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Lo Cascio
Le tecniche dell’amministrazione
1. Il nuovo ordinamento e i suoi riflessi sull’organizzazione amministrativa dell’impero.
Strabone definisce l’ecumene sotto Augusto: divise il territorio in due parti, una l’assegnò a se stesso (quella con
controllo militare,vicina ai barbari, o sterile e difficile da mettere a coltura, e si rifiuta di obbedire), l’altra al popolo
(pacificata e governata senza armi), divise poi queste due in parecchie province, in quelle di Cesare invia duci e
amministratori, in quelle del popolo manda pretori o consoli. Le province del popolo sono dodici: due consolari e dieci
pretorie. Le province di Cesare sono rette da uomini di rango consolare, altre dai preatorii, ed altre dagli esponenti del
ceto equestre. La divisione in due delle province è il muro portante della costruzione territoriale, testimoniata da
Strabone, da Svetonio, da Dione Cassio, e dal giurista Gaio del II sec dC. Nella duplicità delle sfere di competenza del
populus e del princeps, l’impero romano raccoglie l’ereditàdei due modelli organizzativi fondamentali: il modello stato-
città, nel quale ad assumere la funzione di soggetto delle relazioni giuridico-politiche ad interesse pubblico è la collettività
concreta dei cittadini; e il modello dello stato dispotico orientale, nel quale il monarca è il soggetto di tali relazioni. La
duplicità porrebbe il princeps sullo stesso piano del senato. La rivoluzione augustea crea un nuovo ordinamento a fianco
di quello vecchio repubblicano, solo gradualmente il princeps elimina il populus Romano sostituendosi ad esso.
Elemento nuovo è la separazione di funzioni e di prerogative nella gestione dell’impero tra ordine senatorio ed equestre
(che assume ruoli diversi a quelli di epoca repubblicana), ed è anche manifestazione del dualismo che è all’origine del
principato. Il sistema fiscale è uniforme e si basa su un sistema monetario unitario e una circolazione estesa all’intero
territorio dell’impero, con l’utilizzazione dell’esercito come strumento per la difesa dell’ordinata convivenza e della
prosperità delle popolazioni e diffusione della civiltà romana, con la stessa propagazione del modello cittadino e la
possibilità di instaurare un rapporto centro e periferia.
2. Roma e l’Italia
L’amministrazione dell’impero si presenta con un doppio ordinamento. La rivoluzione augustea opera profondi mutamenti
nell’amministrazione della città di Roma in quella dell’Italia, estensione dell’Urbe. Le strutture capeggiate dal princeps si
pongono dapprima in funzione di utile integrazione, poi organizzano la vita associata, sostituendo le vecchie strutture
repubblicane. Nell’amministrazione della città coesistono le tradizionali magistrature e le nuovi funzioni. Roma non ha più
un territorio che la definisce città-stato (se non si considera l’Italia come suo territorio) perché nel 7aC viene divisa in 14
regioni ripartite in vici: riorganizzando il servizio di polizia e quello dei pompieri, queste regioni divengono circoscrizioni
amministrative, senza le tribù.
Praefectus urbi: svolge compiti di polizia e tutela dell’ordine pubblico nell’Urbe e in Italia, nonché di giurisdizione (penale
e civile), era un senatore di rango consolare, ma di nomina imperiale ed esercitante l’ufficio senza limiti di tempo; per
svolgere le sue funzioni si avvale di una forza di polizia costituita dalle 3/4 coorti urbane. Invece un cavaliere viene
messo a capo delle 7 coorti dei vigiles, una per ogni due regioni della città, col compito di estinzione e prevenzione degli
incendi, oltre il presidio notturno delle vie.
Prefetti al Pretorio: (con Tiberio stazionano 3 poi 9 coorti pretorie, truppe scelte della guardia imperiale reclutate in Italia
tra i migliori giovani cives, diversi da quelli repubblicani, perché ora è esercito professionale vicino al princeps). Sono
due e sono posti a capo dei pretoriani, appartengono all’ordine equestre, diverrà il fastigio della carriera equestre,
svolgono funzioni giurisdizionali.
Edili: in età repubblicana si occupavano del reperimento e sovrintendevano allo smercio del grano nella città. Tuttavia col
trascorrere del tempo i problemi legati all’annona di Roma divennero complessi: Cesare creò due specifici aeles
Ceriales; per una grave carestia Augusto stesso assunse la cura annonae, tre il 7-14dC riformò l’organizzazione
annonaria creando la prefettura annonae. Prefetto dell’annona: di rango equestre, alle dirette dipendenze del princeps,
inferiore al prefetto pretorio e al prefetto dell’Egitto, aveva responsabilità nella gestione dei rapporti coi mercanti e coi
trasportatori del grano, e del trasporto del grano dalle proprietà imperiali a Roma; per svolgere il suo ruolo disponeva di
un apparato amministrativo sempre più articolato: ufficio centrale a Roma (statio annonae), uffici distaccati nei porti (di
Ostia e Pozzuoli) verso i quali veniva avviato il grano destinato alla città. Con la costruzione del porto di ostia, Claudio
creò due funzionari alle dipendenze del prefetto dell’annona: il procurator portus (che dopo la costruzione del porto di
Traiano divenne procurator portus utriusque) che si occupava in generale delle attvità del porto, e un procurator annonae
con compiti relativi all’approvvigionamento. Il Praefectus annonae aveva una cassa particolare e autonoma rispetto alle
altre casse imperiali (fiscus frumentarius). I compiti del prefetto dell’annona consistevano nell’acquisto di grano per il
tramite di mercatores e di negotiatores frumentarii, e nel concludere i contratti con i navicularii per il grano di proprietà
imperiale (spesso armatori, navicularii e negotiatores frumentarii erano le medesime persone). A sovrintendere la
raccolta e l’ammasso nei porti erano i governatori provinciali con gli amministratori dei demani imperiali.
