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SLECROSI MULTIPLA
Malattia infiammatoria multifocale del SNC a verosimile patogenesi autoimmune. Multifocale
perché può interessare la mielina in qualunque punto del SNC, autoimmune perchè è una malattia
TH mediata. Si pensa che l’origine è autoimmune anche se oggi si considera una malattia
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degenerativa.
Malattie demielinizzanti: colpiscono la mielina perfettamente formata
Malattie dismielinizzanti: errori di sintesi della mielina (malattie metaboliche su base ereditaria
precoci).
La mielina è data dall’invaginazione della membrana plasmatica degli oligodendrociti quindi è
formata da lipidi e proteine. Secondo le teorie il sistema immunitario impazzisce ad un certo punto
e attacca le proteine self della mielina, e il target principale è la proteina basica della mielina.
Questa patologia è la prima causa invalidante del giovane adulto con un picco a 35 anni.
Eziopatogenesi: sconosciuta. Secondo uno studio degli anni 80 di Kutze la distribuzione non è
omogenea: è più frequente al nord e raro nel sud del mondo (gradiente nord-sud). Abbiamo 3 aree:
alto medio e basso rischio. Questo gradiente non è assoluto e veritiero perché in Italia questo
gradiente non si è dimostrato ma anzi è più diffusa in Sardegna e Sicilia. A Catania negli ultimi anni
stanno aumentando i casi 7 casi ogni 100000 abitanti, questo può essere sia perché la RM si è
intensificata ma si pensa anche che aumenta incidenza perché qualcosa nell’ ambiente sia cambiato.
Hanno fatto degli studi sulla migrazione: se un soggetto Africano quindi a basso rischio si
trasferisce in Canada (alto rischio) dopo i 15 anni porta con se il basso rischio, se invece si
trasferisce prima dei 15 anni acquisirà il rischio della popolazione in cui si trasferisce. Quindi
questo fattore deve agire prima dell’adolescenza, e questo ha fatto pensare ad un fattore virale e
deve rimanere in quiescenza perché la patologia si manifesta a 30 anni. Anche sui soggetti
predisposti dobbiamo avere più fattori di rischio che devono intervenire prima dei 15 anni. Sono
stati studiati anche fattori perinatali addirittura anche il mese di nascita sembra coinvolto.
L’Epistein barr è quello che maggiornamente sembra avere un ruolo importante e quindi la
mononuleosi aumenta il rischio, invece la vitamina D ha un ruolo protettivo e questo può starci col
gradiente nord-sud perché dove c’è sole c’è produzione di vitamina D anche se in Sicilia questo
ruolo protettivo non si manifesta ma si pensa che in questo caso c’entri l’ambiente oppure perchè si
usano sempre più creme solari che filtrano raggi UV che non fanno formare la vitamina D e che in
passato non si usavano. Un'altra ipotesi è l’hygiene ipotesis che consiste nel fatto che siamo iper
vaccinati e abbiamo troppa igiene e il sistema immunitario dei bambini non si sviluppa e porta a
iperattività dei linfociti infatti tutte le malattie autoimmuni e l’allergie sono in aumento ma l’allergia
comunque è un fattore protettivo perché attiva i TH2. ricordiamo per che tutte queste sono solo 8
ipotesi. Gli unici fattori genetici che sono stati individuati come fattori predisponenti sono
l’aplotipo dell’HLA e VR2 e TQ. Zamboni ha aggiunto in passato un’altra ipotesi secondo cui la
patologia fosse causata da insufficienze venose in realtà questa teoria non era valida ed è stata
accantonata. Questi studi si sono effettuati per capire l’eziopatogenesi e capire perché i linfociti T
attaccano la mielina ma per poter fare questo devono passare la barriera ematoencefalica che
normalmente è impermeabile a loro e quindi si è supposto che qualcuno li deve attivare (possibile
fattore virale). Il linfocita attivato esprime alcune integrine tra cui il VCAM che gli consentono il
legame a livello della barriera e gli consente di passarla e a quel punto si produrranno citochine
proinfiammatorie (TNF) e si attaccherà la proteina basica maggiore. Il processo però è autolimitante
quindi si limita processo infiammatorio e c’è tentativo di ricostruzione che però porta ad una
mielina inferiore di qualità e il risultato sarà rallentamento di velocità di conduzione e si avranno
sintomi in base alla sede: ad esempio una lesione nel fascio cortico spinale si avrà deficit motorio
ecc.. nelle fasi della patologia però si ha lesione anche all’assone e non ci sarà restitutio ad integrum
perché non si riforma come succede alla mielina.
Anatomia patologica: innanzitutto questa patologia ha fasi di riacutizzazione e di remissioni, si
formano delle placche acute attive nelle fasi attive e assorbono il contrasto in RM e c’è edema,
flogosi, demielinizzazione, e nelle fasi croniche silenti abbiamo placche croniche silenti: gliosi
astrocitaria. Tra un attacco e un altro c’è un tempo esteso anche alcuni anni, le placche possono
riformarsi in altre parti. Si può avere un recupero totale dal sintomo. Ci sono percentuali in cui le
ricadute sono lontane anche attraverso l’uso dei farmaci, solo 5% sono rapide e progressive e
rispondo poco ai farmaci. C’è un tentativo di riformazione della mielina ma la mielina non sarà mai
come prima e quindi quando c’è la distruzione della mielina in quella sede sarà rallentato l’impulso.
