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L’EFFICACIA
• L’efficacia è il rapporto tra output atteso ed output raggiunto
• Per poter avere un rapporto, si richiedono necessariamente dimensioni misurabili
oggettivamente sia al numeratore che al denominatore
• L’output deve quindi essere formulato in termini di risultato, non di mezzo o procedura!
Misurare l’efficacia significa misurare il risultato.
I tradizionali strumenti per la gestione delle attività
• Mansionario: prescrizione dettagliata ed esaustiva dei compiti di mansione (OSL) [sciopero
bianco => seguire fedelmente il mansionario] Prof. Ferrari 11
Organizzazione aziendale
• Procedura: descrizione dettagliata ed esaustiva della sequenza delle operazioni del compito
(OSL) [in ambito sociosanitario: protocolli]
• Modello delle competenze: descrizione delle abilità e conoscenze (talvolta caratteristiche
personali) richieste dal ruolo (Boyatzis, 1982) [supera i limiti dei primi due]
• Responsabilità: descrizione del risultato atteso e relativi indicatori oggettivi di
raggiungimento (Drucker, 1954)
OSL = Organizzazione Scientifica del Lavoro
Capisaldi della responsabilità
• È legata al risultato, non alla procedura
• È individuale
• Non è delegabile bensì permanente
• Implica piena autonomia nel responsabile ovviamente all’interno dei vincoli di processo (ad
esempio procedure da rispettare)
• Si valuta il risultato, non la persona, né il suo impegno o le sue competenze
Impersonalità = si valutano titolari di una mansione, non una persona (la fornitura e non il
fornitore). e (quindi
Al risultato atteso va sempre abbinato un INDICATORE OGGETTIVO MISURABILE
inconfutabile).
Alla base di tutto, un’equazione definisce il risultato atteso:
Performance = Skills x motivazione
dove:
Skills = Competenze di ruolo
Motivazione = Livello di impegno
Performance = Comportamento osservabile e misurabile
output talvolta coincidono
Performance ≠
(prestazione (risultato)
attesa)
Motivazione al lavoro = livello di impegno che una persona mette nella sua mansione/ruolo (≠
competenze).
Dalla descrizione alla definizione di competenza
• = ciò che permette una prestazione eccellente
• = ciò che assicura il dominio di un problema in situazioni anche molto diverse
• = ciò che permette di applicare efficacemente le conoscenze alla pratica
• = ciò che distingue l’esperto dal principiante
Difetto: descrivono ma non definiscono la competenza.
Competenza professionale
• Caratteristica intrinseca di un individuo causalmente collegata ad una prestazione eccellente
in una mansione (Spencer, Spencer, 1993).
Causalmente è tale caratteristica che permette la prestazione.
• Elemento complesso costituito da abilità, conoscenze ed esperienze finalizzate, che si
manifestano in comportamenti specifici grazie alla motivazione individuale e alle possibilità
offerte dal contesto (Levati, Saraò, 2004)
Definizione più operativa. Prof. Ferrari 12
Organizzazione aziendale
Elementi costituenti misurabili e oggettivi.
Quattro questioni di fondo
• Caratteristica intrinseca: ripetibilità e stabilità [competenze innate o costruite?]
• Collegamento causale [relazione biunivoca (competenza effetto) difficilmente
individuabile in natura]
• Specificità della mansione [ci sono competenze applicabili su larga scala?
Vigotskij: le competenze appartengono a uno specifico contesto
o Competenza di base universalmente valida]
o
• Fattori costitutivi
Abilità
È un sapere procedurale (“saper fare”), che si manifesta nella capacità di realizzare un’operazione
più o meno complessa: essere in grado di …
Verbo all’infinito perché indica una procedura.
Né troppo dettagliata né troppo generica.
Col tempo diventa memoria procedurale sottosoglia.
Conoscenza
È un sapere dichiarativo, che si manifesta nella capacità di ricordare e dichiarare un costrutto
teorico, più o meno complesso: sapere …
Varie modalità, tra cui l’autoformazione.
Teoria senza pratica => vuota.
Pratica senza teoria => cieca.
Abilità e conoscenza hanno strumenti di valutazione e di sviluppo diversi.
Esperienze finalizzate
È il curriculum reale progettato e realizzato in maniera esplicita per dare coerenza e propedeuticità.
Esperienza precedente nel contesto di riferimento.
Criteri per promuovere una persona:
-anzianità aziendale
-merito MOTIVAZIONE
Comportamento osservabile Prof. Ferrari 13
Organizzazione aziendale
“Un’impresa non fa affari con la personalità del lavoratore. L’occupazione lavorativa è un costrutto
specifico che richiama una prestazione specifica, e nient’altro. Ogni tentativo di andare oltre questo
è un’usurpazione, è immorale come lo spionaggio o una violazione della privacy. Un dipendente
non deve nessuna lealtà, nessun amore, nessun atteggiamento – egli deve una prestazione e
nient’altro” [Peter Drucker, 1973]
L’impegno in sé non deve essere oggetto di valutazione. Solo in relazione alle competenze.
All’origine della motivazione?
Secondo Taylor la ricompensa economica era l’unica leva su cui premere (meccanismo di equità).
