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ISTEMA MELANOFORO

Il sistema melanoforo, costituito dai melanociti, può dare origine a tumori che possono

essere benigni o maligni. I tumori benigni sono detti nevi; sono presenti fin dalla

nascita o compaiono entro i primi anni di vita e sono generalmente quiescenti o

regrediscono. Possono tuttavia dare origine ad un tumore maligno detto melanoma.

In realtà il melanoma insorge solo nel 25-30% dei casi a partire da un nevo

preesistente mentre più spesso compare come una nuova macchia pigmentata sulla

cute precedentemente sana. È dovuto ad una crescita incontrollata di melanociti; è

generalmente asintomatico ma è possibile riconoscere alcuni segni clinici che

permettono una diagnosi precoce di questo tipo di tumore. In particolare:

ingrossamento di un nevo preesistente

• prurito o dolore

• variazioni di colore di una lesione pigmentata

• sviluppo di una nuova lesione pigmentata nel corso della vita adulta

I siti di elezione sono diversificati nell’uomo e nella donna. Nell’uomo interessano per

lo più testa, collo e tronco; nella donna tronco e porzione inferiore del corpo. Inoltre,

sebbene la maggior parte dei melanomi insorga sulla cute, esistono anche altri siti

(mucosa orale, esofago, mucosa ano-genitale).

Costituiscono fattori di rischio l’essere di razza bianca, l’elevato numero di nevi (>50)

e la presenza di nevi displastici (lesioni precancerose che possono andare incontro a

trasformazione maligna), storia personale o familiare di melanomi e altri tumori della

pelle, esposizioni solari acute-intermittenti, immunosoppressione e disordini genetici.

L’asportazione chirurgica di un nevo displastico previene l’insorgenza del melanoma e

nelle primissime fasi della sua formazione è seguita da guarigione.

La prevenzione primaria è raccomandata soprattutto in individui con un rischio più

elevato che dovrebbero saper riconoscere i segni clinici sospetti secondo lo schema

ABCDE:

A = asimmetria; B = bordi irregolari; C = colore policromo; D = diametro > 6 mm; E =

espansione

T /

UMORI MESENCHIMALI CONNETTIVALI

I tumori benigni del tessuto connettivo sono detti anche tumori mesenchimali essendo

il mesenchima il tessuto embrionale che per differenziazione dà origine a tutti i tipi di

tessuto connettivo. Molti tumori connettivali benigni vengono indicati con il nome del

tipo di tessuto connettivale di origine, seguito dal suffisso –oma (fibroma, lipoma,

osteoma).

I tumori connettivali maligni sono invece definiti nel loro insieme sarcomi

(fibrosarcoma, liposarcoma) e possono essere distinti in:

sarcomi differenziati, se il grado di differenziazione consente di individuare il tipo

• di connettivo da cui hanno preso origine

sarcomi anaplastici o indifferenziati, ad altissimo grado di malignità, se la

• composizione cellulare non trova riscontro in nessun tessuto connettivale normale

T UMORI DEL TESSUTO EMOLINFOPOIETICO

Possono essere di due tipi, linfomi e leucemie, a seconda delle cellule da cui prendono

origine.

Le leucemie prendono origine da una cellula staminale del midollo osseo che ha

subito la trasformazione neoplastica. In particolare essa subisce un blocco durante il

suo processo maturativo (quindi non va incontro a differenziazione) e inizia a

moltiplicarsi formando una progenie di cellule immature. Le leucemie vengono distinte

in due categorie principali: mieloidi e linfoidi:

le leucemie mieloidi vengono classificate in base alla linea di differenziazione

• le leucemie linfoidi derivano dalla trasformazione neoplastica di un progenitore

• dei linfociti T e B

I linfomi invece prendono origine dai linfociti maturi e possono essere divisi in due

gruppi principali:

linfomi di tipo Hodgkin, caratterizzati dalla presenza di cellule multinucleate

• dette cellule di Reed-Sternberg

linfomi non Hodgkin o linfocitici di cui si conoscono diverse varietà

Infine i tumori plasmacellulari, o mieloma multipli, rappresentano un gruppo

eterogeneo di neoplasie delle cellule della linea B. Sono costituiti dalla progenie di una

plasmacellula che ha subito la trasformazione neoplastica e hanno la caratteristica di

secernere in eccesso anticorpi evidenziabili nel sangue.

C TNM

LASSIFICAZIONE

Per definire le varie tappe dello sviluppo neoplastico si usa il sistema di classificazione

TNM, così definito perché prende in considerazione tre variabili:

tumore primario

il (T)

• linfonodi regionali

i (N)

• metastasi

le (M)

• Il parametro T indica le dimensioni del tumore primario. Può essere accompagnato

• dai numeri 1, 2, 3, 4 a seconda della grandezza crescente (1 piccolo, 4 grande). Si

usa inoltre T accompagnato da is per indicare il carcinoma in situ (tumore così

piccolo da non essere in grado di diffondersi ai linfonodi né tantomeno a organi

distanti)

Il parametro N indica lo stato dei linfonodi vicino al tumore. Se accompagnato da 0

• vuol dire che sono indenni, altrimenti si utilizzano i numeri 1, 2, 3 per indicare il

coinvolgimento progressivo dei linfonodi regionali con gravità crescente

Il paramentro M indica la presenza di metastasi e può valere solo 0 (nessuna

• metastasi) o 1 (presenza di metastasi).

