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Farmaci

-Statine: inibiscono l'enzima HMG-CoA reduttasi nella sintesi del colesterolo, che converte HMG-CoA in mevalonato. (Fluvastatina; Simvastatina; Rusuvastatina)

L'aumento del colesterolo intracellulare ha un feedback negativo e riduce l'HMG-CoA reduttasi e riduce l'espressione del recettore delle LDL.

In presenza di statine si inibisce l'enzima, quindi la sintesi endogena di colesterolo diminuisce: in questo modo aumenta l'espressione dei recettori per le LDL al fine di captare maggiore colesterolo dal circolo. Così più LDL andranno al fegato e meno al recettore Scavenger.

Ci sono diverse statine che hanno lo stesso meccanismo d'azione ma hanno potenza diversa: somministrazione orale di 10-80 mg al giorno (in base alla potenza) e può ridurre del 27% gli eventi coronarici, del 18% gli ictus, del 15% la mortalità.

L'effetto è dose-dipendente, ma hanno alcuni limiti: alcuni pazienti non rispondono; altri hanno

etti collaterali come dolore muscolare, tossicità epatica, insonnia, peggioramento del controllo glicemico. Per ridurre la comparsa di questi effetti collaterali è solito combinare la statina ad un altro farmaco: - statina + sequestranti acidi biliari: resine intorno ai 12-24 g al giorno che legano gli acidi biliari nell'intestino e se questi non tornano al fegato si ha produzione di nuovi a livello epatico con utilizzo di colesterolo che avviene con l'utilizzo di LDL captate dal recettore; - statina + ezetimibe: inibitore dell'assorbimento intestinale di colesterolo andando ad agire a livello della proteina NPC1L1 e ciò porta ad un minore contenuto di colesterolo nei chilomicroni e quindi si avrà una minore produzione di VLDL e di conseguenza meno LDL; 10 mg al giorno riducono del 20% il colesterolo LDL, e se somministrato insieme a statina anche no al 50% di LDL in meno (più efficace della statina da sola) - Mipomersen: inibiscel'assemblaggio delle VLDL, impedendo la produzione di Apo-B100 e di conseguenza riducendo la produzione di LDL. Questo farmaco viene solitamente utilizzato nei pazienti con ipercolesterolemia familiare che presentano difetti nel sistema recettoriale. Tuttavia, ha degli effetti collaterali come reazioni al sito di iniezione, accumulo di grasso nel fegato (steatosi) a causa dell'accumulo di trigliceridi, danni al fegato e influenza. Nel caso dei pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote, che raggiungono livelli di LDL di 500/600 mg/dl, si ha una riduzione del 30% dei livelli di LDL. Il lomitapide, invece, inibisce l'assemblaggio delle VLDL inibendo la proteina MTP, riducendo di conseguenza anche i livelli di LDL. Si osserva una riduzione del 55% dei livelli di LDL circolanti ed è utilizzato nei pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote. L'effetto collaterale principale di questo farmaco è l'accumulo di grasso nel fegato e i danni al fegato. L'alirocumab è un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina PCSK9, la quale avrebbe la funzione di degradare i recettori delle LDL. Inibendo questa proteina, si aumenta la disponibilità di recettori per le LDL, riducendo così i livelli di LDL circolanti.

funzionedi legare il recettore per le LDL e indirizzarlo verso la degradazione. La somministrazione di 150 mg per via sottocutanea o intramuscolare porta ad una riduzione noal 60%, con e etti collaterali modesti.

Evolocumab: anticorpo monoclonale che ha come target sempre PCSK9. Talvolta vienesomministrato in aggiunta a statina e si ottiene una riduzione anche del 70%. Ha pochi e etticollaterali

Questi due farmaci che sono anticorpi monoclonali vengono solitamente utilizzati in pazienti a ettida ipercolesterolemia familiare, ipercolesterolemia non familiare e a etti da dislipidemia mista. Sipossono usare in monoterapia o in associazione a statine.

Nutraceutici:

Gli individui che possono trarre bene cio dall’utilizzo di nutraceutici sono:

  • rischio globale inferiore a 1% a 10 anni;
  • sindrome metabolica o malattie metaboliche complesse e rischio cardiovascolare basso;
  • intolleranti alle statine o che non ottengono risultati soddisfacenti dal loro utilizzo;
  • chi ri uta di prendere il

farmaco per diverse ragioni.

Fitosteroli: sono costituenti di piante e vegetali che troviamo in oli vegetali, frutta, verdura e cereali o disponibili in capsule. Questi competono col colesterolo per l'assorbimento intestinale, pertanto riducono l'assorbimento di colesterolo quindi meno quantità nei chilomicroni con conseguente aumento dei recettori per le LDL. Sono efficaci quando assunti col pasto e possono ridurre dell'8/12% il colesterolo plasmatico, fino al 39% se in combinazione con statine.

