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AREA DELLA RIDUZIONE
DEI LIVELLI GERARCHICI
INTERMEDI Mansioni operative
Mansioni gestionali
Alta a livello gerarchico
medio-basso
Specializzazione AREA DELTRASFERIMENTO
verticale DI COMPETENZE ALLA
LINEA O ALL’ESTERNO
Mansioni Mansioni altamente
manageriali di alto qualificate, svolte da
Bassa livello professionals. Alta
Bassa Specializzazione
orizzontale
CAP.3. IL MODELLO DIVISIONALE.
1. Lo sviluppo organizzativo e orientamento all’output.
L’introduzione in azienda di attività di natura molto diversa sviluppa la necessità di occupare meglio i diversi
output e di orientare le attività ad essi piuttosto che alle risorse. La strategia di integrazione richiede una
forte complementarietà e un coordinamento tra alcune attività della struttura, allo scopo di aggregare
conoscenze e competenze specialistiche attorno a specifici prodotti semilavorati o finiti.
I processi di crescita dell’impresa richiedono una vera e propria valutazione dei cambiamenti intervenuti in
alcuni fattori:
a) Elementi materiali e immateriali che l’impresa gestisce → le scelte di sviluppo incidono sulla numerosità
degli elementi da gestire, le quali sono collegate alla dinamicità ambientale. Una maggiore quantità di
materie prime richiede la custodia dei sottoinsiemi di combinazione gestionali che possono essere
famiglie di prodotti o mercati omogenei. La presenza di uno o più di questi caratteri non è un fattore
che rende necessaria un’organizzazione per nuclei di attività integrate, essendo la progettazione una
scelta contingente e deriva dai processi deterministici.
b) Interdipendenze organizzative →i processi di crescita dell’impresa possono modificare la frequenza,
l’intensità e la dinamica delle interdipendenze che si generano tra le diverse unità organizzative. Accade
frequentemente che la diversificazione o le strategie di integrazione diano luogo ad un sistema di
interdipendenze tra le attività collegate agli specifici prodotti o mercati. In tal caso è efficace
raggruppare le attività relative a ciascun prodotto o mercato, mettendo a disposizione delle
competenze manageriali che coordinano i flussi di interdipendenze relative agli output.
c) Tecniche produttive → la crescita dell’impresa porta ad un allontanamento delle tecniche adottate e
una diminuzione del livello di specializzazione tecnica che caratterizza un’azienda focalizzata su una o
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poche attività; ciò rende meno necessario il raggruppamento di competenze omogenee grazie ai
processi di apprendimento individuale e collettivo. Nasce l’esigenza di raccogliere le diverse matrici
tecnologiche che caratterizzano l’attività diversificata dell’impresa e di collegare le caratteristiche di
ciascuna alle specificità di prodotto, attraverso una conoscenza più ampia.
d) Economie di produzione → laddove la crescita dimensionale sia collegata a scelte di diversificazione
produttiva che frammentano la capacità produttiva in diversi nuclei di output; tra questi è possibile che
alcune risorse siano sfruttate in modo congiunto per generare delle economie, ma si tra di vantaggi
collegati ad una visione globale del singolo output, ovvero alle capacità di gestirle in modo integrato e
finalizzato ad un risultato.
Le situazioni che si determinano articolano la struttura per unità complesse (le divisioni) gestite da
manager ai quali è affidata la responsabilità dei risultati gestionali parziali. Tali risultati sono collegati alla
realizzazione di un output, le cui caratteristiche rendono necessaria la creazione di un’apposita area di
risultato. Nasce così il modello divisionale.
2. I caratteri e rappresentazione del modello divisionale.
Il modello divisionale si presenta come una struttura articolata e complessa costituita da più unità
autonome (le divisioni) guidate secondo una concezione unitaria e globale da un organo direzionale di
vertice. Le unità in cui è articolato il sistema svolgono le loro operazioni gestionali con un deciso
orientamento all’offerta dell’impresa. Ciascuna di esse si occupa di tutte le attività che consentono di:
Realizzare parti autonome dell’offerta stessa ossia materie prime, parti componenti, servizi di vario
genere (divisione per attività distinte)
Fabbricare e collocare sul mercato specie o tipi di prodotti o servizi fra loro differenziati (divisioni per
prodotto).
Soddisfare con la propria produzione una specifica zona di mercato (divisioni per zona geografica).
Servire specifici clienti o classi si cliente consumatori o utilizzatori finali (divisioni per clienti).
Ciò significa che gli organi che dipendono dalla direzione generale (le divisioni) usufruiscono di un’ampia
delega decisionale per quanto riguarda la gestione delle operazioni incluse in modo definito ed autonomo
del ramo di attività.
Si realizza un tipo di decentramento parallelo , in quanto la delega effettuata dal vertice si riferisce ad unità
che assumono molteplici tipi di scelte, dello stesso genere di quelle assunte dallo stesso vertice
I principali livelli organizzativi di questa struttura sono i seguenti:
A) Direzione generale → organo di vertice il cui compito si indentifica nella definizione della strategia
multibusiness, la quale valuta l’importanza da attribuire alle attività delle varie divisioni. Ciò determina
la formulazione di conseguenti decisioni di i distribuzione delle risorse fra le varie divisioni.
