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EZIOLOGIA
Ictus ischemico:
Si distinguono varie cause di ictus ischemico. Ma le più importanti sono:
•
aterotrombosi (30-40%) ad es fissurazione di una placca.
•
cardioembolia (30-40%) tipicamente materiale provieniente dall’ altrio sin (auricola sin)
•
infarti “lacunari” (25%) correlati a danno cronico ipertensivo a carico dei rami perforanti
della media o della basilare.
• Cause emodinamiche: ad esempio in caso di steno-occlusione di una grande arteria si possono
manifestare cali della perfusione così significativi (come del resto negli stati di grave
ipoperfusione sistemica) da determinare ischemia, particolarmente in quelle zone che vengono
dette “di confine” , ovvero che si trovano al limite tra due diversi territori di vascolarizzazione
arteriosa.
Ictus emorragico:
Nella grande maggioranza dei casi l’ ipertensione è la causa dell’ictus emorragico (anche se sono da
tenere in considerazione anche le patologie che determinano deposizione di amiloide nella parete vasale
indebolendola, come ad esempio l’ angiopatia amiloide cerebrale – deposizione di amiloide
principalmente nelle arterie di piccolo e medio calibro).
Negli individui normali esiste un
sistema di autoregolazione del
circolo cerebrale che funziona tra
50 e 150 mmHg circa. Al di sotto
ed al di sopra di questi valori si
manifestano sintomi dell’ ipossia
(come ad esempio confusione e
disturbi della visione) o quelli
della encefalopatia ipertensiva
rispettivamente.
Nell’ individuo iperteso cronico
si ha invece un adattamento
arteriolare alle alte pressioni che sposta il range di autoregolazione tra 120-220 circa, ma in questo
processo le arteriole di resistenza subiscono delle modificazioni patologiche che le predispongono al
sanguinamento (lipoialinosi, microaneurismi).
Oltre all’ ipertensione cronica, anche un aumento improvviso della PA può determinare un’emorragia
(come ad esempio accade nell’ abuso di amfetamine o cocaina).
Emorragia Subaracnoidea:
Nell’ 85-90% dei casi è causata dalla rottura di un aneurisma oppure di una malformazione arteriosa.
Nella restante parte dei casi non è sostenuta da nessuna malformazione pre-esistente ed allora si parla di
emorragia sub aracnoidea sine-materia.
Questa patologia è di pertinenza neurochirurgica.
NEUROFISIOPATOLOGIA DELL’ ISCHEMIA:
L’ interruzione del flusso sanguigno nel cervello depriva i
neuroni e le altre cellule di glucosio e ossigeno, portando
rapidamente alla morte cellulare.
Il grado di danno cerebrale è ovviamente dipendente dalla
severità dell’ ischemia. Ad esempio se questa è solamente
moderata i danni si verificheranno selettivamente , a carico
delle popolazioni neuronali maggiormente sensibili. Le
ischemie severe provocano invece morte neuronale selettiva,
ovvero non danneggiano la glia ma conducono a morte i
neuroni, mentre l’ ischemia totale determina un quadro
definito “pan-necrosi”, che colpisce tutti i tipi cellulari e
risulta nelle lesioni cavitarie osservabili nello stroke.
Uno dei meccanismi di danno maggiormente coinvolti
nell’ischemia è l’ eccitotossicità, ovvero:
1. il danno cellulare porta a depolarizzazione a causa del
leakage di ioni dovuto al malfunzionamento dei
sistemi di pompa.
2. la depolarizzazione determina ingresso di calcio depolarization-induced e stimola il rilascio di
glutammato.
3. Il glutammato attiva recettori sul terminale postsinaptico determinando apertura dei canali del
sodio e del calcio determinando rigonfiamento cellulare, danno mitocondriale, generazione di
radicali liberi e attivazione enzimatica incontrollata.
L’edema che risulta da questa catena di eventi contribuisce a peggiorare la situazione (si tenga presente
che l’ edema ischemico NON risponde ad i cortisonici)
“Ischemic Cascade”:
La 1. Lack of oxygen causes the neuron's normal process for making ATP for energy to fail.
2. The cell switches to anaerobic metabolism, producing lactic acid.
3. ATP-reliant ion transport pumps fail, causing the cell to become depolarized, allowing ions,
including calcium (Ca++), to flow into the cell.
4. The ion pumps can no longer transport Ca out of the cell, and intracellular Ca levels get too high.
5. The presence of Ca triggers the release of the excitatory amino acid neurotransmitter glutamate.
6. Glutamate stimulates AMPA receptors and Ca++-permeable NMDA receptors, which open to
allow more calcium into cells.
7. Excess calcium entry overexcites cells and causes the generation of harmful chemicals like free
radicals, reactive oxygen species and calcium-dependent enzymes such as calpain,
endonucleases, ATPases, and phospholipases in a process called excitotoxicity.[5][6] Calcium
can also cause the release of more glutamate.
8. As the cell's membrane is broken down by phospholipases, it becomes more permeable, and more
ions and harmful chemicals flow into the cell.
9. Mitochondria break down, releasing toxins and apoptotic factors into the cell.
10. The caspase-dependent apoptosis cascade is initiated, causing cells to "commit suicide."
11. If the cell dies through necrosis, it releases glutamate and toxic chemicals into the environment
around it. Toxins poison nearby neurons, and glutamate can overexcite them.