Monacolina K: è analogo alla lovastatina, contenuta nel riso rosso fermentato e presente anche in capsule. Il meccanismo di azione è l'inibizione dell'HMG-CoA reduttasi (converte HMG-CoA in mevalonato) che porta alla sovraespressione dei recettori per le LDL da parte del fegato. Può portare a riduzione di colesterolo totale fino al 16%. Questa molecola ha ottenuto claim salutistico da parte del EFSA, in cui la dose suggerita è di 10mg/die.

totale LDL. Le proteine vegetali possono essere utilizzate come alternativa alle proteine animali nella dieta per ridurre il colesterolo. -Omega-3: acidi grassi polinsaturi presenti principalmente nei pesci grassi come salmone, tonno e sgombro. Gli omega-3 hanno dimostrato di ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue e di aumentare il colesterolo HDL, noto come "colesterolo buono". L'assunzione di omega-3 può contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. -Fibre solubili: presenti principalmente in alimenti come avena, legumi, frutta e verdura. Le fibre solubili si legano al colesterolo nel tratto digestivo e lo eliminano dal corpo, contribuendo a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. L'assunzione di fibre solubili può essere utile per controllare il colesterolo. -Estratto di tè verde: contiene catechine, composti antiossidanti che possono contribuire a ridurre i livelli di colesterolo LDL. L'assunzione di estratto di tè verde può essere utile per mantenere il colesterolo sotto controllo. -Resveratrolo: presente principalmente nell'uva e nel vino rosso. Il resveratrolo ha dimostrato di avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare, inclusa la riduzione del colesterolo LDL. Tuttavia, è importante consumare con moderazione il vino rosso e consultare sempre il proprio medico prima di apportare modifiche alla propria dieta. Utilizzando i tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:

Berberina: alcaloide naturale che aumenta l'espressione dei recettori per LDL in maniera dose-dipendente; inoltre va ad inibire la PCSK9 che quindi porta a minore degradazione dei recettori delle LDL. Può portare ad una riduzione del colesterolo LDL fino al 20% e può essere usato in associazione a statine. È bene ricordare che può avere interazioni con altri farmaci.

Proteine vegetali (soia e lupino): il componente attivo è la 7S-globulina e il meccanismo di azione prevede l'aumento dell'espressione dei recettori per le LDL a livello epatico. L'assunzione di 30 g/die di queste proteine porta ad una riduzione del colesterolo totale del 7-24% e del 12,9% del colesterolo totale LDL. Le proteine vegetali possono essere utilizzate come alternativa alle proteine animali nella dieta per ridurre il colesterolo.

Omega-3: acidi grassi polinsaturi presenti principalmente nei pesci grassi come salmone, tonno e sgombro. Gli omega-3 hanno dimostrato di ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue e di aumentare il colesterolo HDL, noto come "colesterolo buono". L'assunzione di omega-3 può contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.

Fibre solubili: presenti principalmente in alimenti come avena, legumi, frutta e verdura. Le fibre solubili si legano al colesterolo nel tratto digestivo e lo eliminano dal corpo, contribuendo a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. L'assunzione di fibre solubili può essere utile per controllare il colesterolo.

Estratto di tè verde: contiene catechine, composti antiossidanti che possono contribuire a ridurre i livelli di colesterolo LDL. L'assunzione di estratto di tè verde può essere utile per mantenere il colesterolo sotto controllo.

Resveratrolo: presente principalmente nell'uva e nel vino rosso. Il resveratrolo ha dimostrato di avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare, inclusa la riduzione del colesterolo LDL. Tuttavia, è importante consumare con moderazione il vino rosso e consultare sempre il proprio medico prima di apportare modifiche alla propria dieta.

LDL.


Ipertrigliceridemia: elevati livelli di trigliceridi plasmatici

I trigliceridi vanno misurati in condizioni "non-fasting" quindi in fase postprandiale e devono sempre mantenersi al di sotto dei 200 mg/dl. Quando li superano allora dovremmo fare la valutazione a digiuno.

La trigliceridemia è considerata alta per valori tra 200 e 499, e molto alta a valori sopra i 500.

I valori ottimali sono sotto i 100 mg/dl, mentre si considerano normali quando sotto i 150. Tra 150 e 200 si hanno valori borderline.

Per valori no a 300 mg/dl vi è una correlazione positiva con infarti ed ischemie coronariche.