B) Staff centrali → organi di consulenza che forniscono sostegni informativi e di coordinamento sia alla
direzione generale che alle divisioni. Tali organi possono sviluppare attività che si svolgono in modo
centralizzato.
C) Divisioni → unità sulle quali si base il modello divisionale. I direttori di divisione conducono l’unità
come se fosse un’azienda, dotata di ampia autonomia per quanto riguarda gli approvvigionamenti,
produzione e vendite. Essi svolgono il ruolo di general manager poiché hanno la responsabilità sui
risultati conseguiti.
D) Dipartimenti funzionali di divisione → sono specializzati nelle varie funzioni in cui si suddivide la
gestione della divisione di cui fanno parte.
E) Unità operative → svolgono i compiti esecutivi. 48
Il modello divisionale. Divisione Generale Personale
Marketing Ricerca & Sviluppo Amministrazione ecc.
erca & Sviluppo Divisione B
Divisione A Divisione C
Commerciale Produzione Amministrazione Finanza
Stabilimento A Stabilimento B
Il modello si caratterizza per la specificità di relazioni verticali che si creano tra vertice e divisioni, nonché
per le relazioni orizzontali che avvengono tra le divisioni.
La forma pura del modello divisionale prevede un indipendenza divisionale, cioè un funzionamento di
ciascuna macro-unità autonomo, nel rispetto di obiettivi posti dall’alto e nel rispetto dell’autonomia delle
altre divisioni. La scelta della struttura agevola il coordinamento: ciò è vero quando l’interdipendenza fra le
unità divisionali è generica.
I limiti dell’autonomia divisionale sono:
Accentramento delle decisioni di carattere finanziario per quanto riguarda la distribuzione dei capitali
tra le divisioni.
Le scelte che spettano al vertice, in materia di controlli, di politiche del personale.
La fornitura centralizzata di certi servizi che le divisioni ritengono di acquisire in modo più conveniente
presso strutture esterne.
La conciliazione fra le esigenze di autonomia e l’opportunità di accentramento richiede che ciascuna
divisione sia gestita come un sistema integrato con un unico insieme di obiettivi valutabili
quantitativamente. Ciò richiede che i livelli dipendenti dai manager divisionali sono coinvolti negli obiettivi
generali di divisione, affinché siano consapevoli del ruolo svolto dai loro settori nel raggiungimento di tali
mite. Lo stile di leadership dovrà favorire la partecipazioni di tali livelli ai risultati realizzati dal proprio
nucleo operativo.
Gli organi funzionali trovano un punto di supporto e di coordinamento negli staff centrali, i quali operano in
modo che la zioni svolte da settori funzionali omogenei che appartengono alle divisioni diverse possano
combinarsi fra loro, in base ad una logica unitaria.
3. La divisione come centro di profitto. 49
La divisione può essere considerata come centro di profitto, poiché le decisioni assunte dal suo
management influiscono sui costi e sui ricavi generati dall’oggetto su cui la divisione opera. La
configurazione del reddito divisionale, cioè della grandezza in base a cui è valutata la performance dei
direttori di divisione può essere variamente intesa. I tipici parametri di controllo divisionale sono;
1) Tasso residuale controllabile → valore assoluto che deriva dalla differenza tra i ricavi ed i costi
controllabili dal direttore di divisione e perché è un reddito che rimane dopo aver sottratto ai ricavi
anche gli oneri finanziari.
2) Tasso di redditività del capitale investito (ROI) → valore relativo che si ottiene dal rapporto tra il reddito
operativo e il capitale investito nella divisione.
L’intensità con cui il responsabile incidere regolarmente sul profitto del centro fa si che si possa distinguere
tra:
Centri di profitto autonomi → quando i soggetti a capo dell’unità influenzano autonomamente i ricavi
e i costi.
Centri di profitto semiautonomi → l’autonomia del responsabile è ridotta dall’esistenza do scambi o di
condivisione di beni o servizi con altri centri di profitto, per cui la performance di un centro risultano
influenzate dai prezzi interni di trasferimento dei beni e servizi scambiati o dai criteri di attribuzione ai
centri di responsabilità dei costi delle risorse condivise.
Se nella forma pura del modello le divisioni sono dei centri autonomi, il reale funzionamento dello stesso fa
si che si possano interpretare come centri semiautonomi.
La responsabilizzazione delle divisioni come centri di profitto presuppone la presenza di alcuni processi e
attività di natura top-down:
Definizione dei sistemi di pianificazione e programmazione
Assegnazione di obiettivi di profitto alle divisioni.
Attribuzione di autonomia coerente con il livello ed elementi di responsabilità
Allocazione delle risorse necessarie.
Regolazione del sistema dei trasferimenti interni.
Impiego dei meccanismi di controllo in itinere (durante il percorso) ed ex post.
Definizione di sistemi di ricompense per gli obiettivi raggiunti e di rinforzo dei comportamenti positivi.
4. I punti di forza e di debolezza del modello divisionale.
I prin