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La biodisponibilità

La biodisponibilità è un fattore critico in ambito nutrizionale?
  • Sì, è un fattore da prendere in considerazione perché condiziona l'effetto dei nutrienti;
  • No, non è sufficiente a spiegare l'effetto di taluni nutrienti sulla riduzione del rischio di malattie.
Il concetto di biodisponibilità deve essere utilizzato in modo corretto e adeguato al contesto per evitare che sia mal interpretato o sopravvalutato. In particolare, la ridotta biodisponibilità di diversi micronutrienti potrebbe portare a pensare che sia necessaria una supplementazione, mentre non lo è. Nel 2007 è stata realizzata una metanalisi su 68 trial randomizzati (per un totale di 232.606 partecipanti) che avevano valutato l'effetto sulla mortalità della supplementazione di antiossidanti. Nella metanalisi sono stati considerati solo gli studi a basso bias (47) ed è emerso che non vi è stata una riduzione significativa del tasso di mortalità.erano evidenze conclusive su selenio e vitamina C, mentre vitamina A, vitamina E e β-carotene, L'effetto era a tali quantità, sembravano aumentare il tasso di mortalità. evidente soprattutto in gruppi sensibili di popolazione come i fumatori, ma dato che non è possibile conoscere integralmente lo stato fisiopatologico di ogni individuo di una popolazione target non è indicato consigliare l'utilizzo di questi composti in dosi farmacologiche. Un'altra revisione della Cochrane Collaboration ha concluso "non ci sono evidenze che supportino l'uso di supplementi per la prevenzione primaria o secondaria. Il β-carotene e la vitamina E sembrano aumentare il tasso di mortalità, così come dosi elevate di vitamina A. Supplementi di antiossidanti devono essere considerati prodotti medicali e, quindi, devono essere sottoposti ad un'adeguata valutazione prima di essere messi in commercio". Infine, una revisione del2013 ha concluso che "non l'impiego di supplementi di vitamine e antiossidanti nella prevenzione primaria o secondaria di eventi cardiovascolari maggiori." È importante ricordare che i supplementi di vitamine, minerali, antiossidanti e composti bioattivi sono fra loro molto diversi. Possono essere integratori, alimenti supplementati, alimenti fortificati, ecc. Inoltre, il contenuto può andare da un 5-10% del fabbisogno giornaliero a più del 100%. I prodotti alimentari addizionati di micronutrienti devono sottostare al regolamento 1169/2011 e possono indicare la presenza del componente solo se presente in quantità uguale o superiore al 15% in 100g o per porzione (7,5% per le bevande); i fabbisogni a cui fa riferimento il regolamento non sono quelli dei LARN, ma degli RDA europei (Recommended Daily Allowance). Nella maggior parte dei casi la supplementazione, oltre ad essere.

La biodisponibilità è un aspetto di interesse per nutrizionisti, industria alimentare, settore agricolo, ricercatori nel settore alimentare, biologico e ingegneria biomedica, medici, autorità pubbliche, consumatori, ecc. Le pubblicazioni riguardanti la biodisponibilità di micronutrienti e composti bioattivi sono aumentate esponenzialmente dal 1990 in cui si è iniziato a studiare questo tema. Sono aumentate le ricerche su alimenti funzionali e composti bioattivi non essenziali. Anche la definizione di biodisponibilità è cambiata nel tempo:

  • Frazione di un nutriente ingerito disponibile all'organismo per l'utilizzo nelle funzioni fisiologiche
  • Quantità di un nutriente che raggiunge la circolazione sistemica
  • Quantità di un nutriente che raggiunge il sito di azione biologica

L'assunzione di un integratore non è associata a rischi, non è nemmeno necessaria. Gli effetti indesiderati più comuni sono sintomi gastrointestinali non specifici. Il quantitativo presente in un integratore non può mai raggiungere l'UL anche perché è comunque presente una quota assunta con la dieta.

