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Istotipo
Fattori prognostici
Grading
–
Istopatologia Tumori borderline
• Costituiscono il 10% dei tumori epiteliali
dell’ovaio e sono per lo più sierosi e
mucinosi.
• Per definizione i tumori a bassa malignità
dell’ovaio presentano solo alcune
caratteristiche morfologiche di malignità,
quali attività proliferativa, atipie nucleari, ma
non hanno crescita di tipo infiltrativo.
• Un aspetto peculiare dei tumori borderline è
la presenza di impianti peritoneali benigni
con caratteristiche analoghe al tumore
primitivo e raramente invasivi.
• I tumori borderline sierosi sono nel 30% dei
casi bilaterali, ma asincroni.
–
Istopatologia Tumori borderline
Caratteristiche cliniche comuni:
• Stadio precoce alla diagnosi.
• Età di insorgenza giovane.
• Decorso clinico lento.
• Prognosi buona.
• Tendenza alla recidiva nell’ovaio
controlaterale anche a distanza di anni.
Quadro Clinico
• La sintomatologia di esordio è estremamente
vaga.
• Il 70% delle pz. si presenta alla diagnosi con
una malattia in fase avanzata.
Sintomi iniziali:
• Aumento di volume dell’addome inferiore.
• Senso di pesantezza-tensione.
• Vaga dolenzia addomino-pelvica.
Quadro Clinico
Sintomi e segni di malattia avanzata:
• Versamento ascitico.
• Massa pelvica annessiale, mono o bilaterale,
a consistenza dura, spesso fissa nella pelvi.
• Disturbi da compressione delle strutture
pelviche come minzione frequente, stipsi,
dolore.
• Presenza di linfoadenopatie sovraclaveari.
• Versamento pleurico.
Diagnosi
• All’E.O. un ovaio palpabile in età
premenarca o postmenopausa è
presuntivamente una neoplasia non
necessariamente maligna.
• In età fertile è importante valutare la
dimensione dell’ovaio:
– La presenza di una neoformazione ovarica a
consistenza cistica di diametro < 5 cm non
impone un accertamento diagnostico
immediato. Queste pz. vanno rivalutate dopo
un ciclo mestruale o dopo un’adeguata
terapia antibiotica se si sospetta un’infezione.
– La presenza di una neoformazione ovarica
cistica di diametro > 5 cm o di consistenza
solida obbliga all’accertamento diagnostico.
Iter Diagnostico
• Esame ginecologico
• Ecografia pelvica transvaginale
• Biopsia sotto guida ecografica
• Marcatori: CEA e Ca125
Stadiazione Prechirurgica
• Laparoscopia
• Citologia peritoneale
• Clisma opaco a doppio contrasto
• Rx torace
• TC o RM addome e pelvi
Stadiazione chirurgica
• In presenza di un tumore ovarico sospetto o
accertato la chirurgia ha un ruolo
fondamentale sia in senso diagnostico che
nella valutazione dell’estensione di malattia.
Fasi dell’intervento chirurgico:
1. Prelievo di campione di liquido ascitico per
esame citologico o lavaggio del cavo
peritoneale (pelvi e metà superiore) con
soluzione fisiologica.
2. Valutazione delle ovaie.
3. Asportazione del tumore primitivo per esame
istologico estemporaneo.
4. Esplorazione della cavità addominale.
5. Asportazione o biopsia di tutte le aree
sospette.
Stadiazione chirurgica
6. Biopsie random del peritoneo.
7. Omentectomia infracolica nei casi in cui
non c’è evidenza di coinvolgimento
omentale. Omentectomia totale in caso vi
sia evidenza macroscopica di
coinvolgimento.
8. Appendicectomia.
9. Linfoadenectomia retroperitoneale (almeno
10 linfonodi).
10. Ovarosalpingectomia bilaterale ed
isterectomia totale complementare
Classificazione TNM - FIGO
Stadiazione
Ai fini della condotta terapeutica è necessaria la
valutazione della malattia residua post-
chirurgica:
• Malattia intraperitoneale residua assente.
• Malattia intraperitoneale residua microscopica.
• Malattia intraperitoneale residua limitata.
• Malattia intraperitoneale residua grossolana.
Fattori prognostici
Residuo di malattia post-chirurgico
Fattori prognostici
Stadio di Malattia
Diagnosi differenziale
• Fibroma uterino
• Annessite acuta
• Annessite cronica
• Gravidanza extrauterina
• Tumori benigni
• Tumori tubarici
• Carcinoma gastrico
Diffusione a distanza
• Per contiguità.
• Per via intraperitoneale: è la via di diffusione
principale (al peritoneo, all’omento, alla
superficie peritoneale del diaframma).
• Per via retroperitoneale: attraverso il peduncolo
iliaco esterno l’ovaio drena ai linfonodi della
catena iliaca esterna ed iliaci comuni (linfonodi
regionali). Attraverso il peduncolo gonadico
drena ai linfonodi aortici, cavali ed
intercavoaortici.
• Il tumore ovarico metastatizza ai linfonodi in
modo prevedibile. In tumori apparentemente
localizzati all’ovaio le metastasi linfonodali sono
omolaterali, limitate e a carico dei linfonodi
regionali. In tumori a diffusione addominale il
numero di linfonodi interessato è alto, le
metastasi sono bilaterali e a carico dei linfonodi
retroperitoneali.
