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Quando Augusto va a parlare con il suo autore (novità: il personaggio che parla con
autore) leggiamo un dialogo tra Unamuno e Dio. La ragione gli dice che non esiste, la
speranza gli dice di sì-
Solo verso la fine del romanzo si ritrovano gli elementi innovativi del romanzo. Per questo il
31° capitolo è quello più importante di tutto il romanzo.
Trama
All’inizio si rispecchia una storia tipica del realismo dell’800.
Il protagonista è Augusto Perez, un giovane, ricco, madrileno, "figlio unico di madre
vedova", laureato in giurisprudenza e benestante, che, alla morte della madre, si ritrova
solo e non sa cosa fare della sua vita.
Un giorno, in giro per Madrid come un "flaneur senza meta" incontra una
ragazza, Eugenia, della quale si innamora e rimane folgorato.
Cerca di conoscerla e di instaurare un’amicizia ma il corteggiamento non ha buon fine
perché Eugenia confessa al protagonista di essere già fidanzata con Mauricio.
La ragazza, orfana, viene da una situazione economica diversa rispetto a Augusto.
Alla fine, Eugenia cambia idea e decide di sposarlo.
Tutto è pronto ma qualche giorno prima del matrimonio Augusto riceve una lettera di
Eugenia nella quale dice di fuggire con Mauricio e vivrà del lavoro che gli aveva offerto lo
stesso Augusto.
Il giovane protagonista decide allora di suicidarsi ma prima sceglie di andare a parlare con
colui che lo ha creato, cioè Miguel Unamuno (capitolo XXXI)
Capitolo XXXI
Augusto decide di suicidarsi.
Prima però voleva consultarsi con Unamuno, che aveva scritto un saggio incentrato sul
tema del suicidio che lo aveva particolarmente colpito.
Decise di recarsi a Salamanca, luogo dove l’autore viveva da più di 20 anni.
Inizialmente lo celebrava come un grande autore, ma non era consapevole del fatto che
Unamuno oltre ad aver scritto il saggio sul suicidio, aveva scritto anche l’opera di cui
Augusto era protagonista.
Augusto inizia a raccontare a Unamuno la sua storia personale, ma l’autore lo interrompe,
dicendo al personaggio di sapere molto bene, a memoria, la sua (di Augusto) vita. Conosce
tutti i dettagli, anche quelli più intimi.
Grande dilemma unamuniano: "Che cosa siamo?" "Da dove veniamo?" gli uomini si
immaginano che ci sia una vita dopo la morte e che, in un modo o nell'altro, l'uomo
continui a vivere dopo la morte. L'unica soluzione è il "non pensare" perchè il pensiero non
è degli uomini.
In questo gioco di personaggi, Unamuno sta parlando con se stesso: non pensare, non fare
prevalere la ragione sullo spirito perchè la ragione ti porta a non credere
Augusto rimane sbalordito, lo guarda con occhi di terrore. Rimane profondamente stupito
perché non sapeva come Unamuno potesse conoscere dettagli e in generale la sua vita.
Augusto tremava, guardava l’autore come se fosse posseduto.
Cercò di fuggire, di andare via ma non disponeva di forze, che gli venivano date dal suo
creatore = Unamuno – che a sua volte le avrebbe ricevute da un’entità superiore ossia Dio.
Unamuno dà e toglie a suo piacere le forze al personaggio da lui stesso creato (Augusto);
gli dice cosa deve fare e cosa invece no.
Emerge l’ego di Unamuno.
Non dice di “aver spaventato” Augusto, ma di averlo invece “affascinato” con la sua
presenza.
C’è un continuo ritorno a sé stesso (ad Unamuno), per esempio quando chiede ad Augusto
perché ha deciso di consultarsi con lui dopo aver letto uno dei SUOI saggi.
Augusto chiede balbettando ad Unamuno perché non potesse suicidarsi.
L’autore risponde che per farlo doveva essere vivo. In realtà afferma che Augusto non è né
vivo né morto.
Augusto si considerava vivo.
Il personaggio che parla con l’autore è uno stratagemma nuovo nella letteratura spagnola.
Non era uno schema usuale ma sconosciuto e innovativo.
Unamuno (a Augusto): “Tu non esisti in altro modo che non come ente di finzione, sei una
creatura inventata, un prodotto della mia fantasia e di quella dei miei lettori che leggono
questo racconto”
Augusto non era quindi una creatura che si muoveva nel mondo reale, non era vivo.
Esisteva solo per Unamuno e per chi leggeva il romanzo.
Inserisce un elemento fondamentale che fino ad allora non si era preso in considerazione
in modo così concreto: i lettori, il pubblico.
(Prima di lui gli autori si immaginavano un ipotetico gruppo di lettori, con determinate
caratteristiche ma il tutto era astratto. Qui invece si parla di lettori reali, fisici)
Viene spesso citato nel romanzo la parola “Nivola”, era un modo per creare un romanzo
(Novela) che avesse però caratteristiche differenti rispetto alla Novela vera e propria.
È un modo per rompere gli schemi e introdurre aspetti innovativi come la meta narrazione,
i lettori, il dialogo con l’autore del testo etc.
Il gioco Novela – Niebla (titolo) – Nivola, serve a creare un’immagine che serve per indicare
qualcosa di etereo
Unamuno mette in dubbio l’esistenza di Augusto, ma al contempo è come se mettesse in
dubbio la sua stessa esistenza.
Cosa siamo noi se non il sogno, la creazione di un ente irreale?
Unamuno in realtà offre ad Augusto un’apparente indipendenza.
