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I

ed unità di misura; nel campo a destra la legenda L , demotico per , anno, mentre la iota indica 10: la moneta è del

63/64 (l’anno alessandrino inizia il 17 agosto).

La moneta può anche essere riconiata, ovvero usata come tondello per produrne un’altra: quando c’è grande necessità di

numerario e poco tempo si può così attuare un nuovo sistema, battere con nuovi coni delle monete ritirate, obliterando a

caldo la sottomoneta. Il sistema del riconio è usato presso molte serie, p.e. nell’epoca ellenistica, poco nel mondo

romano, per un motivo economico: le monete vengono intaccate dall’usura, perciò quando rientrano pesano

leggermente di meno; per lucrare il mondo romano preferisce fondere e riconiare. La moneta riconiata, se prodotta

bene, non mostra il riconio, intuibile a livello microscopico; se è prodotta male, il riconio è ben visibile. P.e. si ha un

tetradrammo alessandrino di Nerone che al rovescio mostra la testa laureata di Apollo Aktios a sinistra, ma il riconio ha

lasciato tratti di Giunone, soprattutto nella legenda .

Errore raro è quello per cui la moneta viene battuta due volte, presentando diritto e rovescio in ogni faccia; esempio è

una moneta provinciale della Dacia, della metà del III d.C.: quello in alto è Traiano Decio, morto in battaglia (il corpo

non venne mai ritrovato). Al rovescio le monete provinciali hanno rappresentazioni della provincia: qui la Dacia

personificata tiene degli stendardi, legioni, con animali (simboli delle legioni, l’aquila della V, il leone della XIII);

all’esergo c’è l’anno, particolarità. È un sesterzio di bronzo: un esemplare, però, riporta il ritratto di Traiano Decio con

uno stendardo e legenda confusa, e al rovescio il profilo del diritto di fianco alla Dacia: moneta battuta due volte.

I falsi

I falsi possono essere:

• d’epoca: prodotto nell’antichità o nel Medioevo, per frodare lo Stato;

• moderno: moneta antica creata da un falsario moderno per frodare il collezionista; quelli creati oggi sono

molto verosimili, specie in Italia e Bulgaria;

• moneta falsificata: la più difficile da riconoscere, moneta autentica a cui il falsario apporta leggere modifiche,

rendendola una moneta rara; p.e. le tessere erotiche (la collezione dell’Hunter Museum di Glasgow ne ha

molte), che al diritto hanno un’immagine erotica, al rovescio presentano numeri dall’1 al 16 (divisioni

nell’Impero del denario): se sul mercato appare una tessera con un altro numero, è falsificata.

Monete incuse

Le monete incuse vengono prodotte con due coni, rovescio in incavo e diritto in rilievo, con lo stesso tipo. Il tondello

deve essere molto sottile, perciò la moneta ha un diametro molto sviluppato. È una tecnica arcaica e difficile.

Il termine incuso ha tre categorie:

• moneta incusa per accidente: la moneta si attacca al conio di martello e sul tondello successivo iene impresso

due volte il diritto, raro il contrario; tipica dell’età repubblicana, poche in epoca imperiale, poiché c’era il

ritratto dell’imperatore, e nel mondo greco;

• monete a figura geometrica incusa: moneta incusa volontariamente con un solo conio ed un punzone

sull’incudine; è una produzione quasi esclusiva della Grecia arcaica, dove vi sono molte serie con quadrato

incuso, poi evolutosi in una seconda faccia; importante la moneta di Egina, con quadrato incuso “a mulino”,

che verrà mantenuto molto più a lungo, come segno di riconoscimento;

• moneta incusa: tipica della Magna Grecia (ma anche di Zancle, Messina, sottomessa a Rhegium) del VI a.C.,

utilizza invece due coni aggiustati, uno in incavo ed uno in rilievo, altrimenti il tondello, sottile, si rompe;

perciò il tondello si allarga; datare le monete greche, al contrario di quelle romane, è molto difficile, solo

quella di Sibari si può datare con relativa certezza, perché distrutta nel 510 a.C. L’incusione scompare intorno

alla metà del V a.C. Comunque la Magna Grecia conosce in quel periodo anche monete di tipo diverso, con

due coni, p.e. a Cuma con la cozza o a Velia che utilizza il quadrato incuso con leone al diritto.

Esempi di monete incuse

La lega monetaria indica che più città o Stati si mettono d’accordo per produrre moneta, ogni città mantiene il suo

simbolo ma tutte si differenziano dalle altre poiché sono incuse. In una lega monetaria tutte le monete hanno lo stesso

peso, ma, dato che gli standard ponderali sono diversi, il sistema non è perfetto. È un sistema utilizzato per evitare la

fuoriuscita delle monete dalla Magna Grecia, dove non c’era argento per produrne di nuove. La moneta di Corinto,

invece è facile da coniare con un solo conio a rilievo. Pitagora si scontrò con Policrate di Samo nel 531, e fu costretto ad

emigrare in Magna Grecia, stabilendosi a Crotone, dove aprì una scuola su basi pratico-politiche. A Cuma non c’è

monetazione incusa.

Nella TAVOLA 5 la moneta in alto è quella di Metaponto, la cui piana, molto fertile, era simbolo di ricchezza; secondo

una leggenda Metaponto sarebbe stata fondata dagli abitanti di Pilo dopo la guerra di Troia. Strabone afferma che i

Metapontini avevano donato al santuario di Delfi un fascio di spighe di orzo d’oro; perciò la spiga sulla moneta non

sarebbe d’orzo ma d’oro.

