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A questo punto possiamo costruire un reticolato di meridiani e paralleli che, attraverso un sistema di coordinate, ci permette di
individuare in maniera univoca un punto della superficie terrestre disegnando l’intersezione di un parallelo e un meridiano. Grazie alla
biunivocità del sistema, due coordinate identificano un solo punto e viceversa.
Possiamo numerare i meridiani e paralleli con una cifra che indica la loro distanza angolari in gradi rispettivamente da un meridiano di
riferimento e dall’equatore.
La latitudine è il valore angolare dell’arco di meridiano compreso fra il punto e l’equatore. L’equatore ha sempre latitudine 0.
La longitudine è il valore angolare dell’arco di parallelo compreso fra il punto e il meridiano di riferimento.
Poiché un coppia di meridiani e paralleli si interseca in un solo punto, è possibile dare le coordinate di quel punto indicando longitudine
e latitudine.
Tutti i punti che si trovano sull’equatore hanno valore 0 gradi, il valore massimo di latitudine è di 90° ai poli.
Tutti i punti che si trovano su un meridiano hanno la stessa longitudine, tutti i punti sul meridiano di riferimento hanno valore 0, la
longitudine massima è di 180°.
Oltre all’equatore, sono importanti altri due paralleli: il tropico del cancro 23°27’ N equatore, e il tropico del capricorno che si trova a
23°27’S dell’equatore. Quindi, le coordinate sono la latitudine e la longitudine.
L’altitudine e la rappresentazione del rilievo 5
L’altitudine ha sempre rappresentato un problema per il cartografo per la varietà dei rilievi alcuni fortemente accidentati.
Per molto tempo la terza dimensione (verticale) non ha trovato buona rappresentazione nelle carte. Fino al 4-500 chiazze di colore
indicavano monti e terreni collinosi. Poi si passo alla rappresentazione di figure prospettiche (mucchi di talpa). Soltanto nel ‘700
vengono ideati sistemi razionali come le curve di livello e il tratteggio olografico.
Il metodo usato nelle carte a grande scala oggi è quello del tratteggio, tratto forte e sfumo:uso di grigio che diventa più scuro con
l’aumentare dell’altitudine e spesso e integrato dal lumeggiamento obliquo per conferire evidenza al rilievo..
Il tratteggio fu ideato da Lehman nel 1799, oggi poco usato e risponde a due norme: 1) i trattini seguono le linee di massima pendenza
2) sono disegnanti con diverso spessore secondo la pendenza producendo un fenomeno di chiaro scuro che indica la diversa pendenza
del terreno.
Altro metodo usato sono le curve di livello isoipsie (superficie emerse) e isobate (terre sommerse). Esse sono l’insieme dei punti
posti alla stessa altitudine sul livello del mare. Inoltre vengono scelte con un dislivello equidistante, più è minore l’equidistanza,
maggiore è la rappresentazione del rilievo.
Sintesi della storia cartografica
Introduzione
L’idea di rappresentare in piano i luoghi e certi elementi topografici della superficie terrestre come coste, fiumi, vie, città, è
antichissima.
Purtroppo non siamo informati della produzione cartografica antica perché pochissimo è rimasto di documenti coevi, non molto di
copie posteriori e solo servono di integrazione le notizie che si raccolgono negli scrittoi greci e latini.
La carta geografica viene conservata più difficilmente dei libri, eventi fortuiti (incendi ecc…) ed eventi bellici sono intervenuti più volte
ad eliminare importanti documenti cartografici.
Nella seconda guerra mondiale, infatti, sono stati distrutti 2 importanti cimeli: il mappamondo di Ebstorf del XIII sec conservato nella
Cattedrale di Hereford e una delle prime carte nautiche quella di Giovanni da Carignano del 1300 andata in fiamme in una villa presso
Napoli nel 1943.
Dalle civiltà del medio Oriente alla cartografia greca.
Da numerosi reperti archeologici pervenuti dalle antiche civiltà del Medio Oriente sono stati rinvenuti abbozzi cartografici incisi su
tavolette d’argilla. La più antica risale a 2400-2200 anni a.C. trovata in Mesopotamia e rappresentante i fenomeni fisici e umani più
rilevanti (fiume Eufrate, le città).
Tra le più importanti testimonianze c’è la tavoletta babilonese che raffigura Nippur antico centro culturale dei sumeri.
Gli egiziani,invece, ci hanno consegnato le mappe catastali che gli agrimensori stilavano per definire i confini di proprietà. Un esempio
è il papiro conservato al museo egizio di Torino che descrive una dei giacimenti d’oro della Nubia 1200 a.C.
Ma la rappresentazione in piano di un territorio ( su roccia, pelli di animale, legno) risale ad epoche più antiche. Pensiamo ai graffiti
rinvenuti nella Valle Camonica abitata dagli antichi Camuni, raffigurante la mappa di un villaggio di oltre 10k anni fa con campi, pascoli,
recinti per animali e abitazioni. 6
Più recenti sono i mappamondi, tentativi di rappresentare la Terra nella sua interezza rispetto alla conoscenza che di essa si aveva.
Uno dei più antichi è quello babilonese proveniente da Uruk e inciso su una tavoletta di argilla VII a.C. circa. Conservato al British
Museum, raffigura la Terra a forma di disco circondato da un anello d’acqua.
La prima carta del mondo, intesa a rappresentate l’ecumene, anche se non è giunta fino a noi, è attribuita ad Anassimandro di
Mileto ( porto rinomato dell’Asia Minore) dove le terre abitate avevano forma circolare, con al centro la Grecia protesa nel Mediterraneo
che la divideva in due parti, circondate dall’oceano.
