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ANEPIGRAFI.
La scritta, di solito, indica la moneta come “dei cittadini” perciò fino a Filippo di Macedonia
possiamo trovare “degli Ateniesi, dei Messani, ecc..”; da Filippo si usa il genitivo singolare e perciò
la moneta non è più del popolo ma riporta il nome del re o a dirittura troviamo scritto “basileus”,
cioè “del re”.
Inoltre le scritte prima sono abbreviazioni e solo dopo, complete.
Datazione:
è possibile datare attraverso lo studio dei ripostigli. La data di interramento è sempre successiva
alla data di emissione della moneta più recente (più nuova) nel ripostiglio. Ma quanta importanza
hanno davvero i ripostigli per la datazione? Oggi l’attribuzione cronologica basata esclusivamente
sui ripostigli è più cauta per via di una serie di problematiche e di certezze che invece possono
essere messe in discussione:
Le monete più usurate sono approssimativamente le più antiche e le meno usurate le più
“moderne” ma ciò non è sempre certo, alcune monete, infatti, possono essere state in circolazione
poco e quindi possono non essersi usurate nonostante siano più antiche. L’usura dipende, poi, da
molti fattori come il materiale o il clima.
Si suppone che la maggior parte dei ripostigli siano stati interrati in situazioni di pericolo ma
potevano essere stati interrati anche prima della partenza per un viaggio, perciò i motivi a noi
sconosciuti possono essere molti e inoltre ci si chiede perché non sono più stati recuperati?
Distinguiamo allora Ripostigli di emergenza e Ripostigli di accumulo.
1. I primi sono stati probabilmente formati in un preciso momento e dunque possono
contenere monete di un solo breve periodo.
2. I secondi vengono riempiti pian piano nel corso degli anni perciò contengono un percorso
cronologico monetale più ampio.
Introduzione della moneta nel mondo occidentale
(Elettro (gocce) -> oro (creseidi) -> argento (sicli) -> darici)
La moneta viene introdotta a partire dall’Asia minore ed era preceduta dall’uso di metallo a peso.
Abbiamo un’importante fonte letteraria, Erodoto: ci indica i Lidii come i primi fra tutti ad utilizzare
monete d’oro e d’argento; noi sappiamo che le prime monete erano in elettro (cioè una lega d’oro e
d’argento) e non sappiamo se Erodoto si riferisce a due tipi di monete separate o alla stessa lega.
Queste monete, dette statére, pesavano al massimo 14 gr e al minimo 0,15 gr. (Possono essere
contenute in 1 centesimo di Euro.) Oggi sappiamo che gli statéri sono tipici della zona Lidio-milesia
ovvero tra la Lidia e la città di Mileto.
Sono state ritrovate quelle che possiamo chiamare “gocce”, per via della forma globulare e
bombata, e che possiamo riconoscere nello statére. Con punzonatura su un solo lato, nonostante
a volte sia possibile ritrovare il diritto, che dovrebbe essere liscio, striato; questo perché la goccia
scaldata veniva probabilmente poggiata su una superficie ruvida che ne evitasse lo scivolamento e
perciò di questa prendeva i segni.
Successivamente, mentre il rovescio rimarrà un quadrato incuso, il diritto comincerà ad avere dei
soggetti raffiguranti, probabilmente, la zecca.
Si è pensato che lo statére non nacque per uso quotidiano ma per supportare spese elevate (es. il
pagamento per i mercenari o quello delle tasse).
Tuttavia Erodoto ci da informazioni soltanto su chi fu il primo ad introdurre la monetazione in elettro
ma come capiamo quando questo avvenne?
Importanti sviluppi li ha dati lo scavo dell’Artemision di Efeso, uno dei templi più importanti del
mondo antico. E’ stato uno scavo molto complesso poiché la falda acquifera si trovava molto in
alto. Gli scavi sono stati fatti tra il 1904 e il 1905. Sono state ritrovate 50 monete che purtroppo,
però, non possono dare indicazioni di tipo cronologico mentre altre 19 monete sono state trovate
dentro un piccolo vaso di terracotta. E’ stato, poi, ritrovato anche un deposito di fondazione, si
tratta di monete depositate intenzionalmente in una struttura architettonica con funzione rituale. In
questo deposito sono state trovate 24 monete in elettro e 4 gocce in argento che non hanno un
immagine impressa ma sono dotate solo di punzonatura, insieme a gioielli, avori e ambre. Sono
ovviamente databili in relazione alla costruzione della base centrale e inizialmente furono proposte
tre datazioni ma dopo numerose discussioni la più attendibile sembrò quella che proponeva i primi
decenni del VI sec. (prima fase dell’Artemision: 600-590 a.C.) perciò la datazione delle monete
prive di immagini deve essere di circa una generazione prima: 630 a.C. (seconda metà del VII sec.
a.C.)
Dopo gli scavi dell’Università di Vienna, la datazione della base centrale fu ribaltata: pare che un
piccolo tempio fu eretto dall’ultimo re della Lidia, Creso, tra il 560-550 a.C. Dunque l’introduzione
della moneta in elettro sarebbe da attribuire agli inizi del VI sec.
Essendo la datazione ancora molto discussa, è necessario datare in maniera molto elastica
l’introduzione della moneta in elettro tra la fine del VII e gli inizi del VI.
L’elettro era chiamato oro bianco. Perché viene introdotto? Secondo alcuni, semplicemente,
nacque il desiderio di rompere con la tradizione e sveltire la produzione eliminando la pesatura.