L’immagine 2 è la moneta di Kaulonia: una figura maschile che tiene un ramoscello d’ulivo e sul braccio destro proteso

un’altra figura che corre. Nel campo a sinistra la legenda , a destra un cervide che guarda girato il personaggio

centrale. In generale le raffigurazioni delle monete incuse della Lega Achea hanno legamo ad Apollo (cfr. la relazione

con Pitagora, che a Crotone era conosciuto come Apollo Iperboreo), perciò il personaggio potrebbe essere Apollo; ma

Apollo in epoca arcaica, come qui, non porta l’ulivo, è un arciere o un musico in genere; è un contesto delfico, come

sulla moneta di Crotone, che presenta un tripode apollineo. Il ramoscello sarebbe in collegamento con qualcosa di sacro,

p.e. il santuario di Caulonia. Si discute anche se sia un cervo o una cerva: ha corna maschili, ma forse è la cerva di

Cerinea, che ha le corna. Secondo alcuni il personaggio centrale è Kaulos, fondatore di Caulonia, colonia di Crotone,

secondo altri Apollo, secondo altri ancora è Eracle, nella terza fatica (cfr. Cazzaniga); tale interpretazione spiegherebbe

anche l’omino sul braccio: Euristeo ordina ad Eracle di recarsi in Cerinea (Acaia), dove viveva una cerva dalle corna

d’oro e zoccoli d’argento, incantevole ma inafferrabile, sacra ad Artemide, perciò il suo sangue non poteva essere

versato. Eracle la rincorse per un anno e, cfr. Pindaro, passò nel frattempo nel Paese degli Iperborei, dove scoprì l’ulivo,

portandolo in Grecia; non riuscì a raggiungere la cerva, perciò decise di scagliare una freccia colpendola in un punto

della gamba dove c’è solo cartilagine. Sulla strada del ritorno, incontrò Artemide infuriata, ma la convinse a portare

l’animale ad Euristeo e a liberarla. Secondo questa interpretazione, il tipo avrebbe però una sintassi particolarissima: il

personaggio di corsa sarebbe ancora Eracle. L’ipotesi di Cazzaniga non venne però accettata, si preferì vedere Apollo;

Adornato incentra l’attenzione sul ramoscello d’ulivo, partendo da Apollo: è molto strano che il dio regga l’ulivo, ma

tutte le monete incuse hanno legami con Delfi. Potrebbe dunque essere un Apollo lustrale, che con il ramoscello purifica

l’ambiente: la scena potrebbe essere un santuario, quello di Delfi o di Caulonia. Il cervide potrebbe essere anche un

capriolo, molto diffuso sulla Sila, e dunque la rappresentazione sarebbe tipica della zona.

La moneta di Sibari, invece, rappresenta il toro retrospiciente, tipo che simboleggia un fiume: è la più completa.

Quella di Crotone (Q) riporta il tripode apollineo; si evolve poi in una moneta complessa, con flan più spesso e

rovescio diverso dal diritto.

La moneta di Poseidonia, attuale Paestum, riporta un tipo interessante: Poseidon, ritratto dalla statua di bronzo

all’interno del tempio: non ha legami con Apollo, al contrario delle altre, perché è in un’altra zona.

La moneta di Taranto, città dorica, non achea, riporta il ragazzo sul delfino, simbolo della città.

Monete suberate

Sono monete caratterizzate da un’anima di bronzo (sub aere). Noi possiamo capire che delle monete sono tali quando

scaglie d’argento saltano dalla superficie, rivelando l’anima in bronzo, o tramite fusione. Nel ‘700-‘800 le monete

suberate, data la sottigliezza della pellicola argentea, venivano considerate false, ma non è così perché i coni sono

ufficiali, di Stato. Nelle fonti, in Plinio, il termine subaeratus è spesso accompagnato da subferratus: c’è l’idea che

alcune monete abbiano l’anima in ferro. La tecnica per produrre monete suberate è complicata: gli studiosi pensavano

che la moneta battuta facesse un bagno d’argento, ma le analisi hanno dimostrato che non è così, poiché una pellicola

dopo il bagno sarebbe omogenea. Innanzitutto si produceva un tondello di bronzo, che veniva poi lucidato

perfettamente, per eliminare la polvere; parallelamente si produceva una lamina d’argento, battuta per assottigliarla, che

poi veniva applicata perfettamente al tondello riscaldato; questo veniva poi battuto e coniato a caldo, ma non troppo, per

non sciogliere la lamina (le immagini sono così leggermente meno evidenti). Le operazioni di applicazione della lamina

e di luci dazione non sempre sono perfetti, perciò le lamine saltano. Nella TAVOLA 7 al centro c’è un serrato; in basso

si trova un denario emesso da Antonio (al diritto legenda ANT.AVG.TRI.R.P.C., al rovescio LEG) poco prima della

battaglia di Azio, che circolerà a lungo: è una moneta imperatoria, forse prodotta in Egitto, scarso d’argento.

La suberatura, tendenzialmente del II-I a.C., ha anche altri esempi: p.e. dei denari gallici, prodotti non dalla zecca di

Lione ma da Vindice: nel febbraio del 68 d.C. Nerone era in Grecia, e lì venne richiamato a Roma: nelle provincie

occidentali stava diventando preoccupante l’azione di personaggi come C. Giulio Vindice, che nella Savoia incitava i

Galli contro l’imperatore; nell’aprile del 68 ottenne l’appoggio di Galba, governatore della Spagna, perciò Nerone

fuggì, facendosi poi uccidere. Comunque anche Vindice venne sconfitto e si suicidò; poiché la Gallia non aveva legioni,

Vindice doveva produrre moneta per pagare l’esercito; produsse dei suberati, nonostante

Dettagli
A.A. 2014-2015
17 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/04 Numismatica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gneo Giulio Agricola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Numismatica antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Savio Adriano.