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Stato d'Israele: nazionalismo e violenza

Introduzione

La questione israelo-palestinese e le sfumature ideologiche che ne derivano mi portano ad affrontare con interesse tale argomento, tenendo come punto di riferimento l'articolo di ricerca "The Soldier and the Terrorist: Sexy Nationalism, Queer Violence" di Adi Kuntsman pubblicato nel 2008 sulla rivista "Sexualities" della casa editrice indipendente "SAGE". Mi pongo l'obiettivo di approfondire per quanto mi sia possibile tale questione, con l'auspicio di riuscire ad argomentare e a sciogliere un nodo che lega difficili tematiche quali la rivendicazione dell'autodeterminazione del popolo ebraico mediante l'istituzione di uno stato ebraico, (peraltro già avvenuta ma a quanto pare non ancora sufficiente per gli obiettivi sionisti e imperiali dello Stato.

dando vita a un ciclo di violenza e desiderio sessuale. Kuntsman esplora come la sessualità e la nazione si intrecciano attraverso la violenza, in cui la violenza stessa diventa una promessa di una casa nazionale. Il rapporto tra il torturato e il torturatore è segnato dalla violazione fisica e dalla fantasia sessuale, con l'adorazione omoerotica del colonizzatore e la subordinazione e la femminilizzazione dei colonizzati. La ricerca di Kuntsman si concentra su una comunità LGBT russo-israeliana in Israele, di cui è stato membro attivo, combattendo il razzismo e l'omofobia. Ha anche contribuito al sito web della comunità in qualità di ricercatore.dimostrando il ruolo centrale della mascolinità nelle formazioni di nazionalismi e eserciti militari. Fornisce una chiave di lettura inerente all'operatività della violenza Queer durante la guerra e i conflitti mostrando come la mitologia nazionale per gli uomini e la politica dell'identità nazionale erotizza la nazione rappresentandola in sensuali immagini femminili. Lavori successivi su genere e nazione suggeriscono infatti che i nazionalismi costituiscono e sono costituiti non solo da particolari femminilità ma anche particolari mascolinità, afferma Kuntsman. Alcune analisi dei rapporti tra la sessualità queer e la nazione, sono prevalentemente incentrate sui modi in cui gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e dissenzienti sono stati esclusi dalla cittadinanza, dall'appartenenza nazionale e di come la loro mobilità sia "prigioniera" dei confini nazionali e della geopolitica della guerra e del terrore. Questi dibattiti,tuttavia, raramente rappresentato la sensualità queer, la violenza e l'odio incorporati nel nazionalismo, in particolar modo, se si tratta di una nazione nel bel mezzo di una società interetnica. Molte studiose femministe, scrive l'etnografo, notano che le nazioni sono spesso immaginate come corpi femminili che possono essere eroticamente desiderati, nutriti, protetti, fecondati e penetrati. Cita a tal proposito Raz Yosef (2002) che sottolinea allo stesso modo che la nozione di "terre vergini pronte ad essere penetrate" è centrale nelle prime immagini sioniste. Tra i 22 album a tema analizzati da Kuntsman della galleria "Israel beauty" (sito gay), quelli dell'esercito israeliano sono i più popolari, e hanno un numero maggiore di foto rispetto ad altri album. I sentimenti nazionali di amore e odio sono inquadrati come feticcio sessuale, una sorta di "militarismo civile" come stato d'animo collettivo; un grande.

"Posto" per il gioco sessuale queer. La figura del soldato è legata non solo all'amore e all'odio, ma anche a politica e gioco, terrore di stato e bellezza fisica, brutalità e poetica. Le fotografie stesse evocano simultaneamente invito erotico, omosociale e la dura mascolinità in azione, afferma Kuntsman, che continua il suo discorso riguardo la figura del soldato come icona gay che dovrebbe essere esaminata nel suo contesto specifico: il progetto nazionale sionista-israeliano, storicamente intrecciato con la costruzione di un nuovo ebreo, in un ambiente sano e muscoloso ed eterosessuale, in grado di difendere la nazione e di riprodurla. Arruolarsi nelle Forze di difesa israeliane diviene, secondo Kuntsman, un modo per uomini gay di dimostrare la loro appartenenza nazionale, e allo stesso tempo sfidare l'esclusiva eteronormatività dell'esperienza dell'esercito: il guerriero/soldato rimane un punto di riferimento nella negoziazione.

della cittadinanza sessuale e nazionale per uomini gay. "Sparare agli arabi negl'occhi", usando le parole in italiano di Kuntsman, diventa una promessa di mascolinità nazionale non minacciata dall'effeminizzazione; al tempo stesso funge come garanzia della cittadinanza maschile gay. Per gli immigrati queer, a quanto pare, la violenza militare porta con sé una promessa particolarmente allettante di appartenenza attraverso la mascolinità e l'omonazionalismo, afferma l'autore dell'articolo. L'idea di "gettarli tutti fuori dal paese" è emblematico del progetto coloniale israeliano che mira a mantenere Israele come uno Stato-Nazione ebraico, demograficamente, politicamente e culturalmente. Infatti, per gli immigrati che parlano russofono Israele è narrata come terra di possibilità erotiche e di cittadinanza sicura. Al contrario, i palestinesi, a prescindere dal loro orientamento sessuale, vengono costruiti come