Negli anni oltre al danno della mielina si danneggiano anche gli assoni e quella funzione rimarrà
deficitaria. Oggi però si pensa che la lesione dell’assone sia nelle fasi precoci della malattia e per
questo si dice che è degenerativa la malattia. Le sedi delle placche: corpo calloso, sostanza bianca
periventricolare e cervelletto e vanno da meno di un millimetro a qualche centimetro. Caratteristica
è la presenza di un infiltrato infiammatorio con cellule di tipo istiocitico-macrofagico, linfociti T e
plasmacellule alla periferia della placca attiva acuta o cronica. Sintetizzando: Periodo di
infiammazione si formano delle placche in qualunque parte del SNC anche se frequenti a livello
della sostanza bianca periventricolare, corpo calloso e in RM sono lesioni iperintense e
distinguiamo la fase di attacco la placca attiva e cronica attiva e poi placca cronica silente con la
gliosi quindi si hanno fasi di attacco e quiescente quindi ricadute e remissioni, piano piano però ci
sarà una lenta progressione senza ricadute quindi per questo è chiamata una malattia degenerativa
perché prima abbiamo periodi di remissione e il paziente sta bene anche per molto tempo poi
ricadute e poi si ha regressione senza guarigione.
CLINICA: sintomi d’esordio nel 30% dei casi deficit di forza seguito da
• Neurite ottica retrobulbare in cui abbiamo la lesione al nervo ottico prechiasmatica che può
portare a cecità completa da un occhio
• Disturbi piramidali con tutti i sintomi connessi: Babinski, ipereflessia profonda
• Sintomi sensitivi: parestesie
• Sintomi cerebellari
• Raramente nevralgia del trigemino e crisi epilettiche.
L’esordio può essere mono o plurisintomatico. Un elemento essenziale per diagnosi è la
disseminazione spazio temporale. Per la disseminazione temporale devo avere almeno due
ricadute e affinché una ricaduta sia una ricaduta (relapse) deve essere distante dalla precedente
di almeno 1 mese e deve avere una durata maggiore di 24 ore. Per la disseminazione spaziale si
deve avere l’interessamento di 2 aree diverse. Decorso relapse e remitting (ricadute e
remissioni) dopo un certo di tempo entra nella parte progressiva con lento e cronico
peggioramento perché si spegne fase infiammatoria e prevale la degenerazione. Non tutte le
relapse sono evidenti. 9
TERAPIA: Gli immunomodulanti sono utili solo nella fase infiammatoria con relapse e
remitting nella fase progressiva non si hanno farmaci perché finisce infiammazione quindi per
questo si tende a iniziare la terapia nel più breve tempo possibile. La morte avviene per cause
correlate ma non direttamente per la malattia. Quando inizia a 40 anni è più grave perché è solo
progressiva mentre prima insorge e meglio è perché c’è la fase relapse e remitting. Poi si può
usare anche l’ interferone, metatrexato nelle prime fasi
Diagnosi quindi si fa con la RM. In epoca prima della RM si aspettava solamente la clinica e quindi
la RM ci ha consentito diagnosi precoce e quindi la cura precoce e ci fa vedere focolai iperintensi
quando sono in fase attiva prendono il liquido di contrasto. Il deficit di forza è centrale con
ipereflessia, Babinski. L’altra diagnosi può essere la puntura lombare che permette di notare
l’aumento delle IGG e i potenziali evocati che consiste nello studiare gli impulsi lungo le vie visive
acustiche e somato sensitive. EPILESSIA
Epidemiologia: malattia cronica più frequente al mondo e soprattutto nei paesi in via di sviluppo
dove c’è un più alto rischio di patologie come la parassitosi, incidenti cranici, problemi perinatali
che hanno un ruolo importante nella patogenesi della patologia infatti si hanno 150 casi ogni
100000 abitanti mentre nei paesi industrializzati 70 casi annui. Abbiamo due picchi: in età infantile
e in età avanzata. Il primo picco si ha nel bambino ed è una epilessia idiopatica a causa genetica, il
secondo picco dovuto invece ad ictus, tumori e quindi secondari a patologie. Le crisi epilettiche
sono fenomeni anormali transitori di breve durata con restitutio ad integrum dove si possono avere
o no alterazioni dello stato di coscienza e dove possiamo avere degli eventi motori sensitivi psichici
che possono essere percepiti o no. È ovvio che se la causa è ad esempio un tumore la semiologia
varia in base all’area colpita. Per fare diagnosi bisogna avere 2 crisi intervallate da 24 ore sennò si
considera singolo episodio e non epilessia e soprattutto non ci devono essere cause acute sottostanti
come la meningite o encefaliti o alcolismo acuto sennò non si considera epilessia. Ci sono delle
forme che vanno a remissione; l’epilessia è attiva se si è avuta almeno una crisi negli ultimi 5 anni
indipendentemente dall’uso dei farmaci, l’epilessia in remissione o inattiva quando non c’è stata
crisi negli ultimi 5 anni. L’esame princeps per la diagnosi è l’EEG.
Epilettogenesi: si presenta un focus dove si ha una depolarizzazione parossistica del potenziale
d’azione, viene meno il bilancio tra trasmissione eccitatoria e inibitoria quindi un deficit della
trasmissione GABAergica inibitoria su questi neuroni e aumento della trasmissione eccitatoria data
dal glutammato e la cui semiologia dipende dall’area colpita. È una scarica sincrona