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APPUNTI DI DIRITTO URBANISTICO ED AMMINISTRATIVO
Esistono, inoltre, altri piani con finalità specifiche (i.e. Piani di Edilizia Economica Popolare, Piano di Insediamento Produttivo), che hanno portata più limitata rispetto ai Piani Esecutivi. L'ambito territoriale di tali piani è molto circoscritto, in confronto con l'ambito del PRG o dei Piani di Attuazione.
I Piani di Settore (di natura mista), i quali possiedo prescrizioni utili a regolare in modo specifico il territorio (uso del territorio e proprietà privata), e contengono direttive che le amministrazioni devono soddisfare. Piani di settore sono i Piani Paesaggistici, il quale incide del territorio, sulla proprietà privata, e sulle amministrazioni comunali (le quali, eventualmente, dovranno conformare i propri piani regolatori ed esecutivi ai contenuti del suddetto piano).
Legge "Ponte" n. 765/1967: legge che propone alcune modifiche alla Legge
n.1150/1942, attraverso l'introduzione dei Piani di Lottizzazione Convenzionata, e degli standard urbanistici edilizi.
Legge "Bucalossi" n. 10/1977, "Norme in materia di edificabilità dei suoli": essa pose la PA in posizione decisionale e di regia, non solo attraverso l'utilizzo della pianificazione, ma anche attraverso il rilascio delle concessioni edilizie. Essa stabilisce infatti che lo ius aedificandi (diritto di edificare), non è più connesso alla proprietà del suolo, ma spetta all'amministrazione pubblica concederlo all'avente causa. Si impone, quindi, il possesso della concessione edilizia nel caso in cui si voglia eseguire un'opera, la quale viene rilasciata dalla PA, a fronte di un determinato pagamento.
D.P.R. n. 616/1977, "Decentramento Amministrativo": essa stabiliva un massiccio trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni ed agli Enti locali. In definitiva, consentiva di modificare,
sostanzialmente, l'assetto del potere pubblico, valorizzando le autonomie locali, permettendo quindi ai cittadini di influire maggiormente sulle scelte, e di poter controllare le realizzazioni in materia. Dal 1977, quindi, le regioni hanno facoltà di adottare leggi in materia di urbanistica. 2. Procedimento generale di Approvazione di un Piano l'autonomia degli enti locali Nei procedimenti di pianificazione urbanistica deve essere garantita – il cui territorio è interessato dalle previsioni del piano. L'esercizio (L. n. 1150/1942 L. n. 241/1990), dell'attività amministrativa, inoltre, deve essere sempre rivolto ad assicurare il proseguimento dell'interesse pubblico primario. Assume, pertanto, particolare importanza la fase di partecipazione dei soggetti interessati (cittadini) alla formazione dei provvedimenti amministrativi che li riguardano. Tale fase può comprendere 2 istituti: collaborazione (i cittadini presentano le- osservazioni) e opposizione(meccanismo vigoroso, nei confronti dei piani esecutivi, che ha il fine di salvaguardare gli interessidiversi da quelli dell’amministrazione).
- APPUNTI DI DIRITTO URBANISTICO ED AMMINISTRATIVO
Nell’ambito del procedimento di pianificazione, esistono modelli autoritativi (decisione presadirettamente dall’amministrazione) e modelli consensuali. In generale, esso è sempre ispirato alprincipio di partecipazione (i.e. osservazioni, presentazione al pubblico, opposizione).
Si procede quindi con:
- iniziativa d’ufficio)
- la delibera di intenti da parte della giunta comunale (procedimento ad orichiesta dai privati (procedimento ad iniziativa consensuale);
- la fase di istruttoria, nella quale si acquisiscono ed esaminano tutti gli elementi conoscitivi,utili al raggiungimento del progetto di piano, nel quale si rivelano le sceltedell’amministrazione. In questa fase può intervenire anche l’utenza privata, per mezzo
▪ la fase della decisione autonoma, di competenza della Regione (la fase di adozione,invece spetta al Comune), la quale conferisce efficacia al piano.Ciascuna Regione ha una propria procedura: in dettaglio, la decisione può spettare alconsiglio regionale o alla giunta regionale.
La decisione, talvolta, si concreta mediante 2 meccanismi: la conferenza di servizi e l'accordo di programma.
Essi sono adoperati in occasione della realizzazione di un intervento che ha effetti su più comuni limitrofi e/o più amministrazioni statali.
