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La pratica ritmica

L'evoluzione del ritmo

Il ritmo è una realtà insita nell'uomo. Se lo si considera dal punto di vista naturale, noteremo che la sua origine è legata alla comparazione di elementi pari e dispari nel tempo. Tale comparazione dà vita al ritmo comune, che può essere direttamente vissuto o contemplato. La sperimentazione della percezione ritmica interna ed esterna dell'uomo ha portato a riconoscere due aspetti del ritmo: uno quantitativo e uno simbolico, in entrambi i casi ci si trova di fronte a un fenomeno musicale.

Il termine "ritmo" deriva dal greco e fu tradotto dai latini con il termine "numerus" per indicare l'azione del misurare con esattezza. Dall'attinenza con la misura nasce la relazione con il termine "tempo", in latino.

“tempus” e con il termine “spazio”, in latino “spatium”. Al ritmo inteso come tempo fanno riferimento le così dette arti in movimento”, ossia musica, poesia e danza; al ritmo inteso come spazio fanno riferimento le “arti a riposo”, ossia: architettura, scultura e pittura. Il ritmo può essere naturale e artificiale. Il primo lo si riscontra in un qualsiasi evento naturale, come l’alternarsi del giorno e della notte, l’ondeggiare delle onde del mare, il soffiare del vento ecc., il secondo è stato inventato dall’uomo per esprimersi nelle arti in movimento. Il ritmo artificiale si divide in due grandi sistemi: il primo è quello del ritmo “libero”, il secondo è quello del ritmo “misurato”. Il primo sistema, che fa riferimento alla metrica greca e latina (brevi e lunghe), si forma addizionando l’unità di misura; il secondo sistema, invece, è dato

dall'articolazione di accenti forti e deboli e si formano dividendo e suddividendo l'unità di misura. Il "ritmo libero" e il "ritmo misurato" sono stati praticati contemporaneamente. Il ritmo libero era praticato dai greci e dai latini ed è giunto a noi attraverso il canto gregoriano. L'esteriorizzazione simbolica del ritmo è avvenuta attraverso i neumi, i quali, secondo le teorie solesmensi, deriverebbero dagli accenti gravi e acuti. I piedi metrici, quindi, si sarebbero trasformati in neumi attraverso il processo: piede metrico (quantità) accento (qualità) neumi. Il canto gregoriano, infatti, è caratterizzato da neumi presentati in gruppi binari o ternari dando vita al ritmo libero. Ne troviamo un esempio nel Kyrie della Missa XI dell'Ordinarium. Per quanto riguarda il ritmo misurato (quello soggetto a battuta), possiamo classificarlo in

Due modi: istintivo e razionale. Il primo è a servizio della danza, dei riti e del lavoro; ha un significato puramente simbolico e non si stacca mai dalla poesia e dalla danza e per questo è definito spontaneo.

Il ritmo istintivo riceve una propria caratterizzazione a seconda delle aree in cui viene sviluppato e perciò dipende dai popoli, dalla lingua, dagli strumenti e dagli scopi per cui viene usato. La massima espressione di ritmo misurato istintivo è dato dalla musica africana. In essa non c'è un ritmo fondamentale ma due o tre ritmi in una complessa organizzazione formale: in un set di tamburi è facile trovare uno che mentre l'altro batte la stessa misura batta il e un altro ancora batte i .2/4 3/4 4/4

Da questa sovrapposizione metrica deriva un ritmo multiplo che ha delle regole assestanti impossibili da tradurre nel nostro sistema musicale. Con l'evoluzione dei modi ritmici, la cui articolazione si basava sulla divisione delle

breve e delle lunghe della metrica greco latina, ha origine il nostro sistema ritmico. Esso si basa sulladivisione e suddivisione della semibreve. Alla base del ritmo misurato c'è la battuta o misura. Essa è costituita da raggruppamenti dei tempi che a seconda della loro posizione vengono classificate in arsi e tesi. L'accostamento dell'arsi da origine ai tempi forti e deboli detti anche seguenti ritmi compositivi: acefalo, anacrusico, tetico, maschile o femminile.

CHE COSA S'INTENDE PER RITMO

Uno degli elementi fondamentali della musica è il ritmo. Per ritmo intendiamo la successione di movimenti che si ripetono sempre uguali per velocità e per tempo (es. il movimento del pendolo). Se osserviamo l'oscillazione del pendolo, vediamo che il tempo da quest'impiegato ciclo completo è isocrono cioè della stessa velocità e dell'identica per compiere il durata. Il ritmo perciò è un movimento, una