La ripartizione della penisola in regioni aveva lo scopo di creare circoscrizioni per operazioni del censo. In età cesariana
era vigente un sistema di registrazione decentrata dei cives Romani nelle varie comunità dell’Italia e le operazioni del
censo erano gestite da magistrati municipali nello stesso tempo del censo effettuato a Roma. Con Claudio vengono
meno i magistrati decentralizzati. I lavori di maggiore impegno erano finanziati dalla cassa del popolo. Con Traiano
vengono creati i curatores rei publicae, che servivano come mediatori tra amministrazioni cittadine e il centro del potere,
controllando l’attività finanziaria e patrimoniale della città, per garantire la solidità dell’amministrazione, senza che
venisse messa in dubbio l’autorità dei magistrati municipali.
3. Le province
La prima caratteristica della costruzione imperiale è la distinzione tra Italia e province, anche a livello amministrativo. La
provincia è sfera di competenza del magistrato cum imperio, anche chi esercita in nome del populus Romanus un potere
coercitivo, il potere riguarda un controllo territoriale (perché non in tutte le città della provincia si poteva usare
l’imperium). Il princeps in quanto detentore dell’imperium pro magistratuale si affianca ai pro magistrati ai quali sono
attribuite le province del populus, quindi il princeps si affianca direttamente al populus. Le due province si distinguono
per la nomina dei gornatori e per la durata della loro carica: per le province senatorie sono nominati in base alla prassi
repubblicana mediante sorteggio gli exconsoli o expretori che assumono le insegne dell’imperium all’atto di lasciare il
pomerio, durano in carica un anno e vengono definiti proconsoli (anche se si tratta di expretori!), sono affiancati da legati
pro praetore (1 o 3 a seconda dell’importanza della provincia), i quali essendo titolari di imperium possono sostituire il
proconsole nelle sue funzioni e in particolare hanno compiti giurisdizionali; invece per le province imperialiil governatore
è un senatore expretore o exconsole (in base all’importanza della provincia e alle legioni stanziate), ma nominato dal
princeps come suo legatus pro praetore, esercita il suo ufficio a partire dal momento in cui entra nella provincia e per un
periodo di tempo non stabilito formalmente ma di durata triennale, il legatus è a capo delle truppe stanziate nella
provincia, ma le singole legioni hanno i loro comandanti (legati legionis), i compiti giurisdizionali vengono svolti dai
governatori itineranti.
Per l’esazione fiscale nelle province imperiali è compito del procurator, inizialmente liberto imperiale, si occupa della
gestione delle proprietà imperiali nella regione, cura l’intera amministrazione finanziaria senza che si determini una
distinzione tra la riscossione tributaria con la connessa spesa pubblica (destinata al mantenimento delle legioni) e la
gestione finanziaria del demanio imperiale. Alcune province imperiali il compito è dei cavalieri, nominati dall’imperatore
ed esercitanti il comando militare e anche la giurisdizione (come i proconsoli e i legati), quali siano queste province e
perché ci siano i cavalieri è incerto, si tratta di territori di dimensioni contenute (salvo l’Egitto) che dipendono da dinasti o
capi locali, poco urbanizzati e con grandissimi latifondi imperiali, collocati spesso ai confini dell’impero, il controllo militare
è affidato agli ausiliari, in queste province i governatori sono praefectus e procurator (forse il primo in età augustea il
secondo con Claudio), ma forse il titolo è più il primo (vedi Ponzio Pilato nominato procuratore ma era prefetto), tuttavia il
primo si riferisc a un’occupazione militare di un territorio da parte di Roma, invece procurator rinvia a un rapporto di
natura privata tra una persona e chi ne cura gli affari e gli interessi.
L’Egitto è attribuito sin dal momento della conquista, nel 30aC, a un praefectus Alexandreae et Aegypti di nomina
imperiale che occupa il più importante fra i posti destinati ai cavalieri (sostituito dopo dalla prefettura del pretorio). In
Egitto i senatori non possono nemmeno entrare senza il permesso dell’imperatore per il ruolo strategico della provincia,
per l’approvvigionamento. L’Egitto non ha molte città, lo stato dispotico è uno stato burocratico suddiviso in distretti
territoriali (nomoi, sottoposti a funzionari quali gli strategoi) a loro volta accorpati in 3 o 4 grandi circoscrizioni soggette
agli epistrategoi. Accanto alla terra regia di tradizione tolemaica, affittata in piccoli lorri contro un canone in natura,
cominciano a sorgere delle grosse estensioni di terreno dalla gestione unitaria (ousiai, donate) date in concessione dal
princeps ai membri della sua famiglia e del suo entourage. Altri terreni simili in Africa sono i saltus, estensioni di terreno
che hanno gestione unitaria di pertinenz