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CEFALEE
Cefalee è sinonimo di mal di testa, in qualsiasi parte della testa. La classificazione delle cefalee ha avuto
un’evoluzione nel corso degli anni, e attualmente c’è la ICHD-3 che definisce i gruppi di cefalee:
• Cefalee primarie, in cui non c’è una causa che determina la cefalea. Le tre cefalee primarie più
frequenti sono l’emicrania, la cefalea di tipo tensivo e la cefalea a grappolo.
• Cefalee secondarie, in cui la cefalea è il risultato di farmaco o di un'altra condizione, come trauma
cranico o rottura di aneursima.
• Nevralgie craniche e dolori facciali.
Ricordiamo che il fatto che uno abbia l’emicrania non esclude che lo stesso pz possa avere una cefalea a
grappolo o una cefalea di tipo tensivo o cefalea secondaria a traumi.
Nel corso degli anni la ricerca sulle cefalee ha avuto uno sviluppo molto importante. Bisogna pensare a una
forma secondaria in tutti i casi in cui per esempio il pz ha altri sintomi associati, pensiamo per esempio ad un
pz con febbre alta e cefalea, non pensiamo all’emicrania, pensiamo a una condizione che ci dà entrambi i
sintomi. Ci sono poi dei cosiddetti red flegs.
Un pz con cefalea si invia al PS quando il pz soffre di cefalea per la prima volta, quando si ha la ‘’thunderclap’’
headache, termine per descrivere una cefalea che passa da zero al massimo di intensità nell’arco di secondi;
questa solitamente si associ a rottura di aneurisma o emorragia subaracnoidea. Si invia al ps quando il
sintomo di cefalea è associato a un sintomo neurologico focale, per esempio debolezza di un braccio, visione
doppia. Oppure si invia quando ci sono sintomi periorbitali, perché potrebbe essere associato a alterazioni
vascolari. La cefalea è molto frequente come valutazione del ps, rappresenta il 2% delle visite.
CEFALEA DI TIPO TENSIVO
È una cefalea che la maggior parte delle persone ha avuto almeno una volta nella propria vita. È una cefalea
di intensità non molto elevata, in genere non è pulsante, è più una sensazione di peso definita cefalea di tipo
gravativo. In genere è bilaterale. Non ci sono altri sintomi associati. In alcuni casi ci può essere la cervicale,
che interessa la muscolatura della nuca, dando una rigidità del collo. In passato si pensava che la rigidità di
questi muscoli fosse la causa di questa cefalea, ma in realtà non è vero.
Il picco è nella quarta decade di vita. La prevalenza è sicuramente maggiore dell’emicrania, ma molte persone
prendono una tachipirina senza chiedere aiuto ai medici, quindi è difficile valutare la frequenza.
La diagnosi è sostanzialmente clinica. Gli esami sono normali nella cefalea di tipo tensivo. I fattori precipitanti
sono lo stress e la tensione mentale, movimenti della testa e del collo, cibo, fame e odore, sonno.
In base alla frequenza viene distinta in episodica o cronica. Quella cornica è quella con 15 o più giorni di
cefalea di tipo tensivo al mese.
I farmaci che si prescrivono negli attacchi acuti solitamente sono i FANS, ibuprofene, naprossene, aspirina,
paracetamolo.
C’è poi un trattamento preventivo con antidepressivi triciclici come l'amitriptilina. Possibile efficacia della
mirtazapina e della venlafaxina, del topiramato, del gabapentin e del miorilassante tizanidina. Al contrario, le
prove disponibili suggeriscono che gli inibitori selettivi dell'assorbimento della serotonina non sono efficaci
per la profilassi della cefalea di tipo tensivo.
EMICRANIA
La differenza fra cefalea di tipo tensivo ed emicrania è che la cefalea di tipo tensivo è bilaterale mentre
l’emicrania è unilaterale. Il dolore è un dolore intenso e pulsante. Nella cefalea di tipo tensivo non ci sono
associazioni con nausea, vomito, fotofobia, mentre gli attacchi di emicrania il pz vuole stare al buio, in silenzio,
non vuole sentire odori e spesso vomita o comunque ha una nausea intensa. 26
La patogenesi dell’emicrania è dovuta da una alterazione dell’eccitabilità neuronale, una onda di depressione
dell’attività corticale che parte dalle regioni posteriori e avanza in quelle anteriori. Questo è associato a una
serie di modificazioni del flusso sanguigno e si propaga.
L’emicrania si distingue in emicrania con o senza aura. È un disordine molto frequente nella popolazione.
Quella senza aura è la più frequente. Il sesso femminile è più interessato dalla malattia rispetto al sesso
maschile. Il picco viene raggiunto tra i 30 e i 39 anni.
Gli attacchi di emicrania vengono distinti in 4 fasi:
• Fase prodromica
• Aura emicranica: in circa il 20% dei pz, con sintomi visivi, sensitivi, parola/linguaggio, motori. è un
disturbo che dura dai 10-15 minuti ai 60, con sintomi reversibili. L’aura precede l’inizio del dolore. Il
pz ha il disturbo visivo, passa il disturbo visivo e inizia il dolore. Spesso il dolore si associa ai disturbi
però. In genere l’aurea è caratterizzata da sintomi positivi come flash luminosi, ma tuttavia possono
essere negativi come ipoestesia.
• Fase cefalalgica: il dolore dura dalle 4 alle 72 ore.
• Fase postdromica: il pz è esausto, ha dolore quando muove la testa, non si sente tanto bene ma
non ha più dolore
I fattori precipitanti sono frequenti e sono stress emozionale, cambiamenti ormonali, saltare un pasto,
mangiare troppo, odori come gli agrumi, cefalea da ristorante cinese dovuta all’uso di glutammato, che causa
emicrania, disturbi del sonno, dolori del collo.
