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Il senso di rassegnazione alla morte

Il senso di rassegnazione alla morte è presente anche in un altro racconto, quello di Mastro Manole e il monastero di Arges: è la storia di un capomastro e dei suoi muratori che non riescono a portare a termine la costruzione di un monastero perché crolla ripetutamente di notte e sono minacciati dal principe di esser murati dentro se non porteranno a termine l'opera. Un sogno premonitore mostra a Manole che dovrà murare la prima fanciulla che vedrà al mattino per terminare i lavori, e la prima donna che vede è sua moglie che viene murata. Il principe, vedendo il tempio completo, si accorge della sua bellezza e alla risposta positiva di costruire un altro tempio lascia i muratori in cima alle mura che cadendo giù insieme a mastro Manole nasce una fontana di lacrime. La passività verso la morte non è riscontrabile solo nella mitologia ma anche ad esempio nei soldati, tutti rassegnati e fatalisti. I rumeni sembrano incapaci di

Gestire la violenza degli avvenimenti anche in conseguenza di una situazione geopolitica che ha reso la Romania terra di conquista, soggiogata al terrore della storia che si è abbattuto sui contadini, discendenti dei daci. I daci avevano grandi qualità guerriere come dimostrano le gesta illustrate nella colonna traiana e per questo si è identificato il popolo rumeno nella figura del contadino soldato per sottolineare il coraggio e non solo la passività.

La questione della nazionalità in Transilvania e in Romania

Nel 1881 la Romania era costituita da soli due principati, la Valacchia e la Moldavia, il resto dei suoi territori era sotto i russi o l'impero austro-ungarico. In Transilvania coabitavano popolazioni diverse in cui sassoni ed ebrei costituivano la classe mercantile e in cui vi era un tasso di analfabetismo relativamente basso e per questo gran parte degli intellettuali rumeni proviene da questa regione. La Bessarabia invece era una regione

completamente russificata sia gli intellettuali che i contadini. La nascita della grande Romania Solo nel 1905 si diffuse in Bessarabia un gruppo di nazionalisti rumeni le cui idee si rafforzarono nel 1917 di fronte alla rivoluzione russa e proclamarono l'autonomia della regione chiedendo l'aiuto rumeno per sedare le rivolte contadine. Nel 1918 la Transilvania fu annessa alla Romania dopo la sconfitta della Germania e dell'impero Austro-ungarico. Gli storici romeni sottolinearono come il nazionalismo transilvano era un segno di ribellione verso l'Ungheria e si era finalmente avverato il sogno di una grande Romania, ma continuarono le contraddizioni tra cultura occidentale e cultura orientale, i principi liberali e democratici espressi nella costituzione erano però rinnegati nei comportamenti pratici con atti discriminatori delle minoranze etniche specie ungheresi. Le aspettative di essere un grande stato furono frustrate, venne percepita con fastidio.l'importanza di preservare l'identità nazionale e di resistere all'influenza straniera. Inoltre, si sviluppò un sentimento nazionalista che portò alla discriminazione e alla persecuzione delle minoranze etniche, in particolare degli ebrei. La crisi economica del 1929 colpì duramente la Romania, che dipendeva fortemente dalle esportazioni agricole. Il governo cercò di affrontare la crisi attraverso la nazionalizzazione delle risorse petrolifere, ma i risultati furono limitati. La Romania chiese aiuti finanziari alla Francia, ma i funzionari francesi si trovarono di fronte a una gestione contabile arretrata e alla mancanza di interesse da parte del re Carol II per mettere in ordine i conti pubblici. Il re preferiva un nazionalismo autoritario che portò il paese in una crisi di identità. La costituzione del 1923 mise in discussione il modello liberale, con alcuni storici che criticavano l'occidentalizzazione e sostenevano l'importanza di ispirarsi alla cultura turco-bizantina anziché copiare da civiltà straniere. Il leader nazional-contadino Madgerau sottolineava l'importanza di preservare l'identità nazionale e resistere all'influenza straniera. Questo nazionalismo si accompagnò a un aumento del razzismo e della discriminazione, in particolare contro la comunità ebraica.

L'inadeguatezza del sistema parlamentare in Romania, in cui la ricchezza era nelle mani di pochi, questa critica trovò realizzazione in una politica antiindustrialista di destra e contro la borghesia considerata mentitrice e non realmente democratica. L'attacco borghese si unì all'antisemitismo e si sviluppò un movimento nazionalista di destra che faceva capo al filosofo Ionescu che si schierò contro ogni gerarchia religiosa e contro la sudditanza della Romania verso i paesi occidentali. La rivista Girindea rispecchiava questo clima e si rivolse verso teorie di stampo fascista pervase di spiritualità ortodossa di cui si faceva portavoce Crainic che vedeva nemici della Romania la chiesa di Roma, la democrazia, il comunismo e la società delle nazioni. Crainic appoggiò il movimento parafascista delle guardie di ferro di Codreanu, che si ispirava apertamente a Mussolini e aveva idee antisemite in quanto gli ebrei erano di ostacolo.