Modello aspettative/ricompense: chi trova nel lavoro adeguata ricompensa alle sue aspettative.
Caratteristiche individuali: approccio quasi genetico, ci sono persone motivate e persone non
motivate.
Goal Setting: impegno conseguente alla definizione dei risultati.
Caratteristiche lavorative: ci sono lavori più motivanti di altri. Valorizzare le persone significa
prestare attenzione alle loro esigenze,
comprendere i contributi individuali,
vuol dire farle crescere,
“responsabilizzarle” sulle prestazioni
effettuate e da effettuare in futuro,
sviluppare in loro competenze sempre
più efficaci.
È capire che le risorse stesse
rappresentano il “motore di business”
e che vanno sviluppate e potenziate le
caratteristiche distintive che
permettono ad ogni impresa di
differenziasi dalle altre.
La motivazione è:
• Un vettore
• Una direzione
Verso qualcosa (motivato a …) organizzazione aziendale
o psicodinamica organizzativa
Scappare da qualcosa
o
• Ha una minima variabilità.
Burn-out: situazione persistente in cui mancano le risorse per fronteggiarla. Prof. Ferrari 14
Organizzazione aziendale
In termini di efficacia, conta di più il fare.
È possibile individuare alcune principali teorie della motivazione:
• Teorie dei bisogni (needs theories): fanno riferimento a bisogni specifici (fisici o
psicologici) che devono essere soddisfatti per il benessere o la sopravvivenza
dell’organismo
• Teorie del valore (values theories), che prendono in considerazione ciò che l’individuo
vuole o desidera, e possono esprimere una preferenza o avere carattere morale
• Teoria dell’obiettivo (goal theories): per ottenere un certo risultato bisogna decidere quali
compiti e standard di prestazione scegliere. Si traduce nella tecnica del goal setting
Una prospettiva storica
• Taylor (1911): lo ‘Scientific Management’
• Scuola inglese (‘20): fatica e monotonia
• Mayo (‘30): l‘effetto Hawthorne’
• U.S Army (‘40): selezione del personale (nascono i test psicoattivi)
Teorie generali
Al di là del contesto organizzativo.
• Maslow (1954): la piramide dei bisogni
• McClelland (1961): le istanze ai vertici
• Alderfer (1972): l’ERG della motivazione
• Harrison (1979): motivazione e ciclo di vita
I bisogni a cui rispondere sono diversi, e non solo riconducibili alla sfera economica: la
soddisfazione dei dipendenti dipende pertanto da un mix di fattori.
Più si sale nella piramide, più i bisogni sono di tipo intangibile e si riconducono al senso di
appartenenza, al riconoscimento e al sistema dei valori della persona.
Non si passa alla classe successiva finché non si sono soddisfatti i bisogni dell’attuale.
Maslow non considera la possibilità che si possano tralasciare alcuni bisogni per alti posti più in
difficile applicabilità ai contesti reali.
alto
Ulteriori sviluppi che rielaborano Maslow Prof. Ferrari 15
Organizzazione aziendale
McClelland, The achieving society, 1961 Possibilità di influenzare il
comportamento degli altri
Ciò che cerca
l’organizzazione,
“need for
achievement”, coloro
Socialità di Maslow che vogliono ottenere
risultati
Alderfer, Existence, relatedness and growth, 1972 Sicurezza di Maslow
Non c’è un bisogno dominante. I tre tipi
di bisogno sono in correlazione.
Aldelfer lavoro con una base
empirica.
Autorealizzazione di Socialità di Maslow
Maslow
• I bisogni di esistenza sono tanto più desiderati quanto meno soddisfatti
• I bisogni di esistenza sono tanto più desiderati quanto meno sono soddisfatti i bisogni di
relazione
• I bisogni di relazione sono tanto più desiderati quanto più sono soddisfatti i bisogni di
esistenza
• I bisogni di relazione sono tanto più desiderati quanto meno sono soddisfatti
• I bisogni di esistenza sono tanto più desiderati quanto meno soddisfatti i bisogni di crescita
• I bisogni di crescita sono tanto più desiderati quanto più sono soddisfatti i bisogni di
relazione
• I bisogni di crescita sono tanto più desiderati quanto più sono soddisfatti (elemento
importante per spiegare la motivazione).
Harrison, A practical model of motivation and character development, 1979 Prof. Ferrari 16
Organizzazione aziendale
Potere di McClelland
Categorie legateall’arco di sviluppo della vita. Crescita di Aldelfer – Autorealizzazione
Es: di Maslow – Successo di McClelland
• bisogni di competenza
infanzia-adolescenza
• adolescenza bisogni sociali
• più avanti bisogni politico economici
ciclo lavorativo: neoassunto – colleghi – carriera
o
Modelli processivi e applicativi
Vroom (1964): la formula motivazionale
Adams (1965): la dinamica dell’equità
Erzberg (1959): teoria bifattoriale
McGregor (1960): Teoria X e Teoria Y
Locke (1975): l’azione degli obiettivi
Vroom (1964): la formula motivazionale
Motivazione = (V) x (A) x (S)
V = valenza, cioè quanto si desidera (o si teme) una ricompensa/risultato<