quali si
manifestano alte performance della risorsa umana. Si tratta di modelli di carattere
qualitativo con determinate esperienze imprenditoriali e manageriali. La tecnologia ha
assunto un posto sempre più rilevante. Nei sistemi forti l'operare è diretto, visibile, con
connessioni causa effetto con consistenza e dinamismo, nei sistemi deboli l'operare è
indiretto non visibile con connessioni causa effetto irripetibili o ripetibili. La dialettica
legami forti/deboli permette di creare un continuo fra diversi aspetti delle teorie
organizzative.
Lo studio della complessità e i modelli evoluzionistici selettivi.
Ci sono cambiamenti e accrescimenti di informazioni.
Adhocrazia e Mission l’evoluzione delle competenze.
La necessità di innovare i processi e le strutture si muove su due dimensioni: quella di
mercato ovvero di progetto e quella funzionale che mantiene le condizioni per lo
sviluppo di competenze specialistiche. Caratteristiche di questa forma è la capacità di
adattarsi ed evolversi con il contesto ambientale. La ricerca dell’equilibrio interno
avviene per l’agire di forze definite vincolanti e trainanti. Il processo decisionale
secondo B