Le lipoproteine che portano in circolo i trigliceridi sono i chilomicroni e le

VLDL. I chilomicroni sono le lipoproteine più grandi e per questo motivo non sono aterogene in quanto non riescono a passare nello spazio endoteliale. Queste sono substrato della lipasi lipoproteica che idrolizza i trigliceridi e converte il chilomicrone in quelli che si chiamano remnants del chylo. Questa può essere captata da recettori a livello epatico o da recettori scavanger. Infatti data la sua minore dimensioni rispetto al chilomicrone, il remnant ha potenziale aterogeno.

Le VLDL trasportano lipidi di sintesi endogena e sono anch'essi substrato dell LPL conformazione di LDL. L'associazione tra ipertrigliceridemia e patologie cardiovascolari è dovuto al fatto che il paziente ipertrigliceridemico presenta solitamente altre comorbidità:

  • basso HDL
  • obesità
  • sindrome metabolica
  • diabete di tipo 2
  • ipertensione arteriosa

Altro rischio del paziente ipertrigliceridemico è andare incontro a pancreatite: questo perché il plasma diventa

lattescente a causa dell'elevata presenza di chilomicroni con quindi aumento dellaviscosità del sangue che può ostruire i vasi del pancreas.

Farmaci:

  • Fibrati: attivatori del recettore PPAR-alfa a livello epatico (PPAR-gamma è a livello adipocitario, mentre PPAR-delta è ubiquitario) e ciò porta ad una ridotta sintesi di trigliceridi a livello epatico con minore produzione di VLDL. Inoltre provocano un aumento della lipolisi da parte della lipasilipoproteica quindi maggiore idrolisi di trigliceridi. In ne possono portare anche ad un aumento della concentrazione plasmatica di HDL. Si osserva una riduzione no al 55% dei trigliceridi. Possono avere diversi effetti collaterali.

Nutraceutici:

  • Berberina: attiva un AMPK che porta a riduzione della sintesi dei trigliceridi e una ridotta sintesi di acidi grassi. Può portare ad una riduzione di trigliceridi plasmatici anche no al 35%.
  • Fitosteroli: i principali sono gli acidi grassi della serie n-3, detti
anche nella sindrome metabolica è la resistenza all'insulina. Questa condizione è caratterizzata da un'incapacità dell'organismo di utilizzare correttamente l'insulina prodotta dal pancreas, portando ad un aumento dei livelli di zucchero nel sangue. Per contrastare la sindrome metabolica, è importante adottare uno stile di vita sano che includa una dieta equilibrata e l'esercizio fisico regolare. Inoltre, possono essere utili alcuni integratori alimentari, come l'acido alfa-lipoico, che ha dimostrato di migliorare la sensibilità all'insulina e ridurre i livelli di zucchero nel sangue. È importante sottolineare che l'adozione di questi integratori deve essere sempre supervisionata da un medico, in quanto possono interagire con altri farmaci o avere effetti collaterali indesiderati. In conclusione, sia gli omega-3 che l'acido alfa-lipoico possono essere utili nel trattamento della sindrome metabolica, ma è fondamentale consultare un professionista sanitario prima di iniziare qualsiasi tipo di integrazione.

è l’ispessimento mediointimale-carotideo che nei pazienti con sindrome metabolica risulta ben superiore ai pazienti di controllo (senza sindrome). Questo parametro si associa ad aumento di eventi cardiocerebrovascolari.

Con displipidemia si intende:

  • elevati livelli di trigliceridi
  • bassi livelli di HDL colesterolo
  • livelli nella norma di LDL ma più piccole e dense: hanno ridotta affinità per i recettori delle LDL, sono più facilmente ossidabili e possono più facilmente oltrepassare lo strato sotto-endoteliale

Anomalie del metabolismo glucidico e relazione con obesità

Iperglicemia che può sfociare in diabete mellito si associa ad un aumento di rischio cardiocerebrovascolare: eventi d’infarto, arteriopatia periferica, ictus, alterazione del microcircolo in particolare dei vasi della retina, impatto sulla funzionalità renale, alta produzione di ROS.

GLICEMIA Normali Intolleranza al glucosio Diabete
A digiuno <100 mg/dl 100-126 mg/dl >126 mg/dl

mg/dl <126 mg/dl

Post-prandiale <140 mg/dl

140-200 mg/dl >200 mg/dl

Per standardizzare la condizione post-prandiale si fa il test OGTT (Ora Glucose Tollerance Test) che consiste nella somministrazione di 75 g di glucosio discio

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
16 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/14 Farmacologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher acuniversita di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Nutraceutici e farmaci nella prevenzione cardiovascolare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Calabresi Laura.