Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 60
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 1 Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Oncologia per Professioni Sanitarie Pag. 56
1 su 60
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SANGUE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO

Condizioni basali 0,1% •• SANGUE PERIFERICO

S2molato 1% •• CORDONE OMBELICALE (esistono delle banche del cordone• ombelicale nelle quali sono conservate le cellule staminaliprelevate dal sangue presente nella vena del cordone. Talicellule, sebbene presen2 in discreto numero, vengono faAeugualmente proliferare in vitro per poi essere reinfuse nel pz).

SCELTA DEL DONATORE: LA COMPATIBILITA’ TISSUTALE

Il donatore è un familiare o un volontario sano gene2camente compa2bile (allotrapianto) per il fenomenodella compa2bilita’ 2ssutale. Ogni individuo possiede un patrimonio di geni, eredita2 dai genitori, che locaraAerizza in maniera univoca, come le impronte digitali (solo i gemelli omozigo2 condividono per unaquasi iden2ca percentuale il patrimonio gene2co). Ques2 geni controllano, tra l’altro, l'espressione dispecifiche proteine (an2geni) presen2 sulla superficie di tuAe le cellule del nostro corpo.

Il sistema immunitario riconosce le cellule del corpo come proprie grazie alla presenza di specifici antigeni, mentre non riconosce o riconosce come estranee e quindi reagisce attaccando e distruggendo tutte le cellule che non possiedono questi specifici antigeni di superficie. Il Sistema Immunitario ha il compito di distinguerle (tranne nel caso di malattie autoimmuni). Il donatore di conseguenza deve possedere antigeni di superficie il più simili possibili a quelli del ricevente il quale andrà comunque incontro a immunosoppressione farmacologica/strumentale per scongiurare il rigetto del trapianto. Nell'uomo il gruppo di geni che controlla il "riconoscimento" dei vari tessuti dell'organismo è definito Sistema HLA (Human Leucocyte Antigens), ovvero sono antigeni che danno un'impronta che nessun'altra persona ha.

TIPIZZAZIONE HLA: è il test, non invasivo, che viene eseguito per stabilire la compatibilità tra donatore e ricevente in caso di trapianto.

(si esegue a partire da un prelievo di sangue periferico). Data la complessità del sistema, solo tra fratelli esiste una buona probabilità (25%) di ritrovare gli stessi determinanti HLA, mentre tra individui non apparentati la probabilità è molto remota (>1/100.000). Anche tra genitori e figli è abbastanza bassa. Sino a pochi anni fa, i trapianti di midollo osseo venivano eseguiti esclusivamente tra fratelli HLA identici. Tuttavia, dato che oltre il 70% dei pazienti affetti da emopatie letali non dispone di un tale donatore (pz. Non hanno fratelli o non sono compatibili o hanno altre patologie che non permettono il trapianto) ha spinto gli ematologi a cercare il donatore al di fuori dell'ambito familiare: istituzione banca dei donatori del midollo osseo ha permesso un aumento del campionamento.

PRELIEVO DEL MIDOLLO OSSEO

Il donatore viene sottoposto ad un prelievo di sangue per la tipizzazione HLA. I risultati delle analisi vengono inseriti in un archivio.

eleAronico ges2to a livello nazionale successivamente i da2 del donatore entrano a farparte dell’insieme dei donatori di tuAo il mondo. Una volta che un donatore viene individuato comecompa2bile, le cellule staminali vengono prelevate dal midollo osseo mediante punture delle creste iliache. Prelievo di cellule staminali dal donatore e successiva introduzione per via endovenosa in un malatoadeguatamente “condizionato” per riceverle Il TMO allogenico consiste principalmente in due fasi: 1. Istruzione delle cellule midollari del paziente con farmaci e/o radiazioni (condizionamento). 2. Ricos2tuzione del patrimonio midollare del paziente, tramite l’infusione, per via endovenosa (in2. maniera del tuAo simile ad una normale trasfusione), delle cellule staminali prelevate dal donatore. Queste cellule riescono, infaE, a trovare da sole la strada per colonizzare la sede ossea di lorocompetenza e iniziare a produrre i normali elemen2 cellulari del sangue. Durante il periodo di

Condizionamento e ricostruzione del "nuovo" midollo: il paziente viene ricoverato in una camera sterile perché è momentaneamente e assolutamente privo di Sistema Immunitario e quindi soggetto a infezioni (anche opportuniste, di patogeni che in condizioni normali non porterebbero a patologia il soggetto sano). Anche la più banale delle patologie potrebbe essere mortale.

