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SALA POST-IMPRESSIONISTI, REALISTI, ARCAISTI.

massimo campigli: la scala.

Suggestione e arte che si ispira a quella etrusca

Massimo campigli: ritratto del pittore achille funi 1931.

– De pisis: grande natura morta

Caratterizzata da natura morta marina sulla lezione metafisica di de chirico.

lucio fontana:

– donna seduta: Partecipa regolarmente ad esposizioni collettive, realizzando parallelamente

sculture decisamente commerciali, per guadagnarsi da vivere.

Negli anni '30 Lucio Fontana, segue la sua vena personale realizzando opere fra il figurativo e l'astratto.

Sempre più apprezzata dai maggiori critici, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla

Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione.

-lucio fontana: busto femminile( figura dorata astratta)

-martini: ritratto di locusios

-martini: popolo

- aligi sassu: uomini rossi. L’attenzione alla figura e al colore

conducono Sassu a dar vita alla serie degli

uomini rossi. Nel 1929-30 assurgono a

ruolo di protagonisti delle sue tele gli stessi

personaggi che ritroviamo nelle coeve

interpretazioni del paesaggio urbano

contemporaneo.

Giocatori di dadi, calciatori, dioscuri,

argonauti, ciclisti, tutti sono connotati dal

colore rosso: una scelta

programmaticamente antinaturalistica che

lo pone in netta opposizione con le

inclinazioni cromatiche novecentiste, e che

viene percepita dalla critica conservatrice

come un discutibile eccesso, neppure più

scusabile con la sperimentalità futurista da

cui Sassu ormai si è allontanato

renato guttuso: uomo che dorme. 1938

realismo sociale e del sentimento: dal 1933 la sua pittura s'indirizza sempre

più chiaramente a un realismo diretto che è volontà di rispondere, partecipandoli, agli

eventi del tempo.

Renato guttuso: piccola donna sdraiata. 1940

Realismo sociale ma in questo quadro si avverte l'influenza di

guernica di picasso. Si nota una vera malinconica come se il corpo

fosse malato o deformato ricorda casorati

Fausto pirandello. Remo e la pala. 1933

Esordisce nel 1925 alla III Biennale romana Nel 1926 espone per la prima volta

alla Biennale di Venezia. Nel momento in cui Pirandello si trasferisce a Parigi

(1927) il suo carattere pittorico è già ampiamente formato. Sono comunque

importanti i contatti con il gruppo degli italiani di Parigi (Severini, Tozzi, de

Chirico, Savinio, Campigli, Paresce, Magnelli, De Pisis) e la conoscenza diretta

delle opere di Cèzanne e dei Cubisti.

Una sua pittura più formata e matura verte verso una drammatica essenzialità e

per un interesse per soluzioni materiche. Nell’opera vi è una contrapposizione tra

simbolico e assurdo e reale e quotidiano

Mario mafai. Fiori (opera della sua prima fase espressionista) 1933

con Scipione fu tra i creatori della "scuola romana" di pittura, che intorno al 1930 si pose

come reazione nei confronti della retorica del "novecento" attuando una pittura tonale,

commossa e fantasiosa. Dopo i primi quadri espressionistici il suo modo pittorico si andò

equilibrando in composizioni di fiori o paesaggi in cui la luce, nei rapporti tonali di colore,

crea plasticamente le forme. Fu quello il suo periodo più ispirato, eppure non scevro di

tensioni con le tendenze dell'arte contemporanea, svelando quasi una sotterranea polemica

nelle Demolizioni, una serie di dipinti che nell'esaltazione elegiaca delle vecchie case

sventrate si oppone all'urbanistica fascista a Roma. Nel secondo dopoguerra si fece sempre

più pressante nelle sue composizioni la necessità di un superamento della forma naturalistica,

attuato, da principio, con lo sfaldamento e lo sfocamento dell'oggetto denso di colore e di

luce, per arrivare a opere astratte nelle quali rinunciò, secondo le sue parole, all'attaccamento affettivo verso le cose, ai

pittoricismi squisiti, alle piacevoli tessiture. Il tema dei fiori comprende una ventina di opere tra il 31 e 38. Qui

troviamo narcisi garofani seccati appesi alla parete dello studio e ritratti in verticale con la volontà di riflettere il

proprio umore. scipione: la meticcia. 1929.

nature morte, visioni della Roma barocca, composizioni fantastiche, immagini

tormentate di ritratti, elaborate in un linguaggio di acceso cromatismo, espressione di

una sensibilità inquieta che drammaticamente trasfigura la realtà

SALA FAUSTO MELOTTI:

Le dieci sculture radunate in questa sala rappresentano una preziosa testimonianza della prima produzione di Fausto

Melotti, maturata a Milano intorno alla metà degli anni trenta. Melotti, a stretto contatto con artisti, intellettuali e

musicisti aperti alle sperimentazioni avanguardiste, mise a punto un linguaggio astratto in cui convivevano l’amore per

la geometria, la suggestione delle teorie contrappuntistiche e l’eco delle ricerche degli architetti razionalisti. I suoi

lavori, memori anche della lezione futurista e metafisica, erano concepiti non sul principio della “modellazione”,

inutile tocco personale dell’artista, ma su quello della “modulazione”: ovvero un canone di riferimento che costituiva

l’elemento base per la costruzione di una regolata composizione. Melotti espose molte delle sue opere nella sua prima

mostra personale allestita, nel maggio 1935, presso la Galleria del Milione di Milano, allora importante centro di

promozione della cultura artistica ed architettonica dell’avanguardia europea. Il disinteresse del pubblico e

l’incomprensione della critica italiana per le sue opere spinsero l’artista a seguire altre strade negli anni successivi. Il

silenzio critico che calò sui suoi primi lavori fu interrotto all’inizio degli anni sessanta, quando Melotti fu incluso tra i

maggiori rappresentanti della cultura astratta italiana tra le due guerre e alcune sue opere furono inserite in

importanti mostre retrospettive. Nel 1968, Luciano Pistoi, proprietario della Galleria Notizie di Torino, sollecitò la

realizzazione di alcune copie delle opere degli anni trenta sopravvissute ai bombardamenti su Milano durante il 1943:

Melotti eseguì due copie e una prova d’artista per ogni scultura superstite. Le dieci prove d’artista, ora esposte in questa

sala, furono donate alle civiche raccolte di Milano all’indomani della mostra antologica di Palazzo Reale, nel maggio-

giugno 1979. Si tratta di uno scultore astratto in grado di emozionare. Calvino lo definisce acrobata sensibile. Il ricciolo

significa variante rispetto alla linea retta. Ritmo della musica che spezza l’abitudine e ci fa fare un salto.

scultore n. 11-14-15-16-17-21-23-24-25.

Fausto Melotti, Scultura n° 21 - 1935 (1983), costruita in acciaio inox, dalla

misure 150 x 100 x 100 cm e conservata presso il Mart, Rovereto. Questo

esemplare della Scultura è una delle versioni realizzate dall’artista nel 1983. Il

modello originale fu esposto nel 1935 alla galleria Il Milione a Milano, per la

prima mostra personale di Melotti.

GESTALT. Principio attivo, origine

o causa che genera la forma, si

dice anche forma sostanziale in

quanto concorre con la materia a

determinare la forma.

FASE 3 - Analisi del modello della scultura per ogni termine (estrapolando dal modello grafico della

scultura per semplificazione unicamente gli elementi e le caratteristiche corrispondenti alla

definizione).

SIMMETRIA. Nella teoria dell’arte neoclassica è l’ordine naturale fra le parti. Nel linguaggio artistico è stata

spesso usata per descrivere la simmetria bilaterale. Tuttavia nelle espressioni artistiche recenti, che

considerano anche i risultati della gestalt, si sono introdotti i concetti di simmetria traslatoria, rotatoria

ornamentale e cristallografica.

L'artista utilizza si instaura come mediatore tra i fattori della scultura, aiutate con le teorie della gestalt, per determinare

la forma.

SALA DELL'ASTRATTISMO.

Negli anni trenta, Como e Milano sono stati i primi e più avanzati centri di elaborazione e di

irradiazione dell’astrattismo. A Como fu di grande influenza la presenza e l’attività dell’architetto

Giuseppe Terragni, che già dalla seconda metà del decennio precedente vi realizzava edifici di

concezione e d’impianto razionalista ricchi di suggestioni per i pittori che operavano in città, qui

rappresentati da Radice, Rho e dalla Badiali. A Milano ebbe un ruolo centrale la Galleria del

Milione, fondata nel 1930, che ospitò per prima i protagonisti dell’astrattismo internazionale e per

tutto il decennio diede ampio spazio agli artisti italiani a riconducibili quell’area.

In questa sala, anticipazioni di una negazione radicale e assoluta dell’idea di pittura come

imitazione , ancora intessute di elementi narrativo-descrittivi, si colgono negli Uomini a cavallo di

Fontana e nei dipinti di Soldati Periferia e Paesaggio marino: sintesi puriste e metafisiche di

frammenti di “cose” montati alla maniera cubista . Quanto all’Obelisco di Licini, il riferimento

oggettuale del titolo si perde in una composizione dove la sua tipica poetica della geometria come

sentimento lo distingue nettamente dal più diffuso razionalismo “classicista” del tempo, a

testimonianza del carattere composito e ricco di varianti della tendenza.

Della stagione aurea dell’astrattismo in Italia, intorno al 1935, sono una serie di quattro

Composizioni di Rho – che documenta, invece, l’opposta polarità dell’equilibrio, della chiarezza e

dell’ordine compositivo – e una Composizione di Soldati; di poco più tarde la Composizione in

verde della Badiali e la Composizione R.S. 15 di Radice. Nell’altra

Composizione di Soldati si manifesta la continuità della tendenza nel

mutato clima del secondo dopoguerra, quando il Movimento Arte

Concreta – del quale egli stesso fa parte dalla fondazione, nel 1948, con

Radice e Rho – raccoglie molte delle vecchie istanze dell’astrattismo

italiano storico.

Osvaldo licini: obelisco 1932. Negli anni successivi alla prima guerra

mondiale, fu ripetutamente a Parigi (1917-26; 1931) dove venne in

contatto con Modigliani, Kandinskij e Kupka, maturando la crisi che

doveva portarlo alla pura astrazione (Obelisco, 1934, Milano, Galleria

d'arte moderna) il riferimento oggettuale del titolo si perde in una

composizione dove la sua tipica poetica della geometria come sentimento

lo distingue nettamente dal più diffuso razionalismo “classicista” del tempo, a testimonianza del

carattere composito e ricco di varianti della tendenza.

carla badiali. Composizione in verde.

Mario radice. Composizione R.S 15

atanasio soldati: periferia: astrattismo del tutto personale: ai mezzi propri della pittura aggiunse

quelli del progettista: forme geometrich

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
38 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vanderwoodsen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Zanchetti Giorgio.