cadenza regolare, mentre un qualsiasi movimento che non si ripeta regolarmente si dice aritmico. La stessa cosa avviene in musica. Elemento fondamentale del discorso musicale oltre il suono, è il ritmo, il quale non è altro che una successione regolare d'accenti forti e deboli distribuite in tante misure o battute. Giustamente perciò il gran musicista Wolfgang A. Mozart disse: "La musica è ritmo realizzato per mezzo del suono" e Goethe: "Il ritmo ha qualcosa di magico; ci costringe persino che il sublime ci appartenga". Il ritmo è movimento ordinato, il camminare è ritmo; sono ritmi i battiti del cuore, il respiro, il giorno e la notte, il succedersi delle stagioni. La musica e la poesia hanno una loro metrica precisa, tutte e due sono regolate da accenti che cadono su determinate sillabe o suoni, formando diversità di metro. Il ritmo e la metrica sono legati all'origine della musica, possiamo in ognimodoaffermare che per quanto riguarda il ritmo si tende a considerare l'isocronia dell'impulso. Questo significa che gli eventi ritmici si succedono ad una velocità di base costante. Se consideriamo che l'alternarsi d'eventi ritmici è in funzione del tempo, possiamo stabilire che questa velocità di base si può misurare in modo non diverso da come si misura il tempo. Di conseguenza la capacità di realizzare delle successioni ritmiche ad una velocità di base costante (isocronia), bisogna più eventi ritmici è un obiettivo didattico. Il raggiungimento della regolarità della pulsazione è uno dei primi obiettivi. Da qui deriva l'esigenza di individuare una "unità ritmica", un valore di riferimento che possa essere alla base d'altre figure ritmiche in relazione con quest'unità. Occupandoci della ritmica,

metteremo in risalto gli accenti più importanti dellamusica e del linguaggio parlato. Un discorso a parte merita invece l'applicazione di queste premesse alla realizzazione musicale: l'irregolarità nell'andamento ritmico come il "rubato", fanno della mancanza d'isocronia, una scelta estetica dell'interprete.

LA PULSAZIONE

Viene spontaneo cantare i nostri canti battendo le mani a tempo: cioè con colpi uguali, regolari, costanti. Anche la musica è animata da pulsazioni regolari, nascoste all'orecchio come quelle del cuore, eppure chiare e continue. Occupandoci della ritmica, metteremo in risalto gli accenti più importanti dellamusica e del linguaggio parlato. Dapprima si è legata la velocità al ritmo del battito cardiaco; indicando appunto il "tactus", veniva data per scontata, ad esempio, un'esecuzione più lenta per un brano in un monastero durante la liturgia del mattutino.

ed un’esecuzione veloce percantato inun brano cantato e danzato durante la festa della vendemmia.

Da questa prassi possiamo derivare degli andamenti generalmente più lenti per lamusica sacra e più rapida per la musica profana.

VELOCITA’

In alcune musiche le pulsazioni camminano lentamente, in altre corrono allegramente,e data all’abilità dell’ascoltatore capire la velocità delle pulsazioni.

Alcune canzoni sono lente altre sono vivaci, in musica si usano aggettivi ben precisiper ciascun andamento o velocità delle pulsazioni, lento, vivace, presto….

Per determinare con esattezza matematica il movimento di un pezzo musicale si usa ilne fu l’inventore).metronomo (Maelzel, viennese, 1777-1838,

Il metronomo, è un oggetto che mette in rapporto la frequenza del battito con lamisurazione del tempo.

La velocità richiesta dal pezzo musicale è precisata, all’inizio del pezzo stesso, da unafigura musicale

(unita di tempo e di movimento) seguita da un numero metronomico. L'indicazione del metronomo esprime la frequenza dell'unità di riferimento per minuto primo; l'indicazione = 120 significa quindi che l'unità di riferimento è la semiminima, e che vi sono 120 semiminime per ogni minuto primo (due per ogni minuto secondo)

I DIDATTI E L'EDUCAZIONE RITMICA

Ci sono senza dubbio, più teorie del ritmo che della melodia. Ciò che colpisce quando si studiano le teorie ritmiche è la loro mancanza d'omogeneità. Tanto che Groot, poteva segnalare una cinquantina di significati diversi del termine ritmo, e Willems, affermare di averne raccolti quattrocento. I lessicografi sono imprecisi e non esaurienti, e i musicologi arrivano a formulare definizioni parziali o esclusive che non permettono di inglobare le diverse accezioni. L'origine sta in una complessità che rende impossibile una definizione semplice.

non è un termine generico, solo un’analisi può scoprirne le componenti ecogliervi un’unità gerarchica, a partire da qui, esamineremo qualcuno dei difficiliproblemi con i quali si riscontrano le teorie del ritmo.Tentiamo un’esperienza elementare, togliendo ad una melodia altezze, intensità etimbro resterà qualcosa di simile ad un ritmo allo stato puro:

Che cosa si è prodotto? Del ritmo.
Al livello neutro, il ritmo è caratterizzato soltanto da intervalli di durata fra deglieventi privi d’altezza, intensità e timbro.
non è affatto un prodotto del caso, poiché si tratta di unIn verità quest’esempio penser la musique aujourd’huiesempio di serie ritmica dato da Boulez in .
Ma se è vero che il grado zero del ritmo è questa successione d’eventi di durate
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
11 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher franc3sco92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Musica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze letterarie Prof.