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DIFFERENZA TRA FARMACO E NUTRACEUTICO
Farmaco: sostanza o combinazione di sostanza per il trattamento o la prevenzione di una malattia.
I farmaci presentano una protezione brevettuale (nessun altro potrà produrre o mettere in
commercio la stessa molecola per 20 anni).
Per produrre un farmaco devono essere effettuati test pre-clinici sugli animali, in cui viene
valutata la tossicità e l’efficacia del farmaco sull’animale e, in caso di assenza di tossicità, si
procede con lo sviluppo clinico e quindi con la sperimentazione sull’uomo attraverso 3 fasi:
1. Fase di sicurezza: fase molto critica con l’obiettivo di misurare la tollerabilità della molecola su
volontari sani, in genere maschi; la dose viene stabilita in base ai modelli animali e qualsiasi
evento avverso viene registrato. È necessario il parere vincolante del comitato etico, che tutale
la salute, i diritti e il benessere dei soggetti reclutati, e l’autorizzazione dell’autorità
competente (in Italia è l’AIFA).
È importante il disegno del protocollo clinico e solitamente si utilizzano studi cross-over con lo
svantaggio dell’effetto di trascinamento, che viene risolto con un wash out.
2. Fase terapeutica o dose-finding: ha l’obiettivo di determinare il range di dose efficace e viene
condotta su pazienti malati, infatti potrebbero esserci interazioni con altri farmaci. Si utilizzano
studi clinici randomizzati in doppio cieco a bracci paralleli e il reclutamento dei pazienti
avviene secondo criteri di inclusione ed esclusione stabiliti a priori.
3. Fase di stesura del dossier di registrazione: deve dimostrare che il rapporto benefici/rischi sia
a favore dei benefici e utilizza studi cross-over randomizzati in doppio cieco, più lunghi, con
differenti end-point, con un maggior numero di soggetti e criteri di inclusione ed esclusione
meno restrittivi rispetto alla fase 2.
Il farmaco deve essere sicuro, efficace e di qualità e per poter essere messo in commercio deve
superare le 3 fasi e ricevere una valutazione da parte di Agenzie Regolatorie (AIFA in Italia, FDA
negli USA ed EMA in Europa).
In Italia, l’AIFA concede l’autorizzazione alla sperimentazione clinica (ASC, non obbligatoria per i
nutraceutici) e l’autorizzazione dell’immissione in commercio (AIC, con cui il farmaco viene
monitorato ed eventualmente ritirato).
Nutraceutico: alimento o parte di esso con un beneficio sulla salute e utilizzato per il trattamento
o la prevenzione di una malattia con dosaggi superiori rispetto a quelli utilizzati come alimenti
comuni.
Il nutraceutico viene utilizzato su soggetti border line, ossia che non necessitano di farmaci e che
non sono ancora in condizioni di malattia.
Per i nutraceutici non esista una legislazione, ma ci si deve avvalere di prodotti variamente
classificati e regolamentati da diverse legislazioni nazionali e internazionali. Inoltre, non sono
necessari l’autorizzazione alla sperimentazione, il parere del comitato etico, né l’autorizzazione
dell’autorità competente. L’autorizzazione al commercio, invece, deve essere richiesta a livello
nazionale (Ministero della Salute).
La compliance del nutraceutico è maggiore rispetto a quella del farmaco, perchè il soggetto non ha
la percezione della malattia e riesce ad assumerlo con maggiore regolarità.
Anche il nutraceutico presenta effetti collaterali, in quanto anche i prodotti naturali possono
essere tossici, infatti vengono tenute sotto controllo alcune categorie di contaminanti
potenzialmente a rischio per la salute umana (carica batterica, muffe e tossine che ne derivano).
È il medico a decidere se è meglio il farmaco o il nutraceutico in un dato soggetto. 1
NUTRACEUTICI E IPERCOLESTEROLEMIA (elevata percentuale di colesterolo LDL nel sangue)
All’aumentare della concentrazione di colesterolo nel sangue, aumenta la probabilità di eventi
ischemici. Infatti la placca aterosclerotica è costituita da colesterolo e, quando l’ateroma si rompe,
il materiale all’interno va a contatto con il sangue, generando l’evento trombotico con occlusione
dei vasi sanguigni e blocco della circolazione del sangue.
