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PROLOGO
Il romanzo si apre con un in cui Victor parla dell'autore e amico Unamuno, e
prologo
utilizza per la prima volta il termine nivola.
Lui scrive il prologo perché non è giusto che i grandi autori scrivano il prologo per gli autori
minori, ma è giusto che un "giovane" si conosca anche per la presentazione che fa di un
"grande". (Dato che U. è già conosciuto all'epoca)
Poi parla dell'umorismo e che non ama essere preso in giro e
del lettore tipo del tempo,
accenna alla differenza tra ironia e satira (che a volte il lettore non comprende).
Dice, poi, che don Miguel (Unamuno) voleva scrivere una buffonata tragica o una tragedia
buffa, fondendo le due cose.
Alla fine parla delle intenzioni e dei passaggi scabrosi dell'opera, pur conoscendosi bene la
repulsione d U. per la pornografia.
Conclude il prologo dicendo che l'amico Augusto si è suicidato realmente, non solo
idealmente, che ne è certo e che ne ha le prove.
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(
Insiste Don Miguel de Unamuno che io metta ( ) una
se empeña) ponga: Subjuntivo presente
prefazione ( ) a questo suo libro nel quale si racconta la tanto deplorevole storia del
prologo
mio buon amico Augusto Pérez e della sua misteriosa morte, e io non posso non scriverlo
)
perché i desideri del signor Unamuno sono per me ordini, nella più autentica ( genuina
accezione di questa parola. Senza giungere io ( ) all’estremo dello scetticismo
haber yo llegado
amletiano del mio povero amico Pérez, che arrivò persino a dubitar della sua propria esistenza,
di quello che gli psicologi
sono per lo meno fermamente convinto che manco (que carezco)
chiamano libero arbitrio, anche se per mia consolazione, credo tuttavia che neanche Don
Miguel ne gode ( ) di lui. ( )
goza del libero arbitrio
Sembrerà ( : ) forse strano ad alcuni dei nostri lettori, che sia io un
Parecerà Indicativo futuro
perfetto sconosciuto nella Repubblica delle lettere in spagnolo, che prologhi ( cioè che scriva il
) un libro di don Miguel, che è già vantaggiosamente conosciuto in essa, quando
prologo
l’abitudine è che siano degli scrittori più conosciuti quelli che rendano ( ) nei prologhi la
hagan
presentazione di quel altri che lo siano meno. Ma è che ci siamo ( ) messi
hemos: abbiamo
d'accordo don Miguel e io per alterare questa dannosa abitudine, invertendo i termini, e che
sia lo sconosciuto piuttosto che il conosciuto presente. Perché in rigore (severità) i libri si
acquistano più per il corpo del testo, che non per il prologo, ed è naturale pertanto che quando
un giovane principiante come me desideri ( ) farsi conoscere, invece di
Subjuntivo presente
chiedere a un veterano delle lettere che gli scriva un prologo di presentazione, deve pregarlo
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che gli consenta di metterlo ad una delle sue opere. E questo è contemporaneamente ( )
a la vez
risolvere uno dei problemi di questa eterna causa dei giovani e dei vecchi.
Unenme, inoltre, ha non pochi legami con don Miguel di Unamuno. A parte che questo signor
) in questo libro, sia romanzo o nivola ––e considera ( ) che
tira fuori ( saca a relucir Imperativo
la nivola è una mia invenzione––, non pochi detti e conversazioni che ebbi ( ) con lo
tuve
sventurato Augusto Perèz, e narra in essa anche la storia della nascita del mio tardivo figlio
Victorcito, sembra che io abbia una qualche lontana parentela con don Miguel, poiché il mio
cognome è quello di uno dei suoi antenati, secondo dottissime investigazioni ( )
ricerche
genealogiche del mio amico in Antolín S. Paparrigópulos, tanto conosciuto nel mondo
dell’erudizione.
Io non posso prevedere ( ) né l'accoglienza che questa nivola otterrà ( da
puedo prever obtendrá)
parte del pubblico che legge don Miguel, né come se la prenderanno con questo ( ). E’
tomarán
) che vado seguendo con qualche attenzione la lotta che
da qualche tempo ( Hace algún tiempo
don Miguel ha avviato con l’ingenuità pubblica, e sono davvero attonito della cosa profonda
e candida che è questa. In occasione dei suoi articoli nel Mondo Grafico e di qualche altra
pubblicazione analoga, ha ricevuto Don Miguel alcune lettere e ritagli di giornali di province
che evidenziano ( ) i tesori di candore ingenuo e di semplicità palomina che
ponen de manifiesto
ancora si conservano nel nostro paese. Una volta commentano quella sua frase [ ]
in cui dice
(don Miguel) che il signore Cervantes non mancava ( ) di qualche ingegno, e sembra
no carecía
si scandalizzano dell'irriverenza; un'altra si inteneriscono per quelle sue malinconiche
riflessioni sulla caduta delle foglie; già si entusiasmano per il suo grido guerra alla guerra!
che gli arrecò il dolore di vedere che gli uomini muoiono benché non li ammazzino; ( )
maten
già riproducono quelle manciate di verità non paradossale che pubblicò dopo averla raccolto
)
per tutti i caffè, circoli e combriccole, dove erano marce di sigaro puro e puzzando ( hediendo
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di ambiente volgare le quali le riconobbero come sue quelli che le riprodussero,
(ramplonería), 1
e c’è stata persino palomilla senza fiele (hiel) che si è indignato che questo logografo di Don
Miguel scriva a volte Kultura con K maiuscolo, e dopo essersi attribuito abilità per inventare
) essere incapace di produrre colmi e giochi di parole,
piacevolezza riconosca ( reconozca
perché è risaputo ( ) che per questo pubblico ingenuo l'ingegno e l'amenità si
conosciuto
riducono a quello: ai colmi ed i giochi di parole.