Il paziente avviato al TMO allogenico è un individuo fortemente immunodepresso, in particolare nella fase di condizionamento, ma anche in seguito, perché viene sottoposto ad una terapia immunosoppressiva per evitare una grave malattia, la GVHD ("malaEa da trapianto contro l'ospite" ovvero "Graft Versus Host Disease" o semplicemente GRAFT) sia per l'immaturità del sistema immunitario nei primi mesi dopo il trapianto.

PERCHÉ PUÒ INSORGERE LA GRAFT?

Ricevente subisce il trapianto di midollo e anche il trapianto del SI del donatore.

le cellule staminali si trasformano in cellule del sistema immunitario all'interno del corpo del ricevente e lo riconosceranno come estraneo (ecco perché HLA donatore-ricevente deve essere simile) attaccando le cellule e i tessuti del paziente. Ciò rappresenta il GRAFT. Se tale reazione avviene subito dopo il trapianto è molto aggressiva e può portare a morte. Se insorge tardivamente è più facile contenerla. Per evitare tale reazione il paziente è immunodepresso farmacologicamente; Per il periodo di formazione delle nuove cellule del sistema immunitario appena trapiantate dovrà stare in una camera sterile. (1 settimana per il "condizionamento" + 3-4 settimane post-intervento).

COME AVVIENE IL TRAPIANTO?

Durante la fase di aplasia midollare, analogamente alla mancanza di globuli bianchi ed eritrociti, si verifica una temporanea grave riduzione delle piastrine, ovvero di quei componenti del sangue deputati al mantenimento dell'emostasi. Ne consegue un elevato rischio di emorragie.

e quindi la necessità di somministrare al paziente frequenti trasfusioni di piastrine e farmaci antiemorragici fino al momento in cui, nel contesto della ricostruzione ematologica, i progenitori maturano e liberano nel sangue piastrine ad un livello di sicurezza. Il numero dei globuli bianchi usualmente risale dopo 10-20 giorni dall'infusione, raggiungendo valori di sicurezza entro due-tre settimane dal trapianto stesso. Per ridurre l'incidenza di infezioni si rende quindi indispensabile una terapia di profilassi antibatterica, antivirale e antifungina che inizia contemporaneamente alla chemioterapia di condizionamento e termina quando il paziente diventa immunocompetente, cioè quando le cellule del nuovo sistema immunitario diventano capaci di difendere autonomamente l'organismo dalle infezioni, in genere dopo due anni dal trapianto. TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO (TMO) AUTOLOGO: Prelievo di Midollo o cellule staminali periferiche dal paziente stesso, in seguito chemio /

radio e poi autotrapianto midollo o cellule staminali periferiche. Queste cellule prelevate vanno incontro ad una fase di ripulitura per ottenere solo cellule sane. È possibile prendere cellule staminali anche dal sangue periferico, qui però sono in quantità minore che nel midollo però attraverso dei farmaci è possibile aumentarne il numero aumentando la proliferazione. Il trapianto autologo è preferibile perché non ci sarà una GVHD, perché il SI è lo stesso. Complicazioni post trapianto: infezioni virali, fungine, batteriche + Graft-versus-host disease nel trapianto allogenico. Il superamento della differenza il TMO DOPPIA BARRIERA IMMUNOLOGICA da ogni altro tipo di trapianto. In un trapianto d'organo, per esempio nel trapianto di fegato, le cellule immunocompetenti del ricevente possono "riconoscere" l'organo trapiantato, riconoscendolo come estraneo. Nel caso del TMO allogenico, oltre al rischio del rigetto dovuto alle

cellule immunocompetenti del ricevente, esiste anche il rischio della "MalaEa del Trapianto contro l'Ospite", deAaGVHD (Gra• Versus Host Disease), dovuta alle cellule immunocompetenti del donatore che riconoscono come estraneo l'organismo del ricevente.

