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In generale, il fenomeno dell’imitazione è tipico di quando si ha
sono imitazioni dei denari in Dacia.
una particolare monetazione fortemente diffusa internazionalmente, diffusione internazionale in cui
va a svolgere dei ruoli molto specializzati in certi particolari àmbiti. Certe popolazioni hanno
riprodotto monete di tipo ateniese, ma si tratta di monete totalmente diverse dalle originali. È
Appunti di Alberto Longhi, Matr. 837296
probabile che vi fossero rapporti delle popolazioni padane con Marsiglia, un porto di imbarco e
arruolamento di mercenari: abituate alla moneta, queste popolazioni producono monete che imitano
l’originale; passare del tempo e l’istanziarsi le monete si intensificano ancora di più.
col Ci sono dei
casi in cui non è semplicissimo distinguere l’originale dall’imitazione, che alle volte è molto simile
all’originale.
Oggetto della Numismatica, per una tradizione risalente al Cinquecento, è anche una serie di oggetti
che in senso stretto non sono monete, ma anche quelle che i manuali chiamano «specie
monetiformi»: di fatto, la tradizione ha voluto che la vicinanza con le monete li rendesse oggetto di
studio dei numismatici, ma la vicinanza di questi oggetti alle monete non è sempre chiara; non
bisogna comunque escludere che questi oggetti, pur non essendo monete, abbiano potuto svolgere
qualche funzione monetaria in qualche fase.
Le tessere sono dei dischetti di metallo che però non hanno funzioni monetali complete: sono
normalmente di metallo vile e si trovano sia nel mondo greco che in quello romano (nel I Sec. p.
Ch. n. soprattutto). Un gruppo di tessere ha rappresentazioni varie; non è del tutto chiaro a cosa
servissero questi oggetti: forse erano dei gettoni che rappresentavano un valore corrispondente a
qualche tipo di servizio o di merce; potrebbero essere rappresentazioni di giochi, ma di fatto, si sa
C’è un sottoinsieme di queste tessere, le erotiche, tessere normali ma che
ben poco sulle tessere.
rappresentano immagini erotiche e normalmente associano numeri e posizioni (sono state trovate
quasi solo a Roma). Il tutto si basa su una notizia di Svetonio: secondo la legge, era vietato portare
le monete con l’effige dell’Imperatore nei lupanari; in realtà la notizia non sembra più di tanto
L’opinione prevalente è che si tratti di un’esibizione erotica tipica dell’epoca
confermata dai fatti.
romana: secondo molti studiosi, quindi, non bisogna caricare troppo particolarmente queste
rappresentazioni sessuali.
I contorniati sono dischetti di metallo con normalmente un ritratto sul diritto e una rappresentazione
più complessa sul rovescio. I ritratti hanno diverse varietà: possono essere o di Imperatori o di
personaggi famosi dell’Antichità (le divinità sono abbastanza rare, anche se possono esserci figure
culturali molto importanti come Pitagora o Omero); nel contesto, quindi, sembra una galleria di
ritratti per la Cultura letteraria e storica. Si identificano come prodotti della tarda Antichità. Il
rovescio fa riferimento a soggetti che raffigurano, per la maggior parte, corse con i carri: le
rappresentazioni sono quasi solo “laiche”. Sono come degli oggetti fuori dal loro tempo, perché
nessuno di questi corrisponde ad un peso monetale della tarda Antichità (anche perché la legge
senza il consenso dell’autorità
vietava la produzione di moneta -cosa che sarebbe chiaramente
specificata nell’oggetto-). Qualcuno ha pensato che fossero oggetti che servissero ad una
propaganda pagana in un’epoca in cui il Cristianesimo si stava diffondendo a macchia d’olio.
I medaglioni veri e propri sono differenti da quelli suddetti: molto spesso sono fusi e non coniati, e
portano delle diverse rappresentazioni; ma si distinguono dalle monete vere e proprie perché sono
più grandi delle monete, e alle volte sono pure bimetallici. Il loro peso non è inseribile nel sistema
monetario, ma è totalmente aleatorio. La medaglia è stata inventata nel Rinascimento da Pisanello,
che è stato il primo ad ipotizzare degli oggetti di metallo simili alle monete che avessero funzione di
non si ha testimonianza di oggetti utilizzati come medaglie).
ornamento (nell’Antichità
Parlando del processo di produzione della moneta, si affronta una serie di problemi che riassumono
una serie di fenomeni non facili da comprendere; si cerca però di lineare il ciclo esistenziale della
moneta, per capire anche come veniva utilizzata la moneta nell’Antichità in generale. Volendo
riassumere in breve la vita di una moneta, si potrebbe parlare delle seguenti tappe: decisione
di produrre la moneta, preparazione
dell’autorità del materiale necessario, coniazione, emissione,
Appunti di Alberto Longhi, Matr. 837296
circolazione, e perdita/ritiro. Per quanto riguarda i primi tre momenti, è facile immaginare come si
Quando la moneta è pronta, si ha l’emissione, il momento in cui la
può costituire una moneta.
moneta dalla tesoreria statale entra in circolazione, dopo la quale o viene ritirata dallo Stato e fusa
(ritornando all’inizio della fase descritta) o viene persa perché semplicemente il proprietario della
moneta smette di possederla e nessun’altro la possiede più (o anche consapevolmente abbandonata
in una posizione tale per cui nessuno ne possa più usufruire).