12. If and when the brain is reperfused, a number of factors lead to reperfusion injury.
13. An inflammatory response is mounted, and phagocytic cells engulf damaged but still viable tissue
14. Harmful chemicals damage the blood brain barrier.
15. Cerebral edema (swelling of the brain) occurs due to leakage of large molecules like albumins
from blood vessels through the damaged blood brain barrier. These large molecules pull water
into the brain tissue after them by osmosis. This "vasogenic edema" causes compression of and
damage to brain tissue.
FLUSSO CEREBRALE e ICTUS
Il flusso cerebrale normale è di circa 55ml/100g/min , per un peso totale dell’ organo in media pari a 1,4
kg. Di tutti i nutrienti e le sostanze che attraverso il sangue giungono al cervello, esso estrae solo
ossigeno e glucosio.
È fondamentale che questo flusso rimanga costante nel tempo, e per questo esistono dei meccanismi
regolatori (guarda sopra), ma è chiari che nel caso di ictus il sistema circolatorio cerebrale viene
completamente sconvolto, e l’ effetto è diverso a seconda dell’ entità della riduzione del flusso:
• Riduzione al 50% dei valori normali (circa 30 ml/100g/min) inizia la glicolisi anaerobia e le
aumentate concentrazioni di lattato portano ad acidosi ed edema citotossico.
• Diminuzione al 35% dei valori normali (circa 20 ml/100g/min) : diminuzione marcata della
sintesi di ATP, instaurarsi del silenzio elettrico per cercare di salvaguardare le cellule più a lungo
possibile, destabilizzazione della membrana cellulare. (in questo stato le cellule possono resistere
per circa 3h, ed è per questo che l’ intervento fulmineo è fondamentale per salvare quanto più
tessuto nervoso possibile).
• Diminuzione al di sotto di 10 ml/100g/min : morte cellulare a causa di pronunciati meccanismi
di eccitotossicità innescati dalla depolarizzazione patologica della membrana cellulare.
ALTERAZIONI ANATOMOPATOLOGICHE
L’ alterazione caratterizzante la lesione cellulare
acuta è il neurone rosso: conseguenza di insulto
ischemico/ipossico irreversibile,o insulti tossici e
infettivi che portano a morte cellulare.
Questa alterazione è visibile in ematossilina-
eosina 12-24 ore dopo l’evento lesivo ed è
caratterizzata da contrazione del corpo
cellulare,picnosi nucleare,scomparsa del nucleolo,
citoplasma intensamente eosinofilo e microvacuolizzazioni.
All’ interno del territorio di distrubizione dell’ arteria colpita
si trovano due aree diverse:
• la zona del core: In questa zona si è verificata
ischemia severa (flusso sanguigno al di sotto dei
limiti minimi (5-20% del normale). In questa regione
si verifica una perdita rapidissima dei depositi
energetici, e necrosi sia dei neuroni che delle cellule
gliali.
• La zona di penombra ischemica è una zona più o
meno estesa circostante il core, nella quale il tessuto è
moderatamente ischemico e può rimanere in bilico in
questa condizione per svariate ore. La ragione è che la
zona di penombra viene raggiunta da circoli
collaterali che suppliscono seppur non completamente
all’ occlusione dell’ arteria. Va tenuto presente che la
rivascolarizzazione è fondamentale per salvare il
tessuto in penombra, poiché la vascolarizzazione
precaria dei collaterali non può persistere come
condizione permanente.
TRASFORMAZIONE EMORRAGICA DELL’ISCHEMIA
L’ infarto ischemico in molti casi va incontro a trasformazione emorragica blanda, anche chiamata
conversione emorragica. In questo caso l’ infarcimento si verifica a causa dell’ invasione linfocitaria e
marcofagica, e le cellule rosse che si apprezzano sono relativamente poche.
Il quadro sopra descritto costituisce quasi una naturale evoluzione dell’ embolismo.
In altri casi il quadro è più drammatico e si manifesta un infarcimento emorragico parenchimale, che è
da ben distinguersi dalla condizione precedente.
Anche dal punto di vista delle neuro immagini infatti le due condizioni sono ben diverse, poiché nel
primo caso (meno grave) si apprezzano solamente piccole “petecchie” confluenti di sanguinamento,
mentre nel secondo caso (molto severo) si ha la formazione di raccolte dense e ben definite di sangue,
che possono essere così consistenti da creare problemi per effetto massa. La maggior parte delle volte
queste raccolte si formano in corso di riperfusione , e quindi in un vaso sottoposto a pressione dopo un
periodo più o meno lungo di ischemia e quindi danno.
FOCALITA’ DEI DISTURBI LEGATI ALL’ISCHEMIA:
Degli indizi possono esser tratti sulla localizzazione dell’interruzione del flusso, dai sintomi accusati da
paziente, che saranno strettamente legati al territorio di distribuzione dell’arteria lesa.
• Arteria carotide interna extracranica: amaurosi fugace (l’oftalmica è il primo ramo che origina da
questa arteria), per il resto indistinguibile da quadro clinico di occlusione della c. media.
• Arteria cerebrale media: deviazione dello sguardo verso l’ emisfero danneggiato, afasia (se a
sinistra) emiplegia, emianestesia ed emianopsia laterale. Può presentarsi neglect (ovvero
negazione dell’ esistenza del) lato emiplegico. Spesso nei pazienti giovani l’ occlusione della
cerebrale media può portare a necessità di eseguire una craniotomia