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AVREBBERO DEI PROBLEMI DI EFFICIENZA CHE NON
CONSENTIREBBERO UNA MASSIMIZZAZIONE DELLE ECONOMIE DI
SCALA.
Nel modello Seiler-Rugiadini le variabili ambientali sono input nel processo
organizzativo e la strategia rientra tra le variabili istituzionali.
Se si vogliono comprendere i problemi organizzativi bisognerà comprendere
l’ambiente in cui opera l’impresa. Una qualificazione più ristretta definisce tale
ambiente come ambiente transazionale, ovvero composto da tutti quegli attori con
cui l’impresa si trova ad operare, con cui svolge delle transazioni.
Il rapporto tra organizzazione e ambiente si inizia a sviluppare nella seconda metà
degli anni ’50 quando si inizia a parlare di sistemi aperti. Tra i vari modelli sono
rilevanti i seguenti:
- MODELLO DI BURNS & STALKER: gli autori dimostrano empiricamente
che l’assetto organizzativo dell’impresa risulta influenzato dall’ambiente in
cui risiede. A seconda del tipo di ambiente le configurazioni dell’assetto
organizzativo tendono a distinguersi in due categorie:
a) Fa riferimento ad ambienti stabili definiti a bassa complessità. Sono gli
ambienti in cui le grandi variabili importanti per l’impresa si modificano
lentamente. In ambienti di questo tipo “bloccati” le imprese possono
facilmente pianificare il futuro. Gli autori ritengono che in questi ambienti
prevalgono imprese strutturate con assetti organizzativi meccanici.
b) Fa riferimento ad ambienti dinamici definiti a alta complessità dove le
variabili si modificano in modo molto rapido e quindi la pianificazione e
particolarmente complessa se non impossibile. In ambienti di questo tipo
i sistemi meccanici non funzionano, bisognerà organizzare l’impresa con
assetti tipici dei sistemi organici.
Secondo Burns e Stalker a ogni tipo di ambiente è più corretto un determinato
assetto organizzativo. Per questi autori l’assetto organizzativo è composto da 3
dimensioni: struttura,stile direzionale,meccanismi organizzativi.
La struttura indica come viene ripartito il carico di lavoro tra le diverse unità
organizzative e come è diviso il potere tra i vari livelli. La struttura è caratterizzata
da:
- Grado di formalizzazione: una struttura organizzativa è formalizzata quando
i due elementi sono visibili a tutti, dovranno essere indicati gli obiettivi delle
unità organizzative;
- Grado di standardizzazione;
- Grado di specializzazione;
- Grado di centralizzazione;
Stile direzionaleè caratterizzato dai seguenti elementi:
- Modello decisionale: nei sistemi meccanici è di tipo autoritario, mentre nei
sistemi organici è di tipo partecipativo;
- Legittimazione del potere: perché si è influenti. Nel sistema meccanico la
legittimazione del potere è basata sulla posizione occupata, mentre in quello
organico è basata sulle capacità/competenze;
Meccanismi operativiformati da:
- Pianificazione e controllo;
- Comunicazione;
- Sistemi di gestione del personale:comprende tutte le variabili organizzative
che vanno dalla selezione del personale alla cessazione del rapporto;
Nei sistemi meccanici la comunicazione è a stella mentre nei sistemi organici la
comunicazione è organizzata secondo una rete totale, tutti comunicano con tutti.
Quale rapporto esiste tra organizzazione e strategia?
Si vuole individuare quale’è l’assetto organizzativo che meglio di tutti consente di
raggiungere gli obiettivi organizzativi.
Chandler, mediante un’analisi storica, evidenzia che nelle diverse fasi del
capitalismo, a cui corrispondono diverse problematiche, sono emersi degli aspetti
organizzativi che si sono caratterizzati per una sempre maggiore complessità.
Parlando di un rapporto tra strategia e assetto organizzativo possiamo usare
diversi approcci:
APPROCCIO IMPRENDITORIALE: immaginiamo una piccola impresa
fondata da un unico soggetto che produce un unico prodotto in un unico
mercato. Andando a pensare alle componenti cerchiamo di
rappresentare l’assetto organizzativo: la struttura è piuttosto elementare,
dunque tutte le decisioni vengono prese da un unico soggetto sia a livello
strategico che a livello operativo, i soggetti al di sotto sono meri
esecutori. Una struttura organizzativa elementare ha una bassa
formalizzazione, una bassa specializzazione e risulta poco costosa dal
punto di vista della pianificazione e del controllo. I VANTAGGI di un
assetto elementare sono: visibilità e condivisione dei risultati, adesione a
comuni valori,elevata flessibilità,controllo sociale facilitato. Gli
SVANTAGGI sono: maggiore rischiosità, sovraccarico decisionale,
elevata dipendenza dell’impresa dal ciclo di vita dell’imprenditore,rischio
di personalizzazione del conflitto, eccesso di discrezionalità.
Qualora il carico decisionale risulti eccessivo magari a seguito di
un’espansione dell’impresa non vi è altra possibilità che delegare ad altri
alcune decisioni. Ci sono alcune figure professionali che si specializzano
in alcuni ambiti, questi saranno organi di primo livello gestiti da un
responsabile professionista. Gli organi di primo livello rispondono
direttamente all’imprenditore e sono paritari.