La decisione di emettere la moneta prevede tutta una serie di strumenti perché la moneta venga
fare una moneta, nell’Antichità serviva il
prodotta: per metallo, il conio, le persone che la
producano, e il luogo dove fare moneta (quindi materiale, strumenti, personale e luogo); ovviamente
devono essere predisposti tutti per fare moneta, altrimenti non si può fare. è il vero metallo della
In generale, il mondo mediterraneo è abbastanza ricco di metalli: l’argento
(l’oro avrà invece importanza nella tarda Antichità);
monetazione occidentale antica i grandi
giacimenti di metallo prezioso si trovavano in Asia minore, a Nord della Grecia, uno in Attica, nella
e in Dacia (l’odierna Transilvania).
Penisola iberica, E non è un caso che gli Stati che hanno avuto
monetazioni più abbondanti sono quelli che hanno avuto a disposizione le zone minerarie più
ricche. I giacimenti verosimilmente si potevano sfruttare per un lungo periodo, sommando però
l’afflusso di metallo da altre zone.
[Tutto l’oro conosciuto nel Mondo è un cubo di 19 m, e si tenga conto che la maggioranza di questo
(la vera diffusione dell’oro infatti è successiva allo sfruttamento
oro si trovava nel Sud America
delle miniere della Bolivia, del Messico, etc.). Il mondo antico-medievale ha sempre avuto una
mancanza notevole di questi metalli: questo spiega perché l’oro è un metallo considerato prezioso.
L’argento invece è molto di più dell’oro nel Mondo.]
Disporre di miniere (finché non si esaurivano -cosa che successe anche nel mondo romano-)
permetteva di produrre moneta in continuazione, spenderla senza mai avere un ritorno di entrate: il
metallo, però, sia che venga dalle miniere sia che venga da oggetti rifusi, si ricava da una serie di
processi e trattamenti; in generale, la metallurgia greco-romana è abbastanza raffinata. I lingotti
prodotti venivano poi portati alle zecche, dove poi confluiva l’altro metallo che serviva.
La tecnologia della produzione monetaria antica non è così complicata da necessitare di particolari
impianti: in sé, quindi, può essere un edificio qualsiasi; le zecche più ampie avevano bisogno anche
di locali di tipo amministrativo, dove conservare il metallo e le monete prodotte.
Negli scavi archeologici si sono scoperti pochissimi edifici che potrebbero esser stati delle zecche.
Di fatto, sono state individuate quattro/cinque case come zecche, delle volte si trovano delle
situazioni che fanno apparire l’edificio apparentemente una zecca ma potrebbe essere anche una
fucina di un fabbro o un orefice. Per il mondo greco il caso più studiato è quello di Atene: un
edificio fu individuato nell’agorà, un edificio di neanche 40 m di lato i cui utensili ritrovati fanno
indubbiamente pensare alla produzione di moneta; a Roma la zecca si chiamava moneta: la grande
zecca repubblicana si trovava sul Campidoglio, vicino al tempio di Giunone Moneta, e ha
funzionato fino all’epoca dei Flavi, per essere poi trasportata sul Monte Celio (nell’attuale zona
della Chiesa di San Clemente) e questa zecca imperiale è stata scavata ed era forse di più piani
quasi l’aspetto di una fortezza, con solo due entrate
(aveva -vicino alla Chiesa di San Clemente
sono state trovate diverse epigrafi che ricordano dei personaggi che avevano avuto a che fare con la
zecca stessa-).
Terzo elemento fondante per fare le monete è il personale delle zecche. Bisogna distinguere le
zecche più grandi e produttive e quelle invece più legate a dei centri molto piccoli; molto
probabilmente degli artigiani erano in grado di produrre moneta, in quanto la tecnica della coniatura
Appunti di Alberto Longhi, Matr. 837296
è simile a quella dei lavoratori di metalli generici: nelle città più piccole la zecca era quindi
probabilmente gestita da artigiani. La cosa è sicuramente diversa per le zecche più grandi, perché si
tratta di zecche più complicate: le zecche romane avevano monete su diverse linee di produzione e
più persone battevano moneta contemporaneamente; dallo studio epigrafico sembrerebbe che una
parte del personale della zecca fosse composto da schiavi, oltre che da una parte di persone
specializzate proprio nella produzione di moneta.
Un po’ diversa è la questione del personale incaricato di produrre i conii: se produrre fisicamente
una moneta era un lavoro che richiedeva certe caratteristiche fisiche, fabbricare i conii non è una
cosa molto semplice, perché è un lavoro di precisione a tutti gli effetti. In tal caso è possibile che le
zecche che non potevano disporre di un incisore di conii a tempo pieno dovessero far ricorso ad
artigiani specializzati che giravano per le varie zecche (ci sono città non molto distante le une dalle
altre in cui i conii sono stati probabilmente dalla stessa mano -il loro stile è talmente simile che un
solo artigiano specializzato si è prestato a produrli-). Riguardo alle grandi zecche, invece, bisogna
pensare che ci fosse un nucleo di artigiani specializzati che producevano i conii: chi vuole produrre
moneta deve cominciare a produrre i conii con un certo anticipo rispetto alla produzione, che
(la produzione dei conii è quindi un po’ la “strozzatura” del<