L’importanza dei tre parametri T, N, M non è uguale. Il parametro più importante di

tutti è M, al secondo posto vi è N e poi infine T. Se ad un parametro viene affiancata la

x, vuol dire che sono necessari ulteriori esami per arrivare a valutarlo.

Un altro parametro utilizzato è la gradazione. Per gradazione si intende la valutazione

del grado di malignità di un tumore, effettuata tramite esame istologico in base a

determinate caratteristiche: grado di differenziazione, attività proliferativa, aspetto

morfologico. Il giudizio viene espresso in 4 gradi che vengono indicati in numeri

romani; si indica con I i tumori ben differenziati e con IV quelli molto indifferenziati.

Con il grado x si indicano i tumori il cui grado di differenziazione non è definibile.

COSA CAUSA IL CANCRO

I fattori di rischio possono essere generali o specifici.

Generali Specifici

età: all’aumentare dell’età aumenta il rischio virus e batteri

• •

sesso: alcuni ormoni sono correlati allo radiazioni ionizzanti e ultraviolette

• •

sviluppo di neoplasie (mammella, prostata) fumo

razza alcool

• •

geografia intossicazioni

• •

ambiente (inquinamento delle aree urbane)

• dieta

• familiarità

Radiazioni:

ultraviolette: di origine solare o artificiale giocano un ruolo importante nella

• formazione dei tumori cutanei (carcinomi e melanomi). Si stima che gli UV causino

circa 600.000 tumori della pelle ogni anni, in particolare in soggetti con carnagione

chiara nella cui cute è presente una minor quantità di pigmento melaninico che

esercita un’azione di schermo sulla penetrazione di essere

ionizzanti: costituiscono una grave fonte di rischio per la comparsa di tumori, in

• particolare leucemie e linfomi, ma anche mammella, polmone, esofago e ovaio

Tabagismo:

nel fumo sono presenti più di 3000 composti con potenziale cancerogeno tra cui

benzene, catrame, aldeidi, idrocarburi aromatici, arsenico. È quindi responsabile del

40% dei tumori nell’uomo e nel 20% nella donna. Il rischio rimane maggiore fino a 20

anni dopo l’astensione. La patogenesi dei tumori correlati al tabagismo è correlata a

flogosi acuta, aumento della produzione di radicali liberi, riduzione di antiossidanti.

Alcool:

è la causa del 3% di tutti i tumori. È associato in modo particolare ai tumori della

cavità orale, del tratto gastrointestinale (esofago, stomaco, colon-retto), del fegato,

del pancreas e della mammella.

Dieta:

la dieta ricca in grassi e povera di vegetali, tipica dei Paesi occidentali e soprattutto

del Nord, contrapposta a quella mediterranea è associata al cancro. Tra il 40-60% dei

tumori potrebbe essere evitato con una dieta congrua. I principali tumori dieta

correlati sono quelli a: stomaco, colon, fegato, pancreas, mammella, utero e prostata.

C ANCEROGENESI

L’insorgenza e la formazione del tumore viene detta “cancerogenesi” ed è un processo

che si manifesta in più stadi. Si definiscono agenti cancerogeni tutti quegli agenti

chimici, fisici e biologici la cui somministrazione è in grado di produrre una neoplasia.

Sono invece agenti mutageni tutti quegli agenti fisici, chimici e biologici in grado di

produrre un’alterazione del materiale genetico delle cellule; si differenziano dai primi

in quanto non tutte le mutazioni sono correlate alla trasformazione neoplastica e

quindi non tutti gli agenti mutageni sono necessariamente da considerare

cancerogeni.

Nel corso delle ricerche sperimentali sulla cancerogenesi venne dimostrato che ogni

dose soglia

cancerogeno è caratterizzato dalla cosiddetta cioè dalla quantità minima

di questo che, somministrato agli animali da esperimento, determina la comparsa di

un tumore. La dose soglia è una quantità caratteristica di ogni composto e può essere

raggiunta anche se la somministrazione del cancerogeno è protratta nel tempo.

Esistono poi composti, detti promoventi, che di per sé non sono cancerogeni ma

possono comunque favorire la crescita tumorale. La formazione del tumore si ottiene

soltanto se l’animale viene trattato prima con un agente iniziatore (che è un

cancerogeno) e successivamente con l’agente promovente. Quest’ultimo deve essere

somministrato in più dosi ripetute nel tempo. Non si induce quindi la comparsa del

tumore se:

si tratta l’animale solo con un agente o con l’altro

• si cambia l’ordine dei trattamenti (prima P e poi I)

• se tra un’applicazione e l’altra dell’agente P intercorre molto tempo

Le principali differenze tra agente I e agente P sono quindi che:

gli agenti I sono per lo più mutageni, sono cancerogeni, la loro azione è cumulativa

• e irreversibile

gli agenti P non sono mutageni, di per sé non sono neanche cancerogeni e la loro

• azione è reversibile e non cumulativa (sono necessarie più dosi)

In base ai risultati ottenuti tramite questi esperimenti è stata quindi formulata la teoria

della cancerogenesi multifasica. Vengono distinte 3 fasi:

iniziazione: il cancerogeno induce modificazioni irreversibili al DNA cellulare e

• trasforma una cellula normale in una neoplastica latente

promozione: processo lento e reversibile, nel corso del quale a seguito di ulteriori

• danni genomici o di stimoli proliferativi, la cellula trasformata com

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A.A. 2017-2018
9 pagine
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SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher minni.1221 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Mancini Patrizia.