I nutraceutici vengono utilizzati come prevenzione primaria per l’ipercolesterolemia in soggetti
con ipercolesterolemia moderata, da non trattare con i farmaci ma con i nutraceutici, e in soggetti
in cui il solo farmaco non è sufficiente per abbassare i livelli di colesterolo LDL, quindi è necessaria
l’associazione farmaco-nutraceutico.
Dal punto di vista farmacologico, la statina rimane la terapia di prima scelta. Le statine sono degli
inibitori del HMG-CoA reduttasi, che, a partire dall’AcetilCoA, sintetizza il colesterolo, in modo che
il fegato venga impoverito perchè non ne produce più e può prenderlo dall’esterno tramite il
recettore LDL, riducendo quello in circolo.
Limiti: ridotta funzione in soggetti con mutazione del gene che codifica per LDL o del HMG-CoA
reduttasi, effetti collaterali e interazioni con altri farmaci.
Altri farmaci sono l’Ezetimibe (inibisce l’assorbimento intestinale del colesterolo), Lomitapide e
anticorpi monoclonali.
I nutraceutici utilizzati per trattare l’ipercolesterolemia comprendono:
• Riso rosso fermentato: contiene monacolina K, ossia una sostanza che inibisce la sintesi di
colesterolo simile a quello delle statine. Ha una buona disponibilità e viene somministrata in
capsule con un dosaggio raccomandato di 1,33-4 mg/die.
Limiti: come le statine può causare dolore muscolare o interferire con altre sostanze dovute
alla stessa via di metabolizzazione o alla presenza di possibili contaminanti.
Permette una riduzione del colesterolo totale di circa il 16 mg/dL.
• Berberina: alcaloide presente in diverse piante, stimola l’espressione del recettore LDL ed ha
un effetto dose-dipendente (1g/die). Può essere aggiunta alla terapia con statina e non
provoca dolori muscolari.
Limiti: la sua attività può essere limitata in pazienti con difetti genetici (da trattare con farmaci)
e può avere interazioni con altri farmaci (metformina o farmaci ipocolesterolemizzanti).
In pazienti con ipercolesterolemia moderata, l’associazione di capsule di monacolina K e
berberina porta a una riduzione del colesterolo del 15 mg/dL
• Proteine vegetali: ha un meccanismo d’azione simile a quello della berberina, stimola i
recettori LDL degli epatociti con una risposta dose-dipendente. Addizionando agli alimenti
30g/die di proteine della soia in polvere in sostituzione alle proteine animali per almeno 8
settimane, si ha una riduzione del colesterolo del 10-12-25%.
• Fitosteroli
Alcune placche sono più prone alla rottura perchè: copertura sottile, core lipidico maggiore, più
colesterolo e più infiammazione.
Tecniche per individuare la placca nei vasi:
- Angiografia coronarica
- Ultrasonografia intravascolare
- Tecnica ultrasonografica a lievllo delle carotidi
Fattori di rischio: età, genere, storia di CVD, dislipidemia, obesità, diabete, ipertensione e fumo.
Se il paziente ha un basso rischio deve essere operato per LDL > 160 mg/dL, se a rischio intermedio
se LDL > 130 mg/dL e se a rischio elevato se LDL > 100 mg/dL. 2
IPERTRIGLICERIDEMIA E NUTRACEUTICI
L’ipertrigliceridemia è caratterizzata da valori elevati di TG circolanti (valori al limite 150-199
mg/dL, elevati 200-499 mg/dL e molto elevati > 500 mg/dL) e rappresenta un fattore di rischio per
CVD, malattie cerebrovascolari e mortalità per tutte le cause.
I chilomicroni sono lipoproteine che trasportano i TG e possono essere attaccati dalla lipasi
endoteliale e trasformarsi in chilomicroni Remnants (ricchi in colesterolo), che raggiungono lo
spazio endoteliale e si accumulano nella placca.
Il paziente affetto da ipertrigliceridemia risulta spesso sovrappeso o obeso, con infiammazioni e
diverse comorbidità. È perciò necessario promuovere la perdita di peso, agendo sulla dieta e
sull’attività fisica, ed eventualmente l’assunzione di farmaci.
I fibrati sono farmaci che agiscono sul recettore nucleare PPAR in forma essi sono