APPUNTI DI DIRITTO URBANISTICO ED AMMINISTRATIVO
• PIANO REGOLATORE GENERALE
Il PRG è lo strumento urbanistico che fissa le direttive generali di sistemazione della totalità del territorio di un Comune. Tale piano è finalizzato, quindi, ad assicurare la migliore composizione urbanistica dei singoli insediamenti, e a delineare la futura configurazione del territorio comunale, fissandoLe norme e le prescrizioni necessarie ad attuare i suddetti scopi, in relazione alle caratteristiche condizioni ambientali ed esigenze della popolazione. Il Comune, nella fase di pianificazione e adozione, dovrà ottemperare i "limiti interni": avrà l'interesse costantemente il vincolo di dover soddisfare della collettività, e dovrà rispettare il principio di legalità nella procedura. Dovrà, inoltre soddisfare, i "limiti esterni", come i Piani di Settore (i.e. Piano di Assetto Idrogeologico, Piani di Bacino, Piani Paesaggistici, etc), gli standard urbanistici quantitativi (previsti dallo stato, in modo omogeneo, dal D.M. n. 1444/1968). 1. Struttura del Piano Il Piano Regolatore Generale si compone, in genere: - di una relazione sulla forma e sulla funzione dello stesso, che ne rappresenta la motivazione. In essa sono descritti il contesto geografico-ambientale del territorio comunale, le esigenze economiche, demografiche, e
Il piano regolatore comunale è un documento tecnico-amministrativo che ha lo scopo di disciplinare l'uso del territorio e di orientare gli interventi urbanistici. Esso è composto da diverse parti:
- Una parte descrittiva, che fornisce informazioni sul contesto territoriale, le caratteristiche demografiche e sociali della popolazione residente, i criteri che hanno suggerito la redazione del piano, e gli scopi che intende perseguire;
- Una parte grafica, consistente in una serie di tavole e planimetrie del territorio comunale, che ne inquadrano la posizione geografica, la zonizzazione generale, e riproducono singole aree aventi caratteristiche peculiari;
- Una parte normativa, che stabilisce i caratteri e le prescrizioni di ciascuna zona, con particolare interesse per gli interventi ammessi, degli indici di fabbricabilità e delle destinazioni d'uso consentite.
Preventivamente al piano, sono sempre essenziali 2 ricognizioni, riguardanti il patrimonio edilizio esistente, e il patrimonio che abbia valenza storica-culturale e/o paesaggistica. I contenuti essenziali, fissati nell'art. 7 della L. n. 1150/1942, si identificano in previsioni di:
- "localizzazione", con le quali specificate aree vengono riservate alle opere pubbliche (realizzate da PA) e
- la localizzazione della rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie, navigabili, e dei relativi impianti;
- l'individuazione a formare spazi d'uso pubblico o di aree destinate (i.e. parco pubblico);
- aree sottoposte a speciali servitù (i.e. aree limitrofe vie di comunicazione, aeroporti, ferrovie, etc);
- l'individuazione di aree da riservare a edifici pubblici o di uso pubblico (i.e. uffici pubblici, ospedali, scuole, etc), ovvero opere ed impianti di interesse collettivo o sociale;
con determinazione degli standard edei caratteri da osservare in ciascuna di esse.
✓ la zona A definisce il centro storico, di ampiezza non fissa;
✓ le zone B indicano le zone di completamento, ossia parti del territoriocomunale già completamente o prevalentemente edificate;
✓ le zone C individuano le zone di espansione, cioè le aree nella quali siprevede lo sviluppo futuro dell’edilizia residenziale;
✓ le zone D sono destinate alle attività industriali, turistiche e commerciali;
sono destinate all’agricoltura,
✓ le zone E pressappoco sprovviste di indici difabbricabilità;
✓ le zone F sono destinate alla localizzazione dei servizi di pubblicointeresse e delle opere pubbliche;
o la zonizzazione architettonica o strutturale, che distingue il territorio in base allecaratteristiche geometriche degli edifici (i.e. cubatura);
o la zonizzazione infrastrutturale, con finalità di dotare le aree del territorio dei vari std.urbanistici (i.e.
spazi pubblici, servizi, infrastrutture coerenti ed essenziali all'esistenza dignitosa); l'indicazione dei vincoli da osservare nelle zone di pregio storico, ambientale e paesistico; la ricognizione del patrimonio edilizio-urbanistico da recuperare e delle zone degradate, nelle quali si rendono opportuni interventi di conservazione, risanamento e ricostruzione (oggetto dei Piani di Recupero); APPUNTI DI DIRITTO URBANISTICO ED AMMINISTRATIVO la definizione delle norme per l'attuazione del piano medesimo; 3. Formazione e approvazione del Piano Il procedimento di formazione è disciplinato dall'art. 8 della L. 1150/1942, e prevede: - la delibera di intenti, che è un atto, di competenza della giunta comunale (che rappresenta la maggioranza politica), mediante il quale si individuano i contenuti del piano e l'assetto generale della città (ambito urbano ed extraurbano); - l'elaborazione del progetto preliminare, che viene redatto dagli uffici tecnici comunali o da professionisti esterni, e che contiene la descrizione delle scelte urbanistiche e delle relative motivazioni; - la consultazione pubblica, che prevede la possibilità per i cittadini e le associazioni di presentare osservazioni e proposte sul progetto preliminare; - l'approvazione definitiva del Piano, che avviene con una delibera del consiglio comunale, dopo aver valutato le osservazioni e le proposte presentate durante la consultazione pubblica.