Al di sotto di questi ci saranno organi ancor più specializzati, ovvero gli
Organi di secondo livello.
Gli organi di primo livello sono agglomerati di attività di tipo tecnico basati
su attività di orientamento. Essi stanno a significare che all’interno
dell’organizzazione si è data una prima forma della tecnostruttura.
L’imprenditore grazie a questa potrà concentrarsi meglio sulle decisioni
strategiche .
Il primo livello si occuperà delle decisioni direzionali relative all’area
specifica per cui è competente il manager (es.R&S). la competenza è ciò
che contraddistingue il manager professionista.
Il problema di sovraccarico si può riproporre anche in capo ai singoli
manager, sono quindi spesso previste all’interno delle funzioni, delle
SUBFUNZIONI, ovvero i sopracitati organi di secondo livello. In questo
modo il livello gerarchico inizia a crescere, e a loro volta gli organi di
secondo livello risponderanno agli organi di primo livello. Ad un
cambiamento della struttura di questo genere dovrà necessariamente
essere accompagnato un cambiamento dei meccanismi operativi.
Il manager Jack Welch immagina un’impresa nel seguente modo:
il marketing immaginando che sia più orientato al cliente, verranno organizzati
dei focus group. Andranno quindi a redigere un programma assecondando
completamente le richieste del cliente.
Ricerca & Sviluppo immaginando che vi siano barriere tra i vari organi, decidono
di modificare in parte il programma ricevuto dal marketing. Sarà successivamente
rimandato al settore precedente per essere approvato e rimandato agli esperti di
produzione.
Esperti di produzionemodificano nuovamente il programma e lo rinviano a
ricerca e sviluppo per l’approvazione. Solo allora si arriverà al prodotto finito.
La logica di funzionamento per Sylos è la logica dei comportamenti stagni. Ogni
organo(r&s, marketing,etc.) funziona come un’entità a parte e questo fa si che si
perda la finalità dell’intero sistema. Una buona soluzione per ovviare a questo
problema è quella di creare un TEAM INTERFUNZIONALE sin dall’inizio quando
viene fatto il focus group composto da persone che hanno competenze diverse, e
per questo in grado di fornire un prodotto coerente con le aspettative dei clienti
dell’’impresa.
Questo assetto organizzativo è la struttura funzionale. È un assetto organizzativo
adatto ad imprese di medie dimensioni, anche se l’impresa rimane focalizzata su
prodotti standardizzati.
I vantaggi della struttura funzionale sono:
- Decentramento decisionale
- Si possono realizzare economie di specializzazione
- Maggiore trasparenza
- Maggiore euquità
- Minore discrezionalità
Gli svantaggi invece:
- La logica dei sylos
- Creazione di subculture specialistiche, ciascuna delle quali ha i suoi
linguaggi, le sue tecniche
- Possibile rigidità e lentezza decisionale
- Conflittualità tra le varie funzioni
- Non funziona quando l’impresa è di grandi dimensioni o opera in mercati
diversi da quelli originari
L’impresa può creare organi di integrazione, ovvero i product manager e da vita ad
un assetto organizzativo chiamato funzionale-modificato. I product manager sono
coloro che guidano il team interfunzionale
Un’impresa che opera nel largo e generale consumo è caratterizzata da grandi
dimensioni che gestiscono un numero elevato di prodotti. In queste imprese sono
presenti due tipi di product manager:
Product manager di tipo A, collocati allo stesso livello dei direttori di
funzione
Product manager di tipo B, collocati alle dipendenze dei direttori di
funzione
Da dove nasce l’esigenza di inserire un product manager?
Quando l’imprenditore decide di ampliare la gamma di prodotti, attivando una
diversificazione correlata(poiché vengono utilizzati gli stessi macchinari), iniziano
ad apparire le prima disfunzioni. Si crea una CONFLITTUALITà interna tra i
responsabili delle aree funzionali determinando un incremento dei costi interni e
una peggiore redditività.
Inizialmente l’imprenditore pensa di aver scelto erroneamente i soggetti e quindi
pensa a cambiarli, attuando però una soluzione superficiale. Andando avanti
nell’analisi si capirà che il conflitto è una situazione naturale nell’impresa e se
gestito correttamente può portare degli effetti positivi come ad esempio il
confronto.
Gli studiosi Laurence e Lorsch nel 1967 iniziarono a porsi la seguente domanda:
- cosa hanno in comune da un punto di vista organizzativo le imprese
d’eccellenza?
La risposta è stata trovata nel concetto di coerenza che indica la capacità
dell’organizzazione di saper gestire fabbisogni teorici. La coerenza sta nel
riconoscere che l’ambiente in cui l’impresa è immersa non è omogeneo, ma può
essere scomposto in diversi sottoambienti. L’impresa entra in contatto con i diversi
sottoambienti creando apposite unità organizzative. Questo modello è un
continuum di quello di Burns&Stlaker.
Ogni funzione si caratterizza per una TASL ENVIRONMENT. Ogni sottoambiente
ha le sue regole, norme, attori chiave, modalità di funzionamento e soggetti al suo
interno che esercitano pressioni sull’ impresa.
Ad esempio, se prendiamo la funzione finanza l’obiettivo sar&