"terroristi arabi ", e la violenza inflitta diviene fonte di piacere queer e allo stesso tempo promessa di una casa israeliana sicura e di un migliore futuro senza arabi. Ciò è stato riscontrato dallo stesso Kuntsman, analizzando, tra i vari casi, quello di un ragazzo palestinese omosessuale richiedente asilo in Israele, che protetto da una associazione per i diritti LGBT, riusciva a evitare l'espulsione. Sul sito web della comunità LGBT russo-israeliana a cui il ricercatore era iscritto, i pareri in relazione a tale questione erano razzisti verso palestinesi e arabi in modo maggioritario rispetto a quelli di ispirazione integrazionista. Alcuni erano anche rivolti alla strumentalizzazione di questo caso per poterne fare propaganda politica a favore della stessa israeliana. I confini del pensiero di alcuni soggetti presenti sul sito, suggerisce l'autore, riproducono i confini nazionali d'Israele, e i limiti del discorso accettabile sul conflitto palestinese.

La tortura è un altro argomento che emerge dall'articolo di Kuntsman, sia perché usata come mezzo per il controllo e per garantire la sicurezza contro il terrorismo da parte delle Forza di difesa israeliane, sia perché oggetto di retorica sul forum on-line della comunità. Infatti alcuni utenti con ironia parlano della sicurezza interna e dell'uccisione dei nemici nelle loro case; di piaceri e fantasie, di stupro e tortura. Per esempio, affinché gli israeliani ebrei siano al sicuro nelle loro case e nei caffè, le case dei palestinesi devono essere penetrate e distrutte; proteggere il corpo del soldato e la nazione che rappresenta dipende dalla violazione del corpo del terrorista. La violazione stessa, e il dolore provocato, sono ciò che rende il confine. L'autore continua con le sue riflessioni: ma cosa significa sentire il confine, e chi è colui che sente il confine? È l'uomo palestinese la cui esistenza si.riducea un uomo-terrorista da catturare, uccidere o torturare? Oppure sono gli immigrati queerche hanno bisogno di infliggere dolore per proteggere il confine tra "noi" e "loro"? Kuntsman analizza in questo modo una questione così complessa e angosciosa. La sua deicostruzione socio-politica attraverso narrazione e ricerca, lascia il lettore con dei quesiti a loro volta capaci di stimolare la coscienza e la riflessione critica. Argomentazione La situazione politica a livello globale dopo la Seconda Guerra Mondiale e il dramma dell'Olocausto ebbero importanti conseguenze in Palestina. Sia i movimenti nazionalisti ebrei che quelli arabi, pretendevano la fine del mandato britannico, il quale dal 1917 faceva della Palestina una colonia inglese. I continui conflitti interetnici e le ripetute proteste violente contro le istituzioni inglesi portarono il governo del Regno Unito a chiedere l'intervento del Consiglio delle Nazioni Unite, in quanto impotente dinanzi.

aldisordine politico e sociale che si era venuto a creare dopo poco più di vent'anni di dominio inglese sul territorio palestinese. Il 29 novembre de 1947 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, approvò il secondo rapporto dello UNSCOP (lo United Nations Special Committee on Palestine), che prevedeva la costituzione di due Stati nel territorio palestinese, uno arabo e uno ebraico, quest'ultimo a lungo rivendicato dal movimento sionista. Questa decisione fu presa dall'ONU anche con il fine di "risarcire" il popolo ebraico per i danni conseguenti all'Olocausto. Il 14 maggio 1948 David Ben Gurion nel museo dell'Arte di Tel Aviv, lesse il testo della Dichiarazione d'Indipendenza israeliana, che contribuì anche a stendere, essendo stato leader del Movimento Sionista Mondiale e Leader militare durante la guerra arabo-israeliana del 1948. Infatti fu proprio lui ad unire le diverse milizie ebraiche costituendo le Forze di difesa.

israeliane e a proclamare la nascita dello Stato di Israele. A partire da quegl'anni la comunità israeliana e quella palestinese lottano l'una contro l'altra per il possesso del territorio della Palestina. Questo conflitto nasce dalla rivendicazione di sovranità di due popoli sullo stesso fazzoletto di terra in un angolo del Medio Oriente. Il popolo palestinese sin dalla prima intifada, iniziata nel Dicembre 1987, ha tentato di cambiare l'opinione pubblica tipicamente israeliana che equipara "palestinese uguale terrorista", rivendicando il proprio diritto di rimanere nella propria madre patria. Dal 1967 in oltre 750.000 palestinesi sono stati incarcerati nelle prigioni israeliane, una cifra equivalente al 20% del popolo della Palestina occupata. Alla vigilia della seconda Intifada, iniziata nel settembre 2000, Israele deteneva solo 12 palestinesi. Due anni dopo c'erano più di mille palestinesi in detenzione amministrativa. Tra il 2005 e

il 2007, il numero mediomensile di detenuti amministrativi palestinesi si aggirava sui 765. Al 1 Febbraio 2012ce n’erano almeno 369, 24 dei quali erano
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Publisher
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federico9222 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle differenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Trappolin Luca.