normali funzioni fisiologiche o per l'immagazzinamento (Jackson 1997).
  • Concetto che tiene conto dei processi di ingestione, assorbimento, distribuzione, utilizzazione e perdita (Davey et al 2000).
  • Assorbimento, distribuzione, metabolismo (bioconversione nell'intestino e biotrasformazione nel fegato) ed eliminazione, quindi, la conseguente efficacia del composto a seguito della sua ingestione (Wiseman 1999).
  • Quantifica l'esposizione del corpo (escluso il fegato o l'intestino) al composto (Wiseman 1999).
La biodisponibilità è la frazione di un nutriente ingerito disponibile per il corpo per l'utilizzo nelle normali funzioni fisiologiche o conservazione. La biodisponibilità comporta i processi di assorbimento intestinale, trasporto e distribuzione ai tessuti. Definizioni correlate alla biodisponibilità:
  • l'assorbimento
  • Bioaccessibilità: frazione rilasciata dalla matrice alimentare disponibile perintestinale;
    • Bioattività: frazione di un nutriente ingerito che ha un effetto nutrizionale;
    • Bioconversione: frazione di nutriente biodisponibile che viene convertito in una forma attiva;
    • Bioequivalenza: mancanza di differenze nella velocità e nella misura in cui due ingredienti attivi diventano disponibili al sito di azione, se somministrati nella stessa dose molare in condizioni simili.

    È possibile misurare la biodisponibilità? Molti dati sono in realtà ottenuti da simulazioni che tengono conto dei processi di digestione e assorbimento. In laboratorio è possibile studiare:

    • Rilascio del nutriente dalla matrice alimentare;
    • Effetti degli enzimi digestivi nell'intestino;
    • Legame e assorbimento da parte della mucosa intestinale;
    • Distribuzione sistemica;
    • Deposito e accumulo sistemico;
    • Uso metabolico e funzionale;
    • Escrezione (tramite urine o feci).

    Tutti questi elementi intervengono nel processo di biodisponibilità intestinale.

    definire la biodisponibilità e possono essere studiati complessivamente solo in vivo. Gli studi sulla biodisponibilità in vivo sono studi su digestione, assorbimento, metabolismo, studia l'uptake da parte dei tessuti, il distribuzione nei tessuti, bioattività ed escrezione. La bioattività metabolismo e la risposta fisiologica. La bioattività può essere studiata in vivo, in vitro o ex vivo. La bioaccessibilità attraverso studi in vitro indaga il rilascio del componente dalla matrice alimentare, le trasformazioni durante la digestione e l'assimilazione attraverso gli epiteli. Gli studi in vitro sono molto più semplici da realizzare, sono molto più controllati e permettono di focalizzarsi si tratta di un'approssimazione su un comporto alla volta, tuttavia molto grossolana di quello che avviene in un ambiente complesso come quello dell'organismo umano dove intervengono.

    meccanismi omeostatici non presenti in vivo. Gli studi in vivo hanno il vantaggio di essere realizzati in condizioni reali, senza tralasciare tuttavia non si può escludere l'interazione con altri componenti dietetici, alcun fattore, non si possono fare indagini invasive e i costi sono più elevati. Gli studi in vitro sono decisamente più numerosi. Qualunque misura di biodisponibilità è una stima. I fattori che influenzano la biodisponibilità sono:

    • Fattori relativi all'alimento: processi tecnologici, matrice alimentare, promotori e inibitori conservazione e cottura;
    • Fattori relativi alla molecola: forma chimica, quantità presente, concentrazione, interazione con altri composti, legame con altre molecole.
    • Fattori relativi all'ospite: età, sesso, genetica, stato ormonale, condizioni fisiologiche/patologiche, stato nutrizionale, ossidazione, transito intestinale, secrezione di HCl.

    attività enzimatica, microbiota;

    • Fattori esterni: ambiente, disponibilità di cibo.

