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AUTISMO
Disturbo “pervasivo” dello sviluppo che coinvolge il comportamento e la sfera cognitiva con esordio
antecedente ai 3 anni:
1. Disturbi della comunicazione verbale e non verbale
2. Disturbi della interazione sociale
3. Comportamenti ripetitivi
Si associa a disabilità intellettica (70%) ed epilessia (30%) e può far parte di diversi quadri sindromici
Si parla infatti di Disordini dello Spettro Autistico (ASD)
NEUROPATOLOGIA:
• Macrocefalia 10-30%. Aumentato accrescimento durante lo sviluppo in alcune regioni cerebrali
(frontal and temporal neocortex, caudate). Aumentato spessore della corteccia cerebrale. Riduzione
della distanza tra minicolonne.
Riduzione di spessore del corpo calloso (-10%)
• Ipoplasia del cervelletto
•
L’Autismo è ereditabile, ma geneticamente eterogeneo
Esiste un significativo contributo genetico, non necessariamente legato ad un singolo gene.
• Esistono forme sindromiche associate a ritardo mentale che contribuiscono a circa il 10% casi.
•
SPORT E AUTISMO
Lo sport e l'attività motoria sono da tempo indiscutibilmente riconosciuti come fonte di benessere psico-
fisico. Lo sport opportunamente praticato e l'attività motoria finalizzata possono garantire benefici
grandissimi ed effetti sorprendenti sui giovani autistici, alimentando la loro possibilità di sperare e di
credere in un futuro migliore. Il nuoto e l’atletica sono le attività sportive in cui le persone con autismo
riescono a dare il meglio.
Riguardo il nuoto, l'acqua facilita il mantenimento dell'attenzione condivisa e congiunta, offre intense
stimolazioni sensoriali; facilita la gestione degli aspetti emotivi offrendo contenimento emotivo; facilita la
gestione dei disturbi comportamentali (aggressività, stereotipie); aumenta il contatto oculare; favorisce
l'integrazione sociale; stimola il desiderio di esplorazione; promuove l'accrescimento dell'autostima, quando
viene conquistata l'autonomia di movimento in acqua; stimola le capacità di coordinamento motorio.
Le tecniche natatorie vengono utilizzate come veicolo per raggiungere obiettivi terapeutici ed attuare
successivamente anche il fondamentale processo di socializzazione ed integrazione con il gruppo dei pari.
La paura o la gioia di stare in acqua che il bambino sperimenta, vengono usati come “attivatori emozionali
e relazionali”, capaci di avviare una primordiale richiesta di sostegno e di accudimento. Il gioco viene
utilizzato come strumento per promuovere la relazione e migliorare la gestione delle emozioni.
Attraverso gli interventi di danzaterapia è possibile lavorare stabilendo obiettivi generici volti al
miglioramento del benessere psicologico o delle abilità mentali o seguendo programmi specifici. Lavorando
sul motorio, si attivano le aree frontali del cervello del soggetto, si recupera l’immagine di sé, lo schema
corporeo e si attivano i neuroni “mirror” fondamentali nella comunicazione non verbale e per entrare in
empatia con gli altri e quindi si fa un lavoro neuropsicomotorio sul soggetto disabile che migliora le funzioni
dell’asse affettivo relazionale, motorio e cognitivo. Nell’esperienza con i bambini autistici, che possono
anche avere una totale assenza del linguaggio, il danzaterapeuta cerca di entrare nel loro mondo e di
parlare la loro lingua. Per fare questo, i primi incontri si basano sulla semplice imitazione dei loro movimenti
e del loro spazio. Il movimento è il mezzo utilizzato per comunicare, per entrare nel loro spazio. È
attraverso il movimento del corpo che i bambini fanno capire quando non vogliono una cosa o quando sono
in difficoltà. L’imitazione, permetterà al dmt di entrare veramente nel mondo del bambino, di percepire le
sue emozioni e di capirle. Ciò permette anche ai bambini di avere un contatto più fisico con il conduttore. I
bambini iniziano a esplorare il corpo del terapeuta: le mani, il viso. E successivamente il proprio corpo. È
iniziata una relazione tra persone. Concludendo, quando i bambini prendono confidenza con il loro corpo,
riescono a lasciarsi andare maggiormente. E la comunicazione non ha più confini. L’integrazione è totale. Il
corpo diviene una parte importante del loro parlare, del loro sentire, del loro crescere.
L’autismo ha un’alta correlazione con l’epilessia (30%): è stato dimostrato che le due patologie hanno una
base genetica comune; alla base delle due patologie c’è un difetto dell’omeostasi sinaptica, cioé del
mantenimento del corretto equilibrio tra neuroni che è alla base della regolazione dell’eccitabilità e dei
processi cognitivi.