L’utilizzo di una lega, inoltre, permetteva allo Stato che emette moneta, di applicare delle
manipolazioni: emettendo la moneta in elettro, infatti, lo Stato poteva decidere di mettere più
argento rispetto all’oro e quindi risparmiare.
L’elettro, poi, era una lega naturale o artificiale? Anche qui gli studiosi sono divisi ma pare che sia
naturale.
Secondo alcuni è artificiale, creata dall’autorità emittente proprio per giocare sul contenuto dei due
diversi metalli, e per dare un valore superiore rispetto a quello intrinseco tuttavia sappiamo che nel
fiume che attraversava Sardi sappiamo della presenza di depositi di elettro e dunque della
possibilità che la lega fosse naturale.
Con la diffusione della moneta, in Grecia, l’elettro viene sostituito dall’argento. Questo perchè
molte cità della Grecia continentale non potevano ottenere altri metalli, o leghe, che l’argento.
Aristotele, nell’ Etica, ci spiega che la moneta fu introdotta per una necessità di avere una misura
comune per poter identificare i valori delle cose, dunque un mezzo comune che facilitasse gli
scambi e garantisse un principio di equità. La moneta era anche un desiderio da parte dell’autorità
emittente di trasmettere messaggi politici.
Ben presto anche nell’ambito dell’Asia Minore si abbandona l’elettro e le prime monete sono in oro,
dette Creseidi (nome che non si trova nelle fonti antiche). Queste monete sono prive di parte
epigrafica; il retro è punzonato mentre il diritto presenta due protomi (teste) di animali: di solito
leone e toro.
Prime monete in solo argento furono i Sicli (sikloi) caratterizzati da due protomi sul diritto e una
doppia punzonatura sul rovescio, il cui nome descriveva probabilmente il peso.
I Creseidi sono stati rinvenuti in grande quantità; un’interpretazione ottocentesca attribuiva a
Creso, re di Lidia, la produzione di tutte le serie di Creseidi e Sicli, oggi si ritiene, invece, che la
parte finale di questa produzione monetale sia da attribuire a Dario, conquistatore della Lidia.
Dario I introdusse inoltre una nuova moneta regale: il Darico.
Come i Creseidi prendono il nome dal re lidico, i Darici lo prendono da Dario; dei Darici ci parlano
le fonti antiche.
Abbiamo 4 serie, che possiamo chiamare anche gruppi dal momento che non sappiamo se
cronologicamente siano tutti in successione o contemporanei, di Darici:
1. Rappresentante il re fino alle cosce.
2. Rappresentante il gran re a figura intera, inginocchiato nell’atto di scoccare una freccia, con
la faretra sulle spalle.
3. Rappresentante il re a figura intera con lancia e arco.
4. Rappresentante il re a figura intera con arco e pugnale.
Tutte le serie sono attribuite a Dario e pare che descrivano il periodo dell’impero Achemenide fino
all’arrivo di Alessandro. (vedi sopra: capitolo precedente)
Oggi sappiamo che il Darico era una moneta internazionale che supportava tutti gli scambi con
l’oro e fu sostituito prima dallo Statére di Filippo di Macedonia poi da quelli di Alessandro (definiti,
oggi, come il dollaro antico).
Per la data d’introduzione dei Darici abbiamo un elemento decisivo, ovvero un ritrovamento
archeologico: nell’archivio delle fortificazioni di Persepoli (capitale persiana) è stata trovata una
tavoletta in terracotta che ha un’iscrizione datante che parla del ventiduesimo sanno di Dario (500-
499) e riporta un sigillo rappresentante il diritto di una moneta appartenente al secondo gruppo che
possiamo quindi datare in quel periodo (o al massimo una decina di anni prima).
La monetazione di Atene
Come visto nei caratteri generali della monetazione greca, ad Atene, come anche in tutti gli altri
luoghi, le prime monete furono anepigrafi.
Per quanto riguarda le immagini, le prime emissioni della zecca di Atene sono chiamate
wappenmunzen, cioè monete araldiche. Infatti gli studiosi, in principio, interpretarono i soggetti del
diritto come gli stemmi araldici delle più importanti famiglie ateniesi, oggi sappiamo che non era
certo un’interpretazione corretta ma il termine è rimasto.
Sono in argento e di solito si tratta di Didrammi (cioè dal valore di due dracme) tuttavia alcune
valevano un obolo (esistevano già dracma, obolo e tutte le monete; non si parla più delle prime
monete in generale ma delle prime di una precisa zecca).
Ricordiamo 4 elementi molto importanti e tipici della zecca di Atene:
1. ASPETTO ICONOGRAFICO: Rappresentati elementi che richiamano la cultura ateniese: la
gorgone (che Atena portava sul petto) o la civetta o l’anfora ( che indica la produzione
dell’olio dell’Attica) o la ruota (che indica il fiorente commercio).
2. RITROVAMENTO: i didrammi della zecca di Atene sono stati ritrovati quasi esclusivamente
in Attica o in Eubea. Cioè riprova di una sorta di “legge” che prevedeva che i valori più
bassi rimanessero nel luogo di emissione per supportare gli scambi rapidi. Infatti altra prova
ce la danno gli oboli, ritrovati esclusivamente in Attica.
3. PESO: il peso dei didrammi delle wappenmunzen sono in media 8,6 gr -> corrispondenti al
sistema ponderale attico-eubolico.
4. IMPORTANTE TESTIMONIANZA: un punzone del rovescio di una wappenmunzen è stato
ritrovato in Attica.
I Tetradrammi delle wappenmunzen sono considerati più tardi perché n