SOPRAVVIVENZA DOPO TMO ALLOGENICO

  • LEUCEMIE MIELOIDI ACUTE: si registra una sopravvivenza a cinque anni del 70% circa.
  • LEUCEMIE LINFOIDI ACUTE: la sopravvivenza a cinque anni è tra il 50 e il 60%.
  • LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA: in pazienti che risultano resistenti al trattamento con i cosiddetti farmaci "intelligenti" di nuova generazione. La fase della malattia al momento del trapianto è di cruciale importanza, essendo la sopravvivenza nei pazienti in fase cronica del 60-80% a seconda dell'età al momento del trapianto, e solo del 25-30% in quelli in fase avanzata.

Linfomi

Gruppo eterogeneo di neoplasie maligne di derivazione linfocitaria (non dai precursori come nelle leucemie)

da cellule linfocitarie mature), il cui quadro clinico è contraddistinto da un elevato coinvolgimento dell'apparato linfoghiandolare.

Leucemia: Neoplasia primaria del midollo che si diffonde nel sangue periferico

Linfoma: Neoplasia primaria dei linfonodi e del tessuto linfoide

Linfonodi: strutture nelle quali converge la linfa drenata da tutto il corpo costituite da un agglomerato di linfociti T e B organizzate in un centro germinativo, follicolare, una zona marginale e una mantellare.

Fisiologicamente sono le stazioni in cui i linfociti vengono a contatto con antigene ed elaborano la risposta anticorpale. Questo porta ad una proliferazione controllata e limitata a quei linfociti (che devono produrre i giusti anticorpi) con conseguenti tumefazioni linfonodali che si possono trovare in occasioni di infezioni banali (faringiti, carie dentaria, ecc).

La proliferazione illimitata ed incontrollata dei linfociti comporta una tumefazione neoplastica del linfonodo (linfadenopatia) che, se non trattata, cresce.

Fino a comprimere le strutture circostanti. Attraverso i vasi linfatici che collegano le stazioni linfonodali adiacenti in una rete complessa che interessa tutto l'organismo, i linfociti neoplastici si spostano da un linfonodo all'altro coinvolgendo sempre più stazioni linfatiche nel processo tumorale fino ad una diffusione ubiquitaria che coinvolge anche il midollo osseo e l'infiltrazione di tessuto extralinfonodale (fegato, polmone, osso, etc).

I Linfomi si suddividono in due principali categorie a seconda del quadro istologico, del tipo di terapia a cui rispondono meglio e della prognosi: Linfoma di Hodgkin e la vasta famiglia dei Linfomi non Hodgkin.

Diagnosi

Biopsia (diagnosi definitiva) in seguito a prelievo di tessuto linfonodale. Per studiare l'estensione della malattia e per seguire nel tempo la sua evoluzione e l'efficacia della terapia possono essere utili gli esami radiologici, la TAC, la risonanza magnetica, l'ecografia e la linfografia, ovvero

La visualizzazione del sistema linfatico dopo l'introduzione di un mezzo di contrasto è un procedimento utilizzato per diagnosticare e valutare eventuali anomalie o patologie del sistema linfatico.

L'eziologia, ovvero l'origine o la causa di queste anomalie o patologie, può essere diversa a seconda dei casi. Alcune possibili cause includono:

  • Infezioni: le infezioni possono causare infiammazione e ostruzione dei vasi linfatici, compromettendo il normale flusso della linfa.
  • Traumi: lesioni o traumi possono danneggiare i vasi linfatici, causando alterazioni nel sistema linfatico.
  • Tumori: la presenza di tumori può interferire con il normale flusso della linfa, causando accumulo o ostruzione.
  • Malformazioni congenite: alcune persone possono nascere con anomalie nel sistema linfatico, che possono causare problemi di drenaggio o flusso della linfa.
  • Malattie autoimmuni: alcune malattie autoimmuni possono colpire il sistema linfatico, causando infiammazione e disfunzione.

È importante sottolineare che l'eziologia delle anomalie o patologie del sistema linfatico può variare da individuo a individuo e richiede una valutazione medica specifica per determinare la causa specifica e il trattamento adeguato.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
60 pagine
SSD Scienze mediche MED/06 Oncologia medica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cassioli25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Oncologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Paolini Rossella.