    La biodisponibilità dei macronutrienti è solitamente molto alta (oltre 90% della quota ingerita). La biodisponibilità dei carboidrati dipende dalla molecola, dal processo tecnologico subito, dalla composizione globale dell'alimento e dalla presenza di effettori negativi della digestione. La biodisponibilità delle proteine dipende dalla complessità della molecola, dalla presenza di inibitori enzimatici, dal processamento. La biodisponibilità dei lipidi dipende dalla tipologia di acidi grassi, dalla struttura dei trigliceridi, dalla classe di processamento. L'elevata biodisponibilità dei lipidi, dallo stato fisico, da caratteristiche della matrice e dal dei macronutrienti impedisce che questi raggiungano il colon dove verrebbero fermentati dal microbiota. La biodisponibilità dei micronutrienti dipende moltissimo sia da fattori

    interni che esterni, relativi alla molecola specifica, alla matrice alimentare, all'interazione con altre sostanze, presenza di inibitori. Indicando una media poco significativa la biodisponibilità dei micronutrienti è attorno al 50%.

    L'estrapolazione sull'uomo è ancora difficile poiché le simulazioni in vitro per quanto possano imitare l'ambiente fisiologico di duodeno, digiuno e ileo, non possono ricreare completamente quell'ambiente complesso e dinamico che è l'organismo. Tuttavia, le simulazioni in vitro sono in continuo miglioramento e sono stati messi a punto modelli di digestione-assorbimento-processamento molto ben rappresentativi dell'organismo umano che comprendono anche dell'azione del microbiota. Sono necessari approcci sperimentali standardizzati in modo da poter confrontare i risultati. È importante anche che vengano validati biomarker utili per misurare la bioattività dei composti.

    LINEE

    GUIDA ITALIANE PER UNA SANA ALIMENTAZIONE

    Rappresentano il trasferimento delle conoscenze di base (es. LARN) in qualcosa di più applicativo e fruibile "Indicazioni nutrizionali per la popolazione italiana", dalla popolazione generale. Le prime linee guida italiane, risalgono al 1979, successive edizioni sono state pubblicate nel 1986, nel 1997, nel 2003 e nel 2018. Rispetto al 2003 le indicazioni sono state suddivise in quattro categorie ed è stata aggiunta la raccomandazione "scegli alimenti sostenibili". Le quattro categorie sono "bilancia nutrienti ed energia", "più è meglio", "meno è meglio" e "varietà, sicurezza e sostenibilità". Il contenuto non è stato modificato significativamente dal 2003.

    Bilancia i nutrienti e mantieni il peso

    1. Controlla il peso e mantieniti sempre attivo: comprende consigli pratici molto generali su come mantenere un peso adeguato,
    2. Il indice di massa corporea (IMC) è un parametro utilizzato per valutare se una persona ha un peso corporeo adeguato rispetto alla sua altezza. Si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell'altezza in metri. L'IMC fornisce una stima approssimativa del livello di grasso corporeo.

      La composizione corporea si riferisce alla distribuzione dei tessuti nel corpo, inclusi il grasso, la massa muscolare, l'acqua e le ossa. La composizione corporea può variare da persona a persona e può influenzare la salute e il benessere.

      È importante notare che l'IMC da solo non fornisce una valutazione accurata della composizione corporea. Ad esempio, due persone con lo stesso IMC possono avere una diversa distribuzione di grasso e muscoli nel corpo.

      Per valutare la distribuzione del grasso corporeo, possono essere utilizzati altri parametri come la circonferenza vita e il rapporto vita/fianchi. La circonferenza vita è la misura della circonferenza della vita, presa a livello dell'ombelico. Un'elevata circonferenza vita può indicare un accumulo di grasso viscerale, che è associato a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e diabete.

      Il rapporto vita/fianchi è calcolato dividendo la circonferenza vita per la circonferenza dei fianchi. Un rapporto elevato può indicare un accumulo di grasso nella regione addominale, che è associato a un maggior rischio di malattie cardiache.

      È importante sottolineare che l'adozione di diete drastiche o non bilanciate può essere sconsigliata. È consigliabile seguire una dieta equilibrata e adottare uno stile di vita sano, che includa una combinazione di alimentazione corretta e attività fisica regolare, per mantenere un peso corporeo adeguato e una buona composizione corporea.

Dettagli
A.A. 2021-2022
71 pagine
3 download
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/18 Nutrizione e alimentazione animale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiadaPastorelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Nutrizione applicata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Riso Patrizia.