Bisogna sottolineare che Mileto, città della Ionia sulla
costa egeica dell’Asia Minore era in quel tempo un
fiorentissimo porto ed emporio commerciale
cosicché dovevano confluirvi notizie su tutti i paesi
mediterranei e dell’Asia occidentale, notizie utili poi, per l’elaborazione della carta del mondo.
La cartografia inizia il suo cammino scientifico nel IV secolo a.C. nella Grecia classica.
E’ con i greci che si sviluppò una cartografia basata su principi scientifici: tentativi di misurazione del meridiano, linee di riferimento
perpendicolari (paralleli e meridiani), intuizione della latitudine, longitudine e proiezioni.
Ne è un indizio la carta di Dicearco di Messina (IV sec. A. C.) fu tra i primi a provare a misurare la sfericità della Terra.
In questa carta di Dicearco compare per la prima volta un elemento matematico di costruzione. Questo elemento è una linea
orizzontale ovest-est (parallelo) detta diaframma, passante per i luoghi ritenuti alla stessa latitudine (dalle colonne d’Ercole ai monti
del Tauro). Non è chiaro se Dicearco utilizzasse anche seconda retta perpendicolare passante per Rodi.
Eratostene di Cirene (276-196 a.C) compì, invece, la misurazione del meridiano terrestre e fu chiamato a dirigere la Biblioteca di
Alessandria in Egitto, città fiorentissima sia nel commercio che nella cultura.
Tra le opere si annovera una descrizione geografica del mondo diviso in regioni e la carta ne era il coronamento. In essa si perfeziona
il sistema di costruzione avviato da Dicearco, non più una sola linea di riferimento, ma diverse e a distanza non uguali coincidenti
con paralleli che passano per luoghi ben noti.
Inoltre aggiunge una serie di linee perpendicolari posizionate disugualmente. 7
Nella carte tali linee sono rette che servono a fissare la posizione dei luoghi. Ci si va, dunque avvicinando, al concetto di un reticolo
geografico. La sua ricostruzione è ritenuta superiore alle altre del tempo perché supportata da notizie e passi ricorrenti in antichi
scrittori.
Inoltre, bisogna ricordare Ipparco di Nicea (II sec. A. C.) che intuì che per calcolare la latitudine e la longitudine era necessario un
corretto disegno della carta, e per questo invento le proiezioni centro grafiche e stereografiche.
La cartografia romana ellenica
Le conquiste romane e lo sviluppo delle comunicazioni e dei commerci con paesi lontani apportarono nuove e più precise conoscenze
geografiche.
Abbiamo notizia di una vasta operazione, che oggi potremmo definire di rilevamento, compiuta in un 25ennio del I sec. A.C.
Si tratta di una misurazione delle distanze lungo le grandi vie del territorio assoggettato a Roma. Si veniva così a disporre di dati precisi
utili all’intelaiatura di una carta.
Della cartografia romana ci sono giunti pochi documenti. E’ noto che i romani usavano per viaggiare carte su papiri o pergamene
arrotolate (tabulae). Dai greci, i romani riutilizzarono gli elementi che servivano ai loro interessi pratici su cui costruire le “carte
itinerarie”.
I romani nulla aggiunsero alle scoperte greche. Si attribuisce ad essi, nella cartografia, uno spirito pratico che si rivela in un famoso
cimelio il cui originale risale al III o IV sec. A. C., ma che noi conosciamo da una tarda copia medievale del XIII sec, è la Tabula
Peutingeriana ( dal nome del suo antico proprietario Puetinger di Augusta 1507).
Non può essere considerata una carta perché le forme sembrano modificate intenzionalmente. Questa tabula consiste in una striscia di
6.8m e larga 34cm, suddivisa in segmenti sulla quale erano rappresentate le terre dell’Impero Romano, con indicazioni di fiumi, monti,
strade, centri abitati e distanze tra i territori. 8
Questa tabula è pratica perché si può portare arrotolata. Segna le vie con le città attraversate, i luoghi di sosta e le distanze in miglia da
un luogo all’altro. Era il risultato di itinerari scritti.
La carta geografica antica trovò nell’epoca romana la sua massima espressione nel mondo ellenico soprattutto nelle opere di
Marino di Tiro e Claudio Tolomeo (II sec d.C.) che hanno costruito dei veri atlanti nei quali si fa uso del reticolato geografico. I luoghi
venivano posizionato secondo la loro latitudine e longitudine.
Tolomeo nella sua Introduzione alla geografia, incluse un mappamondo in proiezione conica con indicazioni dei valori della longitudine
e latitudine e carte di singole regioni in proiezione rettangolare.
In questa opera Tolomeo integra e corregge le carte di Marino di Tiro nel capitolo introduttivo, poi tratta le proiezioni geografiche.
Nonostante i progressi che le sue carte apportarono per la conoscenza e la rappresentazione della Terra, bisogna dire che Tolomeo si
basò su valutazioni sbagliate. Infatti utilizzò misure imprecise che gli fecero attribuire il Mediterraneo e l’ecumene, un’estensione
longitudinale molto più estesa.
L’immagine ci mostra una riproduzione quattrocentesca della carta del mondo di Tolomeo, e in questo caso, la proiezione parziale della
superficie laterale di due coni avvolgenti il globo. A nord e a sud dell’equatore è stata modificata tanto che i meridiani risultano curvilinei.
La cartografi medievale
Con Tolomeo si arrestano i progressi fatti dalla cartografia antica, anzi ci sarà un regresso visibile nelle cartografie origi