Esistono a seconda del tipo di aura emicrania vestibolare, emicrania mestruale.
• Emicrania vestibolare - vertigini episodiche in pazienti con una storia di emicrania o con altre
caratteristiche cliniche di emicrania (fotofobia, fonofobia, aura visiva, ecc.). L'associazione della
cefalea con le vertigini è variabile, anche nei singoli pazienti. Non ci sono test di conferma per
l'emicrania vestibolare. Altri disturbi, in particolare la malattia di Ménière e la malattia strutturale e
vascolare del tronco encefalico, devono essere esclusi nella maggior parte dei pazienti.
• L'emicrania mestruale (chiamata anche emicrania associata mestruale o emicrania catameniale) è
definita come emicrania che si verifica in stretta relazione temporale con l'inizio delle mestruazioni;
Questo periodo di tempo di solito comprende da due giorni prima a tre giorni dopo l'inizio del
sanguinamento mestruale. Le donne con emicrania mestruale possono anche avere emicrania in altri
momenti del mese.
Quando i giorni del mese sono 15 o più di 15 al mese per almeno 3 mesi si parla di emicrania cronica.
Il trattamento dell’attacco acuto è simile a quello della cefalea di tipo tensivo, quindi FANS, con associazione
di antiemetico.
Nell’emicrania ci sono anche i triptani, farmaci specifici per gli attacchi di emicrania, che in base alla via di
somministrazione si distinguano in farmaci somministrabili per OS, sottocutanea e intranasale. Il vantaggio
dei sottocutanei e intranasali è che si assorbono bypassando il tratto gastrointestinale.
Ci sono poi i gepanti che sono dei peptidi che vanno a inibire il ricettore del CRGP, che è un
neurotrasmettitore coinvolto nella genesi del dolore emicranico. Questi farmaci hanno pochissimi effetti
collaterali e si possono somministrare anche per la profilassi. Lo svantaggio è il prezzo alto.
Nel trattamento preventivo, la terapia riduce frequenza e durata degli attacchi e aumenta la risposta ai
farmaci sintomatici. Tra i farmaci abbiamo i beta bloccanti (metoprololo, propanololo, timololo), antidepressivi
(amitriptilina e velafaxina) e antiepilettici (valproato, topiramato, gabapentin).
Negli ultimi 3-4 anni si sono affacciati gli anticorpi monoclonali diretti sempre contro il recettore CGRP come
erenumab, fremanezumab, galcanezumab, eprinezumab e poi i gepanti, sempre ligandi per il CRGP. 27
Per il trattamento di questi farmaci è necessario un piano terapeutico e questi farmaci vengono rilasciati dalla
farmacia ospedaliera.
CEFALEA A GRAPPOLO
Le cefalee a grappolo fanno parte delle cefalee autonome trigeminali, sono unilaterali. Le cefalee si
concentrano a grappoli, in alcuni periodi di tempo e poi svaniscono. La sintomatologia è più frequente nel
sesso maschile. Il dolore va da 15-30 a 180 minuti.
La cefalea a grappolo appartiene a un gruppo di entità di cefalea idiopatica, le cefalee autonomiche trigeminali
(TAC), che comportano attacchi di mal di testa unilaterali, spesso gravi, e tipici sintomi autonomici di
accompagnamento. La cefalea a grappolo è la più importante di queste entità.
Patogenesi -> complessa e non completamente compresa
La teoria più ampiamente accettata è che la cefalea a grappolo primaria sia caratterizzata da attivazione
ipotalamica con attivazione secondaria del riflesso trigemino-autonomo, probabilmente attraverso una via
trigemino-ipotalamica. Un'altra teoria sostiene che l'infiammazione neurogena delle pareti del seno
cavernoso oblitera il deflusso venoso e quindi danneggia le fibre simpatiche che attraversano l'arteria carotide
interna intracranica e i suoi rami.
La prevalenza della cefalea a grappolo è < 1%
Rapporto tra maschi è femmine è 4,3:1
Si ha un aumento del rischio familiare (componente genetica, almeno in alcune famiglie)
Gli attacchi di forte dolore orbitale, sopraorbitale o temporale, accompagnati da fenomeni autonomici e/o
irrequietezza o agitazione. Gli attacchi stereotipati possono colpire fino a otto volte al giorno e sono di breve
durata (15-180 minuti).
La cefalea a grappolo è strettamente unilaterale e i sintomi rimangono sullo stesso lato della testa durante
un singolo attacco a grappolo (tuttavia, i sintomi possono passare all'altro lato durante un diverso attacco a
grappolo - il cosiddetto side shift - in circa il 15%)
A differenza dei pz con emicrania, i pazienti con cefalea a grappolo sono irrequieti e preferiscono camminare
o sedersi e dondolarsi avanti e indietro.
Gli attacchi di cefalea a grappolo possono essere così violenti che i pazienti possono suicidarsi se la malattia
non viene diagnosticata o trattata.
I sintomi autonomici, ptosi, miosi, lacrimazione, iniezione congiuntivale, rinorrea e congestione nasale, si
verificano solo durante l'attacco di dolore e sono omolaterali al dolore. Questi sintomi sono indicativi sia di
iperattività parasimpatica che di compromissione simpatica. In alcuni pazienti, i segni di paralisi simpatica
(miosi e ptosi) persistono indefinitamente, ma si intensificano durante gli attacchi. Anche la sudorazione e il
flusso sanguigno cutaneo aumentano sul lato doloroso, in particolare nelle aree con deficit simpatico. Circa
il 3% di tutti i pazienti non presenta sintomi autonomici.
Periodicità