alla formazione di una classe dirigente romena e alla civilizzazione nazionale. Il movimento pervaso di spiritualità messianica ortodossa si diffuse anche tra i contadini. I legionari percorsero lo stesso iter della Germania e dell'Italia agendo sul piano legale e quello della violenza e si instaurò ben presto in Romania un movimento parafascista con una persecuzione degli ebrei, mentre il re Carol conduceva un doppio gioco tra Londra e il governo nazista per tentare di bloccare invano l'avanzata russa in Bessarabia. Il re si alleò allora con Hitler e nominò il generale Antonescu Conducator che divenne capo indiscusso del governo romeno e gli oppositori Maniu e Bratianu si mostrarono più volte contrari all'alleanza con la Germania e per questo stipularono un armistizio segreto con gli alleati riconoscendo però la perdita della Bessarabia a favore della Russia e nel 1944 il re fece arrestare Antonescu e la Romania si ritrovò ben

Russia sovietica. La nascita del nazionalismo I movimenti nazionalisti avuti dopo il crollo del regime sovietico non sono altro che la continuazione di quelli precedenti l'instaurazione del medesimo, bloccati dal comunismo in una convivenza nell'internazionalismo operaio, tesiche contrasta con il nazionalismo grande russo. Anche la Romania fu assimilata alla cultura russa tramite la struttura burocratica, l'insegnamento e l'architettura. Nazionalismo e intolleranza nella Romania comunista. Le minoranze etniche in Romania si sentivano misconosciute e oggetto di vessazioni, specie la minoranza ungherese che furono addirittura ghettizzati in una serie di distretti e si cercava di cancellare la loro identità culturale e anche economica e professionale. Una politica del tutto similare fu condotta nei confronti dei sassoni che emigrarono in gran parte in Germania e non diversa fu il destino delle comunità ebraiche che furonoletteralmente vendute a Israele, mentre i zingari furono per lo più assimilati in attività metallurgiche e agricole. La politica nazionalista di Ceausescu si espresse anche nell'affermazione delle origini daco-romane e furono incentivati i ritrovamenti archeologici risalenti a quell'epoca per opporsi anche alla mitologia ungherese. Si riaffermò una mistica legata alla missione del popolo, ma nonostante tutto la comunità internazionale si schierò contro le politiche discriminatorie di Ceausescu. I rumeni e la sfida liberal-democratica La fine del regime sovietico rumeno fu segnata dalla violenza e fu seguita in diretta televisiva, anche se le prime elezioni post regime segnarono una certa continuità con il regime sovietico e si era creato un forte sentimento di rinascita e di benessere. In realtà i primi anni dopo il comunismo furono assai deludenti, primo fra tutti per la mancata riunificazione con la Moldavia e le rivolte dei.minatori riportarono un clima repressivo di stampo fascista e comunista. Inoltre è possibile applicare le teorie di Barrington Moore per cui i rapporti tra borghesia e nobiltà determinano lo sviluppo e le forme di uno stato, infatti nell'Europa orientale gli obblighi feudali hanno impedito l'affrancamento dei contadini e la nobiltà ha imposto il suo dominio anche sulle città e la borghesia rimaneva debole ed era la democrazia che modulava la democrazia e la modernità. Si sviluppò ben presto una tendenza all'uomo forte, impronta presa ben presto anche dal comunismo. Secondo Schopflin la popolazione rumena era basata su tre matrici: 1. contadina tradizionale: ispirata a valori feudali fortemente collettiviste e anti-egualitarie e facilmente manipolabili dai demagoghi. 2. matrice comunista: che vive la transizione al capitalismo con una certa ostilità, che mantengono ancora il senso comunista dello stato e lo spirito collettivista.matrice liberale: che hanno creduto alla venuta del capitalismo per mettere in piedi attività remunerative valide ed efficienti, ma anche illegali con tutta una serie di mafie. La crisi economica Gli effettivi eventi post-comunisti hanno prodotto una forte delusione nei confronti del liberalismo economico. La produzione industriale è diminuita e l'inflazione è aumentata e i salari non sono stati capaci di tenerne il passo, i rumeni si sono trovati di fronte ad un progressivo impoverimento e a fenomeni di esclusione sociale provocando una diffusa paura nel futuro. Ai mali recenti si sono aggiunti quelli esistenti della corruzione. Ciò che è realmente mutato dopo il crollo del comunismo è stata la libertà di espressione, ma non la struttura economica per le difficoltà nel processo di privatizzazione anche per mancanza legislativa. Anche in agricoltura la situazione è critica, in quanto la parcellizzazione delle terre ha frantumato.le aziende agricole e non ci sono titoli di proprietà ancora sicuri, tutto ciò ha portato l'agricoltura rumena a livelli ottocenteschi anche perché i prodotti importati dall'unione europea costano di meno di quelli prodotti in patria. Vi è una generale delusione verso l'Europa anche dopo la mancata adesione all'unione, vissuta ancora una volta in una situazione di passività con una nostalgia per il vecchio sistema comunista con cui vi è una certa linea di continuità nelle scelte elettorali. La gestione del potere è ancora difficile per un sistema ibrido semipresidenziale e parlamentare di tipo parlamentare che favorisce il multipartitismo ma non la stabilità di governo. Alla crisi politica ed economica si unisce la crisi sociale che ha portato alla disperazione molte categorie sociali come i minatori protagonisti con il loro leader Miron Cozma di scioperi e violenze contro le politiche governative troppo.legate al servilismo verso l'occidente, situazione che crea un disinteresse verso la politica, che potrà risollevarsi solo con l'entrata nell'Unione europea. Conclusioni A causa di una percezione negativa di sé si è affermata in Romania una percezione della realtà crudele e insensata senza vie.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
10 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/11 Sociologia dei fenomeni politici

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nadia_87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei fenomeni politici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Pirzio Ammassari Gloria.