Augusto dopo la confessione di Unamuno, osserva il ritratto dell’autore, riprende fiato e
colore, si fa padrone di se stesso, appoggia i gomiti sul tavolo e con un sorriso di sfida
chiede a Unamuno se si stesse sbagliando
Lo sfida chiedendo “È lei (Unamuno) ad essere la creazione di una finzione, non io
(Augusto)”
Augusto pensa che l’affermazione dell’autore sia un pretesto per far sì che la storia si
diffonda e arrivi in tutto il mondo.
Sopra a Augusto vi è Unamuno che l’ha creato, ma sopra ad Unamuno vi è Dio.
Il vero scrittore della storia, per Augusto, è l’ente superiore (Dio)
Entra in gioco il terzo elemento, fondamentale per la storia. La figura di Dio
Unanumo ha però l’assoluta certezza che Augusto non esiste fuori dalla sua produzione
narrativa ma Augusto dubita di Unamuno così come Unamuno dubita di Augusto.
Augusto chiede allora se sono più reali don Chisciotte e Sancho Panza oppure Cervantes
Cervantes è l’autore (=Unamuno) mentre Chisciotte è il personaggio non reale
(=Augusto). In realtà però tra i due, le persone si ricordano del Chisciotte e quindi,
secondo il ragionamento di Augusto, il Chisciotte è più reale di Cervantes; allo stesso modo
Augusto sarebbe stato più reale di Unamuno stesso.
Questa è la realtà, Augusto è quello che noi lettori ricordiamo e di conseguenza rendiamo
più ‘realistico’ che non l’autore del romanzo stesso
Enti di finzione più reali dell’autore stesso
Inizia poi un interrogazione circa l’uomo che sogna.
Un uomo che sogna è inerte. Ma cosa esiste realmente? Cos’è più vivo in quel momento?
L’uomo come coscienza che sogna oppure il sogno stesso
E cosa succede se un uomo sogna se stesso?
Augusto sostiene così che Unamuno è l’uomo inerte che sogna mentre Augusto,
personaggio, è più reale
Inoltre Unamuno accettando la discussione con Augusto è come se confermasse
l’esistenza del personaggio.
L’autore ha bisogno di discutere, di essere contraddetto altrimenti non poteva vivere.
Quando nessuno lo contraddice o discute con lui, cerca di trovarlo all’interno, di inventare
discussioni dentro sé, ad esempio come accadde con Augusto.
Unamuno è sempre in lotta, ha sempre dubbi che porta anche in quest’opera. Dubbi
esistenziali
Augusto torna ad insinuare l’idea che Unamuno non esisteva più dei suoi stessi
personaggi.
Si chiedeva “dopo la morte chi sopravviverà?” Unamuno o Augusto.
Oggi noi conosciamo Augusto, è lui che è sopravvissuto, è lui che potrebbe essere
considerato quello più reale
Grandi temi riguardanti: sopravvivenza, la vita dopo la morte. Caratteristica anche
dell’esistenzialismo
Unamuno e gli altri autori, creano un personaggio dando a questo determinate
caratteristiche che deve rispettare per essere coerente.
Questo è quello che avviene nella poetica realista.
Nascita del personaggio > assume certe caratteristiche, condizioni di vita, carattere >
deve atteggiarsi come ci si aspetta che faccia. Rispetta il patto di vero somiglianza. Non è
necessario che un fatto sia accaduto, ma l’importante è che i lettori pensano possa
accadere nella realtà
Unamuno però decide di rompere queste norme
Ecco perché ‘novela’ diventa ‘nivola’. Il personaggio di Augusto cerca di rompere la catena
realistica, gode di una propria autonomia, si impone sullo scrittore, lo costringe a rompere
le maglie della norma poetica realistica.
Entriamo nel campo della meta letteratura – letteratura che riflette sulla creazione
letteraria stessa.
Un’opera letteraria affronta il tema della creazione letteraria stessa
(Es. romanzo dove il protagonista è uno scrittore che scrive il romanzo)
Qui è una riflessione sulla creazione della scrittura e i personaggi stessi
Unanumo ad un certo punto, a causa dei continui dubbi di Augusto e delle sue domande
retoriche, dice che il personaggio lo ha stufato.
Siccome lo scrittore non riesce ad uscirne e arrivare a capo di questi dubbi, decide di
uccidere il personaggio, Augusto.
Augusto però non era d’accordo. Un conto era suicidarsi, un altro era essere ucciso
Per Unanumo, Augusto vuole suicidarsi per codardia, per non sentirsi una nullità e per non
essere preso in giro da altri personaggi come Eugenia e Mauricio.
Non vuole sentirsi umiliato.
Per Augusto però la colpa non è di se stesso ma di Unamuno che lo ha creato e ha
permesso che venisse umiliato e deriso da Eugenia
Augusto aveva superato il limite, secondo Unamuno. Decide allora di ucciderlo
Per Unamuno la storia del personaggio di Augusto ormai era stata sviluppata del tutto, era
inutile proseguire, bisogna concludere la storia e quindi ucciderlo.
In realtà però anche lo stesso Unamuno morirà perché lui stesso è un ente creato da un
dio superiore.
Anche tutti i lettori moriranno
Se tutti muoiono (Augusto, lettori, scrittore) siamo tutti enti di finzione creati da
uno superiore, Dio
Unamuno crea un ente di finzione ma allo stesso tempo la sua creatura Augusto, fa notare
che lo stesso Unamuno non è reale, è anch’esso in una nivola dove non è scrittore ma
personaggio – l&rsq