Diffusione a distanza
• Esiste una correlazione diretta tra
differenziazione tumorale (G1-G3) e metastasi
linfonodali.
• Per via ematogena: è una via di diffusione meno
importante che in altre neoplasie. Metastatizza a
fegato e polmone, eccezionalmente a ossa e
cervello.
• Solo il 5% dei tumori ovarici presenta metastasi
a distanza alla diagnosi.
Diagnosi precoce
• Il tumore ovarico è una malattia con una
storia naturale non perfettamente definita e
con una fase preclinica estremamente
variabile per cui la possibilità di diagnosi
precoce non è molto elevata.
• L’esame pelvico, la determinazione del Ca-
125 e l’ecografia transvaginale ogni 6 mesi a
partire da 40 anni offrono qualche possibilità
di diagnosi precoce.
• Nei soggetti ad alto rischio per familiarità gli
stessi esami vanno eseguiti con la stessa
cadenza a partire da 30 anni in poi.
Chirurgia
• Costituisce la prima tappa della
programmazione terapeutica (ruolo diagnostico
e terapeutico).
• si definisce tale se l’esame
Chirurgia radicale:
istologico postoperatorio documenta l’assenza
di malattia peritoneale residua (stadi I e II) o la
presenza di malattia peritoneale residua
microscopica (stadio IIIa).
• Chirurgia citoriduttiva: nelle pz. con malattia
peritoneale diffusa (stadio III) l’obiettivo è
l’asportazione parziale del tumore riducendo al
minimo il residuo postchirurgico di malattia. Ciò
consente di migliorare l’efficacia della
chemioterapia e la sintomatologia. E’ importante
che l’intervento di citoriduzione riduca
significativamente la massa tumorale, altrimenti
è meglio sottoporre la pz. a terapia sistemica
primaria. Chirurgia
• Chirurgia di intervallo: la chirurgia in questo
caso viene effettuata dopo un intervento
chirurgico esclusivamente diagnostico ed
una chemioterapia neoadiuvante che
consente una riduzione della massa tumorale
ed una maggiore aggredibilità della
neoplasia da parte del chirurgo.
• Chirurgia conservativa: può essere utilizzata
nelle pz. in età fertile, desiderose di prole,
con una neoplasia allo stadio Ia, dopo
accurata stadiazione chirurgica che
documenti un tumore ben differenziato, di
istotipo mucinoso ed in assenza di
condizioni patologiche pelviche associate.
Chirurgia
• Chirurgia di ristadiazione: si intende la
rivalutazione delle condizioni di malattia nelle
seguenti condizioni:
1. Pz. sottoposte a chirurgia parziale per diagnosi
non corretta o pur in presenza di diagnosi
corretta.
2. Pz. in cui si è ottenuta con chemioterapia una
regressione di almeno il 50% della massa
tumorale (può essere una chirurgia
citoriduttiva o più raramente radicale).
3. Pz. in regressione completa clinica e
radiologica dopo chemioterapia (second look
laparoscopico). In presenza di conferma
laparoscopica di risposte completa si può
interrompere il trattamento chemioterapico.
4. Pz. in regressione clinica completa che
presenta un incremento del Ca 125 (second
look laparoscopico).
Chemioterapia
• Il carcinoma ovarico è una neoplasia
responsiva ai trattamenti antiblastici.
• L’introduzione di schemi contenenti il platino
ha determinato un significativo aumento
delle pz. responsive (soprattutto risposte
patologiche) e della durata di queste
regressioni tumorali.
• La chemioterapia ha un ruolo importante sia
nella malattia extraovarica (con diffusione
peritoneale, retroperitoneale e a distanza),
sia come terapia adiuvante.
• Gli schemi contenenti platino si sono
dimostrati efficaci come terapia post-
chirurgica sia nel migliorare la sopravvivenza
libera da malattia che la sopravvivenza
globale. Chemioterapia
Strategia Terapeutica
• Neoplasie borderline: annessiectomia monolaterale
nelle donne giovani desiderose di prole, bilaterale
nelle altre pz.
• Non malattia residua post-chirurgica, G1-2:
l’exeresi chirurgica radicale è sufficiente.
• Non malattia residua, G3 o malattia residua minima:
exeresi chirurgica radicale + chemioterapia
adiuvante.
• ±
Malattia peritoneale residua limitata o grossolana
metastasi retroperitoneali: chirurgia diagnostica-
citoriduttiva + chemioterapia + second look
eventuale;
oppure
chirurgia diagnostica + chemioterapia
neoadiuvante + second look citoriduttivo (o
radicale).
• Malattia metastatica: chirurgia diagnostica +
chemioterapia.
Neoplasie Germinali
• Rappresentano il 5% dei tumori ovarici ed
insorgono in età giovane.
• Queste neoplasie producono specifici marcatori
dosabili nel siero che sono utili nella diagnosi e
nel monitoraggio della malattia.
Neoplasie Germinali
• Sono neoplasie caratterizzate da una rapida
crescita.
• Si manifestano clinicamente in età prepubere o
fertile, con un aumento volumetrico
dell’addome o una tumefazione pelvica di
consistenza solida o solido-cistica,
frequentemente unilaterale.
• Ad eccezione del disgerminoma che può essere
bilaterale, gli altri istotipi sono unilaterali.
• La chirurgia ha lo stesso ruolo diagnostico, di
stadiazione e terapeutico che ha nei tumori
epitelial