E meno male che quell'ingenuo pubblico non sembra aver dato conto di qualcun’altra delle
diavolerie di Don Miguel, per le quali spesso gli capita di passare da intelligente, come è
quello di scrivere un articolo e dopo sottolineare ( ) a caso alcune parole qualsiasi di
subrayar
esso (dell’articolo), invertendo i fogli per non poter rendersi conto ( ) in quali lo faceva
fijarse
( ).
hacìa
Quando me lo raccontò gli domandai perché aveva fatto quello e mi disse: ‹‹Che ne so...per
buon umore! Per fare una piroetta! Ed inoltre perché mi irritano e mettono di cattivo umore
le sottolineature e le parole in corsivo. Quello è insultare il lettore, è chiamarlo rozzo, è dirgli:
guarda, uomo, guarda, che qui c’è proposito! E per quel motivo io raccomandavo ad un
signore che scrivesse i suoi articoli tutti in corsivo affinché il pubblico si rendesse conto ( se
) che erano intenzionali dalla prima parola all'ultima. Quello non è altro che la
diese cuenta
pantomima degli scritti; volere sostituire in essi col gesto quello che non si esprime con
l'accento ed intonazione. E guarda, amico Victor, nei giornali dell'estrema destra, di quello
che chiamiamo integralismo, e vedrai come abusano del corsivo, del maiuscoletto, delle
maiuscole, delle ammirazioni e di tutte le risorse tipografiche. Pantomima, pantomima,
pantomima! Tale è la semplicità dei suoi mezzi di espressione, o piuttosto tale è la coscienza
che hanno dell'ingenua semplicità dei loro lettori. E bisogna finire con questa ingenuità.››
1 Qualcuno che non segue le regole linguistiche tradizionali
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Altre volte ho sentito sostenere Don Miguel che quello che si considera per di là umorismo,
il legittimo, né ha preso appena in Spagna, né è facile in essa invaghirsene per molto tempo.
Quelli che qui si chiamano umoristi, dice, sono satirici a volte ed altre volte ironici, se non
. Chiamare umorista Taboada, cioè, è abusare del termine. E
interamente spiritosi ( festivos)
non c'è niente di meno umoristico che la satira aspra, però chiara e trasparente, di Quevedo,
nella quale si vede subito il sermone. ( ). Come umorista non abbiamo avuto altro che
Predica
Cervantes, e se questo alzasse testa ( ), [ah!]
levantara cabeza: congiuntivo, Pretérito imperfecto 1
come c’era ( ) da ridere – mi dice don Miguel- di quelli che si indignarono che
imperfetto: habia
io gli riconoscessi qualche ingegno e, soprattutto, come riderebbe ( ) degli
reiría: condizionale
ingenui che hanno preso sul serio alcune delle sue più sottili prese in giro! Perché è indubbio
che attraverso la presa in giro –presa in giro molto sul serio- dei libri di cavalleria imitava lo
stile di questi, e quello di ‹‹non appena il rubicondo Febo, etc.››, che come modello di stile
presentano alcuni ingenui cervantismi niente di più che una caricatura divertente del
barocchismo letterario. E non diciamo niente sul fatto di considerare un
(Barroquismoliterario)
modismo quello " dell’alba seria" con la quale incomincia un capitolo quando il precedente
finisce con la parola ora.
Il nostro pubblico, come ogni pubblico poco colto, è naturalmente sospettoso, così come lo è
il nostro paese. Qui nessuno vuole che li si prendano in giro ),
(que le tomen [congiuntivo) el pelo
né fare il magnifico, né che rimangano con lui, e così, non appena qualcuno gli parla vuole
sapere naturalmente a che cosa attenersi e se lo fa per scherzo o sul serio. Dubito che in un
altro paese a qualcuno disturbi tanto il fatto che si mischino ( ) gli scherzi con le verità,
mezclen
e per quanto riguarda quello che non si capisca bene se una cosa è vera o non seria, chi di noi
lo sopporta? E è molto più difficile che un diffidente spagnolo di termine medio si renda conto
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che una cosa è detta sul serio e per scherzo contemporaneamente, di verità e di scherzi, e
bassezza nello stesso senso.
Don Miguel ha la preoccupazione del tragico buffonesco e mi ha detto più di una volta che
) morire senza avere scritto una buffonata tragica
non volesse ( Subjuntivo pretérito imperfecto 1
o una tragedia buffa, ma non nella in cui il buffo o il grottesco e il tragico siano mischiati
( o giustapposti, bensì fusi e confusi in uno. E come io gli faci osservare che
estén mezclados)
quello non è altro che il più sfrenato romanticismo, mi rispose: ‹‹Non lo nego, ma con il
mettere motti alle cose non si risolve niente. Nonostante i miei più di venti anni di professare
l'insegnamento dei classici, il classicismo che si oppone al romanticismo non mi è entrato.
Dicono che l’ellenico ( è distinguere, definire, separare; ebbene il mio è indefinire,
greco)
confondere.››
E la linea di fondo